Genitori e scuola
Di Vania Rigoni
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Anteprima del libro
Genitori e scuola - Vania Rigoni
www.labottegadellapedagogista.com
Capitolo 1
Approccio alla scuola
Dare senso - Il Bambino a scuola
Cosa significa dare senso
alla presenza di un bambino a scuola in questo momento storico ove l’istituzione scolastica e le sue componenti stanno cercando di riadattarsi al contesto mutato e mutevole?
Cosa significa per un genitore e per un insegnante in particolare e come la figura della pedagogista può essere risorsa per favorirla?
Perché si possa dare un senso a qualcuno e a qualcosa, occorre per prima cosa la consapevolezza dell’oggetto, in primis del Bambino. Quindi parafrasando Berry Brazelton, quello che oggi dobbiamo recuperare è la consapevolezza del soggetto, una Persona in evoluzione continua dal momento in cui è stato concepito al momento in cui diviene parte del sistema scolastico. E per fare questo è indispensabile che ci siano approdi fuori e dentro le strutture scolastiche ove sia i genitori che i docenti possano riferirsi per chiedere, comunicare, riflettere, progettare e confidare le proprie fragilità.
Questi spazi per genitori e docenti sono gli Sportelli di Ascolto⁵ che stanno nascendo gestiti da pedagogiste e che offrono l’importante e preziosa competenza educativa che oggi si è assottigliata nella scuola e nella società in funzione di quelle che sono invece le competenze psicologiche, neuropsichiatriche e sanitarie in genere.
Il genitore è il primo grande esperto del proprio bambino⁶, è colui che deve essere realmente ascoltato e accolto prima come soggetto e poi come soggetto educante.
Essere in grado di mostrarsi disponibili ad accogliere le parole di un genitore è una competenza che si acquisisce con la formazione e gli aggiornamenti, il lavoro personale e la capacità di auto-critica, non bastano gentilezza e buona volontà. Servono studi specifici e qualificati. Saper dare il tempo a un genitore di aprirsi, dare fiducia, raccontarsi e così facendo dare la possibilità allo specialista di aiutare lui e suo figlio è quanto oggi sento essere così delicato da mettere in pratica negli incontri con le famiglie da richiedere continua attenzione, cura e riflessione.
Chi meglio di un genitore può descrivere il figlio e la sua vita quotidiana specialmente quando è molto piccolo? Nessuno, sia la madre che il padre fin dalla endogestazione ne conoscono le sensibilità e le caratteristiche.
Questo significa per un professionista anche valutare quando è il momento opportuno di metterlo in crisi
per permettergli di aprirsi ad una riflessione che precedentemente non si sarebbe permesso di fare.
Dentro gli incontri con i genitori vengono narrate storie di figli, di famiglie, di lavoro che talvolta necessitano di una presa in carico di altre figure specialistiche oltre quella pedagogica, che tuttavia proteggono il cuore prezioso della storia: il bambino per cui si stanno rivolgendo a noi.
Questo vale anche per i colloqui a scuola, dalle educatrici del nido alle professoresse delle superiori, di fronte avete delle Persone adulte che vi portano insieme al loro figlio le loro storie. Qualcuna di loro non sa neanche come narrare, cosa dirvi, spesso si perde in mille dettagli e sembra non arrivare mai al punto. Per questo invito i genitori a ricordare ai colleghi il loro ruolo: sono specialisti dell’educazione, che si assumono il delicato mandato co-educativo oltre che didattico, un ruolo che li rende co-creatori di cittadini del futuro e per questo non possono che dedicare tutto il tempo necessario in particolare per quei genitori che non comprendono subito il progetto per il figlio o come superare alcune complessità.
Essere consapevoli che il centro di tutto quanto è il Bambino e il suo Sviluppo, sia per i genitori che per le insegnanti tanto più per gli specialisti crea un perfetto punto di partenza per l’Alleanza Genitori-Scuola di cui voglio parlarvi nei capitoli successivi.
In questo libro il protagonista è il Bambino appartenente a uno specifico lasso di tempo, che va dal Nido fino alla scuola dell’obbligo, un soggetto in apprendimento multifattoriale all’interno di un contesto strutturato sociale. Gli aiutanti sono i genitori e i vari educatori/insegnanti che troverà lungo il percorso fatto di ostacoli e ricompense, deboli e forti nemici o imprevisti.
Il genitore ogni mattina si alza e lo avvia in un luogo che non è più la sua casa e li lo affida a delle persone estranee perché vi trascorra la sua giornata confidando che in quel tempo egli si diverta, apprenda qualcosa che non sapeva prima, mangi e in alcuni casi dorma.
