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Per pregare Dio, Padre d'ogni uomo, con le parole di Gesù- Fascicolo Primo
Per pregare Dio, Padre d'ogni uomo, con le parole di Gesù- Fascicolo Primo
Per pregare Dio, Padre d'ogni uomo, con le parole di Gesù- Fascicolo Primo
E-book223 pagine2 ore

Per pregare Dio, Padre d'ogni uomo, con le parole di Gesù- Fascicolo Primo

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Info su questo ebook

L'analisi del tema “Perché Dio, perché la vita”, accettando l’ipotesi che la nostra esistenza sia una verità a fronte del Nulla, dalle più recenti affermazioni della scienza sulle verità dell'Esistente, trae la sostenibilità della realtà di un Essente, giustificazione d'ogni forma dell'Essere che, per antica e diffusa tradizione, è variamente inteso come Dio. Poi, cercando il senso delle antiche espressioni ebraiche del Genesi, primo libro della Bibbia, vagliandone la rispondenza con i destini e le sofferenze dell'umanità, presenta la scoperta di una, o della, fondata ragione della nostra vita, quale tremenda e bellissima opportunità.
LinguaItaliano
Data di uscita27 feb 2014
ISBN9788891133717
Per pregare Dio, Padre d'ogni uomo, con le parole di Gesù- Fascicolo Primo

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    Per pregare Dio, Padre d'ogni uomo, con le parole di Gesù- Fascicolo Primo - Giannantonio Viola

    *

    FASCICOLO PRIMO

    PERCHÈ DIO – PERCHÈ LA VITA

    ARGOMENTI

    PERCHÈ DIO.

    Premessa.

    Vie d’indagine per cercare Dio.

    L’INTELLETTO CERCA DIO.

    Con la filosofia. Pensieri.

    La condizione che può reggere una fede.

    Ascoltando la voce della natura.

    Considerando il caso quale creatore.

    Una ragione altra dal caso e da Dio.

    Indagando con la scienza. (Nota).

    Il senso di alcune parole.

    La vita.

    Il tempo.

    Lo spazio.

    La materia.

    Legame tra materia, pensiero e spirito.

    Che cosa o chi siamo.

    La verità e la ragione d’essere di Dio.

    Nota sul principio di causa-effetto.

    VERSO UN DIO CREDIBILE. Introduzione.

    Attendibilità della Bibbia. Storicamente e come parola di Dio.

    La lettura della scrittura ebraica

    L’alfabeto ebraico.

    DIO SI FA CONOSCERE.

    Parte prima. Il diritto d’essere il creatore.

    Dall’Esodo.

    Rivedendo i brani scelti.

    PERCHÉ LA VITA (Questa nostra vita).

    Dal libro della genesi. Premessa.

    Genesi. Il testo.

    Rivedendo i brani scelti. Introduzione.

    Analisi dei brani scelti.

    Dal versetto 1/1 al versetto 1/25. La creazione dell’universo.

    Dal versetto 1/26 al versetto 2/24. La creazione dell’uomo.

    Il senso di alcune parole.

    Dal versetto 3/1 al versetto 3/24. La ragione della nostra vita.

    CONCLUSIONE DELLA PARTE PRIMA.

    * * *

    PERCHÈ DIO.

    PREMESSA.

    Com’è noto, di fronte alle difficoltà della vita l’umanità ha elaborato il pensiero dell’esistenza di esseri superiori, che, definiti Dei, dirigono ogni nostro destino.

    Così questa idea, da sempre compagna dell’umanità in risposta alle sue paure, perlopiù dovute all’ignoranza delle leggi naturali e ad una concezione fantastica degli eventi, ha fatto concepire divinità d’ogni tipo per ogni occasione.

    Pensate sacre, temute e adorate, queste potenze sono state immaginate con aspetti umani o con sembianze di bestie variamente combinate, a governare il fuoco e la pioggia, l’amore e la guerra, e ogni altra possibile evenienza di cui l’uomo riscontri la sua incapacità di dominio; ancora oggi, senza fine.

    In genere, quali che siano, tutte queste divinità sono state immaginate con la possibilità d’essere invogliate a intervenire in favore di chi le prega con fede, offrendo loro ogni cosa sacrificabile e ogni sofferenza dovuta ad autoimposizioni di tormenti corporali secondo le più diverse forme di religiosità.

    Infatti, le espressioni di fede sono certamente infinite come le preghiere rivolte agli Dei, a volte espresse nel più intimo raccoglimento ed altre volte pronunciate con forza con altri fedeli dello stesso credo, cantate da un luogo elevato da un maestro di preghiera o affidate a canne vibranti nell’aria o, ancora, scritte su bandierine che le consegnano al vento, o scritte su fogli nascosti tra i sassi di luoghi sacri per consegnarle direttamente alla propria divinità.

