Lalla Romano: L'archivio, la poetica, i generi letterari
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Indice
Introduzione
Luca Stefanelli, L’archivio letterario di Lalla Romano: una panoramica
Novella Primo, La poesia di Lalla Romano tra paesaggi del corpo e dell’anima
Elena Arnone, Lalla Romano e Flaubert. La poetica dei «petit riens» in Maria
Elisiana Fratocchi, Tetto Murato: lo spazio e le forme di una resistenza
Daniel Raffini, Nello scriptorium di Lalla Romano. Il caso di Diario di Grecia
Davide Di Poce, «La vita molteplice»: Una giovinezza inventata di Lalla Romano, tra autobiografia e poesia
Mario Cianfoni, «Man mano che le mie idee si fanno più chiare, i miei sentimenti si fanno più confusi». conformismo, incomprensione ed atti mancati: L'uomo che parlava solo come anomalia all'interno del sistema
Alessandra Trevisan, «Cos’è la verità? La vita». Le prose brevi di Lalla Romano, Milena Milani e Goliarda Sapienza. Con una nuova appendice su critica e premi letterari
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Anteprima del libro
Lalla Romano - Daniel Raffini (ed.)
Daniel Raffini (ed.)
LALLA ROMANO
L'archivio, la poetica, i generi letterari
«Studium» è una Rivista bimestrale
Direttori emeriti: Vincenzo Cappelletti, Franco Casavola
Direttore responsabile: Vincenzo Cappelletti
Comitato di direzione: Francesco Bonini, Matteo Negro, Fabio Pierangeli
Coordinatore sezione on-line di Storia: Francesco Bonini
Coordinatori sezione on-line di Letteratura: Emilia Di Rocco, Giuseppe Leonelli, Fabio Pierangeli
Coordinatori sezione on-line di Filosofia: Massimo Borghesi, Calogero Caltagirone, Matteo Negro
Coordinamento collana ebook Biblioteca della Rivista «Studium»: Simone Bocchetta, Anna Augusta Aglitti
Copyright © 2020 by Edizioni Studium – Roma
ISBN 978-88-382-4955-6
ISBN: 9788838249556
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Indice dei contenuti
Introduzione
L'ARCHIVIO LETTERARIO DI LALLA ROMANO: UNA PANORAMICA
LA POESIA DI LALLA ROMANO TRA PAESAGGI DEL CORPO E PAESAGGI DELL’ANIMA
1. La sensorialità
nel corpus poetico romaniano
2. Di Lalla Romano e altri poeti
LALLA ROMANO E FLAUBERT. LA POETICA DEI «PETITS RIEN» IN MARIA.
TETTO MURATO: LO SPAZIO E LE FORME DI UNA RESISTENZA
NELLO SCRIPTORIUM DI LALLA ROMANO IL CASO DI DIARIO DI GRECIA
1. I manoscritti
2. I dattiloscritti
3. I criteri dei tagli: tra spersonalizzazione e immagine
4. Un diario ricostruito
«LA VITA MOLTEPLICE»: UNA GIOVINEZZA INVENTATA DI LALLA ROMANO, TRA AUTOBIOGRAFIA E POESIA
1. Menzogna o verità
2. Quasi un’autobiografia
3. «La vita che è essa stessa poesia»
«MAN MANO CHE LE MIE IDEE SI FANNO PIÙ CHIARE, I MIEI SENTIMENTI SI FANNO PIÙ CONFUSI». CONFORMISMO, INCOMPRENSIONE ED ATTI MANCATI: L'UOMO CHE PARLAVA SOLO COME ANOMALIA ALL'INTERNO DEL SISTEMA
«COS’È LA VERITÀ? LA VITA». LE PROSE BREVI DI LALLA ROMANO, MILENA MILANI E GOLIARDA SAPIENZA. CON UNA NUOVA APPENDICE SU CRITICA E PREMI LETTERARI
1. Le Metamorfosi di Lalla Romano: un modello di stile
2. Imparar l’arte: nel laboratorio di Sapienza
3. Milena Milani: liricità come sperimentazione
4. Un Canone
da costruire negli anni Cinquanta, tra critica letteraria e premi
BIBLIOTECA DELLA RIVISTA «STUDIUM» / 14.
LETTERATURA E SPETTACOLO / 3.
Daniel Raffini (ed.)
LALLA ROMANO
L'archivio, la poetica, i generi letterari
Introduzione
Daniel Raffini
Questo volume nasce con l’obiettivo di riunire in un'unica sede alcuni degli ultimi contributi critici su Lalla Romano. Si tratta di articoli già pubblicati in altri sedi, rielaborati e rivisti per questa edizione [1] , riuniti con lo scopo di offrire una più facile divulgazione ma anche e soprattutto di definire le nuove linee di indagine emerse negli ultimi anni sulla scrittrice. In tempi recenti si è passato infatti da studi di carattere aneddotico e impressionistico a contributi più attenti alla valorizzazione dell’opera di Lalla Romano dal punto di vista filologico e con un’attenzione metodologica e al contesto storico-letterario. Per quanto riguarda l’attenzione filologica essa si è declinata principalmente nella valorizzazione – appena cominciata – del fondo archivistico della scrittrice, conservato presso la Biblioteca Braidense di Milano; dal punto di vista critico i saggi testimoniano invece l’ampiezza delle metodologie applicate allo studio delle opere di Lalla Romano, con particolare attenzione ai generi letterari praticati; infine, la contestualizzazione storico-letteraria della scrittrice permette di rimuoverla dall’isolamento a cui è stata relegata per instaurare confronti con scritture coeve o con la tradizione letteraria di riferimento.
