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Per un mondo migliore: Ripensare le etiche educative per risolvere i problemi della guerra, della povertà e gli altri drammi sociali
Per un mondo migliore: Ripensare le etiche educative per risolvere i problemi della guerra, della povertà e gli altri drammi sociali
Per un mondo migliore: Ripensare le etiche educative per risolvere i problemi della guerra, della povertà e gli altri drammi sociali
E-book297 pagine4 ore

Per un mondo migliore: Ripensare le etiche educative per risolvere i problemi della guerra, della povertà e gli altri drammi sociali

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Info su questo ebook

Non stupisce ormai la belligeranza degli uomini, bramosi di potere, ricchezza e dominio, che preferiscono scontrarsi piuttosto che accordarsi fra loro per lo sfruttamento delle risorse o per l’estensione dei confini. Spesso vi hanno influito gli eventi idrogeologici, per i disastri che ne derivavano, ma anche le religioni, per le divinità che decidevano.
Per le logiche perverse di grandiosità e odio razziale non si esitava a compiere genocidi; inoltre le teorie politiche, varate per risolvere i malcontenti, sovente avevano esiti tragici. Tutto questo nonostante la caducità esistenziale.
Questo saggio è il risultato di una profonda riflessione sulla storia, dopo aver compiuto una indagine a volo d’aquila, finalizzata a impostare nuove etiche educative, valide per tutto il mondo, onde conseguire il bene comune con amore, rispetto e giustizia, senza invocazioni divine e sbandamenti irresponsabili. La finalità del saggio è permettere al lettore di rendersi conto che i problemi del mondo hanno un’origine ben definita, cui si può pervenire per risolverli.

Ton Milan, nato nella Puglia del dopoguerra, visse sotto la cappa religiosa del confortevole Cielo che permetteva di tollerare la dura vita contadina. In verde età gli fu diagnosticata una sordità parziale, che in realtà lo aveva colpito sin dalla nascita. A vent’anni un intervento chirurgico invasivo lo rese sordo, confinandolo nel silenzio assoluto. Sentendosi perso, la fede cattolica gli fu molto utile all’inizio come ancora di salvezza, non avendo altro, ma in seguito si rivelò insufficiente (non fu aiutato da Dio, ma dall’"io" assimilatogli, come comprese in seguito).
Trasferitosi al Nord, si sentì rinascere lentamente non senza crisi acute e per la sua sete di riscatto volle vivere nel Messico alcuni mesi.
Dopo decenni di meditazioni, letture ed esperienze, è approdato infine a una riconsiderazione razionale di Dio, cioè alla sua inesistenza.
Ha scritto 4 saggi: "Dio controstoria di un mito", "L’inganno dei Vangeli", "Atti apostolici forieri di violenza" e "Religioni, uno scandalo millenario"; 2 romanzi “Il confino del silenzio” e “La scelta dell’ignoto”; e infine le liriche “Le rime del silenzio”.
LinguaItaliano
Editoreton milan
Data di uscita9 feb 2020
ISBN9788835369998
Per un mondo migliore: Ripensare le etiche educative per risolvere i problemi della guerra, della povertà e gli altri drammi sociali

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    Per un mondo migliore - Ton Milan

    TON MILAN

    PER UN

    MONDO MIGLIORE

    ISBN: 978-0-244-86073-8

    © Ton Milan, 2019, tutti i diritti riservati

    Prima edizione: febbraio 2020

    I diritti di elaborazione in qualunque forma od opera, di memorizzazione anche digitale su supporti di qualunque tipo (inclusi magnetici e ottici), di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualunque mezzo, i diritti di noleggio, di prestito e di traduzione sono riservati per tutti i paesi. Per ogni domanda o richiesta relativa a diritti e permessi, contattare l’autore.

    A tutti i bambini, cui offrire un mondo migliore.

    La religiosità, con la quale si aspira a superare le proprie imperfezioni, può diventare alienazione. La coscienza che l’uomo ha di Dio è la propria coscienza, che può essere buona o spietata.

