Il Punto del Punto Zero
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Anteprima del libro
Il Punto del Punto Zero - Grazia Favata
§§§§§§§
E se IO sono IO, in fondo, chi sono IO?
Iniziamo dalle mille domande che ci poniamo per affliggerci: … chi sono IO? … che ci sto a fare qui? … perché? … che valgo? … che scelgo? cosa faccio? da dove vengo? dove vado? dove arrivo? come arrivo?...
.
Correndo per le strade dell’esistenza con queste e mille altre domande similari, oberati da dubbi e conflitti, spesso, ci perdiamo o ci confondiamo ancora di più. Delusione e sconforto possono avere la meglio, solcando un vuoto che, se non riusciamo a colmare, può riuscire a sopraffarci in mille modi diversi e tutti deleteri.
Qui ed ora creiamo il danno.
Spesso ce ne rendiamo conto tardi, quando molto è andato già distrutto e il tempo stringe per recuperare e tentare di salvare il salvabile.
Di certo, abbiamo la necessità di comprendere, di iniziare ad avere consapevolezza, di avere uno o più modelli, di avere bisogno di un esempio, di capire.
A tutti, chi più chi meno, serve un bastone a cui aggrapparsi o un fuoco per scaldarsi.
Si, è vero, questa è una necessità: noi siamo un concentrato di bisogni mal soddisfatti e di desideri mai avverati
che dobbiamo assecondare.
Almeno proviamoci, con calma, con i nostri i tempi e con i nostri ritmi, partendo sempre e solo da noi stessi. Se un bisogno si coltiva lo si appaga.
La cosa importante è avere chiaro quali, fra tanti, sono i bisogni che bastino a soddisfarci, non fosse altro che per evitare di esaurire tutte le risorse in bisogni ossessivi che non ci bisognano affatto.
Se parto dal punto zero
e, dunque, parto da me, arriverò a comprendere la differenza fra bene e male e, con più o meno sforzo, riuscirò a fare una scelta.
Se avrò scelto il bene compirò un buon percorso. Se sono consapevole, con la bussola fra le dita, saprò scartare tutto ciò che disturba, che allontana dalla scelta di bene
. Per farlo, tasterò tutti i percorsi e segnerò ogni passo per arrivare alla meta. Altrimenti, niente, pazienza! si abbandona e ci si abbandona! La cosa grave, in casi simili, è che non possiamo darne la colpa agli altri, seppure riusciamo a fare finta di niente con noi stessi. È il cerchio magico dello schema, quello che creiamo, che ritorna come un boomerang: se ci nascondiamo a noi stessi, finiamo con l’alienarci dalla padronanza di noi stessi
. La colpa sarà del trucco sbagliato o dell’auto vecchia, del jeans logoro o del maglione non firmato, della palestra, del professore, del collega, del lavoro o, e quello è ormai di moda a tutti, dello stress.
Non è importante il mezzo che ci conduce, importante è che sia senza manipolazioni o condizionamenti esterni. Se parto solo da me arriverò a quella fetta di mondo che mi saprò conquistare.
Scaricando su tutti e su tutto, ho finito per scaricare pure me stesso. Tutto questo, per non tentare, almeno per oggi, di partire dal nostro punto?
Dal punto zero
, perché si parte spogliati da ogni manipolazione e da qualsivoglia condizionamento esterno.
Da questo punto, ci si invola nudi, come gabbiani posati sullo scoglio del mare, attenti solo ai suoni interni, quelli della nostra natura, prima di riprendere la direzione del volo.
Con qualunque attrezzo, pur di andare avanti, tanto non ci sono sconti, tutto si paga e, se questo è vero, tanto vale avere le idee chiare e andare avanti per l’obiettivo mirato, tanto ogni mezzo è buono, se il fine è la crescita.
Ogni lampo crea una scintilla.
Nel nostro immenso Mondo c’è posto per tutti e per tutto. Fedeli e infedeli, mussulmani, cattolici, buddisti … animisti … filosofi … credenti e miscredenti … tutto è buono se rientra nella mia scelta di buono. Tutto è buono se è conforme alla meta del rispetto del mio punto, diverso dal punto personale di ogni essere vivente.
Non è importante come si arriva alla meta, importante è arrivarci.
Se a primo impatto il concetto ci impatta
, forse è importante fermarci, per un paio di minuti.
