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Acquarello
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E-book310 pagine3 ore

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Info su questo ebook

Durante la campagna Napoleonica in Egitto, precisamente ad Abukir, nasce l'amicizia fra tre ragazzi speciali: Yusuf, Ahmed e Pierre. Lanciati dalla sorte come meteore nella Guardia di Bonaparte, vi faranno parte fino all'inesorabile fine a Waterloo. Ripresi il controllo delle proprie vite, con la fortuna degli audaci e con l'aiuto delle proprie capacità trasferiranno le famiglie nel nuovo continente. Lì i loro figli, molto dotati, entreranno in contatto con l'eredità lasciata da avi ancestrali per consentire alla specie umana di sopravvivere e progredire nonostante il pericolo rappresentato dagli Esterni: una singolare specie aliena proveniente da chissà dove e votata apparentemente alla sistematica distruzione di ogni specie senziente dell'universo intero.
LinguaItaliano
Data di uscita13 ott 2011
ISBN9788863692211
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    Anteprima del libro

    Acquarello - Maurizio Giussani

    2033.

    PARTE PRIMA

    1. Spiaggia nei pressi di Abukir - Testa di ponte francese - 1 agosto 1798.

    Due ragazzi, sdraiati sulla duna, osservavano rapiti le manovre dei soldati francesi.

    Hei! Ahmed! Guarda che meraviglia!

    Hei dico a te! Sono bellissimi con le loro uniformi bianche, rosse e blu. E i tamburi poi! Pensi che potremmo anche noi...

    No! Certamente no. Non siamo francesi, Yusuf!

    Si, ma tu conosci la loro lingua, vero?

    In gruppo compatto la banda militare volteggiava faticosamente avanti e indietro pestando sui tamburi e soffiando coraggiosamente negli ottoni, sotto il sole impietoso di un agosto africano. Le divise di panno avevano perso il loro originale colore blu, bianco e rosso, la sabbia e la polvere coprivano tutto e solo la fantasia di due ragazzi poteva trasformarle in abiti affascinanti.

    Attorno a loro i soldati affaccendati spostavano merci scaricate da poco per rifornire l’esercito del generale Bonaparte. La confusione regnava sovrana. Un luogo altrimenti solitario vibrava di attività. Le artiglierie navali fuori uso sbarcate, venivano sottoposte a manutenzione mentre gruppi di soldati sondavano il terreno alla ricerca di pozzi necessari al sostentamento idrico dell’esercito.

    Alessandria infatti, a tredici chilometri di distanza, non poteva offrire un supporto sufficiente e tempestivo.

    Ahmed, dobbiamo rientrare a casa subito! Altrimenti mio padre mi castigherà. Domani, prima dell’alba si va a pescare e poi….

    No, non credo che potreste; non hai visto le navi? Sono troppe! Fanno rumore e i pesci non si faranno acchiappare e poi…credo che un pericolo si stia avvicinando, un grande pericolo: altre grosse navi.

    Come lo sai? No, non me lo dire. Comunque le bastonate le prendo io, e tu, che sei il mio migliore amico, non puoi certo spartirle con me. Tuo padre è ricco. I mercanti non si alzano prima dell’alba e, soprattutto, non bastonano i figli!

    Sciocchezze Yusuf! Dobbiamo avvisarli del pericolo, vieni corriamo. Al massimo le bastonate le prenderai da loro! Sento qualcosa, non so, che un…amico sia in pericolo. Vieni, seguimi! Non fare la femminuccia!.

    I due ragazzi rotolarono letteralmente dalla duna sabbiosa verso le tende del comando provvisorio dove vedevano soldati gallonati, con divise ancora più ricche di quelle dei tamburini della banda militare, intenti ad esaminare mappe distese su un tavolo improvvisato.

    2. Nave ammiraglia francese Orient, all’ancora, baia di Abukir. Tramonto 1 agosto 1798.

    Stare di vedetta era meraviglioso. Lontano dalla puzza delle sentine e degli alloggi dell’equipaggio e anche, con quel caldo, dal lavoro in coperta per sbarcare le artiglierie e i materiali. Pierre si sentiva inquieto, percepiva, senza vederlo, un pericolo incombente. Come avvisare il nostromo? Senza prove non avrebbe mai creduto alle parole di un marinaio di quindici anni anche se dotato di occhi buoni.

