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Ma io in guerra non ci volevo andare: Fiume-Mülhdorf/Dachau  e ritorno (1944-1954)
Esuli due volte: dalle proprie case, dalla propria patria
First Lady
Serie di e-book10 titoli

Letture del mondo

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Info su questa serie

Chi era Pierre Carrot, più conosciuto con il soprannome di Pierrot le fou, considerato dalla polizia francese il nemico numero uno? Ce lo racconta in questa straordinaria e avvincente biografia, che ha nella scrittura il ritmo di una scarica di mitra, Massimo Novelli, giornalista torinese di lungo corso, autore fin qui di libri dedicati a significative figure della storia minore e della letteratura come Guido Seborga, Renzo Novatore, Sante Pollastro, Stefano Terra e altri. Pierrot le Fou, il personaggio che il regista Jean-Luc Godard fece rivivere nel film del 1965 “Il bandito delle 11” nella interpretazione di Jean-Paul Belmondo, ritorna qui nella veste di protagonista delle cronache degli anni che vanno dal 1940 al dopo guerra con la leggenda delle sue imprese, del suo amore per la bella Katia e della sua incerta uscita di scena. Massimo Novelli ce ne fa un ritratto a tutto tondo sullo sfondo dell’epoca, quello degli esistenzialisti, delle caves, di Juliette Greco, Sartre e Boris Vian, che lui, tra una rapina e l’altra, tra un carcere, una fuga e l’altra, ha attraversato.
LinguaItaliano
Data di uscita15 apr 2023
Ma io in guerra non ci volevo andare: Fiume-Mülhdorf/Dachau  e ritorno (1944-1954)
Esuli due volte: dalle proprie case, dalla propria patria
First Lady

Titoli di questa serie (10)

  • First Lady

    1

    First Lady
    First Lady

    Dalla signora Washington fino alla appena eletta Jill Biden, passando per donne molto influenti quali Eleanor Roosevelt, Jackie Kennedy, Nancy Reagan, Michelle Obama e Hillary  Rodham Clinton. In questo libro  —  come sempre informatissimo e ricco di aneddoti molti dei quali scosciuti — Dario Salvatori racconta il lato meno noto del potere statunitense e come le figure femminili, spesso dietro le quinte, in alcuni casi invece come vere e proprie co-protagoniste della scena politica, hanno collaborato a decidere i destini  dell'America e del mondo. Dario Salvatori, giornalista, scrittore, conduttore radio-tv. Nel cast di molti programmi di Renzo Arbore ("L'Altra Domenica", 1976; "Quelli della notte", 1985; "Meno siamo, meglio stiamo", 2005). Fra i suoi programmi: "Famosi per 15 minuti", "Swing!" (con Maurizio Costanzo), "Diario TV". Ha pubblicato oltre quaranta libri. È al suo terzo libro  a carattere americanistico.

  • Ma io in guerra non ci volevo andare: Fiume-Mülhdorf/Dachau e ritorno (1944-1954)

    1

    Ma io in guerra non ci volevo andare: Fiume-Mülhdorf/Dachau  e ritorno (1944-1954)
    Ma io in guerra non ci volevo andare: Fiume-Mülhdorf/Dachau  e ritorno (1944-1954)

    Antonio Zorco, detto Nino, è l’autore di questo libro di memorie centrate soprattutto sul suo arresto, nell’agosto del 1944, da parte dei tedeschi, sulla sua detenzione ai lavori forzati nel campo di concentramento di Mühldorf dal 9 settembre 1944 al 4 agosto 1945 e sull’immediato dopoguerra, quando, tornato a Fiume, la sua città natale, la trova occupata dalle forze jugoslave e vede i suoi vecchi amici d’infanzia un po’ alla volta andarsene in esilio, chi clandestinamente – come farà una delle sue due sorelle non appena sposata con uno dei suoi migliori amici – chi legalmente, dopo essersi visti espropriare tutti i beni dal potere comunista, chi suicidandosi. Anni che risultano fondamentali per capire, attraverso le drammatiche vicende personali di un tranquillo uomo qualunque, cosa è successo a Fiume, e nella Venezia Giulia in generale, negli anni della guerra in seguito alla occupazione prima tedesca e poi jugoslava. Quel progressivo sentirsi stranieri in casa propria dove, nel giro di pochi mesi, a prendere il sopravvento in città in maniera del tutto inarrestabile, agli ordini di Belgrado, è altra gente, un’altra lingua e cultura, altri costumi, dando così avvio a un processo di cambiamento radicale dell’humus secolare proprio delle terre istriane e della città di Fiume, da far sentire estranei in casa propria i pochi italiani a cui è capitato di restare. L’introduzione al libro di Diego Zandel, nipote dell’autore, e la postfazione dello storico Roberto Spazzali, aiutano a contestualizzare le drammatiche vicende personali qui narrate nel quadro famigliare da una parte e storico dall’altra di cui Antonio Zorco è stato, suo malgrado, uno delle migliaia e migliaia di protagonisti.