Prima di passare a presentare i saggi che compongono questo volume, occorrerà motivare la scelta di occuparsi di una scrittrice come Lalla Romano. La qualità della sua produzione pare dato scontato nel momento di attribuire dignità di studio e uno scrittore; ma nel caso di Lalla Romano si innestano ulteriori elementi. Al di là del nitore della scrittura, della bellezza della pagina, della profondità dei temi toccati, l’intera opera di Lalla Romano è percorsa da una poetica forte, spesso esposta in maniera coerente e in continua evoluzione. In questo senso Lalla Romano si presenta come figura esemplare dello scrittore del Novecento, non un produttore di best-seller o un amatore della narrazione fine a sé stessa, ma un’intellettuale in grado di inserire il proprio discorso poetico e la propria idea sull’arte all’interno della cultura del suo tempo. Lalla Romano fu infatti in contatto nel corso della sua vita con i maggiori intellettuali della sua epoca, ne fu amica e consigliera, e da essi in alcuni casi apprese il lavoro di scrittrice. Basti pensare all’incontro con Cesare Pavese e in generale alla formazione intellettuale e politica avvenuta nella Torino degli anni Trenta, ma anche al dialogo costante con il poeta Vittorio Sereni nella Milano del Dopoguerra e del boom economico. Una formazione continua che Lalla Romano testimonia nelle sue opere e che impreziosisce le nostre conoscenze sugli ambienti culturali da lei frequentati. Dall’altro lato c’è il sodalizio con i lettori, un affetto che determinò il successo della scrittrice e che si basa anch’esso su un fattore di poetica: attraverso il racconto della propria esperienza personale Lalla Romano vuole raggiungere l’universale, l’esperienza che accomuna. Su questo la scrittrice fonda la differenza tra ricordo e memoria:
I ricordi sono pettegolezzi, anche se i ricordi sono nostri. I fatti di per sé non sono nulla. Possono servire, ma acquistano senso solo in un racconto globale. La memoria, invece, è una cosa grande: è quello che ci fa veramente umani. La memoria è di ciascuno, ma anche di tutti. In questo senso la memoria comprende la nostra storia ed è di tutti [2].
Siamo dunque al nodo centrale della poetica di Lalla Romano: la memoria. Per la scrittrice narrare vuol dire prima di tutto salvare dall’oblio il vissuto, è il topos della sopravvivenza attraverso l’arte di ciò che la natura ha reso mortale. Ma il processo poetico di Lalla Romano va oltre, la memoria non è semplicemente una ricostruzione asettica del passato attraverso la sua trasposizione sulla pagina, ma è essa stessa un’azione di produzione. La memoria ricrea in forme nuove ciò che il tempo ha distrutto e lo fa attraverso la scrittura. È per questo che la scrittrice rifiutò sempre la definizione di scrittura autobiografica per i suoi libri: in essi infatti si impone, oltre a una dimensione collettiva, anche una dimensione di creazione che allontana in molti casi il narrato dalla realtà vissuta. Il tema della memoria e della narrazione lega strettamente Lalla Romano ad altri scrittori del suo tempo. Se infatti guardiamo alla letteratura del secondo Novecento, dobbiamo constatare come la preponderanza delle scritture dell’io e la riflessione sull’interazione tra finzione e realtà all’interno dell’opera letteraria siano uno dei dibattiti centrali dell’epoca. Questioni che mette in crisi la concezione classica dei generi letterari, dalla destabilizzazione del romanzo storico operante in scrittori come Sciascia e Consolo, fino all’esplosione a fine secolo delle forme letterarie della non-fiction. Alla luce di tali riflessioni, l’opera di Lalla Romano acquisisce tutto il suo spessore e il suo ruolo all’interno del dibattito letterario coevo tra tradizione e innovazione.