    La nave da battaglia da centoventi cannoni Orient, oscillava pigramente all’ancora come anche le altre unità da combattimento. L’ammiraglio Brueys, comandante della flotta francese, aveva ordinato uno schieramento in linea dei vascelli, davanti alle famigerate secche di Abukir: solo quattordici metri nei punti di massima profondità. Nessuno dotato di buon senso avrebbe mai osato attaccare le sue navi sul lato verso terra: troppo rischioso per la facilità di andare in secca e perdere la capacità di governare i velieri. Perciò lo schieramento francese avrebbe sicuramente distrutto qualsiasi nemico sopraggiungente alla debole spinta del vento costiero sul lato verso il mare aperto.

    Capitano Casabianca!

    Si, Ammiraglio.

    Ho l’impressione che ci sia del movimento su a riva. Il nostro enfant prodige, credendo di non essere visto, sta smanacciando, cosa vorrà mai?

    Non lancia allarmi, è solo insolitamente agitato! Credo che manderò su qualcuno a sentire. Con permesso, Ammiraglio.

    Ah, Casabianca, segnali anche alle navi di linea di ripetere il segnale di movimento per le fregate. Le voglio a sud est della baia.

    Eseguendo gli ordini del Comandante Casabianca, il nostromo si arrampicò personalmente sul sartiame sino alla coffa dove stava di guardia il giovane Pierre.

    Nostromo, grazie per essere...

    Non ringraziare me figliolo. L’ammiraglio ti vuole bene, e poi, non parliamo del Comandante Casabianca! Per lui sei come un figlio. Ma io ti scuoio se non hai qualche notizia seria.

    Io, signor nostromo, vedo delle vele, penso che siano gli inglesi.

    Come mai io, invece, non vedo nulla? Mah! Saranno questi occhi vecchi e stanchi. Ho già trentasei anni io. Ma bada se non è vero…

    Lesto come un gatto l’anziano nostromo ridiscese sul ponte per riferire al comandante il presunto avvistamento della loro migliore vedetta.

    Informato dal nostromo il capitano Casabianca, comandante dell’Orient, si avvicinò all’ammiraglio Brueys.

    Ammiraglio, sembra che gli inglesi ci stiano addosso. Nessuno li ha ancora avvistati da terra ma credo che il nostro ragazzo possa avere ragione come in passato. Ci ha permesso con i suoi sensi raffinati di beffare il nemico ed ora…

    Certo comandante, può essere. Sono giorni che gli inglesi vagano per il Mediterraneo, hanno anche già toccato Alessandria senza trovarci. Li abbiamo beffati per bene per settimane ma ora, a quanto pare, ci hanno trovato. Faccia preparare una guardia rafforzata ai pezzi. Non credo, comunque, che oseranno passare davanti al nostro fuoco di fila. Inoltre mancano meno di due ore al tramonto. Segnali alle altre unità di fare altrettanto.

    Come comanda Ammiraglio.

    3. Spiaggia nei pressi di Abukir. Testa di ponte Francese. Tardo pomeriggio del 1 agosto 1798.

    Che vuoi moccioso? Chi li ha fatti passare! Portateli via!

    Sfuggendo alla mani dei soldati, Ahmed con tutto il fiato che gli era rimasto si avvicinò all’ufficiale e urlò in francese:

    Signore abbiamo visto delle vele, tante! Veniamo da Capo Abukir e…

    Parli la mia lingua moccioso, è già qualcosa! Dimmi, ma fai in fretta abbiamo molto da fare.

    Sembrano navi grandi come le vostre, signore. Hanno bandiere rosse con croci bianche e blu, anche se da lontano è difficile da vedere. Sono dodici o tredici, non me ne voglia se sbaglio.