  • Esuli due volte: dalle proprie case, dalla propria patria

    1

    Esuli due volte: dalle proprie case, dalla propria patria
    Esuli due volte: dalle proprie case, dalla propria patria

    I confini disegnati alla fine della Seconda guerra mondiale in Europa e la conseguente nuova geografia politica delle regioni dell’Adriatico orientale, provocarono una ripresa delle emigrazioni economiche che si intrecciavano, talvolta in modo indissolubile, con gli espatri legali e clandestini di popolazione che si sentiva minacciata dal punto di vista ideologico e/o nazionale. L’esodo della popolazione italiana dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia è stata la reazione più diretta al radicale cambiamento di regime sociale e politico imposto alle proprie condizioni di vita dal comunismo jugoslavo. Non si dispone di dati effettivi su tutte le località, ma alcune rilevazioni permettono di comprendere quanto accaduto nei maggiori centri regionali e in particolare ha colpito la componente nazionale italiana che, fino al 1945, aveva detenuto l’egemonia culturale ed economica. Tra il 1943 e il 1944 sfollò più della metà della popolazione di Zara; nel triennio 1945-1948 il 64% di Fiume, nel biennio 1946-1947 il 63% di Pola; tra il 1947 e il 1949 il 51% della popolazione istriana e nel periodo 1953-1955 il 50% dei residenti nella Zona B del Territorio libero di Trieste. Per molto tempo sono prevalse tesi semplificanti per spiegare la natura e l’origine dell’esodo: secondo la storiografia politica jugoslava è stato un fenomeno artificiale, dettato da motivi economici e sostenuto dal governo italiano per motivi ideologici in nome dell’anticomunismo; secondo le associazioni degli esuli, è stato un piano preordinato contro la componente italiana riducendola a minoranza allineata al regime politico. Esuli due volte di Rosanna Turcinovich ci fa conoscere da vicino gli esuli che dopo essere costretti a lasciare le proprie terre, successivamente si sono trovati costretti a lasciare l’Italia, mantenendo però negli Stati in cui sono stati inviati dall’agenzia intergovernativa International Refugee Organization (IRO), con lo scopo di soccorrere i cittadini europei residenti nei territori devastati dalla Seconda guerra mondiale, profughi tedeschi espulsi dai loro paesi di origine e i rifugiati politici provenienti da territori contesi oppure sotto il controllo sovietico. La grande occasione è stato il raduno mondiale dei profughi giuliano-dalmati, tenutosi alle cascate del Niagara nel 2000 e poi seguito per oltre vent’anni attraverso un reportage di alto giornalismo che restituisce le storie, i ricordi, le ferite, ma anche quel senso di solidarietà tra persone che ritrovano, nell’altro esule dalla propria terra, il calore della casa che ha dovuto abbandonare.

  • Storia di Azadeh

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    Storia di Azadeh
    Storia di Azadeh

    “Come è la vita di un profugo? Qual’è il suo stato d’animo nel lasciarsi frettolosamente la propria vita alle spalle, abbandonando tutto, i propri congiunti, gli affetti, i propri beni, i luoghi, una qualità della vita conquistata e ben conosciuta, in cambio dell’incertezza, precipitato in terra straniera in uno stato di assoluto bisogno, con l’esigenza non cercata di dover ricominciare tutto da zero, preoccupato per l’incolumità di chi non è potuto fuggire, l’animo roso dall’ingiustizia degli uomini e dei sistemi, e dal desiderio di un intervento di equità che divino o terreno che sia, comunque non arriva mai. Quello che invece inesorabilmente arriva, è … il giorno dopo, e poi quello dopo ancora, il trascorrere del tempo nella speranza che tutto si risolva, nell’attesa che il pericolo in Patria cessi e che presto potrà esserci un ritorno, una ritrovata normalità. Passano i giorni, che si accumulano in mesi e poi in anni, che con la loro imperterrita indifferenza alle vicende umane, fanno sedimentare tutto, smorzano desideri ed entusiasmi e anestetizzano dolori e rancori. Quel trascorrere del tempo che inevitabilmente finisce per far sentire cittadini in terra straniera e stranieri in patria, che ammanta tutto della polvere delle cose vecchie, datate, delle quali è fin quasi disdicevole parlare, il passato da relegare negli angoli della memoria, celato e da raccontare malvolentieri persino ai propri figli e nipoti.” Ma che l’azera Sabina Nurakhmedova in questo romanzo appassionato racconta con grande senso di equilibrio, denunciando nell’assurdità di una guerra, quella tra l’Azerbaigian e l’Armenia, l’assurdità di tutte le guerre per le conseguenze che provocano nei destini di tanta gente, come lei, costretti a lasciare il proprio Paese, la propria casa, la propria famiglia finendo inevitabilmente per far sentire gli esuli “cittadini in terra straniera e stranieri in patria”.

