Rino Gaetano: Segreti e Misteri della sua Morte - L’ombra dei servizi segreti dietro la morte di Pasolini, Pecorelli e Gaetano
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Info su questo ebook
Dall’autore best-seller che indaga da anni i misteri sulla morte di Rino Gaetano, nuove inquietanti rivelazioni sui rapporti tra il cantautore calabrese, la CIA e la P2
La vita di Rino Gaetano è stata una breve ma intensa esistenza stroncata la notte del 2 giugno 1981 da un oscuro incidente stradale avvenuta a Roma sulla via Nomentana.
Attorno a lui gravitano varie persone risultate poi essere organiche a servizi segreti italiani e statunitensi nonché ben inseriti in potentati politici e in ambienti diplomatici, spesso collegati alla galassia della tentacolare loggia massonica P2. I testi dei brani gaetaniani assumono rilievi tangibili e focalizzano in modo univoco episodi inquietanti della storia italiana contemporanea. In questo libro vengono portati alla luce punti di contatto tra Rino Gaetano, Pier Paolo Pasolini e il giornalista Mino Pecorelli.
Con questo libro scoprirai:
- Agenti della CIA nella casa discografica dell’artista calabrese, controlli e censure
- Le numerose connessioni con Mino Pecorelli che fanno tremare i poteri politici
- Il formidabile collegamento con Pier Paolo Pasolini e le cognizioni pericolose sul “santo vestito d’amianto”
- L’assidua amica di Rino Gaetano, figlia del medico personale del potentissimo Licio Gelli, frequentazione di un falso giornalista di musica in realtà agente CIA infiltrato nel mondo discografico italiano
- I dubbi sull’incidente stradale e l’interrogazione parlamentare sulla sua morte e il silenzio della Autorità Giudiziaria
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Anteprima del libro
Rino Gaetano - Bruno Mautone
1.
La CIA nella casa discografica di Rino Gaetano
Note redatte da... agenti segreti
Dopo la pubblicazione dei miei due saggi su Rino Gaetano, grazie a un recente e documentato libro scritto dall’autorevole giornalista e ideatore di programmi tv Michele Bovi, nel panorama editoriale italiano si è schiusa finalmente una porta su un argomento in precedenza sempre tralasciato, una sorta di tabù. Anche nel mondo discografico e musicale nostrano vi sono interferenze e influenza, e comunque vi è la presenza, di poteri
, perfino occulti, collegati all’establishment della politica e dei servizi segreti che cercano (nel migliore dei casi) di controllare e/o edulcorare i contenuti, i temi, i messaggi dei testi musicali (e, logicamente, più in generale, dell’arte) in modo che non vadano mai a scalfire il gruppo di potere predominante. La musica e i testi delle composizioni, peraltro, vengono controllati in modo particolare poiché un brano può essere veicolato in pochi attimi, senza particolari ostacoli di spazi e confini, in contemporanea per milioni e milioni di persone, più volte nel tempo, per settimane, mesi, addirittura anni... è la forma d’arte che può veicolarsi e
ripetersi" (con il riascolto) in modo velocissimo, diffuso, capillare e per più tempo rispetto a ogni altra espressione del campo artistico.
Se poi qualche artista si rivela particolarmente scomodo e si accorge di essere monitorato e/o censurato e nello stesso tempo non intende farsi condizionare cosa ne consegue?
L’interrogativo rimane; nel caso di Rino Gaetano diventa particolarmente angosciante poiché scrive delle narrazioni musicali, che a una superficiale interpretazione sembrano prive di senso, totalmente dirompenti per i poteri che dominavano la squassata Italia degli anni Settanta.
Beninteso i temi toccati dall’artista crotonese sono ancora oggi attualissimi: infatti le tecniche di condizionamento riguardano ognuno di noi, anzi oggi sono aumentate a dismisura grazie alle nuove tecnologie.
Si è detto che una porta si è schiusa su tali aspetti focalizzando l’attenzione sul mondo della musica popolare. Michele Bovi, ha pubblicato nel 2017 il libro Note segrete. Eroi, spie e banditi della musica italiana¹.
Il titolo del saggio è estremamente significativo e richiama in modo esplicito spie e malavitosi (in alcuni casi le due figure coincidono, basti pensare alle illecite attività di intelligence poste in essere da agenti dei servizi segreti affratellati alla loggia p2 di Licio Gelli) che hanno attraversato, e attraversano, l’universo discografico-musicale italiano. Le note
segrete evocate nel titolo di Bovi non sono solo musicali ma alludono anche ai rapporti scritti redatti dagli agenti sguinzagliati nel mondo della discografia e alle costole di artisti focalizzati nel mirino dal potere.