    Yusuf guardò Ahmed con occhi sgranati. L’amico non finiva mai di stupirlo. Sentendo nominare il Capo Abukir in lingua araba, si domandò cosa avesse a che fare con loro. Erano settimane che non vi andavano a scorrazzare nei dintorni. Pregò con tutto il cuore che le successive bastonate fossero lievi come una piuma.

    Il tenente colonnello Marchand dei fucilieri francesi, responsabile della logistica, credendo alla segnalazione dei due ragazzi, si apprestò a ordinare a quanti aveva vicino che segnalassero alla flotta all’ancora, due miglia al largo presso le secche, l’arrivo del nemico.

    Colonnello è impossibile segnalare con bandiere e per i fuochi è troppo presto, bisogna attendere il tramonto disse il sergente maggiore Dumas, con ansia ben mascherata."

    Mandiamo un’imbarcazione ad avvisarli. No, ora che ci penso, non farebbe in tempo. Navigare fra i bassifondi è un’opera difficile, quasi impossibile. E’ come il labirinto di Minosse!

    Ahmed, dimenticato per un attimo, si fece avanti dopo aver bisbigliato a Yusuf: Fai cenni con la testa quando te lo dirò io, non mi tradire! Se il mio piano funziona domani avremo anche noi delle belle divise bianche, rosse e blu.

    Signore, il mio amico qui è un esperto pescatore, conosce le acque del golfo come le sue tasche. Credo che potremmo raggiungere le navi al largo in meno di un’ora. Mi serve solo una scialuppa grande e otto rematori forti. Non è vero Yusuf?

    Il ragazzo, al cenno dell’amico sottolineato da un lieve calcio negli stinchi, rispose accennando col capo e pronunciando uno stentoreo e improbabile OUI sentito chissà dove.

    4. Nave da battaglia Orient. Tramonto 1 agosto 1798.

    Le navi inglesi, quattordici vascelli di linea ed un brigantino armato con sedici cannoni, ormai in vista, non sembravano voler attendere l’indomani per la battaglia, ma, peggio, si stavano dividendo il due linee di attacco, allo scopo di tentare la fortuna anche sul lato verso le secche, dove l’ammiraglio Brueys pensava che non avrebbero rischiato di avventurarsi.

    Il contrammiraglio Orazio Nelson, con eccezionale freddezza, intendeva sorprendere le navi francesi su due fronti. Nemmeno lui poteva lontanamente immaginare che i francesi fossero sguarniti di artiglieria sul lato verso le secche, inoltre, potendo disporre di un pilota a conoscenza delle caratteristiche di profondità della baia, riteneva che l’azzardo fosse giustificato.

    Un solo vascello inglese, il Culloden, si incagliò subito sugli infidi banchi di sabbia e lì rimase, impossibilitato a governare e quindi lontano dal combattimento mentre il suo equipaggio tentava affannosamente ogni manovra possibile per recuperare la capacità di governare la nave.

    La gioia prodotta da tale incidente inglese, svanì presto sulle navi da battaglia francesi, tutte all’ancora e senza quasi artiglierie sul lato rivolto a terra, quando gli altri vascelli di Nelson, invece, proseguirono decisi la loro rotta d’attacco.

    Capitano Casabianca, ordini ai posti di combattimento e segnali anche alla flotta di fare altrettanto. Che Dio ci protegga, siamo come papere in uno stagno. Combatteremo e moriremo per la Francia.

    Le navi inglesi si avvicinavano sempre di più: era questione di pochi minuti.

    Ammiraglio! Paul, se posso permettermi. Saremo i più bersagliati. Consiglierei di mandare a terra e in fretta, la documentazione i cifrari, le mappe. Non devono cadere in mano al nemico.

    Buona idea. Ti prego manda i plichi, con quel tuo marinaio, la vedetta, con una scialuppa e solo due rematori, non possiamo perdere personale.

    Agli ordini, Ammiraglio!.