  • Crimea: Viaggio nella penisola contesa

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    Crimea: Viaggio nella penisola contesa
    Crimea: Viaggio nella penisola contesa

    Le vicende storiche della splendida penisola che si affaccia sul Mar Nero. Scritto nel 2013 dopo ad un viaggio a Kiev e, appunto, in Crimea, per visitare i luoghi in cui si svolse a metà Ottocento la guerra feroce contro l’impero zarista delle potenze occidentali (Francia, Regno Unito, Regno di Sardegna) e dell’impero Ottomano loro alleato. La conseguenza di questa guerra fu l’emarginazione della Russia dal consesso delle potenze occidentali.

  • Navi, porti, bordelli: Vita di marinaio. Dall'Adriatico al Sudamerica

    Navi, porti, bordelli: Vita di marinaio. Dall'Adriatico al Sudamerica
    Navi, porti, bordelli: Vita di marinaio. Dall'Adriatico al Sudamerica

    La storia che mi accingo a narrare mi sembra più interessante di un romanzo, ma non è un romanzo. È il racconto dei fatti salienti della vita di un uomo di mare che ne passò di cotte e di crude sia in mare che sulla terraferma. Ma l’eccezionalità del racconto, a parte le numerose avventure, ora divertenti ora drammatiche, sta nel fatto che con esso scorrono tutti gli eventi salienti del secolo scorso. Dalla rivoluzione russa all’avvento del fascismo e del nazismo, dagli anni del proibizionismo alla crisi del ’29, dai drammi delle migrazioni per le Americhe alla guerra nel pacifico e così via, fino al dopoguerra. Il protagonista è un dalmata, anzi lo era, perché dal 10 febbraio 1998 le sue spoglie riposano nel cimitero di Fiume, la città marinara nella quale – dopo una gioventù tutta avventurosa “poté crearsi una famiglia ed ebbe un porto di approdo per oltre mezzo secolo, gli ultimi anni di una lunga e spericolata vita protrattasi per nove decenni”. Giacomo Scotti

  • C'ero una volta: la mia vita nel respiro del mistero

    C'ero una volta: la mia vita nel respiro del mistero
    C'ero una volta: la mia vita nel respiro del mistero

    Benedetta De Vito è una scrittrice e giornalista che, per quanto ancora giovane, ha avuto una vita ricca di esperienze, sentimentali e professionali, che l’hanno segnata sicuramente nel bene. Ma c’era qualcosa in lei che, lo sentiva, non andava, un senso di imperfezione che voleva assolutamente correggere. “La mia vita era in fiamme” scrive. Così si è messa in viaggio, in cerca di una meta della quale lei stessa non aveva idea. Poi l’incontro con Beata Elisabetta Canori Mora e quindi con Santa Caterina, che l’hanno instradata nella fede, donandole la pace del cuore.  Questo libro è il racconto della sua ricerca, in un confronto con le due sante che è molto coinvolgente sul piano esistenziale e culturale anche per un non credente. Perché, se è vero che la religione cattolica le ha offerto gli strumenti per condurla alla fede, è anche palese che, come leggeremo attraverso la sua prosa non esente da momenti di alta poesia, l’autrice non la vive come un piatto già pronto e cucinato come per la maggioranza dei fedeli che la seguono, ma in lotta continua col dubbio.  L’itinerario percorso da Benedetta De Vito, per altro molto colto, presso le bambine di Dio, ci ha dato un libro molto bello proprio per questa lettura personale e profonda che anche il più laico di noi può apprezzare per la luce di verità che trasmette, segnando un cambiamento dopo il quale poter dire, mutuando, per la sua storia, dall’inizio di tutte le favole “C’ero una volta”. 

