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Spiritualità olistica
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E-book269 pagine3 ore

Spiritualità olistica

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Negli interrogativi odierni sul nostro cammino terreno la separazione tra le varie branche della religione e della scienza ci limitano, alimentando il senso di separatezza e infelicità. Ristabilendo un armonico equilibrio fra apparenza esterna e sguardo interiore, evitando gli estremi del materialismo e dell'introversione intellettuale/religiosa possiamo però realizzare quello stato d'illuminazione, ove i due mondi di apparenze fisiche e psichiche si incontrano. Una visione olistica e unitaria di base ci può condurre a uno stato di gioia nel quale si arriva a comprendere che esistiamo grazie all'interdipendenza di ogni cosa, e che è possibile vivere completi, membri di un'unica famiglia e realtà.
LinguaItaliano
EditoreVenexia
Data di uscita24 set 2012
ISBN9788897688211
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    Spiritualità olistica - Mario Thanavaro

    tempi.

    CAPITOLO I

    LA VITA: UNA STORIA VEROSIMILE

    Non hanno forse visto,

    coloro che negano,

    che i cieli e la terra

    erano una massa saldamente congiunta,

    indi energicamente li disgiungemmo,

    e dall’acqua creammo tutto ciò

    che è vivente:

    non credono ancora?

    Corano 21:30

    Che cosa sappiamo dell’universo e come lo sappiamo? Ha avuto un inizio? E, in tal caso, che cosa c’era prima?

    Nulla è a caso: il caso non esiste, Nulla è impossibile, Tutto scompare e tutto appare nell’universo: queste tre frasi racchiudono una profonda verità sulla vita vera, infinita. È il tema prezioso e misterioso della nostra esistenza. È, infatti, nella scoperta di queste verità che possiamo trovare il filo di Arianna, il mezzo di collegamento col labirinto al cui centro il ricordo della nostra origine è nell’oblio dell’illusione; è così che possiamo finalmente uscire dal mondo delle tenebre per aprirci a quello della luce.

    Capire il mistero prezioso che è la vita è quanto di più coraggioso si possa tentare, ma il volerlo fare solo con il raziocinio è quanto di più ingenuo si possa pensare. Se vogliamo avventurarci lungo questo percorso dobbiamo lasciar andare la rigidità del razionalismo e cominciare a sentire con il cuore. Esso sa, perché è saggio e amorevole, è il centro della conoscenza così come il sole è il centro del sistema solare. È luce che illumina, è consapevolezza, è vita e la vita è un dono.

    La luce consapevole, che si esprime con una forza senza pari, è l’attività del cuore. Questa è la forza dell’amore e la sua immensa energia è infinitamente feconda. È come una sconfinata fucina alchemica dove, nell’atto della creazione, lo spirito si manifesta nella forma/materia e questa, in continuo divenire, si trasforma fino ad ascendere ed elevarsi a puro spirito.

    In base a recenti studi e teorie cosmologiche, le origini della vita, intesa come sostanza fisica chimica e biologica, risalgono a circa quindici miliardi di anni fa, quando avvenne un evento portentoso, il Big Bang, che diede origine all’universo. Il Big Bang non va inteso come l’esplosione di qualcosa al centro o in un altro punto dell’universo, che scagliò materia verso l’esterno in un vuoto preesistente, ma come un’esplosione dello spazio stesso che, sotto forma di un piccolissimo punto, portò con sé la materia. Secondo tale teoria, quindi, all’inizio tutta la massa e l’energia dell’universo erano racchiuse in questo puntino di luce brillante, denso e infinitamente caldo. L’esplosione dello spazio che avvenne verso ogni direzione fu l’inizio del processo di espansione dell’universo. Questo, come la superficie di un palloncino che viene gonfiato, ancor oggi si espande accelerando la sua corsa.

    Dove si espande: verso il vuoto, verso il nulla?