    Ma, affinché l’atto di pregare (un) Dio non sia un gesto inutile o sciocco, occorre poter credere non solamente nella sua verità nell’Essere, ma anche nella sua capacità e volontà di ascoltarci e di risponderci.

    Infatti, per lasciare maturare in noi un convincimento della sua presenza nell’universo della nostra esperienza terrena, forse vorremmo che fosse visibilmente buono e giusto e sempre attento a predisporre e garantire per noi le condizioni di vita migliori che potrebbero indurci a riconoscerlo ed amarlo.

    Però, poiché le sofferenze del mondo paiono veramente negare ogni testimonianza del suo essere su di noi e per noi, è forse addirittura un atto di violenza voler parlare di Dio come Essere vero, buono e consolatore, a chi vive in sé una condizione di dolore senza fine, o a chi ha perso ogni certezza sociale e ogni affetto per un lento abbandono o per un tragico evento, o ancora, a chi non vede attorno a sé altro che morti cruente dovute alla ferocia umana priva d’ogni misericordia.

    Perciò, queste pagine, sono rivolte a chi ha bisogno di trovare ragione delle condizioni di vita sue o di chi gli sta a cuore, nella speranza che, alfine, possa comprendere, accettare o rafforzare, il pensiero che la ragione della nostra esperienza terrena sia attribuibile unicamente a Dio che qui chiamiamo Padre e che Gesù dichiara essere il solo buono.

    Qui, fortunatamente, già solo per questo primo fascicolo, potremo alfine scoprire che il fondamento di questa bontà è riconoscibile nella ragione della nostra vita presente, costretta a volte tra spine e tribolazioni e alla dissoluzione finale per quella sora nostra morte corporale di cui Francesco d’Assisi diceva: Laudato si’ mi’ Signore.

    Oggi poi, che con la comprensione scientifica di ciò che accade nel mondo fisico che ci circonda, si è abbandonata la considerazione del mito a favore di quella del fenomeno (per cui il fulmine è riconosciuto non più come l’espressione d’una violenza punitiva di un Dio nascosto tra le nubi, ma come un fenomeno fisico tra campi elettrici, persino in parte domabile ed evitabile), per cercare la conferma dell’esistenza di un Dio, ragione di un universo e partecipe all’esistenza d’ogni cosa creata, che possa essere utilmente pregato, abbandonandone ogni immaginazione fantastica, possiamo tentare di ritrovarla nella realtà in cui viviamo.

    E questo è ciò che faremo.

    Matteo 13/52: Ed egli disse loro: Per questo ogni scriba divenuto discepolo del Regno dei Cieli è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.

    VIE D’INDAGINE PER CERCARE DIO.

    Abbiamo detto: Ma, affinché l’atto di pregare Dio non sia un gesto inutile o sciocco, occorre poter credere non solamente nella sua verità nell’Essere, ma anche nella sua capacità e volontà di ascoltarci e di risponderci.

    Dunque, dubbiosi come il Tommaso apostolo di Gesù che può essere in ciascuno di noi, per pensare che Dio sia una cosa vera e pertinente a ogni uomo, qui vogliamo poterlo riconoscere come verità presente nella realtà concreta del nostro mondo e della nostra vita, perché, un Dio immaginario qui non interessa.

    Perciò, volutamente liberi da ogni fede preconcetta, per il tema L’intelletto cerca Dio, ci inoltreremo per sei vie d’osservazione, secondo i temi seguenti:

    * Con la filosofia.

    * Ascoltando la voce della natura.

    * Considerando il caso quale creatore.

    * Una ragione altra dal caso e da Dio.

    * Indagando con la scienza.

    * La ragione e la verità d’essere di Dio.

    E le scoperte che si sveleranno alla nostra attenzione, potranno essere constatazioni di realtà a volte meravigliose, perché, come leggiamo nel decimo versetto del ventiseiesimo capitolo del Vangelo di Matteo, Gesù disse: Non c’è nulla di nascosto che non debba essere svelato e nulla di segreto che non debba essere conosciuto. Così, se potremo pensare che Dio sia ritrovabile in noi stessi e nel nostro presente e potremo riconoscerlo come Padre di noi, finalmente potremo accostarci all’esame della nostra preghiera con tutta la fede e la speranza necessarie.

    * * *

    L’INTELLETTO CERCA DIO.