Lo spazio della scuola non è solo oggetto, solo pareti, banchi e accessori quanto invece è uno spazio attivo ed educante. ⁷Tutto quello che circonda lo scolaro dovrebbe essere fonte di ispirazione e di apprendimento, attivatore di curiosità e facilitatore di relazioni sociali.
Troppo spesso non è così, soprattutto appena si scollina alla Primaria vediamo spazi sempre meno educanti e sempre più performanti, deformanti e distraenti. Talvolta mi capita anche ai Nidi, con pareti cariche di soggetti antropomorfi, colori troppo finti, giocattoli di plasticaccia, quando invece un bambino della fascia 0-3 (anche 3-6 anni) ha necessità primaria di naturalità e giochi destrutturati pensati per loro.
Certo se entriamo nelle scuole e ci mettiamo ad indicare tutto quello che non funziona e non è idoneo, sia tu genitore che un educatore che la pedagogista, otteniamo di sicuro di ergere una muraglia fra noi e quelli che vorremmo fossero i riferimenti educativi e didattici di quel Bambino. Quando veniamo attaccati, sminuiti in quello che crediamo importante e utile, andiamo ad attivare delle difese che ci impediscono di ascoltare in modo costruttivo. Così, quello che dovremmo pianificare è la costruzione di una relazione di estrema fiducia che permetterà poi di essere propositivi, offrendo suggerimenti anche sconvolgenti spiegabili sempre attraverso le teorie e la scienza cui li abbiamo desunti.
Un Bambino a scuola necessita di spazi sereni, a misura delle proprie necessità di sviluppo (sia curricolare che sociale), ha bisogno di educatori che siano preparati e aggiornati, sereni e consapevoli, che sappiano progettare per il Singolo e per la Classe e siano in grado di coinvolgere quante più risorse naturali e non⁸ per ottenere per ciascun loro alunno il raggiungimento dei propri obiettivi.
Quindi per dare un senso
al Bambino soggetto scolarizzato e scolarizzabile suggerisco a tutte le parti in causa (genitori e insegnanti/educatori) occorre mantenersi sempre entro un’area di positività rispetto alle sue potenzialità, anche in presenza di disabilità o difficoltà, riconoscerne sempre la sua complessità come Persona in sviluppo continuo, proporsi in ottica collaborativa e disponibili ai suggerimenti che arrivano dall’esterno e dal bambino stesso.
Pillole pedagogiche: pre-ingresso a scuola
Alla riapertura delle scuole le mamme sono quasi tutte dentro il vortice compiti-acquisto materiali e testi-ordinare le documentazioni
e vi rientrano quando si tratta delle pre-iscrizioni per l’anno successivo.
Ti riassumo alcune indicazioni semplici e generali quanto importanti, per tener sottocchio la situazione e le fasi della vita scolastica con le dinamiche conseguenti.
NIDO
Il Nido, lo avete scelto già e sicuramente avete raccolto più informazioni del Tenente Colombo da mamme conoscenti e mamme amiche. Resta solo convincere le mamme che è la cosa migliore da fare (specialmente se siete senza nonni da coinvolgere) rientrare a lavoro e lasciare il vostro bimbo alle tate preparate che avete selezionato.
Vivere questo distacco per la diade madre/figlio sarà molto più faticoso se ti lasci prendere dai sensi di colpa, e il partner sarà l’aiuto più prezioso in questi momenti delicati di rottura di un legame biologico nato molti anni prima nell’utero della madre. Non fate l’errore di diversi babbi che ascolto in studio e dichiarano di non sentirsi utili fino ai 3/4anni, la figura paterna⁹ è fondamentale sia per emanare una protezione che alleggerisce il ruolo della madre concentrata nella nutrizione e sia per la relazione con un figlio che avrà fin da piccolissimo due solide certezze, i genitori.
Ricorda, meglio un distacco pensato in questa fase che un bambino insicuro poi, meglio un gesto coerente che produce sicurezza e certezze che un’azione ambigua che provoca paura e incertezza.
SCUOLA D’INFANZIA
La Scuola dell’infanzia o Asilo, che se non avete cambiato casa sarà probabilmente quella che frequenteranno anche il gruppetto degli amichetti del Nido. Adesso si inizia a fare sul serio, voi mamme siete tornate al lavoro del tutto (o comunque avete ripreso il vostro tran tran) e i vostri piccoletti cominciano a fare giochi sempre più complessi e strutturati. Si potrebbe dire che "la famiglia è per la prima volta tutta al lavoro!", ognuno di voi durante la giornata porterà avanti sfide e relazioni a volte positive, altre sfiancanti, per lo più tutte arricchenti.