  • Non ne sapevo niente - Serbia 1995, Danube Mission le rivelazioni di un Basco Blu: Serbia 1995, Danube Mission le rivelazioni di un Basco Blu

    Non ne sapevo niente - Serbia 1995, Danube Mission le rivelazioni di un Basco Blu: Serbia 1995, Danube Mission le rivelazioni di un Basco Blu
    Non ne sapevo niente - Serbia 1995, Danube Mission le rivelazioni di un Basco Blu: Serbia 1995, Danube Mission le rivelazioni di un Basco Blu

    Era il 1995. Con pusher e navi, sul Danubio si tentava ancora di violare l’embargo contro l’ex Jugoslavia in guerra. Gli unici controlli erano fatti dai Baschi Blu della UEO. Ed Ernesto Berretti era uno di loro. E, come racconta, non sapeva niente della guerra nei Balcani, al pari di altri suoi commilitoni. La base della Missione era a Calafat, a sudovest della Romania appena uscita dalla dittatura di Ceausescu. Lì si viveva a ritmi slabbrati come elastici di vecchie mutande. Se Calafat fosse stato un pugile, sarebbe stato stretto alle corde (il Danubio) dal suo avversario (i Rom); sarebbe finito al tappeto malamente; e l’arbitro (lo Stato) non avrebbe iniziato la conta. Solo i secondi al suo angolo (i soldati della Missione) avrebbero potuto salvarlo, gettando la spugna. Calafat era destinato a vivere una vita senza vittorie. Come Dana, Adrian, Florin, Agatha, Magda e Whiter: vite senza vittorie, le cui figure sono ben tratteggiate dalla penna dell’autore, che ben s’immerge, con grande forza e resa emotiva nella situazione del tempo, così anche raccontando la vita, il lavoro, i rischi dei soldati in missione all’estero, lontano da casa. Lo fa a tutti noi, che non ne sappiamo niente. 

  • Pierrot le fou: Storia del bandito che leggeva Boris Vian e della sua donna

    Pierrot le fou: Storia del bandito che leggeva Boris Vian e della sua donna
    Pierrot le fou: Storia del bandito che leggeva Boris Vian e della sua donna

    Chi era Pierre Carrot, più conosciuto con il soprannome di Pierrot le fou, considerato dalla polizia francese il nemico numero uno? Ce lo racconta in questa straordinaria e avvincente biografia, che ha nella scrittura il ritmo di una scarica di mitra, Massimo Novelli, giornalista torinese di lungo corso, autore fin qui di libri dedicati a significative figure della storia minore e della letteratura come Guido Seborga, Renzo Novatore, Sante Pollastro, Stefano Terra e altri. Pierrot le Fou, il personaggio che il regista Jean-Luc Godard fece rivivere nel film del 1965 “Il bandito delle 11” nella interpretazione di Jean-Paul Belmondo, ritorna qui nella veste di protagonista delle cronache degli anni che vanno dal 1940 al dopo guerra con la leggenda delle sue imprese, del suo amore per la bella Katia e della sua incerta uscita di scena. Massimo Novelli ce ne fa un ritratto a tutto tondo sullo sfondo dell’epoca, quello degli esistenzialisti, delle caves, di Juliette Greco, Sartre e Boris Vian, che lui, tra una rapina e l’altra, tra un carcere, una fuga e l’altra, ha attraversato.

  • Passaggi in Grecia: sulle tracce della storia moderna

    Passaggi in Grecia: sulle tracce della storia moderna
    Passaggi in Grecia: sulle tracce della storia moderna

    Un libro di viaggio attraverso la Grecia, in particolare il Peloponneso, con i suoi straordinari siti archeologici, le sue coste ricche di storia e bellezze naturali, la sua gente ospitale. La Grecia vista con gli occhi di Claudia Berton, raffinata cultrice di viaggi e di storia, capace di coniugare sapienza e cultura con la leggerezza di una scrittura che rende felice il lettore nel suo approdo a questo libro, per il quale vale la citazione di Charles Dickens, che la stessa autrice ha posto come epigrafe allo stesso: “Questo libro non vuol essere che una serie di riflessi – vere ombre sull’acqua – di luoghi che hanno, in maggiore o minor grado, un’attrattiva per l’immaginazione di moltissimi; di luoghi fra i quali la mia ha vissuto per anni e anni…”  

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