Mettiamoci a sedere su una dura pietra e prendiamo in mano la nostra bussola. Magari possiamo porci anche un paio di domande, tipo: che genere di viaggio vogliamo affrontare per percorrere le vie della vita? Se parto dal punto zero
, quale sarà il primo passo in avanti che vorrò fare? Come lo farò? Davanti ad un bivio che scelta opererò?
Forse, in questo preciso momento, ancora, non si sa e forse non si saprà mai, dato che nessuna informazione preventiva ci viene data da un percorso se non dopo che lo stesso sia stato compiuto.
A nulla potrà servire informarci e di interrogarci, per capire come possiamo assecondare noi stessi, per avere una ulteriore scelta, se non mettere in atto la scelta. Poco importa se inciampiamo, siamo goffi e impacciati, tanto è il primo passo, e merita attenzione. Vivere non è correre è percorrere.
È segnare il passo, con il solco, per capire, per toccare, per annusare ed assaporare.
§§§§§§§
Noi siamo un composto di energia.
Se stiamo scorrendo queste pagine è perché vogliamo scoprire come la nostra guarigione naturale può dipendere anche dal nostro equilibrio energetico.
Quante volte dentro di noi ci siamo sentiti bloccati, come ad avere ricevuto un pugno sullo stomaco.
Quante volte abbiamo sentito che avremmo potuto farcela, ma dentro di noi sentivamo che tutte le energie giravano confuse, disordinate, senza una canalizzazione, un obiettivo cui fossero dirette.
In tale stato di disequilibrio, è possibile che tanti di noi abbiano fallito, oppure che ce l’abbiano fatta a stento.
Questo perché noi ci curiamo di tante cose, ma non ci fermiamo a pensare a noi come ad un composto di energia.
Quando ci sentiamo confusi è perché in effetti dentro di noi, anche se diciamo di stare bene, le particelle di energia che ci compongono girano in maniera disordinata.
Questo è un dato di fatto. Pensiamo a certe mattine, ci siamo alzati, come al solito, per andare al lavoro, ma quando ci siamo guardati allo specchio ci siamo detti:<< Oggi no, oggi non mi piaccio!>> Siamo gli stessi di ieri, eppure, una puntina diventa un brufolo, i denti sono gialli, i capelli crespi e non abbiamo nulla da metterci. Senza un motivo, tutto ci gira storto. Se il telefono squilla, mentre scendiamo le scale, rispondiamo irritati e diventando antipatici. Innervositi e odiosi per come siamo, diamo fastidio pure a noi stessi. Ce ne rendiamo conto e ci innervosiamo di più. Tutti i semafori sono rossi e già abbiamo fatto tardi al lavoro. La pausa pranzo è saltata, con un cornetto e un succo di mela, e, dopo il lavoro, prima di arrivare a casa, bisogna pure fare la spesa e andare in farmacia. È possibile che arrivati a casa, molti di noi, siano riusciti a rilassarsi, magari facendo solo una doccia o mettendo musica o il programma tv preferito e sgranocchiando noccioline. È pure vero che molti di noi, spesso, non ci siamo riusciti, trascinandoci fino ad una notte piena di angosce. E così, per diversi giorni siamo stati male e a letto. Qualche volta trascinandoci dentro la rabbia, altre volte andando dietro a stati di depressione o a stati di sotto tono.
Se l’energia dentro di noi gira confusa, molti di noi si rendono conto che magari è questa la causa del malessere.
Se lo generalizziamo, come un’epidemia distruttiva, lo percepiamo alla stregua di un morbo che affligge, come a castigarci.
Chi non comprende la causa ne subisce solo gli effetti.
Portiamo un esempio. Arrivando a casa anche la nostra serata diventa uno schifo. Il telefono continua a squillare e la nostra squadra del cuore perde. Magari una sola parola e si esplode, come riempiti di una miccia che prende fuoco.
Si rompono piatti, bicchieri, una foto, un diario, un libro.
Qualche volta un rapporto d’amore o d’amicizia.
Fatto sta che, almeno una volta nella vita, siamo riusciti a farci male e, peggio ancora, a fare male alle persone e alle cose più preziose della nostra vita, magari senza un vero motivo.
A volte non possiamo neppure riparare o ripararle e ritornare indietro. Ce ne accorgiamo nello stesso momento in cui spazziamo via i cocci e abbiamo spezzato situazioni e cuori.
