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La seconda Terra
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E-book229 pagine3 ore

La seconda Terra

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Info su questo ebook

Dal pianeta Terra, dove gli uomini non riescono a trovare un pacifico ‘modus vivendi’, viene inviata un’astronave nello spazio alla ricerca di civiltà più avanzate dalle quali imparare le regole per una comune, se possibile, vita felice. Il giovane scienziato, capitano dell’astronave, approda su un pianeta simile alla Terra e trova l’amore e la ‘ricetta’ per la felicità.
LinguaItaliano
Data di uscita17 ago 2015
ISBN9788869630422
La seconda Terra

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    Anteprima del libro

    La seconda Terra - Stefano Milianti

    Stefano Milianti

    LA SECONDA TERRA

    Elison Publishing

    Proprietà letteraria riservata

    © 2015 Elison Publishing

    Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    Elison Publishing

    Via Milano 44

    73051 Novoli (LE)

    ISBN 9788869630422

    DEDICATO A PAPA FRANCESCO

    Quella ricchezza mal divisa, per anni ‘la bella vita’ dei gaudenti della società occidentale – che usufruiva della maggior parte dei beni lasciando agli altri le briciole – oggi deve essere ripartita fra un aumentato numero di soggetti – aventi – diritto.

    Infatti nuovi e popolosi paesi – fino a ieri definiti ‘poveri’ perché amministrati in modo non consumistico, quali Cina, India… sono venuti a chiedere la loro parte. In altri pochi anni tutti i popoli vorranno avere ciò che spetta loro dei prodotti di madre terra e sarà necessario ridurre i consumi. Purtroppo l’esperienza insegna che l’egoismo non ha limiti e quindi chi può – il ricco – vorrà consumare come e quanto prima e questo genererà tensioni, rivolte e forse guerre.

    Ma c’è un modo possibile per far vivere felicemente tutti gli abitanti del pianeta? Il protagonista di questo breve romanzo  lo scopre in un pianeta simile alla Terra, dove si vive secondo la Parola.

    Forse è un’utopia, ma se provassimo davvero? Infatti questa e l’unica via possibile per ogni salvezza.

    Alla Toscana, che mi dette vita, e all’Umbria che mi insegnò a pregare.

    TERRA DUE – LA SOLUZIONE

    Questo lavoro è dedicato a quegli idealisti che amano tutti gli uomini. Le idee nascono complete e buone, ma purtroppo ci ragioniamo sopra, le affiniamo e completiamo… le rivestiamo di tanta ‘accortezza’, senza renderci conto che vi immettiamo entropia e, alla fine, l’idea è distorta. Quello che spesso risulta errato è, però, il percorso deciso per giungere alla meta. In partenza sono buone sia le idee di destra che di sinistra, quelle dei pacifisti e quelle dei rivoluzionari, ma poi nell’attuazione… è accaduto che siano diventate fascismo o comunismo, rivoluzione o terrorismo. Quei giovani che ‘fanno’ perché hanno molte energie e quei meno giovani che ‘sanno’ perché l’esperienza li ha edotti, spesso si alleano per raggiungere un nobile fine di giustizia, ma la via che scelgono per ‘cambiare le cose’ è sempre errata.

    Questo accade, credo, perché chi decide di lottare dapprima si riempie di odio, di rancore, di desiderio di vendetta e poi, vista una strada, sposa un’idea già distorta.

    Se, anziché riempirsi di odio, coloro che desiderano ‘cambiare le cose’ si riempissero di amore, cioè di carità verso tutti gli altri, e, anziché desiderare di raggiungere una posizione di comando, desiderassero soltanto servire il prossimo… ecco che avrebbero fatto la rivoluzione più grande – e l’unica giusta. Per fare questo bisognerebbe capire alcune cose e non cadere nella trappola di false credenze, infatti gli ideali più alti derivano dalle religioni e così queste diventano importanti fattori di spinta. Sappiamo tutti quali grandi guai può causare un idealista che crede in una religione errata: basta pensare a Bin Laden e ai guai che ha causato al mondo intero seguendo un dio piccolo e impotente. (Spiego: se un dio ha bisogno di guerrieri che convincano gli altri uomini con la forza, per dargli un regno terrestre più grande, dove sono il suo potere e la sua potenza? È un dio piccolo, poco più grande di un dittatorello ! Inoltre è un dio cattivo, perché considera figli soltanto i propri guerrieri e permette che questi violentino e uccidano nel suo nome.) Perché credere in un simile dio – chiaramente inventato da alcuni uomini furbi! Dei quali ha gli stessi vizi – e non in un Dio creatore e Padre di tutti gli uomini, che non invita alla violenza, ma al servizio e all’amore? Perché non credere nell’unico Dio che ha avuto il coraggio di mandarci il Figlio, proprio perché sapessimo in chi credere e non ci lasciassimo allettare da falsi dei?