    Con il Big Bang il grande orologio cosmico iniziò a ticchettare. I cosmologi ritengono che tempo e spazio siano legati alla materia/energia e tra di loro (ciò in base alla teoria della relatività di Einstein). Infatti, anche quando è privo di materia, lo spazio possiede una sua propria realtà. La sua caratteristica fondamentale, contrariamente alla materia, è una sorta di antigravità. Quando, tra alcune centinaia di miliardi di anni, la densità della materia cosmica sarà prossima allo zero, la densità dell’energia del vuoto arrivata al suo massimo valore sarà pronta a innescare quel processo di inflazione che, con il Big Bang, si moltiplicherà di nuovo per miliardi e miliardi e miliardi di volte. Saremo così a un nuovo inizio, in quel momento primordiale in cui il nostro universo si trovava sotto forma di energia.

    All’inizio fu in quello stesso punto che l’energia era così concentrata che la materia cominciò a crearsi spontaneamente, dando vita a particelle subatomiche come l’elettrone e la sua controparte di antimateria, il positrone. Dopo i primi momenti in cui l’energia subì vari tipi di trasformazione apparve dunque la materia, che non è altro che una forma cristallizzata di energia.

    L’antimateria possiede proprietà opposte a quelle della materia, perciò, quando s’incontrano, elettrone e positrone si annichilano. La coppia di particelle si trasforma quindi in un’esplosione di energia, che può dare vita a una nuova coppia particella-antiparticella. Oggi sappiamo che la cosiddetta particella sarebbe solo un modo matematicamente utile per definire una determinata situazione ondulatoria.

    Einstein scoprì per primo questa verità e la espresse con la ben nota relazione E = mc², secondo la quale una massa m può essere convertita nella quantità di energia E, data dal prodotto della massa per il quadrato della velocità della luce, c. È cioè possibile convertire l’una nell’altra. Da qui, con un continuo processo di espansione, anche la massa che inizia a crearsi subisce varie trasformazioni.

    In tutto ciò è evidente che la natura profonda della materia è energia condensata, pulsante, vibrante, che man mano che rallenta la sua velocità diventa tangibile e permette alla vita di prendere forma. La teoria della relatività di Einstein, oltre a costituire una pietra miliare della ricerca scientifica in quanto ha rivoluzionato il modo nel quale vediamo il mondo e lo interpretiamo, ha un grandissimo valore filosofico e culturale.

    Le prime teorie sulla composizione della materia risalgono però agli albori del pensiero filosofico. A Democrito, filosofo greco, è per esempio attribuita la prima teoria atomica. Egli affermò che tutta la materia è composta di minute particelle identiche che non possono essere ulteriormente suddivise. A queste fu dato il nome di atomo, parola derivata dal greco atomos che significa indivisibile. A tale teoria seguirono nei secoli numerosi sviluppi.

    Lo scienziato Niels Bohr rappresentò l’atomo come un nucleo positivo intorno al quale orbitano elettroni negativi. La forza che trattiene gli elettroni nella loro orbita è l’attrazione tra cariche elettriche opposte. Il nucleo dell’atomo contiene tutta la carica positiva e praticamente tutta la sua massa. Attualmente è stato stabilito che l’atomo, il cui nucleo è costituito principalmente di spazio vuoto, è un aggregato di protoni e neutroni fortemente legati fra loro, circondato da elettroni in numero pari ai protoni; la loro carica eguale e opposta assicura una globale neutralità elettrica. In base ai modelli atomici più avanzati, (quelli della meccanica quantistica) un elettrone non ha una sua collocazione precisa intorno al nucleo: lo si rappresenta come una nube di probabilità. Questa nube non è pertanto una sfera uniforme, in quanto delimita la zona in cui è probabile trovare un dato elettrone. Tale nube collassa in una specifica posizione solo quando si va a misurare la posizione dell’elettrone. L’atomo sarebbe dunque costituito da situazioni ondulatorie localizzate probabilistiche.

    Tra le particelle più semplici oggi conosciute ci sono i quark, entità multidimensionali, alcune delle quali si manifestano come sottili stringhe vibranti. I quark sono i costituenti di base dei protoni e dei neutroni, elementi base della materia. Queste particelle, che compongono il nucleo atomico, si presentano come minuscoli anelli detti singolarità anulari, ovvero buchi neri e bianchi. Recenti studi scientifici descrivono questi buchi neri e bianchi come tunnel dello spazio-tempo in prossimità dei quali la forza di gravità è così forte da inghiottire ogni cosa: si dice che nemmeno la luce riesca a sfuggirvi, poiché vi resta intrappolata. Perfino una stella diventa un buco, o meglio, può finire nel buco.

