Memorie di un' anima smarrita
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Anteprima del libro
Memorie di un' anima smarrita - Carla D'Acciò
1.
Spesso mi sono chiesta chi sono, cosa voglio, cosa penso.
Mi sono sforzata di darmi qualcosa da pensare e puntualmente quei mei pensieri si affidavano alla routine, raggiungendo il loro limite ultimo: l'inutilità.
Ho tentato invano di attribuirmi qualsiasi aggettivo, che nella mia visione d'insieme, s'intonasse meglio con l'idea che avevo di me. Tuttavia, talvolta alcuni di questi aggettivi combaciavano con quelli che la gente attribuiva me.
Ma qual era in fondo la differenza?
Qual era la differenza tra la gente e me?
Io delle differenze non saprei dire nulla, ma forse conosco l'unica somiglianza tra noi: a ciascuno spetta una ed una sola vita di cui disporre e godere.
Noi dovremmo essere i primi esecutori e i primi responsabili delle nostre scelte, ma è così comodo rimettere tutto al prossimo...
Ed ecco che il mio primo passo verso la confusione è messo. Mi manca qualcosa che non so definire.
Cos'è la mancanza di qualcosa, di qualcuno, quando a mancarmi è il mio IO?
Ho fatto una scoperta:
LA MIA MENTE NON FUNZIONA SOTTO COMANDO.
Ho scoperto l'importanza del tempo e di non possedere la mia mente come possiedo probabilmente - e sottolineo probabilmente
- la mia volontà.
Alla fine della storia forse non possiedo neppure la mia volontà, ma parlare della fine di una storia appena cominciata è prematuro.
Potrà apparire come una scoperta banale, scontata, comune; ma sapete? In tutta la sua banalità, questa è la mia scoperta e non è che un velo per nascondere un altro Mondo.
Ho provato a dirigere il mio pensiero verso due mondi completamente opposti. Avrei dovuto seguire la strada della riunificazione, io che mi son sempre sentita una persona per metà.
Purtroppo, non ho resistito al fascino degli opposti.
Ho cercato di mantenere e di costringere alla convivenza la mia cara natura benigna con la mia tanto amata natura maligna. Ho scelto di mantenere il reale a fianco dell'irreale. Avrò sicuramente creduto - in un momento di follia- che le mie capacità fossero diventate infinite e inesauribili per prendere una simile strada.
Mentre l'eterna indecisione attanagliava perfino le mie idee delle cose, io di vantaggio non ne ho tratto alcuno.
Parlando di opposti... Probabilmente tutto ciò che non è vantaggio me lo sono andata a cercare.
Ho potuto osservare come le reazioni involontarie della mia psiche non combaciassero con i miei desideri e come entrambi non potessero mutare in alcun modo le circostanze.
I miei pensieri sono i fautori del mio costante essere in fibrillazione.
Trema ogni angolo del mio cuore, della mia anima e così infinite vibrazioni si ripercuotono sul mio fisico e non mi lasciano in pace. Costantemente in preda ad una morsa allo stomaco.
E se fossero queste vibrazioni la chiave di ogni mia condizione?
Qualsiasi cosa potrebbe celarvisi dietro e così giustificarle.
Le vibrazioni, quelle vere, non avranno mai un degno rivale, probabile figlio solamente di artificiose congetture, studiate di fronte a due lancette di orologio.
L'essenza è vibrazione.
E l'essenza è il mio obiettivo.
Ho fatto ancora una scoperta,
parlandomi,
ascoltandomi.
Ho scoperto che non tutte le vibrazioni sono catastrofe.
Ho scoperto che diventano catastrofe quando le lasciamo inascoltate, volutamente.
Sapete? Volutamente forse non è neanche il termine giusto.
Troppe volte mi sono chiesta chi sono, cosa voglio, cosa penso; mi sono sforzata di darmi qualcosa da pensare, spesso rivelatasi inutile.
Mi manca qualcosa che non so definire, forse qualcuno, ma non abbastanza.
2.
Probabilmente non sei più chi sei stata ed è giusto che così sia.
E. Montale
Cosa sono, se non un piccolo frammento di eternità?
Sono solo una persona. E forse non sono niente.
Guardo ogni cosa, alle mie spalle, sgretolarsi sempre più rapidamente. Cenere spazzata via dalle correnti di superficialità. Correnti delle quali mi son riempita le tasche.
Eppure, adesso ho voglia di correre senza i miei dannati vestiti, libera da quei pezzi di stoffa che presentano il mio essere a modo loro e non mio.
Sono andata via.
Sono andata a cercare un posto nel Mondo per me, adesso che una casa la mia anima l'ha perduta.
Ho visto tanto per la misura che avevo del mondo: laghi, fiumi, mari, monti, prati, edifici.
Adesso il ricordo di tutto ciò che ho visto è sbiadito. Mi affaccio al Mondo sperando di imbattermi nella vista di qualcosa che attiri la mia attenzione.
Ci sono bus che scorrono da un angolo della città ad un altro, gente senz’anima in movimento, nulla mi suscita emozioni.
Mi soffermo su me stessa a mio modo.
La mia condizione è fatta di apatia, sono qui a guardarvi dall’alto e mi sembra di esser sempre stata ferma.
Se potessi, non dormirei per notti intere, prenderei uno dei libri che più ho reputato inutili e comincerei a leggerlo con tutto l’entusiasmo del mondo, solamente per provare la gioia di sentirmi meno vuota, per sentire anche solo per un attimo che anch’io sono realtà.
Se potessi, tornerei all’ingenuità che tutto nasconde e nulla rivela.
Chi di noi non ha desiderato almeno una volta di tornare bambino per riscoprire il valore della semplicità?
Io se potessi, tornerei sull'altalena della mia infanzia e ci rimarrei per ore, era la mia giostra preferita, nel suo andare su e giù ripetutamente scacciava la noia della solitudine.
Ma si cresce e non ci si può opporre al ciclo della vita.
Ho scelto di lottare contro i più deboli per provare il gusto di sentirmi invincibile, non ho mai lottato davvero contro i più forti, per timore di confermare che la mia certezza dell’essere, fosse infondata.
Ho sempre dubitato di me. L'inettitudine era come un’ombra alle mie spalle, sempre presente...
Non riesco ad arrendermi all’idea di dover andare oltre tutto ciò che è terreno, non provo nulla e l’idea di non vedere, né sentire più nulla mi assilla.
Ho quasi l’impressione che la mia fronte sia madida di sudore, che il mio cuore batta all’impazzata, le mie mani non smettono di muoversi, i tremori alle gambe quasi mi mandano giù.
È solo abitudine.
Io non ci sono.
Cosa ho fatto al Mondo, per morire di asfissia?
Per non avere l’opportunità di rimediare?
Per non avere un'altra chance?
Ecco, ci risiamo,
sono ancora qui,
morta.
3.
Sono qui ad immaginare.
Con le mie scelte.
Così ho deciso di cominciare dalla prima immagine che mi si presentava alla mente, ripensando all’ultima mia volta tra la gente.
Sono al centro del Mondo, circondata da persone, ognuno preso dalle proprie storie, dai propri interessi. La strada è spianata, una delicata e lieve melodia si ode. La sua andatura combacia con il mio respiro, pare interna più di quanto esterna sia realmente. Ad ogni suo punto di flessione è come se tutto si fermasse in attesa del mio prossimo passo verso la ripresa.
In quell’esatto momento qualcosa in me si è mosso e non era sotto il mio controllo. Avevo l'impressione che ascoltando le mie emozioni, probabilmente vogliose di emergere da troppi giorni, queste alzassero sempre più la voce.
I luoghi non erano