La pur breve prefazione al libro di Bovi è stata curata da Maurizio Costanzo. Stranamente la scelta è caduta su di lui: affiliato (con la tessera num. 626) alla tentacolare e ultrapotente loggia massonica p2 di Licio Gelli, lo stesso Costanzo cercò di irridere Rino Gaetano in una puntata di Acquario, nell’autunno del 1978.
Il numero di tessera qui riportato di Costanzo, così come gli altri segnalati nel presente libro indicanti le tessere di altri affratellati alla consorteria piduista, sono tratti dalla relazione ufficiale, e allegato elenco, della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulla p2, guidata dalla deputata Tina Anselmi, consegnata ai Presidenti di Senato e Camera il 12 luglio 1984.
Nel testo di Bovi, al di là della scelta alquanto atipica di far redigere la prefazione a Costanzo, emergono circostanze angoscianti. Già nei primi anni Sessanta artisti della musica tricolore vengono seguiti, controllati, monitorati, non solo da critici e impresari musicali, ma da agenti dei servizi segreti. Infatti la circostanza per nulla rassicurante che emerge nel saggio di Bovi è rappresentata dalla presenza presso la rca di Roma, la predominante casa discografica ove cantava Rino Gaetano (dopo la iniziale gavetta
con la piccola ma meritoria etichetta musicale it) di addetti della cia.
Rino Gaetano fa sentire la sua voce in una nazione squassata da attentati sanguinosi, da un terrorismo feroce e assassino, da brutali scontri ideologici, con manifestazioni studentesche, sindacali, politiche di piazza con cadenza quasi quotidiana e che spesso sfociano in duri scontri con le forze dell’ordine, con contestazioni contro lo Stato e la politica governativa. Tuttora rimangono non identificati i poteri o meglio le persone che danno vita e animano tali poteri che hanno ideato e pianificato gli attentati più sanguinari della storia italiana recente.
Nonostante talune circostanze siano state affermate in sede giudiziaria, anche sul rapimento e la uccisione di Aldo Moro, leader della dc (come è noto maggiore partito italiano nei 40 anni posteriori alla guerra terminata nel 1945) e più volte Presidente del Consiglio e ministro, sono tantissimi i punti rimasti oscuri così come rimangono senza nome i mandanti delle stragi che insanguinarono mezzi di trasporto o luoghi aperti al pubblico (attentati assassini ai convogli ferroviari, strage di piazza Fontana a Milano nella filiale della bna o anche a Brescia, in piazza della Loggia...), le occulte dinamiche alla base della strage di Ustica, cioè la drammatica vicenda di un aereo civile di linea caduto al largo della località siciliana, così come sono rimasti senza nome i mandanti e i responsabili di uccisioni di scomodi testimoni della contemporaneità (Enrico Mattei, Mauro De Mauro, Pier Paolo Pasolini, Mino Pecorelli).
In tutti le stragi e nei delitti dirompenti di persone pericolose
per lo status quo imperante, con indagini rese difficili e depistate da false informazioni e notizie sfornate da organismi che teoricamente investigano e/o dai servizi di intelligence, emergono presenze inquietanti e pericolose di persone e inquirenti
appartenenti alla loggia di Licio Gelli.
Rino Gaetano esordisce nel mondo artistico esibendosi dal 1970 in poi, per circa tre anni, al Folk Studio di Roma, un importante laboratorio musicale che proietterà nel mondo discografico artisti di grande successo, su tutti Francesco De Gregori e Antonello Venditti. Non riscuotono particolari successi i suoi componimenti che da subito si distinguono per un contenuto tra il surreale e il criptico, Rino viene spesso snobbato e non sempre apprezzato. L’Italia del tempo è caratterizzata da manifestazioni di piazza politiche, sindacali e studentesche con cadenza praticamente quotidiana, le più importanti naturalmente si tengono a Roma, capitale del potere governativo. Tra i raduni tenutisi nella città eterna spicca una manifestazione ove una folla di dimostranti, ingaggiando anche qualche tafferuglio contro agenti e carabinieri in tenuta anti-sommossa, innalza rabbiosamente (e alquanto misteriosamente) cartelli contro Ezio Radaelli (personaggio destinato a essere un amico assai stretto, nonché manager in varie occasioni, di Rino Gaetano). C’è da chiedersi il perché.
Inoltre, in un’Italia con la Sinistra più forte dell’Occidente, un settimanale che si schiera con la parte politica avversa ha modo di pubblicare la foto delle contestazioni contro Ezio Radaelli. È un settimanale per nulla paragonabile alle corazzate «Panorama» e «L’Espresso» ma che comunque vanta nella sua esistenza editoriale la fondazione e direzione prestigiosa di Leo Longanesi e collaboratori altrettanto prestigiosi come Ennio Flaiano, Indro Montanelli, Giovanni Spadolini, Goffredo Parise e altre numerose autorevoli penne.
