AAA Principe azzurro cercasi
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Anteprima del libro
AAA Principe azzurro cercasi - Viviana Bardella
Viviana Bardella
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PRINCIPE AZZURRO CERCASI
Romanzo
Questo romanzo, è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a persone e fatti realmente accaduti, è puramente casuale. Tutti i dati relativi alle statistiche, sono invece reali, e sono stati attinti da internet.
Essere donna è così affascinante.
È un'avventura che richiede un tale coraggio,
una sfida che non finisce mai.
Oriana Fallaci
A te, che dal tuo angolo di paradiso mi osservi e sorridi.
Sì, proprio a te, che sei stata amica e consigliera che mi hai insegnato la vita, ma sei volata via troppo presto, senza insegnarmi a lasciarti andare.
A te, che mi manchi ogni giorno...
Ti voglio bene! Ciao Ciccia.
PROLOGO
Sono stufa marcia delle statistiche, odio le statistiche, odio tutti i dati riportati nelle statistiche, e odio gli argomenti che trattano le statistiche. Odio la mia vita, perché mi occupo di statistiche!
Tutto il nostro sistema ruota attorno alle statistiche ma, a quanta gente importa veramente cosa dicono?
Per esempio vi interessa sapere che nel milleottocentoquaranta, nell'alta Lombardia esistevano trentadue fabbriche di formaggio? O che nell'ultimo anno il mercato immobiliare è calato del quattordici per cento, con il relativo calo del prezzo degli immobili?
Se oggi come oggi le aziende falliscono e le famiglie non arrivano alla fine del mese, a chi può importare che le case costino meno, se tanto quasi nessuno può permettersi di comprarne una?
Concentriamoci, invece, sull’argomento di cui mi sto occupando in questo momento: le relazioni tra uomini e donne.
Statisticamente parlando, in Italia sempre più giovani dichiarano di credere nell'istituzione del matrimonio ma il tasso nuziale è in netto calo. Cosa significa, che credono nel matrimonio ma non si sposano?
Dal millenovecentosettanta (anno dell'approvazione della legge sul divorzio in Italia) ad oggi, sono notevolmente aumentati i casi di separazioni e divorzi, ma il nostro paese è all'ultimo posto in Europa, per il numero degli stessi.
Forse all'estero sono più furbi di noi, perché non si fossilizzano in rapporti ormai finiti? O noi dimostriamo una maggiore tenacia nel voler salvare una relazione?
Fino a poco tempo fa ero fermamente convinta che per far funzionare un rapporto a due ci volessero passione, amore, sesso, e una buona dose di sopportazione.
Dimenticatevi tutto questo, l'elemento basilare è la comunicazione! Fa niente se poi, frustati, sfoghiamo i nostri istinti sessuali fuori dalle mura domestiche. L'importante è parlare con il nostro partner.
E udite, udite, quando all’interno di una coppia c'è un problema di comunicazione, nella maggioranza dei casi è colpa delle donne.
Perché se è vero che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere, probabilmente parlano due lingue diverse, e se la donna non dice esplicitamente all'uomo ciò che desidera, quest'ultimo non se lo può di certo inventare. Dico io, fare uno sforzo e incontrarsi a metà strada?
Infine il dato più eclatante: un uomo in media ha sette partner sessuali, le donne quattro partner seri. Se la matematica non è un'opinione, calcolate voi quanti uomini decenti sono in circolazione!
Peccato che sia costretta ad attenermi alle statistiche. Se potessi esprimere il mio parere personale, sia gli uomini che le donne ne uscirebbero a pezzettini. Prendiamo le donne e mi ci includo anch'io, non tanto in quanto tale ma per affinità di pensieri e azioni. Secondo me si dividono in tre categorie: quelle cresciute a pane, Nutella, e favole, sempre alla ricerca del principe azzurro, che quando si trovano a dover scegliere tra un uomo sensibile, amorevole, con una discreta posizione economica, e un altro, inaffidabile, inafferrabile, incallito sciupa femmine, scelgono quest'ultimo, senza ricordarsi che il principe azzurro arrivava in sella al suo cavallo bianco, prometteva fedeltà, amore, un bellissimo castello, e non a bordo di una fuori serie, dicendo: Hey baby, sono uno spirito libero, non ho voglia di impegnarmi in una storia seria.
Poi ci sono quelle che vorrebbero il principe azzurro, ma non avendo la pazienza di aspettarlo si accontentano del primo che trovano, tanto c'è sempre l'opzione divorzio.
A tal proposito mi viene in mente un aneddoto: qualche giorno fa ho incontrato una mia ex compagna di corso all'università. Avete presente la classica brava ragazza, che si mantiene vergine per l'uomo della sua vita? Datele un volto e vi apparirà lei.
Le ho chiesto: «Hai trovato il tuo principe?»
Lei mi ha risposto: «Non ancora, ma nel frattempo ho sposato un rospo».
Spero vivamente che scherzasse, altrimenti in circolazione ci sarebbe un marito a tempo determinato, totalmente inconsapevole di esserlo!
Alla fine ci sono quelle come me: donne che vogliono trovare il principe azzurro a tutti i costi, e credono di vederlo in ogni uomo che incontrano. Il risultato è un elevatissimo numero di relazioni sbagliate, con uomini altrettanto errati.
Se non vi riconoscete in nessuna di queste categorie, allora fate parte del ristretto numero di paraculate che hanno trovato l'uomo perfetto!