    Essendo noi esseri imperfetti e limitati, non possiamo certo inventare le giuste regole che possano permettere una vita felice a tutti gli uomini; d’altra parte la felicità è una giusta aspirazione… ma allora l’uomo nasce impotente a raggiungere il fine desiderato ed è condannato all’infelicità?

    La natura – o il Dio creatore dell’uomo – è davvero così cattiva da creare un essere incapace di raggiungere la meta cui aspira?

    L’umanità continua a progredire, tesa nello sforzo di trovare le regole giuste per raggiungere la felicità che desidera. Il progresso avviene fra guerre e incomprensioni, odi e divisioni, imposizioni… e tutto ciò costa fatica, dispiacere e sofferenze.

    E, mentre da una parte è tutta l’umanità a soffrire, ricercando quella conoscenza che le permetta di scoprire le giuste regole per la costruzione di un mondo felice, dall’altra parte e proprio a causa degli errori fatti per progredire, è lo stesso pianeta Terra a soffrire e a diventare giorno dopo giorno una casa sempre più inospitale…

    Se le cose stanno realmente così, allora l’uomo non ha speranza: la natura è matrigna. Il Dio – creatore, se esiste, è cattivo, e il genere umano è destinato ad una vita zeppa di inutili sofferenze.

    Ma siamo certi che le cose siano così? E se le regole ce le avesse regalate duemila anni fa quel piccolo figlio di un falegname ebreo? Diceva di essere il Figlio di Dio – e non fu creduto, faceva miracoli per dimostrarlo – e non fu creduto, dimostrava di amare ogni uomo, di perdonare tutti, di accettare una morte spaventosa per riscattare le colpe di tutti – e non fu creduto…

    La civiltà era agli inizi, la vita difficile, gli uomini usavano più le mani del cervello e già Satana faceva bene il suo lavoro, ma adesso, dopo duemila anni di progresso, vogliamo provare a vivere secondo quelle semplici regole che ci proponeva quel figlio di falegname? Se, poi, il loro uso ci portasse a sperimentare un mondo dove tutti sono felici, allora questo non basterebbe a dimostrare che quel ragazzo chiamato Gesù era davvero particolarmente illuminato, tanto da essere, forse, il Figlio di Dio come ci assicurava? E allora ecco anche il perché del funzionamento di quelle semplici regole: esse provengono da un Essere perfetto, da un Padre amorevole che ama i propri figli e che per questo ha detto loro come comportarsi…

    Basterebbe fare un tentativo, accettando di vivere qualche tempo secondo quelle regole; poi, se funzionano bene e sono utili a tutti, accettiamo di applicarle, diversamente le rigettiamo. È un esperimento che costa poco, non causa danni a nessuno e, se funziona, risolve i problemi di tutti gli uomini e di tutto il mondo: perché non tentare?

    Per fare la prova è necessario sospendere per un breve tempo tutti i contrasti che ci impediscono di sentirci fratelli, e mi rendo conto che la cosa è difficile, ma quale altro modo può essere possibile per convincerci tutti, se non quello di un’esperienza diretta?

    A dividere gli uomini oggi non ci pensano solo i leader dei partiti che, per apparire più importanti, propagandano odi e schieramenti diversi, ma anche le religioni…

    Che ogni singolo uomo sia orgoglioso della propria fede e desideri restargli fedele più che può è logico e comprensibile, perché fa parte della speranza dell’individuo di continuare la vita oltre la morte, quando si abbandonerà nelle braccia del Dio che ha servito. Quindi diventa di fondamentale importanza saper scegliere la religione cui appartenere…

    Se è vero che in duemila anni siamo progrediti anche in sapienza, allora i terrestri hanno una sola cosa da fare: eleggere una assemblea di onesti e illuminati saggi che raffrontino le varie religioni, decidano la migliore – cioè quella che permetterebbe una vita più in armonia con gli altri – e la facciano adottare da tutti.