    Ludwig Feuerbach, 1804 - 1872

    Nessuno è più schiavo di colui che crede di essere libero, senza esserlo

    Wolfgang Goethe, 1749 – 1832

    Introduzione

    Il presente saggio è rivolto a tutti, ma in modo particolare ai religiosi e ai politici, che ricoprono ruoli di potere, affinché possano ravvedersi, facendo un esame di coscienza per il bene comune, dal quale dipende il proprio.

    La storia offre un panorama sostanzialmente belligerante e l’attuale visione del mondo non è soltanto drammatica per le varie problematiche negative, ma anche violenta. Questa si riscontra a livello sia individuale, per i conflitti interpersonali, sia collettivo, per i vari focolai di guerra diffusi qua e là, che sono talvolta trascinati per lungo tempo, causando molte vittime.

    Tutti vorrebbero un mondo migliore, ma è possibile averlo? Dipende dalla propria disponibilità a ridiscutersi e a seguire i principi inerenti all’umanità e alla natura, sciogliendo così quei legacci religiosi, politici e filosofici che si sono rivelati deludenti. Occorre risalire alle fonti del malessere per avere una società meno violenta e più armoniosa. Bisogna quindi privarsi della convinzione egoistica di essere nel giusto, non accorgendosi di avere una visione limitata. Si dev’essere «circolari e non settoriali», guardando intorno a se stessi, altrimenti non si potrà mai considerare tutta la realtà attinente sia per esprimere un giudizio coerente, sia per intervenire accortamente, se si vuole migliorare il mondo. Si devono ridurre tutte quelle negatività stagnanti, come per esempio i consistenti squilibri nella distribuzione delle ricchezze, presenti da millenni, sconvolgendo e abbrutendo, non essendo stati mai presi in seria considerazione.

    Nell’Occidente gli studiosi hanno spaziato in genere nell’ambito del Cristianesimo, essendo la dottrina dominante, che plasma gli individui sin dall’infanzia, evidenziandone sia l’illusorietà e la menzogna, sia l’irresponsabilità dei numerosi eventi tragici, di cui lo stesso Gesù si sarebbe meravigliato per la relativa deriva. Nonostante questa gravità uno può chiedersi da dove possa derivare lo stimolo religioso che permea intimamente i credenti a tal punto da non rilevarne le vistose contraddizioni.

    Nonostante le stupende conquiste scientifiche che hanno sconvolto le antiche supposizioni, le scoperte archeologiche degli ultimi secoli e le varie testimonianze storiche accumulate, i credenti sono ancora numerosi all’alba del terzo millennio cristiano. Eppure sono tutte inoppugnabili, avvalorando anche le prime obiezioni critiche avute già poco dopo l’avvio dell’era messianica.

    Ma altrettanto si può affermare per gli Hindu, gli Ebrei, gli Islamici e tutti gli altri fedeli, rigidamente ancorati alle proprie convinzioni, nonostante le verità che li contestano.

    Accertata la fantasia delle credenze religiose, bisogna rapportarsi al primordiale culto dei morti per comprendere la genesi della spiritualità, dalla quale sarebbe scaturito il senso del sacro, che avrebbe dato origine alle dottrine. Gli uomini se ne sono serviti nel bene e nel male (soprattutto), legandovi la propria vita, con propositi, giustificazioni, ideali, brame eccetera, che hanno fatto scorrere purtroppo molto sangue.

    L’uomo si è affidato alle proprie elaborazioni intellettuali per sopperire alla non conoscenza della realtà, nei cui limiti era confinato. Nel remoto passato, non sapendo interpretare i fenomeni che lo coinvolgevano, inquietandolo e affascinandolo, tendeva a rivestire di sacralità la realtà e ogni essenza che riteneva superiore a se stesso. Sentiva il bisogno di affrancarsi dalla propria angoscia esistenziale proiettandosi nel surreale; così ha creato leggende, miti e infine le religioni, deputandone la propria coscienza come sorgente fantasiosa, ma senza rendersene conto.