    CON LA FILOSOFIA.

    Quando gli avvenimenti della nostra esistenza ci pongono interrogativi sul significato della nostra vita e sull’uso che possiamo farne e sui perché delle varie sofferenze che colpiscono l’umanità, non ritrovandone o non volendo riconoscerne le cause in noi, forse ne vorremmo in ogni caso una spiegazione. Per questo possiamo lasciar correre per ogni dove la fantasia accettando ogni mito o possiamo utilizzare ogni nostra facoltà per cercare una ragione credibile e verificabile e, come abbiamo appena ricordato, anche pensando ad un Essere personale, che per antica consuetudine, in varie forme equivalenti, è chiamato Dio.

    Ma, poiché è con le capacità di immaginare, riflettere e argomentare, che può svilupparsi la ricerca delle cause prime di ciò che vogliamo riconoscere come esistente, inizieremo a vagliare alcuni pensieri volti a questo scopo.

    Notando che coloro che sono ritenuti maestri di questo tipo d’indagine, detta filosofia, generalmente argomentano gli stessi dubbi e le stesse certezze che ogni persona prima o poi esamina sui perché della vita, possiamo iniziare un percorso verso la conoscenza di Dio, proprio iniziando con la lettura di alcuni loro pensieri.

    Però, trattandosi di considerazioni ben riconoscibili da chi ne pratica una certa frequentazione, qui non ne saranno citati gli autori, perché, per una lettura senza condizionamenti, a ogni brano si possa attribuire il valore che personalmente sentiamo di dovergli assegnare per la verità o il dubbio che ci trasmette.

    Qui, quelli raccolti, patrimonio della cultura occidentale, sono ricordati seguendo il corso dei tempi, con una datazione indicativa della loro enunciazione riportata da vari testi di filosofia anche scolastici.

    * Riguardo agli Dei, non ho la possibilità di accertare se sono o se non sono, sia per l’oscurità dell’argomento, sia per i limiti della vita. (V sec. a. C.).

    * Perché Dio, che, totalmente felice in sé, ha voluto creare l’uomo perché l’adorasse e lo onorò tanto da creare tutto un mondo per lui, da farlo signore dei viventi, da amarlo come un figlio, lo fece afflitto da ogni male? (III sec. C.)

    * Se Dio vuole togliere i mali del mondo e non può, allora non è Dio perché risulta impotente.

    O può e non vuole e allora è invidioso, ossia nutre sentimenti di astio per la nostra condizione e non può essere considerato Dio. O non vuole e non può. Allora certamente non è Dio.

    Se vuole e può allora è Dio.

    Ma allora, dunque, da dove vengono i mali del mondo? E se non vengono da Lui, perché li permette? (I sec. a. C.)

    * Se esiste qualche cosa che l’uomo non ha potuto o non può creare, chi lo ha creato è superiore all’uomo. E chi è stato e continua a essere superiore all’uomo se non Dio?

    Dunque Dio esiste. (I sec. a. C.)

    * Se Dio non interviene nelle questioni della vita, da che cosa si comprende che Dio esiste? (I sec. a. C.)

    * Credere è così assurdo che quindi credo. (II sec.)

    * Non cerco di comprendere per poter credere, ma credo per poter comprendere. (1100)

    * Alcune cose sono semplicemente possibili perché si generano e si corrompono e quindi possono essere o non essere. Ora, è impossibile che tali cose siano sempre state. E quello che può non essere, qualche volta sicuramente non è. Perciò tutte le cose possono non essere.

    Quindi c’è stato un inizio delle cose e prima niente è esistito.

    Ma se ciò è vero, ora nulla esisterebbe, perché ciò che è non viene all’esistenza se non per mezzo di ciò che è.

    Se nulla avesse avuto l’Essere, sarebbe stato impossibile che qualche cosa avesse incominciato a esistere e così niente esisterebbe, ma riconoscendo l’esistere della nostra vita e del mondo, ciò è evidentemente falso.