    Io sono cristiano e credo che il Dio in cui credo sia il migliore, l’unico giusto e buono, il solo a poter donare l’eternità che ha promesso e quindi volendo immaginare una società felice, da proporre come una meta raggiungibile, ho avuto un’ulteriore prova che l’unica dottrina ‘pro humanitate’ è quella che ci ha insegnato Cristo. Quando gli idealisti – e i rivoluzionari per sete di giustizia – troveranno i valori giusti su cui fondare la società felice cui tendono, allora scopriranno che tutti gli insegnamenti c’erano già stati dati. Vogliamo provare a vedere se funzionano? Venite con me…

    Se, poi, non funzionassero, sarò io a cambiare religione per abbracciarne una migliore…

    CAPITOLO I

    RAWIRI

    Rawiri era un giovane australiano di pura discendenza Maori e ci teneva al suo nome che lo faceva sentire più padrone della propria terra: Più padrone dei tanti inglesi, americani, europei e asiatici che erano immigrati nel continente nel corso dei secoli. Aveva un corpo muscoloso e ben proporzionato, non armonico perché gli mancava qualche centimetro in altezza, ma decisamente atletico e forte. Andava fiero anche della capigliatura ribelle che aveva e che non cercava nemmeno di domare… anche quella era un ricordo degli antichi progenitori che gli avevano fatto il regalo di farlo nascere nell’unica terra che, alla metà del terzo millennio, era ancora vivibile. Ogni volta che si fermava a pensare al resto del pianeta Terra, si convinceva ulteriormente: era un fortunato! Era uno dei pochi milioni di uomini fortunati, mentre ce n’erano miliardi in condizioni precarie. L’educazione religiosa che gli era stata tramandata dai suoi avi lo portava ad amare tutto il creato, prima la terra(che era solo buona), poi gli altri esseri viventi(animali utili e persone misericordiose); spesso alzava gli occhi verso il cielo – un tempo sede degli dei della tribù ed ora misteriosa espressione della creatività di Dio – pregando di trovare una vera fede, perché si rendeva conto di essere un cristiano tiepido, e chiedendosi cosa mai potesse fare per convincere il Dio in cui credeva a fidarsi di lui e donargli quella fede solida cui anelava. Nelle sere estive gli piaceva recarsi in un luogo appartato, lontano dai rumori della città, e restava col viso rivolto verso l’alto, affascinato dallo spettacolo dello stellato cielo sereno e continuava il suo monologo con Dio, chiedendogli solo una cosa: che gli donasse una fede vera, calda e costante.

    Quando aveva terminato le scuole superiori, tutti i professori lo avevano spinto a continuare gli studi, giudicandolo di rara intelligenza e curiosità scientifica, di animo generoso e desideroso di rendersi utile agli altri…’ Con un tale giudizio gli fu possibile iscriversi alla facoltà di Fisica e di essere ammesso ad un prestigioso college dove, fra l’altro, non avrebbe pagato alcuna retta se avesse continuato a studiare col successo avuto nel passato.

    Nel college aveva creduto opportuno cessare col suo compiacimento di essere uno dei pochi giovani di sicure origini locali ed aveva cambiato il nome in David che, gli avevano assicurato, era il corrispondente di Rawiri, in lingua inglese; quindi si era dedicato alla propria capigliatura e pian piano era riuscito a domarla, in modo che al secondo anno di college nessuno, scherzando, gli poteva dire ancora ‘porcospino’ – alludendo alla chioma ribelle. I capelli non gli erano diventati morbidi e biondi come quelli della maggior parte dei compagni, erano rimasti un po’ crespi, ma adesso accettavano di lasciarsi pettinare e restavano disposti come li ordinava.

    Soltanto in una cosa non era cambiato: lo sguardo. Uno sguardo nero e profondo di due occhi grandi e dolci che sembravano dire a ogni persona che incontrava: ‘Siamo amici’ o ‘ti voglio bene.’ Non era lo sguardo acuto di un falco – occhi stretti e penetranti, che sprizzassero intelligenza acuta e volontà ferrea –sembrava piuttosto lo sguardo dolce e vago di un sognatore rassegnato, ma può essere mai rassegnato un sognatore carico dei nobili ideali che covavano nell’animo di David?

    Era uno dei migliori studenti del terzo anno di Fisica, quando l’Australia si era trovata ad essere la nazione più ricca della Terra.

     Per secoli i governi che si erano succeduti alla guida del Paese avevano fatto una politica lungimirante che finalmente aveva dato i suoi frutti. Non solo l’Australia era rimasta fuori da tutti i disastri che avevano dovuto subire gli altri continenti, ma era rimasta anche la sola nazione ad avere una popolazione compatta. Fermata ogni forma di immigrazione, pattugliando attentamente i propri confini, fin dall’inizio del 22° secolo – dopo un referendum nazionale – era stato stabilito che nel continente era ammessa una sola lingua ed una sola religione, rispettivamente l’inglese ed il protestantesimo. Una saggia politica demografica aveva mantenuto la popolazione entro limiti che permettevano agli abitanti di vivere bene. Ampi spazi di verde circondavano ogni città, non c’era disoccupazione e una polizia, onesta ed efficiente, controllava l’intero Paese. Non c’era dittatura e le persone oneste erano libere di fare tutto ciò che volevano, purché lecito, senza restrizioni; il poliziotto che fermava un’auto o un viandante, o che bussava all’improvviso alla porta di una abitazione per effettuare un controllo, usava sempre la massima cortesia, – era l’amico di tutti gli onesti – ma guai ad opporsi alle sue richieste. Chiunque si fosse opposto sarebbe stato arrestato e poi condannato da severi giudici. La popolazione aveva accettato questo stato di cose; era stata educata a rispettarlo e tutti erano contenti di vivere in uno Stato che aveva promesso pace, serenità, benessere ed era riuscito a mantenere l’impegno. In cambio di una piccola limitazione alla libertà di tutti.