L’altra componente centrale della poetica di Lalla Romano è l’immagine. Pittrice ancora prima che scrittrice, Romano inizio la sua carriera artistica nelle scuole di Guarlotti e Casorati, esponendo in mostre collettive e personali nel corso degli anni Trenta e Quaranta. Il distacco dalla pittura avviene nel dopoguerra, quando, ormai aperte le frontiere, l’avanguardia diviene una moda. È così che Lalla Romano passa gradualmente alla scrittura, prima con la poesia ( Fiore, 1941), per poi approdare alla prosa con i romanzi Maria (1953) e Tetto Murato (1957), passando per le prose poetiche della raccolta Le metamorfosi (1951). Di qui la lunga carriera di romanziera, coronata dal Premio Strega nel 1969 per Le parole tra noi leggere, carriera che trova il suo culmine in un libro essenziale e fortemente sentito come Nei mari estremi (1987). Nonostante l’abbandono precoce della pittura, l’immagine resterà sempre una tendenza preponderante della scrittura di Lalla Romano: lo vediamo nella progressiva riscrittura delle poesie da Fiore alla raccolta definitiva Giovane è il tempo (1974), nel sempre più deciso frammentarsi del discorso, evidente ad esempio nel diario di viaggio Le lune di Hvar (1991), infine, nei libri per immagini, che a partire dal 1975 Lalla Romano pubblica sulla scia del ritrovamento delle fotografie del padre, inaugurando una nuova modalità di interazione tra testo e immagine, in cui il ruolo preponderante e creativo nella narrazione è giocato proprio dall’elemento visivo. Ancora una volta Lalla Romano si dimostra al passo coi tempi, anzi anticipatrice, se consideriamo il grande successo dei prodotti ibridi tra testo e fotografia in epoca postmoderna. Lalla Romano è insomma una scrittrice che va studiata perché fu capace di costruire una poetica forte, che si inserisce in una tradizione e allo stesso tempo segue e detta le linee di tendenza del suo tempo.
I saggi qui proposti cercano di affrontare la scrittrice assecondando i molteplici aspetti della sua opera. Filo rosso di molti di essi – come si è accennato – è l’attenzione filologica alle carte dell’autrice. La sistemazione del fondo documentario e librario ha permesso prime indagini più approfondite. Di tale sistemazione, e di alcune delle caratteristiche principali dell’archivio, dà conto l’articolo di Luca Stefanelli che apre idealmente e fisicamente questa raccolta di saggi. Oltre a render conto delle fasi di sistemazione e della consistenza del fondo, l’articolo di Stefanelli mostra come la scrittrice abbia conservato materiali e avantesti di tutte le opere, un materiale di assoluto interesse soprattutto se consideriamo l’importanza della pratica dell’autocorrezione e della riscrittura per l’autrice. Il saggio di Novella Primo ci porta in quella che fu una delle officine più attive di Lalla Romano, quella della poesia, luogo di elaborazione teorica e di espressione più profonda delle sensazioni dell’io, in cui l’autrice si sentiva svincolata dalle aspettative del lettore dei suoi romanzi. Il saggio di Novella Primo si concentra in particolare sull’interazione tra corpo e paesaggio nella poesia di Romano. Di alcune carte d’archivio si serve il saggio di Elena Arnone, che misura l’influenza di un classico come Flaubert nella scrittura di Lalla Romano, in particolare nel romanzo Maria, parlando di una poetica dei petits rien e definendo quella che è una delle principali ascendenze letterarie della scrittrice, quel Flaubert che la convincerà della bontà della narrazione e la convertirà alla prosa. Dei documenti d’archivio si serve anche il saggio di Elisiana Fratocchi, sul romanzo Tetto Murato, che viene ridefinito in rapporto alla letteratura resistenziale e problematizzato alla luce del rapporto tra vissuto e narrato. Un viaggio all’interno dello scriptorium di Lalla Romano è ciò che propongo nel mio saggio su Diario di Grecia (1960), che ricostruisce le varie fasi redazionali dell’opera e la sua costruzione, con alcune considerazioni finali sul genere del diario e sul nodo realtà-finzione. La questione del genere è affrontata da Davide di Poce, attraverso l’analisi di quell’anomala autobiografia che, fin dal titolo, è Una giovinezza inventata. Il libro di Romano è qui messo in rapporto alla tradizione e agli studi teorici intorno al genere autobiografico. L’articolo di Mario Cianfoni propone una lettura di tipo esistenzialista del romanzo L’uomo che parlava solo (1961), considerato come un unicum all’interno del corpus dell’autrice. Infine, l’articolo di Alessandra Trevisan, ampliato per l’occasione con un’appendice su critica e premi letterari, ci permette ancora una volta di inserire l’opera di Lalla Romano all’interno della cultura del suo tempo, attraverso un confronto con le prose brevi di Milena Milani e Goliarda Sapienza.
Daniel Raffini
[1] La maggior parte di essi provengono da due numeri monografici dedicati a Lalla Romano : Lalla Romano scrittrice, «Studium», gennaio-febbraio 2019 e Lalla Romano testimone e protagonista del Novecento, «Mosaico», XIII, 173. L’articolo di Novella Primo è invece frutto della rielaborazione di un articolo uscito negli Atti del XVIII Convegno Internazionale della MOD (2016).
[2] Lalla Romano, L’eterno presente. Conversazione con Antonio Ria, Einaudi, Torino, 1998, p. 64.
L'ARCHIVIO LETTERARIO DI LALLA ROMANO: UNA PANORAMICA
Luca Stefanelli
L'archivio letterario di Lalla Romano è parte di un