    Uno stupito Pierre si trovò, in pochi minuti, padrone di un grosso zaino impermeabile ad arrancare sui remi di una scialuppa con altri due disperati, mentre le navi inglesi sottoponevano la cara Orient e le altre navi della flotta ad un fuoco intenso quanto preciso. Nel buio incipiente, si vedevano i fuochi ardere sulle navi francesi che rispondevano con colpi isolati al micidiale fuoco delle artiglierie inglesi. La scialuppa si allontanò non vista dal nemico con i marinai piegati sui remi in un ritmo affannoso, mentre il rombo delle artiglierie impediva qualsiasi tipo di comunicazione fra di loro. Oramai, a quattrocento metri di distanza, pensavano di essere sfuggiti alla sorte dei compagni; quando la Orient, all’improvviso, colorò di fuoco la notte esplodendo: una scintilla aveva raggiunto la santabarbara.

    Uno spezzone d’albero maestro dalle ragguardevoli dimensione di quasi due metri, proiettato dall’esplosione della Orient, raggiunse la scialuppa con a bordo gli affaticati marinai francesi e la spezzò in due. Pierre si ritrovò a testa in giù in un turbine di gorghi e, in pochi istanti, dopo aver ingoiato un paio di sorsate d’acqua marina, fu sospinto dall’aria contenuta nello zainetto impermeabile, al quale il ragazzo era abbarbicato tenacemente come l’edera ad un muro secolare, verso il buio della notte illuminato dai fuochi che ardevano sulle povere navi francesi.

    Stanco e affaticato con affannose bracciate, Pierre nuotò in direzione della lontana spiaggia, non vi era traccia degli sfortunati compagni inghiottiti dai flutti. Era guidato solo dall’istinto che gli indicava la via più sicura per la salvezza mentre la ragione, confusa dagli avvenimenti, non era in grado di funzionare a dovere.

    5. Golfo di Abukir. 1 agosto 1798. Poco dopo il tramonto.

    A tribordo! Remiamo in quella direzione! Urlò Ahmed, per sovrastare il rumore delle cannonate. Dopo un quarto d’ora di affannose remate videro, diritto a prora della piccola scialuppa, illuminata dal riflesso degli incendi, una figura umana che arrancava verso di loro attaccata ad una vescica galleggiante."

    Tiriamolo a bordo forza! Molla il sacco marinaio o non potremo issarti a bordo!

    Sbuffando come mantici i due ragazzi, con l’aiuto dei soldati ai remi, trassero lo sventurato Pierre dalle acque della baia. Recuperato il fiato ed il prezioso carico, il marinaio Pierre si volse verso gli improbabili salvatori e vide due adolescenti arabi, con abiti semplici, che gli rivolgevano uno sguardo intenso ed incuriosito. Specialmente uno dei due: quello più basso di statura lo fissava con intensità e subito sbottò in un francese passabile: Mi chiamo Ahmed, questo è il mio amico Yusuf, dovevamo avvisare la flotta del pericolo ma, a quanto pare, abbiamo comunque salvato qualcuno. E tu sei?…

    Pierre Leclerq, marinaio di seconda classe. Grazie per l’aiuto. Devo consegnare i documenti al comando.

    Poi, volgendosi al buio della notte verso i fuochi che ardevano sulle navi francesi esclamò: Che disastro tutto è perduto! Il nostromo, il mio comandante…

    Coraggio marinaio Pierre. Disse Ahmed. Hai salvato la pelle, devi eseguire un ordine e poi hai trovato dei nuovi amici; avrai tempo per dolerti in seguito e per parlare con noi. Non è vero Yusuf? A quell’apostrofare seguito da calcetto amichevole, Yusuf rispose con un largo sorriso ed un profondo Oui!. Ahmed si ripromise di ampliare il vocabolario di francese dell’amico. La scialuppa raggiunse presto la riva. Il tenente colonnello Marchand ritrovò il suo umore migliore quando gli riferirono del salvataggio e del recupero dei preziosi documenti.

    Marinaio, ragazzi: ottimo lavoro. Posso dire che il generale Bonaparte sarà felice di incontravi, domattina. Egli apprezza l’audacia e, soprattutto, la fortuna. E di questa voi ne avete avuta da vendere.

    Pierre crollò esausto su di una stuoia, frastornato dalla fatica e dal dolore e scivolò rapidamente in un sonno senza sogni. Gli altri due ragazzi furono ricondotti a casa dalle preoccupate famiglie, ansiosi per l’incontro dell’indomani con il comandante del corpo di spedizione francese: il generale Napoleone Bonaparte.

