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Ramon Llull: Il libro dell'amico e dell'amato
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E-book149 pagine2 ore

Ramon Llull: Il libro dell'amico e dell'amato

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Il llibre d’amic i amat è un raro gioiello di poesia filosofica nascosto nei meandri tortuosi di quell’immenso laboratorio culturale che è stato il nostro Medioevo. Il suo autore, il beato Raimondo Lullo, maiorchino, siniscalco e poeta poi missionario francescano, mistico, scrittore e filosofo ci ha donato uno dei testi d’amore più belli della letteratura mondiale: il presente volume ce lo riconsegna nella sua struttura originale dopo l’edizione critica aggiornata dal filologo catalano Albert Soler, del 1995.

LinguaItaliano
Editorenoubs
Data di uscita17 mar 2012
ISBN9788886885256
Ramon Llull: Il libro dell'amico e dell'amato

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    Anteprima del libro

    Ramon Llull - Ramón Llull

    1. PREFAZIONE

    Quando mi imbattei casualmente nel Llibre d’amic i amat di Ramon Llull, spesso conosciuto in Italia come Raimondo Lullo, gli dedicai attenzione e slanci, tentando di tradurre non solo una lingua, ma anche un’affascinante alterità, le cui propaggini giungono sino alle soglie della modernità. Infatti, l’interesse di Llull per un’arte combinatoria alla base della logica inventiva, e per una connessione fra la tecnica della memoria e l’unità del sapere, è riscontrabile in tutto il pensiero e la cultura europea dal XIV al XVII: per ricordare i momenti più salienti, da Cusano, passando per Bruno, fino a Leibniz, attraverso un’influenza non sempre rispettosa dell’effettivo intento di Llull, ma che certo ne testimonia l’importanza.

    Considerato il mare magnum della produzione lulliana, ho scelto di offrire ai lettori l’irripetibile lezione d’amore che questi versetti veicolano, mantenendo nel testo l’approccio sperimentale di uno studio elaborato per il conseguimento del diploma di laurea in Lettere Moderne, con riferimento al vasto campo di ricerca della Filologia Romanza. Il lavoro può altresì interessare quanti vogliono comprendere alcuni aspetti dello specifico culturale della Catalogna.

    Il libro ha anche un’importanza editoriale, dato che in Italia ancora non esistevano versioni dell’edizione critica più aggiornata del Llibre, pubblicata a Barcellona dall’editore Barcino nel 1995 per le cure di Albert Soler: infatti, l’unico testo disponibile è quello curato di Adelaide Baracco per Città Nuova (1991), pregevole tradimento basato sull’edizione dell’Olivar del 1927, alla quale hanno fatto riferimento tutte le versioni reperibili sino ad oggi.

    Voglio ringraziare la filologa nonché mia docente universitaria di Filologia Romanza, Maria Careri, per avermi fatto appassionare senza rimedio alla filologia e al mondo medioevale. Voglio ringraziare le Edizioni Noubs, che con la loro consueta competenza, disponibilità e lungimiranza hanno creduto in questo lavoro, sì come a tutti i Fedeli d’Amore: ringraziare l’Amico, ringraziare l’Amante.

    Federica D’Amato, Giugno 2010, Musellaro

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    2. INTRODUZIONE

    Leggere e tradurre il Llibre d’amic i amat non permette solo la conoscenza di un testo fondamentale della letteratura catalana, ma anche di comprendere i paradigmi di base del troppe volte incompreso Medio Evo. Questa breve introduzione cerca di evidenziare proprio i rapporti che intercorrono tra il macrocosmo medioevale, il cosiddetto contesto, ed il microcosmo lulliano¹, ovvero la specialissima interpretazione che di tale macrocosmo fa Ramon Llull, concentrandoci sul Llibre d’amic i amat. Quindi esporremo sinteticamente in cosa consiste l’Ars lulliana, fulcro della sua speculazione e perno intorno al quale ruotano tutti gli scritti del corpus pervenutoci.