    Per il culto dei propri defunti, defluito poi in quello degli eroi, che vennero gradualmente divinizzati, la propria inferiorità reagiva alla superiorità circostante, nel modo in cui gli conveniva, impostando credenze che placavano l’inquietudine intima.

    Scavalcando il probabile periodo matriarcale, per un certo tempo ci fu un vistoso pantheon deistico, in cui primeggiava uno, ritenuto il Padre o il Principio, che dava equilibrio sia al singolo individuo sia alla collettività. In seguito ne emerse uno, come supremo Creatore, solo o circondato da una corte di angeli (secondo alcuni studiosi questi avrebbero preso il posto dei vari dèi minori). Nel Cristianesimo Gli sono stati affiancati Gesù, Suo figlio unigenito, «generato e non creato della stessa sostanza del Padre» come recita il Credo niceno, la Vergine Maria Immacolata e i santi. Fra le religioni maggiori oggi esistenti, l’Induismo sarebbe l’unica a essere politeistica, ma si tende a considerare ipostatiche le varie divinità.

    Con tutte queste credenze fantasiose i popoli sono stati aggiogati spiritualmente dalla politica, che se n’è avvantaggiata squallidamente.

    Devono anzitutto essere banditi la povertà, l’ingiustizia, il disprezzo, l’odio, la vendetta, la violenza, il discredito e l’ignoranza, che hanno dominato per molti secoli e ancora permangono, senza che le religioni abbiano potuto influire concretamente per ridurne le vittime.

    Bisogna quindi uscire dai propri angusti confini e andare verso l’altro, solidarizzando e cedendogli quanto gli manca per risollevarlo e riscattarsi, permettendogli così di acquisire la propria dignità.

    Per compiere le necessarie analisi della situazione che si vive, bisogna avere la capacità di uscire dai propri schemi, creduti perfetti e indiscutibili (anche nel caso delle dottrine politiche). Si sono sempre perseguiti gli interessi personali o di classe, anziché quelli collettivi, per cui l’instabilità è stata la caratteristica di ogni paese, spesso tragica, ricorrendo alla forza per domare il malcontento.

    L’unica diga per fermare lo spargimento di sangue per motivi religiosi, che è aberrante, è la conoscenza effettiva di ogni divinità. Tutti devono apprendere che Dio è fittizio, è inesistente, è una statua invisibile, è un feticcio, in cui si coagulano sia i perversi istinti sia le sublimi virtù. È l’uomo che fa della propria interiorità il Suo santuario, nelle cui volte echeggiano parole ritenute Sue, ma sono personali. Deve liberarsene e considerare la realtà della natura e dell’universo, che si regolano con leggi ed energie, contemplate nel Mistero. Altrimenti come dominare saggiamente gli antagonismi disastrosi e i folli cortocircuiti delle menti sregolate, trascinati per millenni? Sono immani i massacri a sfondo religioso che ci sono stati nel passato e si stanno verificando anche oggi qua e là nel mondo. Sono tutti insensati, pertanto dovrebbero essere risolti educando gli uomini sin da piccoli in modo nuovo con l’etica suprema, universalmente riconosciuta, che garantisca l’intima spiritualità areligiosa.

    L’autore confessa che la stesura del saggio è stata molto laboriosa, anche per l’ambizioso proposito che si è posto, ovviamente non accademico, avendo intenzione di coinvolgere gli umili che vogliono capire, senza essere costretti a «digerire» lunghe analisi e incorrere in eruditi termini difficili.

    È stato arduo per lui uscire dall’ambito strettamente religioso per comprendere la quotidianità della vita, con tutte le sue gravi contraddizioni, ponendosi l’interrogativo se fosse possibile un mondo migliore. La risposta è affermativa, purché ognuno metta in discussione se stesso, sia per le religioni (di cui è stata accertata l’inconsistenza) sia per la politica, i cui trattati si sono mostrati sanguinari o inefficaci. Si è voluto difendere sempre la ragion di Stato, anziché quella del popolo.