È il caso di Michela che, dopo giorni di trattative per comprare una tenda da sole per la sua attività commerciale, e dopo una serie di buoni rapporti con la proprietaria dell’azienda che si era prodigata per risolverle i problemi di adattamento al soffitto, ad una richiesta di acconto extra, preso come forma di offesa, tipo: non per sfiducia, ma sono le regole della ditta
, esplode, senza un motivo, con la scusa di sentirsi stressata e nervosa. Quando Michela rientra a casa e prende coscienza, si sente dispiaciuta, per il comportamento offensivo e del tutto gratuito tenuto con la proprietaria dell’azienda, gentile, brava ed educata che, in fondo, non aveva alcuna colpa. Magari si era espressa male, nient’altro. Ma lei aveva trovato un pretesto per esplodere fuori una sorta di energia negativa che le girava dentro male. Era tutta sua e tale resta, e non può che essere lei stessa a buttarla fuori e a disfarsene.
Lei sostiene di avere appreso la lezione. Ritornando a casa, ha preso l’agenda e ci ha annotato sopra: Di sicuro ho sbagliato a parlare, senza un motivo. Avrei potuto esprimere meglio le mie ragioni, ma non ho saputo comunicare. Mi sono resa pesante, boriosa e sono riuscita a rendere più difficile la strada del rapporto con una brava persona
. E’ l’energia di Michela che è sottosopra e disordinata. Ora lei se ne è accorta e questo già è molto importante.
È la scintilla che accende i grandi fuochi.
Impariamo intanto a stare attenti, perché un episodio come quello vissuto da Michela, può innescare strane emozioni negative. Può, varcata la soglia, fare subentrare sensi di colpa o quello strano tarlo di sfiducia che porta a sminuirci. Può lasciare il solco ove insinuarsi il velo della tristezza o della malinconia. Può esplodere nella rabbia o in episodi di violenza.
Forse è arrivato il momento di imparare a comprendere come sintonizzare bene le onde energetiche dentro di noi.
Facciamolo, da soli, tanto è solo a noi stessi che dobbiamo rispondere di ciò che siamo. Di come comunichiamo, di come ci affliggiamo, amiamo, e perfino moriamo. I concetti sono semplici e, se vogliamo, possiamo andare oltre.
Tanto, da ora, incominceremo a capire come prendere contatto con il potere magico dell’energia che è dentro di noi e dei motivi per cui ci conviene farlo, nel nostro stesso interesse.
§§§§§§§
I bambini e l’approccio spontaneo con l’energia.
Tutti i bambini hanno un approccio spontaneo con il mondo circostante e con l’energia.
Oggi che siamo adulti lo ricordiamo, magari a tratti, con le immagini che affiorano, ad intermittenza, nei nostri sogni notturni e diuturni, come una lampadina che si accende e spegne.
Ricorderemo del pelo morbido del gatto che abbiamo portato a casa, nostro compagno di infanzia, oppure ricorderemo del vicino che prendeva il suo cane a calci e pugni e nessuno poteva fare niente per fermarlo a quanto era grosso, non tanto il cane quanto il vicino. E di quel brutto lupo nero che arrivava nelle notti buie e fredde a metterci paura e a farci affondare il naso sotto il cuscino.
Il bambino che ha la fortuna di nascere sano e senza tanti condizionamenti già nella fase del concepimento, detiene tutti i punti di percezione aperti. Man mano che cresce, tende a chiuderli.
Molto spesso quando siamo bambini, non riusciamo a comprendere bene come gli altri e il mondo esterno ci impongano delle costrizioni, spesso spacciate per sistemi educativi. Man mano che diventiamo adulti continuano ad essere sempre più schiavi di tutto quello che necessita per metterci alla pari con le regole degli altri. Papà ci punisce e mamma ci consola.
Mentre i condizionamenti esterni crescono, i nostri punti di percezione si chiudono. In alcuni casi gli effetti sono così dannosi che arrivano a portarci alla regressione ed alla involuzione.
Questo è un dato di fatto. Molto spesso neppure ci accorgiamo di quanto una ninna nanna della mamma possa condizionare tutto un intero percorso della nostra esistenza.
L’odore di un fiore, la luce di un colore, la carezza, come il peso di uno schiaffo.
Di certo sarà diverso il condizionamento subito dal bambino che cresce in una famiglia piena di armonia