    6. Alessandria in Egitto. 2 Agosto 1798.

    Ad Alessandria, il quartiere generale delle truppe francesi occupava il palazzo già di Murad Bey; egli e gli altri precedenti occupanti erano stati rapidamente sfrattati dopo una battaglia rapida e senza perdite, almeno per i francesi. Il 21 luglio le formazioni mammalucche dell’esercito turco non avevano retto che pochi minuti allo scontro con gli organizzati reggimenti francesi. Si stavano organizzando accasermamenti e risorse per i trentamila uomini del corpo di spedizione.

    La notizia della disfatta francese nella battaglia della baia, ancora in corso, serpeggiava per i corridoi, – le sole fregate erano uscite indenni perché erano state allontanate su comando dell’ammiraglio Brueys - tuttavia il generale Bonaparte, con consueto dinamismo, non smetteva di organizzare, incitare, spronare ora gli uni ora gli altri membri del comando per salvare con pragmatismo il risultato comunque conseguito: le truppe francesi erano saldamente radicate su suolo egiziano, dove i capricci del mare non avrebbero potuto minare la loro supremazia.

    I tre ragazzi, condotti al comando, avevano scambiato fra di loro solo poche parole, ed il vocabolario francese di Yusuf stava progredendo in maniera vertiginosa: ripeteva in continuazione, arrotando le consonanti, Il mio nome è Yusuf Ben Haim!, certo che fosse la formula magica, in quella lingua strana e ostica, per fare un’ottima figura davanti al comandante in capo.

    I tre ragazzi furono presentati al generale Bonaparte. Stavano rigidi e impettiti davanti a lui che li guardava con divertita consapevolezza.

    Questi sono soldati! pensò Il coraggio alberga proprio nelle persone più insospettabili!

    Disse: Sono stato favorevolmente colpito dalla vostra azione. Il risultato, nel buio della perdita della flotta, é solo una piccola luce. Ma utile. Molto utile. Apprezzo il coraggio che avete dimostrato di fronte al nemico. Chiedete, ora! Vi saprò ricompensare.

    Pierre, tossicchiando timidamente, chiese di poter entrare al comando diretto del generale. E Ahmed, con la scontata adesione di Yusuf, chiese che potessero fare parte dell’esercito francese nella banda militare. Colpito dal giovanile entusiasmo il Generale Bonaparte rispose:

    E sia! Sto inoltre creando un reggimento scelto: La Guardia. Potrei collocarvi là. Che la fortuna continui ad esservi propizia! Servitemi bene e non mi dimenticherò di voi. E rivolto all’aiutante di campo.

    Kléber! Ha sentito? Provveda a sistemare questi giovani valorosi.

    PRIMO INTERLUDIO

    Marak 4 - Sala Consiliare del Congresso speciale interspecie - 420.000 cicli standard dall’Unione.

    La grande sala accarezzata dalle nuvole, a cinque chilometri dalla superficie calda e afosa del pianeta, accoglieva i QUARANTADUE membri rappresentanti delle specie senzienti e consapevoli della Galassia.

    Cladl, oratore di turno e rappresentante della specie dei Vladlm, mammiferi acquatici di medie dimensioni, viventi su pianeti con vantaggiosa proporzione della parte liquida su quella delle terre emerse, dalla sua bolla di respirazione, iniziò la sua esposizione, tradotto dalla Intelligenza Artificiale dedicata al protocollo linguistico. Tutti potevano ascoltare nella propria lingua.

    Stimati colleghi, la comunione fra le specie sembra essere mirabile. Mai come oggi l’amicizia ed il commercio sono in armonia. Devo, comunque, segnalare una quinta incursione su vasta scala di esterni agguerriti, anche questa volta non vi è traccia della loro provenienza, ma riteniamo che sia extra galattica. Dopo il loro passaggio nulla rimane. E, fino ad oggi, ogni resistenza anche se coraggiosa fino al sacrificio, è stata vana. Le armi usate sembrano spaziare da quelle rudimentali da taglio a quelle ad alta energia: laser, maser, plasma ecc. Nessuno è mai sopravvissuto. Oggi dobbiamo piangere l’annientamento della popolazione Lamak del pianeta KS7. Si accettano proposte: la seduta è aperta! Concluse, battendo fra loro gli arti manipolatori inguainati, come l’intero corpo, nella tuta di sopravvivenza.