    Le religioni sono state causa o concausa di molte guerre del lontano passato, dei tempi recenti e ancora attualmente. Distruggono, sopprimono e angosciano con le loro illusioni e le loro falsità; pertanto tutti devono rendersene conto e intervenire sapientemente per dissolverle.

    Si deve considerare l’umanità come un grandissimo albero del pianeta Terra con radici estese ampiamente e una foltissima chioma, i cui «rami» sono divenuti molteplici, diversificandosi in popoli, lingue, tradizioni e culture, che si rinnovano, si perdono o si annientano.

    È suggestivo sentirsi figlio di una lunghissima successione di « rami», che affondano nella lontanissima notte dei tempi, scorrendo la quale ci si ritrova fratelli.

    Guardando al passato, bisogna rendersi migliori e assicurare al mondo la continuità della vita umana con nuovi principi, senza contrasti deleteri e opprimenti ostilità, ovviamente con il rispetto rinnovato per la flora e la fauna, senza le quali non c’è vita.

    Capitolo 1      

    Le fondamenta

    Si deve scardinare tutto ciò che impedisce la visione limpida della realtà (filosofie, ideologie e religioni), per cui occorre disporre di una casa sicura con solide fondamenta, cioè le premesse inconfutabili, che possano reggere a qualunque tempesta o sisma. Le religioni, che sono più di un centinaio nel mondo, essendo illusorie, non possono resistere ancora per lungo tempo ai venti critici. Per i costanti «colpi di piccone» che hanno subito nel corso dei secoli, è inevitabile che da qualche tempo si vedano ridurre i propri ovili. Come nel passato, gli uomini seguitano a sbandare, lasciandosi sopraffare dalla brutalità, innata in tutti (forse per l’origine bestiale, derivando dalle scimmie).

    Ogni fedele si plasma con la fede che riceve, credendola veritiera. Per questo motivo rifiuta di comprendere sia il palese silenzio delle divinità, sia la molteplicità delle chiese, delle moschee, delle sinagoghe, delle pagode eccetera, che le rendono poco credibili. Anziché avere la pace tra loro, per la comune spiritualità che li pervade, vi è una forte conflittualità che può diventare tragica quando si hanno calamità, pandemie, raccolti disastrosi eccetera, non riuscendo a collaborare.

    Lo stesso dicasi per i politici, che spesso si scontrano tra loro per l’incapacità di ampliare la loro visuale angolare e di essere maggiormente obiettivi. Bisogna quindi impegnarsi affinché s’intendano tra loro per perseguire democraticamente il bene comune. Bisogna smettere di essere bramosi di potere, facendo ricorso anche alla corruzione e all’astuzia per favorire alcuni e trascurare gli altri. Inoltre, è necessario affrancarsi da quelle convinzioni, che dopotutto derivano dai pensieri fossilizzati, susseguitesi nella storia, ognuna delle quali ha portato trionfi e agiatezze ad alcuni, indigenze e lutti ad altri; pertanto non vi si deve insistere, come si nota ancora oggi. È evidente che con questi settarismi non si mira al benessere di tutta la popolazione del paese (da estendere poi al mondo intero), ma soltanto a una classe di individui. Ne consegue inevitabilmente lo scontro fra loro, come si constata quotidianamente, acuendosi talvolta, specie durante le campagne elettorali, infarcite di promesse che poi non si mantengono o si rivelano impossibili. Quindi anche questi pensieri-guida devono essere rivisti, mirando al benessere di tutta la popolazione, non al proprio tornaconto personale o di categoria, sfruttando con tasse esagerate la classe lavoratrice.