    L’Ars può essere intesa come una sorta di enciclopedia, uno strumento estremamente razionale, infallibile, attraverso il quale convertire gli uomini di ogni religione alla vera fede nel Dio cristiano della Trinità e dell’Incarnazione; la sua applicazione è destinata a tutti i campi dello scibile umano, in special modo l’efficacia è valutabile dal missionario² nelle situazioni in cui un confronto dialettico è destinato a divenire diàtriba, ed è basata su di una serie di ragioni necessarie di facile comprensione³. La Prima fase dell’Arte contiene l’Ars compendiosa inveniendi veritatem (1274)⁴ e l’Art demostrativa (1283)⁵; la Seconda fase dell’Arte contiene l’Ars inventiva veritatis⁶ e l’Ars amativa (1290)⁷, la Taula general (1293)⁸, l’Ars generalis ultima (1307)⁹ e la sua versione abbreviata, l’Ars brevis (1308)¹⁰.

    Tale strumento, perfezionato lungo il corso di tutta la vita, risponde a una salda convinzione di Llull: Dio stesso, attraverso una serie di esperienze radicali¹¹, non solo gli ha ispirato la costruzione dell’ars ma anche la capacità di illustrarla, esporla e divulgarla. Qui interviene il Llibre d’amic i amat, uno degli scritti che avvicinano il lettore al suo sistema per mezzo di esempi organizzati in forma di romanzo. Nello specifico il libro ha la natura di un’opera didattica indirizzata agli anacoreti per la perfezione della vita contemplativa ed è inserito nella sezione centrale del Llibre d’Evast e Blanquerna¹², nel quale un eremita, già apparso nel capitolo 97, visita a Roma il protagonista (nei capitoli precedenti Papa, ora dedito alla vita contemplativa) chiedendogli di scrivere un libro con il quale moltiplicare la devozione degli anacoreti, dato il dilagante decadimento dei loro costumi. Così fece Blanquerna: scrisse il Llibre d’amic i amat adottando le parole d’amore e gli esempi abbreviati dei sufi¹³, ferventi uomini di religione musulmana¹⁴ la cui esistenza è totalmente dedita al perpetuo innamoramento tra l’amico e l’amato, ovvero tra uomo e Dio. L’espediente, questo libro dentro il libro, può essere considerato vero e proprio motore della vicenda, suo messaggio profondo, dato che Llull ad esso conferisce il compito di trasmettere, con piglio squisitamente narrativo, l’ineffabile esperienza mistica¹⁵, motivo che inoltre informa strutturalmente il testo stesso, caratterizzato dalla perturbata incoerenza¹⁶ relativa all’ampia oscillazione nella numerazione dei versetti¹⁷. Questi aforismi mistici intendono insegnare agli eremiti ad amare Dio, come una sorta di poetica didascalia dei principi dell’Ars compendiosa inveniendi veritatem (prima fase dell’arte), redatta in lingua dotta e di non sempre immediata comprensione; l’ars compendiosa quindi è una semplificazione dell’intera ars lulliana la cui riflessione filosofica sostanzia il nostro breviario, il senso dei quali versetti risulta così non solo da essa dipendente ma a loro volta l’uno rispetto all’altro strettamente connessi ed interdipendenti, comunicanti, come un vasto reticolato. Tale volgarizzamento è sentito come momento cruciale nell’economia non solo della propria attività speculativa, bensì concretamente missionaria; tutto ciò che Llull scrive, infatti, ha intento pratico, volto a convertire gli infedeli al cristianesimo e a intensificare nei fedeli la fede, indipendentemente dalle esigenze formali: i nostri versetti non sono metafore cortesi, non hanno alla base un’elaborazione retorica fine a se stessa, semmai li informa una evangelical rhetoric¹⁸, il cui principale obiettivo è quello di captare l’attenzione del pubblico.