Il rotocalco è «il Borghese», nel numero 16 uscito nelle edicole il 22 aprile 1973. Siccome è l’unico settimanale (altre riviste, in tale ambito, vengono pubblicate ma con tirature limitate e periodicità irregolari) della destra politica (che, peraltro, conosce in Italia una espansione elettorale assai forte nella prima metà degli anni Settanta) gode di una piccola, ma comunque significativa, risonanza. Il settimanale pubblica con grande rilievo una foto dei manifestanti ripresi a contestare il manager discografico.
Il direttore del «Borghese» è Mario Tedeschi, un giornalista assai battagliero ma certo lontano dalle genialità e dall’acume del suo illustre predecessore alla guida del rotocalco, si candiderà e verrà eletto al parlamento nelle fila del Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale. Emerge un particolare allarmante e che induce a ulteriori riflessioni, il senatore missino e direttore del settimanale Mario Tedeschi risulterà essere (con la tessera num. 853) uno dei segreti adepti della famigerata nonché dominante loggia massonica p2 guidata da Licio Gelli in uno col fido sodale Umberto Ortolani.
La scelta di immortalare la manifestazione di piazza contro il discografico Ezio Radaelli è un messaggio in codice contro qualcuno assiso sulle poltrone del potere? Già è difficilmente spiegabile che una folla di dimostranti politicizzati, in una manifestazione in piazza, innalzi dei cartelli e urli slogan contro un manager della musica e non contro i leader governativi dell’epoca allocati nei posti chiave già da circa 30 anni, da Andreotti a Leone, da Moro a Fanfani, da Colombo a Donat Cattin, oppure, eventualmente, contro altri leader politici.
Risulta ancor più inspiegabile che un settimanale anti-governativo, e quindi di opposizione, diretto da un giornalista affiliatosi alla p2 pubblichi, tra le tante e frequenti manifestazioni di piazza che agitano l’Italia, le foto di un raduno ove taluni contestatori vengono immortalati con tanto di cartello ove si legge "I problemi culturali cedono il passo a Radaelli?. A meno che Radaelli non abbia avuto qualche ruolo tanto importante quanto
nascosto" e, nello stesso tempo, qualcuno in modo raffinato e intenzionale abbia ispirato
dei pubblici contestatori a mettere in luce il suo (di Radaelli) nome nonché a focalizzarlo in un articolo di un settimanale diretto da un giornalista poi diventato senatore e fratello
nei liberi muratori della p2. Insomma metterlo nel mirino per far risaltare suoi aspetti segreti
e, magari, allertare gli ambienti discografici nei quali Radaelli nuota e si immerge come un pesce. «Il Borghese» di Mario Tedeschi, già tempo prima, commentando la rivolta di Reggio Calabria, fa a pezzi la creatura musicale di Ezio Radaelli cioè il Cantagiro (negli anni Sessanta rassegna musicale itinerante, seconda solo a Sanremo per risonanza). Infatti, nel commentare i violentissimi scontri di piazza avvenuti appena qualche anno prima a Reggio Calabria, così definisce i dimostranti calabresi che protestano per lo spostamento a Catanzaro della sede del capoluogo di regione nonché per manifestare contro la diffusa povertà della città dello stretto
«un migliaio o poco più di giovani e giovanissime canaglie, teppisti e cialtroni ...pronti a scendere in piazza comunque, sia per il cantagiro, sia per la coppa Rimet, purché ci sia da urlare, da creare disordini, da sfasciare vetrine e svaligiare negozi. Ramazzaglia, dove abbondano i pregiudicati messi in libertà dall’amnistia, i barboni, disoccupati cronici»².
Il Tribunale penale di Milano in propria ordinanza arriverà a sottolineare che «il Borghese» dava ampia prominenza ad ambienti massonici contigui al banchiere e manager finanziario Michele Sindona, adepto della loggia p2 (tessera num. 501). Sindona, in seguito, verrà condannato per aver commissionato l’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, fatto uccidere per aver certificato le attività finanziarie illecite compiute da Sindona. Prima ancora il banchiere con spericolate operazioni finanziarie fa saltare la Banca Privata in Italia e la Franklin Bank negli usa³.
Sindona, organico ad ambienti mafiosi, troverà la morte tra le mura del carcere, con un caffè corretto al veleno, una vicenda rimasta senza spiegazioni. La tragica vicenda viene narrata, addirittura anticipata, da Rino Gaetano nella canzone ad 4000 dc. Qui l’artista, evocando il topo che balla il tip tap (cioè il personaggio dei fumetti Topolino, Mickey Mouse cioè topo Michele) nei testi parla di un vecchio, che compie una escalation (termine in lingua inglese poiché Michele Sindona aveva scalato cioè compiuto l’escalation al vertice della banca usa Franklin Bank) che gioca (fa maneggi) con le carte e fa saltare il banco (la Franklin Bank in usa e la Banca Privata in Italia, guidate dal finanziere siciliano, saltano
cioè falliscono). v Rino Gaetano⁴.