    La vita è tendenzialmente conflittuale per i caratteri, le educazioni, le dottrine, gli ambienti e le ambizioni che caratterizzano gli individui con le loro formazioni, per cui si richiede di renderla socialmente armoniosa, rispettosa e costruttiva. Bisogna infondere gli eccelsi principi etici, comuni a tutto il mondo ed elevarli a leggi per pervenire alla flessibilità, nel senso di poter riesaminarsi e un giorno anche ricredersi. Occorre avere una visione limpida della vita, aiutandosi con schemi che beneficino tutti e non con quelle dottrine che creano sperequazioni e ingiustizie, lesive e quindi conflittuali.

    Anche l’usura, lo sciacallaggio, la criminalità, lo stupro e tutto ciò che lede la persona devono essere perseguibili, senza alcun distinguo o giustificazione psicologica che spesso i legali avanzano per i propri assistiti. Se il reato c’è, il reo dev’essere punito in ogni modo, con la possibilità di recuperarsi e correggersi, per cui le prigioni devono essere rese umane e non bestiali, produttive e non parassitarie. È deplorevole assistere alle «battaglie legali» con il solo scopo di ridurre o annientare la pena a un reo, a discapito della vittima. In questo modo si fomenta il malcontento, rendendo impossibile l’armonia sociale. E vien meno anche la fiducia dei cittadini nella giustizia.

    Gli individui sono interdipendenti, nel senso che uno per vivere, istruirsi, curarsi eccetera ha bisogno dell’altro, il quale deve sentirsi libero e ben equilibrato per essere in grado di soddisfarlo. Non deve subire angherie per svolgere una prestazione. Tutti devono avere la possibilità di vivere con dignità, soddisfacendosi reciprocamente, senza alcuna oppressione reciproca e soprattutto senza schiavitù politica e religiosa.

    La violenza è conseguenza dei conflitti fra classi agiate e quelle povere, non essendoci alcuna volontà di ridurre il profondo divario che li separa. Per questo motivo le belligeranze possono essere inevitabili, quando le reciproche tensioni raggiungono un punto di rottura, per cui tutto precipita rovinosamente.

    La storia è stata scritta prevalentemente con il sangue, raggiungendo l’acne parossistico nel secolo scorso con vittime e distruzioni immani, soprattutto per le due guerre mondiali, una gran follia assurda, a distanza di alcuni decenni l’una dall’altra. Oggi si continua a osteggiarsi e spesso reprimersi nei nuclei familiari, nei rapporti fra i popoli e nelle relazioni sociali. Si richiede uno sforzo comune di intesa e conciliazione per stabilire il rispetto reciproco, perché tutti hanno diritto di vivere e di dare il meglio di se stessi. La caducità della vita vanifica le brame e le trame.

    Non si deve attingere più alle religioni, essendosi rivelate fallimentari sia per il favoreggiamento diretto o indiretto dei conflitti, sia per le loro credenze riguardanti la divinità onnipotente, ma impotente, l’anima eterna, ma fantasiosa, e il paradiso celeste, ma inesistente. Tutto questo è dimostrabile perfettamente, purché si abbiano occhi limpidi e menti aperte! Di esse bisogna considerare soltanto i principi nobili, purché non intesi di origine divina. Lo stesso dicasi per i totemici pensieri politici, cui si appellano gli strateghi, per essere convincenti, non rendendosi conto di essere parziali, accontentando alcuni e scontentando gli altri.

    Come fermare le centinaia di migliaia di mani che terrorizzano, opprimono, violentano, travolgono e guerreggiano? Tergendosi gli occhi, aprendo le menti ed educando razionalmente e amorevolmente i cuori alla vita, che deve essere sempre preservata nel suo armonioso dinamismo creativo.

    L’etica areligiosa, laica e non atea, dev’essere unica e incontestabile, valida per tutto il mondo, avendo come riferimento soltanto la realtà; dev’essere come un sentiero sicuro con argini incrollabili e difensivi. Soltanto così gli uomini, considerati biologicamente uguali, potranno collaborare senza contrasti acuti, gretti egoismi e tragiche guerre.