    Nei secoli in cui gli altri continenti avevano dovuto lottare per cercare nuovi equilibri, l’Australia aveva avuto tutto il tempo per trasformarsi in uno stato decisamente moderno ed efficiente. Anche il più indigente e solo dei cittadini aveva un lavoro assicurato, una casa in cui vivere, una pensione garantita dallo stato al momento in cui avrebbe smesso di lavorare e una gratuita assistenza in caso di malattia. Se, per avere tali vantaggi, aveva dovuto accettare di non avere segreti per la polizia, e al raggiungimento della maggiore età, fare una solenne promessa allo stato che avrebbe vissuto onestamente per tutta la vita, queste cose gli sembravano giuste ed accettabili.

    Agli inizi del 24° secolo l’Australia appariva come l’Eden in Terra, la nazione dove qualsiasi terrestre avrebbe voluto nascere e vivere. Se non avesse attuato quella speciale protezione dall’immigrazione selvaggia che manteneva da secoli, il più piccolo dei continenti si sarebbe trovato così intensamente abitato che i cittadini avrebbero dovuto vivere gomito a gomito.

    Per ben due secoli – il 22° e il 23° – il governo di Melbourne aveva preso decisioni impopolari per il resto del mondo, opponendosi dapprima all’immigrazione cinese e indocinese e dopo, con una fermezza che era stata giudicata eccessiva, all’immigrazione di cittadini arabi e africani, che erano stati sempre respinti alla patria d’origine. In particolare uno dei governi più impegnati nell’opposizione a quell’immigrazione selvaggia, che stava causando troppi guai all’Europa e agli USA, aveva approvato una legge speciale in base alla quale il suolo australiano era prescritto a chiunque di fede islamica. Se, la polizia scopriva un residente che professava una religione diversa dal protestantesimo, si limitava a denunciare la cosa alle autorità competenti che decidevano se espellere quel residente o permettergli di adorare il dio scelto in casa sua. Se, però, veniva scoperto un residente seguace di Allah, questo veniva condannato a pene drastiche che andavano dall’espulsione immediata senza indennizzi fino alla condanna a morte. La frase lapidaria del primo ministro, quando aveva parlato del problema islam, era stata:

    ‘Islam uguale terrorismo e guerra!’ – e tutti i residenti erano stati d’accordo con lui.

    Per salvaguardare le relazioni internazionali e non apparire eccessivamente egoista, il governo di Melbourne aveva permesso una immigrazione selettiva – e aveva favorito l’arrivo di famiglie colte, civili e ricche, che ospitava in villaggi modernissimi, costruiti in quelle aree un tempo desertiche e sapientemente recuperate nel corso degli ultimi secoli. Dopo due anni dall’insediamento, agli immigrati che avevano rispettato le leggi del luogo veniva offerta una scelta: divenire cittadini del nuovo stato, assumendone diritti e doveri, oppure tornare al luogo di origine dopo avere risarcito le spese, calcolate in modo equo.

    David sorrise ricordando che non c’era mai stato chi avesse voluto tornare alla patria d’origine. E in quel sorriso non c’era l’orgoglio di chi si sentiva superiore, ma la contentezza di avere fatta un’offerta gradita ed apprezzata: la migliore garanzia che i nuovi cittadini si erano integrati e che avrebbero amato la nuova patria che li aveva accettati. Per onestà completa rifletté che i nuovi arrivati avevano dato molto al nuovo paese, poiché avevano portato immensi patrimoni e ricchezze intellettuali, quelle ricchezze che avevano permesso la nascita del Centro Spaziale e del Progetto Spazio, alla cui realizzazione lavoravano molti scienziati provenienti da ogni parte del mondo, ma soprattutto dalla vecchia colta Europa e dagli USA, un tempo i più avanti nella ricerca scientifica…

    Aveva terminato gli esami prescritti dal suo corso di Laurea e la sera stessa in cui aveva discusso

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