    Se così non fosse, potremmo intendere il Llibre d’amic i amat come il più letterario di Ramon Llull? E soprattutto, più poetico? A riguardo bisogna puntualizzare come ricezione non coincida con intenzione dell’originale: la produzione in versi di Ramon Llull – intendiamo i versi successivi alla conversione e non quelli giovanili, successivamente rinnegati – è limitata al Desconhort (1295)¹⁹, al Cant de Ramon (1300)²⁰, alla Medicina al pecat (1300)²¹, al Pecat d’Adam ed al Dictatatum Raimundi et eius commentum (1299)²² nelle quali la rima ha la precisa funzione di facilitare la memorizzazione. Certo è che la giovanile produzione trovadoresca ha sicuramente avuto una influenza sulle sue abilità retoriche, ma non più di quanto lo abbiano influenzato l’epica francese, la coeva produzione lirica in catalano²³, il rifiorire della mistica cristiana nel XII secolo²⁴ e soprattutto il biblico Cantico dei Cantici. A proposito, chi scrive si è interrogato su più di una problematica di quanto sin qui accertata dalla critica interdipendenza tra la riflessione filosofico-teologica musulmana ed il misticismo lulliano, fuse nel rapporto tra forma e contenuto con tanta maestria da rendere difficoltosa un’analisi differenziata dei loro specifici apporti. L’autore ci dice chiaramente che scriverà alla maniera dei sufi, ma non altro; non ci informa ad esempio di intagliare la tradizione occidentale della mistica cristiana sostituendo ai termini amante / amato le designazioni amico/ amato (con il genere dell’amico maschile che segna il discrimine tra amore mistico e amore carnale, esclusivo della letteratura erotica araba, confrontabile solo con le laude intonate dalle confraternite italiche), rintracciabili nella secolare produzione lirica dei dervisci, gli anacoreti musulmani che abbandonavano la caducità del mondo per rifugiarsi, attraverso un impegnativo percorso d’iniziazione, nell’estatico rapporto d’amore con Allah; non ci informa di localizzare in punti strategici del testo proprio le parole amico ed amato affinché sia semplificata la memorizzazione dei versetti, così come facevano i cantori beduini della primitiva produzione in versi di lingua araba, pervenendo ad una specialissima prosa rimata, sorta di stile formulare epico, mantra lulliano²⁵, ricorrendo sovente alla figura etimologica, rara nelle lingue romanze, o alla rima interna (fondante un genere di prosa in lingua araba chiamato saj’); non ci informa infine di richiamare sistematicamente l’aggettivazione della fenomenologia dell’amore mistico proprio dei sufi (tribolazioni, pianti, tormenti, afflizioni, morte e luce)²⁶. Interrogazioni ampie, complesse, non affrontabili in un breve ex-cursus introduttivo e destinate a un lavoro di più vasta portata scientifica.

    Il lirismo del Llibre è caratterizzato da economia espressiva, discorso indiretto, brevità del dettato (esclusi gli ultimi cinquanta versetti, abbastanza prolissi), assenza di ramificazioni descrittive al fine di formulare precisamente il concetto, spesso sublimandolo in puro simbolo: ogni versetto ci viene apparentemente incontro come un’autonoma isola di senso, della quale Llull non menziona antefatto; in ciò rientra quella che possiamo definire la struttura binaria del testo, modellata sul doppio protagonismo amic amat.

    Il colloquio con il lettore è presentato sottoforma di spesse volte ripetute qüestió in clausola, richiamanti la quaestio medioevale, le tenzoni o i partimens trovadorici, funzionali all’enunciazione di un debat che induca il tu alla riflessione; struttura il testo un andamento paratattico, esemplato sul carattere polisindetico dell’oratoria cristiana, con la reiterazione della congiunzione copulativa «e».

    L’utilizzo insistente della congiunzione è un esempio del principale procedimento retorico del Llibre: la ripetizione, ma ripetizione di un lessico ristretto ed afferente esclusivamente al campo semantico dell’amore (amar, amador, desamar, desamor); vi sono addirittura dei versetti che senza tale ripetizione non avrebbero sostanza, modo d’esistere (es. i 289, 293). Alla reticenza formale

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