    Sfogliando le pagine storiche si rimane inorriditi per gli innumerevoli e immani eccidi verificatisi, costatando il disprezzo per l’inviso (popolo o singolo individuo), perseguitato, torturato e soppresso, spesso con cinismo e atrocità per il colore della pelle, la fede diversa, la classe di appartenenza eccetera.

    Per quello che si sa dall’Antico Testamento gli Ebrei, sotto la guida della divinità YHWH, si garantirono la Terra Promessa e se la estesero, dopo l’esodo dall’Egitto, in cui erano stati schiavi, invadendo e dominando gli altri popoli confinanti, ma limitatamente a una ristretta area.

    I Cristiani, quando emersero politicamente con l’Editto di Costantino (promulgato a Milano nel 313), dopo aver subito le persecuzioni di alcuni imperatori romani, attuarono repressioni quasi costantemente lungo il corso dei secoli. Perseguitarono particolarmente gli Ebrei fino al secolo scorso, durante il quale favorirono indirettamente la terrificante Shoah. Furono spietati anche contro i pagani europei, particolarmente con Carlo Magno, 742-814, che ebbe molta difficoltà per domare i vari popoli, tra cui Sassoni, che gli si erano opposti fieramente. Inoltre, colonizzarono gli asiatici, gli americani e gli africani per assicurarsi le ricchezze con la scusa di diffondervi il Vangelo della salvezza.

    Tremendi furono i genocidi anche islamici, di cui si sa poco per le guerre di espansione verso l’Oriente e l’Occidente e le sanguinarie piraterie.

    In Oriente ci fu un visionario cinese, Hong Xiuquan, 1814-1864, che, credendosi fratello minore di Gesù, in seguito alla lettura del testo biblico di un missionario inglese, fondò la Società degli adoratori di Dio, con la quale provocò la rivolta anti-imperiale di Taiping (1850-1864). Si ebbero quasi 20 milioni di morti, un decimo della popolazione cinese (tre volte le vittime prodotte dalla Guerra dei Trent’anni, 1618-1648, in Europa fra protestanti e cattolici).

    Ci furono tantissime guerre nel mondo per le conquiste di territori e sottomissioni di popoli, per cui vari personaggi divennero tristemente famosi. Dai piccoli conflitti antichissimi si pervenne con il perfezionamento delle armi a quelli più ampi con un crescendo impressionante di vittime. Non si sa quante se ne ebbero, per esempio, con Nabucodonosor, 634-562 a.C., il sovrano dei Babilonesi; con Ciro il Grande, 590-530 a.C., il re dei Persiani; con Alessandro Magno, 356-323 a.C., il conquistatore macedone; e in seguito con Carlo Magno, l’imperatore dei Franchi; con Gengis Khan, 1162-1227 d.C., considerando tra i più famosi, ne caddero 40 milioni.

    Le due Guerre Mondiali del secolo scorso sono state le più micidiali di tutta la storia umana, con oltre 150 milioni di vittime. Se il truce tedesco Adolf Hitler, 1889-1945, fu responsabile di molte vittime, il gelido dittatore Iosif Stalin, 1878-1953, non figura male nella triste classifica, per essere responsabile di 20 milioni di morti per la sovietizzazione della Russia e dei paesi circostanti.

    C’è da chiedersi: Perché tutto questo sangue?. Forse per la bestialità ancestrale non domata dall’etica della convivenza armoniosa e rispettosa, sviluppatasi lentamente nel corso di millenni, ma non ancora determinante.

    Capitolo 2      

    Bellicosità religiosa

    Per la domanda del capitolo precedente si torna alla Bibbia, testo sacro degli Ebrei e dei Cristiani per comprendere l’immane scia di sangue che, a quanto pare, non ha reso timoroso l’uomo, ma più spregiudicato e più sterminatore.

