Il ladro di parole
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Anteprima del libro
Il ladro di parole - Gianni Darconza
L'Autore
Prologo al lettore
Sono venuto a conoscenza della città di Parolandia quasi per caso. Nel corso del mio lavoro ho incontrato un giorno la classe di quarta elementare della Scuola Primaria di Gadana, che aveva una storia interessante da raccontare. La classe aveva vinto un anno fa un premio a livello nazionale dedicato al tema Rispettare l’ambiente. Il premio consisteva in una gita pagata per l’intera classe e per la maestra di italiano, della durata di tre giorni, nella storica città di Parolandia. Qui la classe ha avuto l’incredibile opportunità di visitare, tra le altre cose, la celebre Biblioteca, il Museo di storia naturale e naturalmente la scuola elementare della città. È proprio in occasione di quella gita che i bambini hanno stretto una solida amicizia con i protagonisti di questa storia.
Ci tengo a precisare che sono solo il patrigno di questo libro. Quella che hai sotto gli occhi, lettore, è una storia scritta a più mani. I veri autori sono i bambini che mi hanno narrato l’incredibile vicenda accaduta anni fa in una città lontana a un gruppo di loro coetanei coinvolti in un mistero sorprendente. Quello che stai per leggere è il racconto che i protagonisti di quella avventura fecero di persona ai bambini di quarta in visita alla loro città. Se dovessi fare un’analogia con il mondo del cinema, direi che il mio compito e quello della maestra di italiano si è limitato alla regia e al montaggio delle sequenze, mentre i bambini della scuola di Gadana si sono occupati della sceneggiatura e della creazione dei personaggi, basati, come si è detto, su persone reali che vivono ancora oggi a Parolandia. Questi ultimi sono gli attori del film che stiamo per proiettare, anche se i nomi sono stati modificati, per tutelare la loro vera identità. Se alcuni dettagli si discostano un po’ da come si svolsero realmente gli eventi, ciò è da imputare a eventuali alterazioni o distorsioni che nel tempo si generano nella memoria, soprattutto quando questa si intreccia con la fervida immaginazione dei bambini. Per un bambino descrivere un evento passato significa al tempo stesso ricordare e inventare. E forse la stessa cosa vale anche per gli adulti.
Esprimo la mia gratitudine alla maestra Maria e ai diciassette bambini della classe quarta, a Pietro, Tommaso, Sergio, Federico, Leucò, Grace, Alessandro D., Rocco, Aurora, Jiang, Martina, Andrea, Luca, Michele, Elisa, Alessandro V. ed Enrico, perché senza di loro questa storia non esisterebbe. Li ringrazio per la grande pazienza che hanno mostrato nel corso delle mie lunghe interviste per arrivare a conoscere la verità sulla vicenda. Più volte è capitato che vi fossero versioni differenti di uno stesso episodio. Ma credo che sia normale, considerando che ogni bambino è diverso dall’altro e possiede pertanto un ricordo personale di ciò che gli è stato narrato nella città di Parolandia. Posso assicurare che nel corso del mio lavoro di trascrizione ho sempre cercato di unire la verità alla bellezza. Laddove si è trattato di scegliere tra le due, non ho avuto alcun dubbio: ho preferito la bellezza.
So che il forte legame che si è stabilito tra la Scuola Primaria di Gadana e quella di Parolandia non si è ancora spezzato. Nel frattempo non solo è stato istituito un gemellaggio tra le due città, ma è nato anche un intenso scambio epistolare tra gli alunni della scuola di Gadana e i protagonisti di questa storia.
Gianni Darconza
I
La città di Parolandia
La città di Parolandia si estende su una piccola isola non molto distante dal continente, che può essere raggiunta solo via nave o in aereo. Città tranquilla e accogliente, Parolandia si specchia a sud su un mare color smeraldo ed è circondata da antiche mura che ne racchiudono l’antico centro storico. Appena entrato dalla porta sud ti ritrovi davanti la prestigiosa Università frequentata da numerosi studenti del continente. Svoltando a destra, percorsi quattrocento metri tra le eleganti stradine pavimentate, incontri una piccola rotonda dove, se vai a sinistra, sbocchi nella piazza centrale, dalla forma perfettamente circolare e con una fontana al centro su cui sono scolpite magnifiche statue a forma di lettere dell’alfabeto da cui sgorgano allegri zampilli d’acqua. Tutto intorno alla grande fontana, vera e propria attrazione turistica della città, sorgono molti edifici importanti: la cattedrale in stile barocco, il municipio, la farmacia, la Biblioteca pubblica, con il suo spazioso giardino fiorito, un attrezzatissimo parco giochi e il Museo di storia naturale.
Andando avanti un altro po’, verso nord-est, trovi la scuola elementare, luogo di incontro di tutti i bambini della città, che possono correre e giocare liberamente per le stradine tortuose del centro dal momento che un’ordinanza del sindaco vieta alle macchine di circolare per le vie situate all’interno delle mura. Questo è uno dei motivi per cui la città è tanto apprezzata dai suoi cittadini e dai visitatori.
Continuando la visita, se prendi una stradina sinuosa dietro il parco giochi della scuola arrivi all’elegante zona residenziale di Parolandia, in cui sorgono numerose costruzioni color pastello, tutte dall’aspetto accogliente e ben tenute. Andando a destra trovi il liceo e subito dopo il grande ospedale, l’unico in tutta l’isola. Fuori dalle mura si estendono le zone che ospitano gli uffici e le industrie della città, tutte collegate più o meno direttamente con le attività principali dell’isola: l’Università e il Deposito di Parole.
Siamo a fine autunno e le giornate a Parolandia si sono fatte buie, gelide e nebbiose. Gli abitanti della città sono insolitamente tristi e questo senso di disagio non sembra dipendere solo dal tempo uggioso.
Nella piazza regna un silenzio innaturale. Né luci per le vie né musiche ad allietare le lunghe notti. Il parco giochi è insolitamente deserto. Non una mamma che si fermi un istante con la sua carrozzina a scambiare due parole con le amiche. Le altalene sono vuote, gli scivoli abbandonati a freddo e umidità. Oltre al silenzio, solo il latrare di un cane in lontananza, foriero di sinistri presagi.
Qualcosa è cambiato rispetto all’anno scorso. Per le strade non si vedono che isolati passanti camminare a testa bassa tra case colme di malinconia: una vecchina che avanza a fatica tutta sola per la via, un bambino accanto al padre che passa davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli, si ferma incuriosito e vorrebbe restare lì un po’ a guardare quelle meraviglie, ma il padre, con sguardo assente, gli prende la mano e con passo veloce lo trascina via a forza.
– Non notate nell’aria qualcosa di strano quest’anno? – dice alle sue amiche una signora appena uscita dal supermercato.
– Non saprei dire, – risponde un’altra. – Ma… Sì! Qualcosa di strano c’è anche se non riesco a capire di che si tratta.
Non finiscono neppure il discorso e se ne vanno via moge moge, ognuna per la sua strada, con un senso di vuoto che sembra essere penetrato dentro con il freddo della stagione.
La gente, appena uscita dal lavoro, torna a