Il volto segreto del manager amico di Rino Gaetano
Il 4 giugno 1981 i quotidiani di tutta Italia commentano i funerali di Rino Gaetano celebratisi il giorno prima, sottolineando la grande partecipazione di gente alla triste cerimonia di commiato terreno dell’artista e la presenza di tanti artisti e uomini del mondo musicale. Tra gli altri su «Il Tempo» di Roma si legge
«I funerali di Rino Gaetano [...] il pianto degli amici [...] tra la folla Francesco de Gregori, Riccardo Cocciante, Antonello Venditti, Sergio Endrigo, Ezio Radaelli».
Come anticipato, Ezio Radaelli è stato il manager di Rino Gaetano di vari spettacoli ed esibizioni, ha collaborato più volte con lui ma soprattutto gli è legato da solida amicizia.
Chi è, veramente, Radaelli? Tale domanda è pertinente in questo libro dedicato a Rino Gaetano, considerando gli assai stretti e duraturi rapporti e contatti tra l’artista e il vulcanico discografico. Radaelli è esclusivamente un bravissimo manager del mondo discografico oppure svolge altri ruoli inaspettati quanto riservati se non segreti, avulsi dal panorama della Musica? La risposta è inquietante, infatti anche il caro amico discografico di Rino Gaetano, al pari del direttore de «il Borghese» Mario Tedeschi, risulterà vicinissimo ad ambienti della ultrapotente loggia massonica p2. Insomma l’amico e manager di Rino Gaetano, pur se non presente nei 962 nomi delle liste sequestrate a Gelli, risulterà contiguo (e ciò viene provato da atti giudiziari ufficiali del Tribunale Penale di Roma) con i vertici politici supremi dello Stato oltre ad avere contatti strettissimi con ambienti giornalistici collegati ai servizi segreti.
Parlando di Rino Gaetano le circostanze che vedono il suo caro amico nonché manager Radaelli in osmosi col potere politico e con influenti ambienti massonico-gelliani, sono una assoluta novità, circostanze estremamente interessanti e per la prima volta col presente libro vengono portate alla luce con precipui riscontri documentali che provengono in via ufficiale da ambienti giudiziari. Ancora una volta provano che intorno all’artista ronzano
persone a lui legate da stretta amicizia che si occupano ufficialmente di musica ma non solo, poiché hanno ruoli diretti e attivi anche in ben altre faccende tanto riservate e delicate quanto pericolose. Precisamente tali rapporti particolari
, inaspettati e riservati di Radaelli, emergono in modo certissimo e documentale da un corposo dossier della magistratura penale del Tribunale di Roma, redatto da svariati anni e inopinatamente mai letto, portato alla luce da giornalisti e studiosi della musica in generale, per non parlare degli autori che hanno scritto su Rino Gaetano. Si tratta della Sentenza-Ordinanza emessa dal Tribunale Penale di Roma, redatta dal giudice Otello Lupacchini il 13 agosto 1994, dedicata, addirittura, a uno dei fenomeni criminali più pericolosi, sanguinari e inquietanti della nostra storia: la famigerata e ferocissima Banda della Magliana
. Considerando la rilevante entità criminale dei fatti vagliati dalla magistratura con il provvedimento del 13 agosto 1994, gli elementi e i riscontri illustrati sono frutto di riscontri assolutamente rigorosi.
È un ponderoso documento giudiziario formato da circa 500 pagine, con minuziosi e argomentati approfondimenti, redatto da un magistrato coraggioso quale è Lupacchini, competente e assai diligente nel focalizzare aspetti, vicende, personaggi che ruotavano contemporaneamente attorno al mondo del potere politico, dei servizi segreti, con incursioni nelle luci e paillettes dello spettacolo, e della spietata criminalità.
Radaelli intrattiene relazioni organiche e continue con l’artista e contemporaneamente con Poteri dello Stato, con Giulio Andreotti in primis, e ciò è circostanza nota e di indubbio interesse. Invece è del tutto nuova la circostanza che il manager e amico di Rino Gaetano ha un rapporto privilegiato e diretto anche con un personaggio del giornalismo di inchiesta più estremo e più pericoloso e, inoltre, con un uomo di affari collegato con ambienti dello spionaggio, protagonista di processi scottanti e che involgono fatti di rilevanza eccezionale (morte del banchiere Roberto Calvi a Londra, scandalo p2, crack del Banco Ambrosiano, depistaggi su attentati, collusioni con clan malavitosi, indagato addirittura per la morte di Pier Paolo Pasolini). In più, per tali conoscenze e frequentazioni di Radaelli, vi è l’ulteriore corollario della appartenenza alla tentacolare e strapotente