    Accertata la favola della Genesi biblica della creazione di Adamo e della sua partner Eva, con i due figli, Abele e Caino (quest’ultimo fu il primo assassino fratricida), resta probabile l’origine scimmiesca degli uomini, formulata dal naturalista Charles Darwin, 1809-1882. Si ipotizza, in base ai pochi reperti fossili trovati, che dopo il distacco evolutivo dalla scimmia, fossero seguiti i preominidi, gli ominidi e poi l’homo sapiens. Gradualmente essi acquisirono quelle capacità che li portarono a orientarsi, procurarsi il cibo, organizzarsi, pensare, registrare mentalmente e trasmettere, conservando sempre quella tendenza aggressiva per conquistare e dominare.

    Rendendosi conto della caducità esistenziale, elaborarono i culti per i propri defunti, che in seguito si sarebbero estesi agli altri, soprattutto agli eroi, ai capivillaggio e a tutti coloro che si distinguevano a favore della comunità. Si sarebbe così sviluppato il senso del sacro, di cui ognuno poteva sentirsi pervadere. Con esso si ebbero le religioni, con riti e atti di venerazione rivolti ai protagonisti superiori, divenuti nel frattempo divinità: ma i sovrani stessi venivano considerati dèi o messaggeri divini, individui privilegiati a cui tutti sottostavano.

    Ogni popolo aveva un sovrano, coadiuvato nelle sue funzioni da una classe di sacerdoti, che ne curavano l’immagine e vaticinavano successi o sventure in base a osservazioni particolari. Ben presto si produssero rivalità fra i regni vicini per il possesso delle risorse, l’ampliamento dei propri confini, le presunte decisioni degli dèi eccetera. Si può ipotizzare che anticamente queste divinità fossero tutte bellicose e sanguinarie, come è raffigurato lo stesso YHWH, che assegnò al popolo ebraico la Terra Promessa tramite i patriarchi, tra cui il grande pastore Abramo, i condottieri, tra cui Mosè, i Giudici, tra cui il forte Sansone, i re, tra cui il virtuoso David eccetera.

    Storie simili si ebbero anche presso altri popoli, di cui alcuni soccombevano e altri divenivano più potenti, estendendo i propri orizzonti territoriali. Ignorando ciò che avvenne nell’Asia, in Africa e nel continente americano, ma le relative storie non dovrebbero essere dissimili, si presti attenzione nel Medio Oriente. Quivi s’impose l’attivissimo YHWH che, mettendosi alla guida del suo popolo, lo rese gradualmente potente, fino a pervenire al regno di David. Dalla discendenza di questo re sarebbe derivato, per promessa divina, il messia (ancora atteso dagli Ebrei). I Cristiani vi intravidero erroneamente Gesù, figlio unigenito della divinità, disceso sulla terra per salvare gli uomini con il proprio sacrificio del Golgota. La salvezza, che doveva essere terrena per l’equa giustizia fra gli uomini, fu resa celestiale con la fantasiosa risurrezione delle anime. Nonostante questa connotazione religiosa, gli uomini degenerarono ugualmente, perché seguirono la logica del potere, anziché l’amore fraterno, per cui collaborare e conseguire vantaggi per tutti. Così prevalse lo spirito perverso che, indossando l’abito religioso, faceva scempio di vite con gelido cinismo e spregiudicatezza politica.

    Sin quasi dall’avvento del Nazareno, i seguaci (ormai tutti gentili) perseguitarono costantemente gli Ebrei, considerati «deicidi». Nella foga della loro fede, che consideravano vera e superiore a tutte le altre, repressero anche gli eretici, che contestavano le deviazioni e le depravazioni del clero, e i pagani, riottosi che rifiutavano di aderire alla loro dottrina.

    La storia ultramillenaria degli Ebrei, inizialmente guerrafondai per volere divino, e quella bimillenaria dei Cristiani, con episodi di atrocità inenarrabile, è simile a quelle degli altri popoli religiosi, per cui si nota il comune «senso del sacro» che si manifesta sia con il credo divino, sia con la spada. Alla religiosità corrispose quasi sempre

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