    Questa necessaria possibilità dell’Essere, che deve esistere, è ciò che chiamiamo Dio. (1200)

    * Con i dogmi della fede si deve fare come con le pillole delle medicine: bisogna ingoiarle subito senza masticarle. (1600)

    * La paura che accompagna la vita di troppe persone si divide in buona e cattiva: la buona nasce dalla fede nel Dio in cui si crede, la cattiva è unita al timore di un Dio in cui non si crede. Gli uni temono di perderlo, gli altri temono di trovarlo. (1600)

    * Negare il caso non vuol dire affermare l’esistenza di Dio, potrebbe esserci una causa del mondo che non sia né il caso, né Dio. (1700)

    * Non userò il termine Dio perché il suo significato non è mai stato definito con chiarezza e perché forse non ci sono due persone che ne abbiano la stessa idea. Ne consegue che le discussioni su di esso non avranno mai fine. (1700)

    * Gli uomini hanno sempre tratto le loro convinzioni dell’esistenza delle divinità dall’ignoranza, dalle paure, dalle calamità. Gli uomini che hanno tremato si sono fatti le loro divinità. Dunque fu nel laboratorio della tristezza che l’uomo forgiò i suoi Dei. A essi sacrificò ogni sorta di bene materiale, i suoi giovani, i suoi figli. Il loro culto s’intreccia alla vita e finisce per oscurarne ogni conoscenza attribuendo a essi l’origine d’ogni avvenimento. La vita, non più cosciente e libera in sé, diventa condizionata dalla religione che il timore ha voluto che si inventasse. (1700)

    * Perché sostituire la fede con la celebrazione della Verità che nessuno conosce e con la Ragione che non ha mai asciugato una lacrima? (1800)

    * Si conosce l’uomo dal suo Dio e l’Iddio dall’uomo che lo pensa. La conoscenza di Dio è la conoscenza che l’uomo ha di sé stesso. (1800)

    * Se la teologia vuol definirsi conoscenza di qualche cosa, deve diventare veramente scienza naturale e conoscenza della realtà dell’uomo. (1800)

    * Se ci sono atei, vuol dire che le prove su Dio non valgono niente ed è alquanto imprudente fornire prove insufficienti perché, proprio queste, sono le più adatte a rafforzare l’ateismo. (1800)

    * Se per ogni esistenza vogliamo che ci sia una causa, allora dobbiamo volere una causa anche per Dio, ma se dobbiamo pensare che Dio abbia la sua causa in sé stesso, allora dobbiamo pensare che anche il mondo può avere la sua causa in sé stesso. Senza avere necessariamente bisogno di Dio. (1800)

    * Se il concetto Dio è sopra dell’intelletto umano ed irraggiungibile, allora è indefinibile e per ciò stesso indimostrabile. (1900)

    * E’ impossibile parlare di Dio per comprenderlo. Non possiamo ritenerci al di fuori di Dio per comprenderlo. Ogni parlare di Dio, persino il definirlo buono, è destinato a essere l’espressione di una non conoscenza della Sua realtà. (1900)

    * Dobbiamo riconoscere Dio in quello che conosciamo, non in quello che non riusciamo a conoscere. (1900)

    * Credere in Dio vuol dire accorgersi che quest’esistenza in cui ci ritroviamo ha una qualche cosa d’incomprensibile, perché non ne capisco né la necessità né il fine. Credere in Dio vuol dire capire che la vita è una questione. (1900)

    * Non posso immaginarmi un Dio che ricompensa e punisce l’oggetto della sua creazione, un Dio che soprattutto eserciti la sua volontà nel modo in cui l’esercitiamo noi stessi. (1900)

    * La conoscenza di Dio è allo stesso tempo conoscenza e rinuncia alla conoscenza. (1900)

    * Non è che la mentalità moderna neghi l’esistenza di Dio, è che non riesce a dare un senso alla parola. (1900)

    * La fede ammette così poco il dubbio, che ci si può chiedere come si possa discuterne razionalmente. (2000)

    * Ho visto così tante atrocità insopportabili in pace e in guerra, che Dio non può permettersi di esistere. (2009)

    * * *

    LA CONDIZIONE CHE PUÒ REGGERE UNA FEDE.

    Dalla lettura dei brani filosofici scelti, emerge che già prima di Cristo si ragionava di Dio perlopiù accettandolo quale creatore del tutto con discussioni che quindi non riguardavano tanto la sua esistenza quanto le sue qualità, soffermandosi su ogni dubbio che potesse scaturire dalla constatazione dei mali del mondo. Qualità che potevano essere: la conoscenza del tutto e d’ogni singolarità, la potenza e la bontà, per concetti che possono avere diverse valenze. Infatti, secondo la nostra libera fantasia, un Dio può essere immaginato buono se pensato pronto all’amore, al perdono e all’aiuto, ma può invece essere considerato buono e giusto, se pensato pronto a concedere favoritismi e vendette a chi lo invoca per l’affermazione di egoismi anche rovinosi per gli altri.

    Così, discutere tanto di Dio senza definirne concordemente e inconfondibilmente il concetto, è tanto più assurdo quanto più chi ne vuol discutere si propone come maestro di pensiero.

    A proposito ricordo

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