Arriviamo agli uomini: ci sono i poveri miserabili
, quelli convinti che tutte le donne siano sgualdrine (a parte le loro mamme e sorelle naturalmente), e che anche qualora si sposassero, non avrebbero l'intelligenza necessaria per trattare con il dovuto rispetto le loro compagne.
Gli insensibili imbecilli
, ovvero i Don Giovanni, impenitenti e impuniti, che ovunque passano fanno tabula rasa, e lasciano solo cuori infranti.
Infine i bastardi
, cioè i peggiori, i lupi travestiti da agnelli. Ti conquistano spacciandosi per uomini con la U
maiuscola, e dopo che ti hanno portata a letto un po' di volte, spariscono dalla sera alla mattina e nemmeno l'Interpool riesce a rintracciarli.
Ovviamente questo è il mio pensiero, e non pretendo sia condiviso da tutti e in tutto.
La mia domanda ricorrente è: una ragazza come me, non particolarmente bella, sempre in lotta con la bilancia per i chili di troppo, davvero può aspirare alla magnificenza del principe azzurro?
Non ho mai trovato una risposta ma di sicuro non mi sono mai accontentata di qualcosa meno della perfezione. Forse è per questo che sono ancora zitella o single, che dir si voglia.
Per iniziare a parlare di me, devo premettere che non sono nata con una fata madrina accanto, che mi ha donato le fattezze di una dea. I miei genitori invece sì.
Io sono il risultato mediocremente riuscito di un incontro tra un bellissimo uomo italiano, che ancora oggi a sessantacinque anni fa voltare le donne per strada, e una magnifica donna creola molto più giovane di mio padre, che gli uomini li stende letteralmente.
Sono figlia unica, forse perché dopo aver visto il risultato della loro unione, i miei genitori hanno deciso di non procreare più, e per evitare il pericolo di un ripensamento hanno proprio divorziato.
Qualcuno penserà che sia una pessimista, maniaca depressiva. Tutt'altro, sono assolutamente solare, quella che si dice l'anima delle feste, la trascinatrice di folle, ma quando mi guardo allo specchio mi vedo e soprattutto mi accetto per quella che sono, cioè una cicciotta ragazza mulatta, con capelli e occhi castani, il naso troppo piccolo rispetto al viso e labbra troppo carnose.
Intendiamoci, non sono un mostro, ma paragonata ai miei vecchi
sembro più Quasimodo il gobbo di Notre Dame, che Esmeralda la bella zingara. Ah, mi chiamo Olivia Santini, in onore della nonna paterna e ho ventotto anni.
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Occuparsi di statistiche significa documentarsi sull'argomento sul quale lavori, e fare varie ricerche. Per esempio, parlando della violenza sulle donne, è bene sapere la quantità di denunce ritirate dagli organi di giustizia e i ricoveri ospedalieri, i casi di stupro eccetera, eccetera, eccetera. Tutti i dati raccolti devono essere confrontati con quelli di una precedente ricerca, che tratta lo stesso argomento, al fine di raggiungere una media matematica.
Essendo una lavoratrice free lance, o precaria se preferite, non ho un ufficio dove svolgere le mie ricerche, quindi lavoro nel mio piccolo monolocale in affitto, e siccome oggi non ho particolarmente voglia di pensare alle statistiche, ho invitato a colazione (quando dico colazione intendo colazione, e non quella specie di pranzo che fanno dall'altra parte del mondo), il mio vicino di casa Oscar. Ho intenzione di fargli qualche domanda sul suo rapporto con le donne, una specie di intervista che mi servirà per il lavoro che mi hanno affidato. Oscar è un tipo interessante, ha i capelli rossicci, sempre spettinati, gli occhi scuri, ed è molto alto. Durante uno scambio di zucchero e uno di caffè, elementi necessari per intrattenere ottimi rapporti di vicinato, ho scoperto che nella vita fa il traduttore, e che anche lui lavora da casa.
Gli ho detto di venire alle nove e rigorosamente a digiuno. Ho bisogno che qualcuno si faccia fuori la torta di mele che ho preparato ieri, in un momento di ribellione alla dieta.
Alle nove e due minuti suona il campanello.
«È aperto!» Urlo come se mi trovassi nell'ala ovest di un castello. In realtà tra la mia mini cucina e il mio mini soggiorno, barra camera da letto, ci saranno sì e no quindici passi d'uomo.
«Ciao vicina.» Dice Oscar entrando.
Indossa un paio di jeans logori e una maglietta con l'immagine di Batman.
Anch'io non sono proprio elegantissima nella mia tuta da ginnastica preferita ( che è quello che si dice di un capo quando diventa troppo vecchio), e le babbucce di lana antiscivolo. Non sono truccata, non m'interessa far colpo su Oscar, sono cotta marcia del mio ultra, mega, super, bel dentista. Aggiungerei dolce, visto che ogni volta che vado da lui mi regala i lecca - lecca senza zucchero, di solito destinati ai bambini. È una fortuna che porti un apparecchio per i denti (che uso solo la notte), altrimenti non saprei che scuse inventare per andare da lui tanto spesso.
«Ciao.» Rispondo, portando in soggiorno il caffè ancora caldo e la torta di mele.
Oscar mi segue, guardandosi attorno. È la prima volta che varca la porta d’ingresso.