Non ti far prendere dall’ansia, all’asilo non si impara a leggere e a scrivere, si impara la gestione del nostro corpo
come strumento di apprendimenti, si impara la relazione con gli altri, si devono sperimentare situazioni pre-curricolari e tutto immerso nel piacere del gioco e dello stare insieme. Cioè i bambini devono manipolare tanto e di tutto, sperimentare suoni e gusti, le senso-percezioni, muoversi con e senza musica, dipingere, chiacchierare e imparare ad ascoltare storie sempre più lunghe.
SCUOLA PRIMARIA
La Scuola Primaria che io resisto e chiamo ancora elementare a causa della mia età, dove la famiglia entra in una società cooperativa, composta dai bambini, le maestre e voi e ne uscirà solo al termine del percorso di studi variando solo il numero dei componenti. Come in ogni cooperativa, perché a fine anno ci siano degli utili da spartire, tutte le componenti devono investire tutto quello che hanno nel portare avanti gli obiettivi, allearsi fra i soci permette di delineare strategie più efficaci e veloci.
I bambini, alcuni in particolare, entrano nel sistema regole-lavoro con maggior lentezza per motivi svariati e per questo sia i genitori che le insegnanti dovrebbero occuparsi di sostenerli finché non hanno raggiunto un buon inserimento che li conduca a vivere una permanenza scolastica nutriente, allegra e motivata.
Per farlo a volte è sufficiente una buona comunicazione ricca di silenzi che ascoltano, altre è necessario chiedere a una specialista come me perché se qualcosa nel processo educativo non funziona bene va corretto.
Ultima cosa ricordatevi (genitori e docenti) che i bambini a scuola lavorano, quindi finito l’orario hanno un sano diritto a giocare, svagarsi, baloccarsi e annoiarsi e il tempo libero non deve essere completamente speso in attività scolastiche e strutturate, altrimenti è tempo prigioniero.
Questo ragionamento è valido dalla primaria in poi, evitate di affollare il tempo libero dei ragazzi e anche le maestre se lo dovrebbero ricordare (specialmente per quelli che fanno il tempo lungo). Quello che non si è appreso a scuola con uno specialista come un insegnante perché si dovrebbe apprendere a casa con la mamma e con il papà che fanno altri lavori? Non alimentiamo il business delle ripetizioni al nero che circola in Italia trasversalmente da Nord a Sud e che vincola le famiglie a spese talvolta insostenibili¹⁰.
Come attenzione a farvi risucchiare in gruppi social che speculano sulle fatiche del genitore alimentando hite speech e aggressività, che poi si riflettono sui figli in atteggiamenti arroganti, e indisponibili anche all’apprendimento.
MEDIE
Alla Scuola Secondaria di I grado (le medie), la maggioranza dei bambini (perché tali restano quando vi approdano) sembrano già degli adolescenti per la tipologia di comunicazione, accesso alle informazioni e stile di vita, ma non lo sono. La loro capacità relazionale, la capacità di decodifica e critica della realtà, l’affettività sono ancora quelle dei bambini seppur grandi (ma non degli adolescenti) e da questo contrasto sempre più spesso nascono difficoltà di adattamento al nuovo sistema scolastico.
Da un lato un infantile approccio allo studio e alle responsabilità (molti non si fanno la cartella, né si organizzano lo studio) e dall’altro mostrano una disinvoltura verso le relazioni sociali e la comunicazione via WhatsApp, una tensione emotiva in crescendo fino all’esplosione dell’adolescenza. In questo setting particolare emergono sempre più spesso situazioni di bullismi, comportamenti e parole violente apprese in famiglia che vengono agite senza filtro, come a volte ha invece riesce a mettere l’adulto, da bambini contro altri coetanei più fragili spesso solo per attirare l’attenzione, la popolarità e sentirsi meno deboli grazie al gruppo.
Facendo formazione ai docenti ascolto anche delle difficoltà a comunicare con le famiglie, in studio quest’ultime riportano la stessa cosa rispetto ai primi.
Forse noi professionisti dovremmo potervi dare un aiuto maggiore per favorire la nascita di rapporti positivi scuola-casa (per questo credo molto nei due tipi di intervento che promuovo, lo sportello pedagogico clinico, la formazione pedagogica ai docenti e la mediazione peer to peer¹¹) ma finché la normativa scolastica non consente uno spazio fisso nelle scuole con la presenza costante di una equipe multidisciplinare col pedagogista e mediatrice incluse vi suggerisco di stare un ascolto, abbandonando le diffidenze.
SUPERIORI
Scuola Secondaria di II grado, sperando che i