Il Futuro di Cuba c'è: Appunti di viaggio
Di Elena Ferro
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Il Futuro di Cuba C'è è un reportage in bilico tra il racconto giornalistico e l'appunto del cuore, oggi ancora attualissimo, anche dopo le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti.
E la tesi sostenuta dall'autrice si rivela in tutta la sua forza: il futuro di Cuba c'è, anche senza Fidel.
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Anteprima del libro
Il Futuro di Cuba c'è - Elena Ferro
Ringraziamenti
PREMESSA
Sono stata a lungo indecisa su come raccontare il nostro viaggio nelle province dell’Avana e di Cienfuegos a Cuba, in bilico tra la tentazione di scrivere un saggio, come la mia formazione e cultura personale suggerirebbero, o un reportage, un racconto giornalistico di ciò che ho visto, lasciando le valutazioni e le riflessioni che necessariamente emergono da un viaggio di questo tipo, non trattate esplicitamente, ma tuttavia presenti. Ho scelto la seconda ipotesi, perché mi è sembrata più semplice e più congeniale per trasmettere le emozioni, i sentimenti, i ragionamenti ad alta voce che io, Mauro e Nadia abbiamo fatto in questi 15 giorni di viaggio durissimo ma tuttavia così maledettamente significativo, per ciascuno di noi.
L’idea è nata quasi per caso o per gioco: come cittadina onoraria della Provincia dell’Avana sentivo l’esigenza di comunicare ad un numero il più possibile ampio di persone che cosa fosse la realtà di questa terra, al di là della propaganda politica (che pure mi ha vista, quando ne ho avuto occasione, protagonista), e delle notizie parziali che ci arrivano di quel popolo, ostinato com’è il mondo nel censurare, nel nascondere, nell’interpretare a modo suo la vita, i valori, le idee di gente che non si lascia omologare al pensiero dominante.
E questo, si badi bene, non è un valore in sé. Lo è quando questo resistere alla indifferenziazione diventa un modo per proclamare con forza il diritto alla propria diversità, alla possibilità di esistere, alla libertà per ogni popolo di decidere del proprio futuro.
Mariangela, che avevo conosciuto quando facevo l’Assessore in Provincia di Torino occupandomi di acqua e di cooperazione con il sud del mondo in questo settore, mi suggerì di utilizzare il mezzo audio visivo per fare ciò di cui oggi si sente maggiormente il bisogno: comunicare, mostrare, informare. Mi presentò Mauro, regista e suo compagno, e decidemmo insieme di partire per Cuba dove avremmo tentato di fare quello che ci interessava. Documentare la vita quotidiana di questo popolo, lasciando ad altri il giudizio definitivo, che si sa, in realtà non è appannaggio di nessuno, occorre ben ricordarcelo di questi tempi.
All’ultimo momento si aggregò la mia amica Nadia, che non si è lasciata sfuggire una occasione d’oro, come poi ha ammesso in seguito e che tanto ha fatto per stemperare la tensione e la stanchezza dovuta a intere giornate di riprese, di interviste, di viaggi scomodi, sotto un sole cocente……
Anche Gilberto, amico carissimo e cubofilo
incallito, docente all’Università dell’Avana, doveva essere della partita, ma all’ultimo ci ha lasciati soli….ma in buone mani, con i compagni della Provincia dell’Avana.
Compito arduo, direte voi. Avete ragione.
Questo piccolo contributo, scritto da una dilettante, non può che dare un piccolissimo contributo alla fame di notizie fresche e dirette, alla disperata volontà di quella gente di raccontarsi, di aprirsi degli spazi di comunicazione con il mondo per dire ci siamo e siamo fatti così.
Tuttavia è un dovere che sentivo. Un atto d’amore che devo nei confronti di questa gente e di questa terra che mi ha accolta e trattata come una sorella
SI PARTE
E’ il 2 marzo 2004. Sono riuscita miracolosamente ad abbandonare per due settimane il lavoro intenso di Assessore nella Giunta della Provincia di Torino. Ho staccato tutti i telefoni e sono qui, all’aereoporto di Torino per un volo su Madrid e poi da qui all’Avana. Doveva essere una settimana di vacanza, tutta mare e vecchi amici. Si è trasformata in due settimane di lavoro giornalistico. Io che fino ad ora non ho scritto altro che qualche articolo per il giornalino del gruppo regionale del mio partito, i Comunisti Italiani, e alcune presentazioni di pubblicazioni che ho realizzato come Assessore.
Sono ancora un po’ sbigottita. Tra il caldo e le snervanti attese mi assalgono le solite domande: ce la farai? Unitamente agli altrettanto attendibili ma chi te lo ha fatto fare
?
Sono più di 3 ore che aspetto. Insieme a me un popolo multiforme e colorato, eccitato, in partenza per la meta delle sue vacanze….un po’ di invidia. Poi i loro volti. Sono ragazzi in gruppetti da 5 pronti all’assalto di Varadero, la spiaggia più nota, la Copacabana di Cuba, uomini maturi, molti da soli, certi di trovare una facile compagnia.
Famiglie miste che rientrano alla casa materna per mostrare come si può i frutti della propria affermazione sociale in occidente e del loro amore per le famiglie cubane.
Mi sbattono in faccia una dei tratti più conosciuti di Cuba. Ma già lo sapevo, come tutti. Non sono qui per questo, mi ripeto. Ci deve essere dell’altro.
Il Console Cubano, Arnaldo Molina Perez, mi ha spiegato mentre mi compilava personalmente il visto, che gli italiani sono la seconda nazione in ingresso turistico a Cuba, dopo il Canada. Dunque laggiù saremo proprio in tanti.
A Madrid incontro Mauro. Ci vediamo per la prima volta, i contatti erano solo telefonici. Un essere lungo e cupo con in braccio un enorme borsone. E’ l’Attrezzatura, e mentre penso a quanto possa pesare e quasi lo compiango, mi viene incontro, ha capito che sono io quella che Mariangela ha definito l’autrice del reportage. Già.
Siamo entusiasti. L’idea di programmare bene tutto è ancora assolutamente presente in