    Prese la parola il rappresentante dei piccoli ma agguerriti Marak: lo Stimato e Venerabile Gondar Arck Marak.

    Coordinazione e attacco. Dobbiamo affidare a trasponditori automatici il rilievo delle tracce del nemico. Devono essere disseminati in quantità rilevante in tutto l’arco di sfera in cui sono avvenuti gli attacchi. Uno almeno ogni decimo di rak (1 rak = 1 anno luce). Le nostre forze congiunte devono poter rispondere con certezza e tempestività. Quindi flotte miste schierate in punti equidistanti con la partecipazione di tutti.

    Detto ciò si sedette con tutta la dignità che gli consentivano lo scarso metro e venti di statura e la lunga e fluente coda.

    Di seguito l’esile rappresentante umano, una specie speculativa di scienziati e pensatori, molto antica, la Molto Onorevole Goraldar si erse con autorevolezza nei suoi centotrenta centimetri di statura, gli occhi di un indaco luminoso brillavano nell’incarnato diafano, e disse:

    Abbiamo riconosciuto uno schema cronologico! I dati ci dicono che gli attacchi di questi alieni aggressivi che chiamiamo esterni, ricorrono circa ogni diecimila cicli standard. Sembra inoltre che gli intervalli temporali fra gli attacchi stiano diminuendo. Ma non abbiamo immagini o video di alcuno di loro. I sistemi automatici di rilevazione ottica sono stati evidentemente inabilitati. Inoltre, come ovviamente a seguito di esplosioni termonucleari, non vi è nemmeno traccia dei corpi delle vittime se non irrilevanti resti organici che fanno pensare al peggio. Rapimento su vasta scala o utilizzo a fini abbietti di rappresentanti di specie senzienti, quale che sia il delitto commesso dagli esterni, noi non crediamo sia possibile proporre una semplice risposta militare. Nessuna delle specie presenti all’attuale concilio ha mai maturato la sufficiente specifica aggressività e le strutture militari e logistiche, per cercare in qualche modo, non dico di vincere, ma anche solo di contrastare queste insensate aggressioni. E inoltre…

    Fu interrotta da vociferare infuriato: gorgogli, sibili, fischi e suoni di varia natura dei rappresentanti delle altre specie che ad alto volume cercavano di fatto di giustificare la propria debolezza e insufficienza.

    Ascoltate! Proseguì. Dico che possiamo rispondere, ma con le armi idonee. Noi stiamo portando avanti un progetto pilota in un pianeta distante, SL3, all’altro capo della galassia, in una zona veramente periferica.

    Il pianeta è inospitale. Continuò. Poca la terra emersa: solo un terzo della superficie, e, per giunta parte di questa è coperta da ghiacci perenni ad un polo del pianeta. La gravità è medio alta; la temperatura ha ampie fluttuazioni stagionali, diverse nelle varie fasce di latitudine. Vi è intensa attività vulcanica e tellurica. Insomma condizioni favorevoli solo in parte a poche delle specie qui presenti. Il pianeta che era abitato da diverse specie di batteri, virus e organismi unicellulari aggressivi, è stato inizialmente inseminato con varie specie inferiori derivate dalle più evolute qui presenti, compresi proto mammiferi, ma anche da, soprattutto, grandi rettili non intelligenti. Il nostro progetto di inseminazione è proseguito con la collocazione di ominidi sviluppati da uno studio genetico accurato. Chiedo scusa all’Onorevole Bralmah dei rettili, per non vere chiesto la vostra partecipazione al progetto di inseminazione.

    "Nulla onorevole collega! Anche noi abbiamo attuato progetti di inseminazione planetaria e studio. Nulla di male quindi. Abbiamo simpatici piccoli mammiferi che

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