    Attualmente si ritiene che uno dei primi atomi, uno dei primi elementi apparsi all’inizio, il più semplice, sia l’idrogeno, che è costituito da un solo protone e da un elettrone che gli gira intorno. Da questa nuvola di idrogeno, per l’effetto gravitazionale secondo cui le masse tendono ad attrarsi le une con le altre, hanno iniziato a formarsi delle nebulose, addensamenti di gas e materia cosmica. Quando l’effetto gravitazionale è diventato sufficientemente forte, la pressione di tutta questa materia, costituita da particelle schiacciate le une contro le altre, ha generato un enorme calore che, raggiunto un certo limite, ha innescato un processo di fusione nucleare: quattro atomi di idrogeno mettono insieme i loro elettroni e il nucleo e costituiscono l’atomo di elio; da qui si innesca una reazione nucleare che porta alla nascita delle stelle, che non sono altro che soli seminati nello spazio.

    In altre parole, questi sono veri e propri passaggi da una dimensione all’altra. Le singolarità anulari collegano ogni campo a infiniti mondi al di là delle nostre abituali percezioni, vincolate alla dimensione spazio/temporale.

    Di fronte a questi nuovi orizzonti della scoperta scientifica, non possiamo che rimanere affascinati. Davanti a noi si dispiega una realtà inimmaginabile della quale cerchiamo i tasselli come in un puzzle infinito.

    Se volgiamo il nostro sguardo alla volta del cielo in una notte stellata, noteremo un’infinita varietà di costellazioni luminose. Le stelle ci appaiono come i testimoni silenziosi che dalla notte dei tempi osservano imparziali le vicende umane; ma, secondo la scienza, esse sono solo grandi sfere di gas ad alta temperatura, con diametri che vanno da migliaia a milioni di chilometri e che emettono grandi quantità di energia raggiante, generata dalle radiazioni nucleari al loro interno. Esse si mantengono in vita per l’equilibrio tra la pressione gravitazionale di questa nuvola di gas, che tende verso il centro, e l’energia prodotta dalla reazione nucleare, che spinge verso l’esterno. In questo modo all’interno della stella si aggregano atomi sempre più complessi fino ad arrivare ai metalli, al carbonio. Quando poi il combustibile nucleare, fondamentalmente l’idrogeno, si esaurisce, la pressione gravitazionale non ha più un equilibrio e tutta la massa collassa al centro della stella. Questo produce un innalzamento ancora maggiore della temperatura fino all’esplosione della stella: nasce così una supernova.

    Di tutte le stelle, quella a noi più vicina e cara è sicuramente il Sole, anche se rispetto alle sue sorelle maggiori viene considerata nana. Gli scienziati ritengono che il Sole e i pianeti che gli ruotano attorno si siano formati da una nebulosa di gas interstellari in contrazione, in un periodo di tempo compreso tra 5 e 4,6 miliardi di anni fa. L’enorme quantità di luce ed energia che ci viene dal Sole nasce da una lenta fusione nucleare. Composto principalmente da idrogeno, con circa il 5% di atomi di elio e di elementi più pesanti, esso è un’immensa palla di gas incandescente che, presumibilmente, irraggerà la sua energia nello spazio per altri dieci miliardi di anni. Questa ci appare come luce visibile e infrarossa e rende possibile la vita sul nostro pianeta.

    Le ceneri stellari, ricche di nuclei, sono il materiale di base per nuove formazioni nello spazio.

    La Terra è una di queste. Si formò circa 4-6 miliardi di anni fa, dopo che una o due esplosioni di supernove avevano mescolato tutti gli ingredienti necessari, compresi quelli del corpo umano. In questo senso il detto popolare secondo il quale l’uomo è fatto di polvere di stelle rivela una verità sostenuta dalla scienza, ovvero che gli elementi che costituiscono il corpo umano, con circa il 65% di ossigeno, il 18% di carbonio e altri minerali come il fosforo, sono stati prodotti e cucinati al centro delle stelle.

    Dopo una fase molto calda e violenta, il nostro pianeta si raffreddò. Si vennero così a creare le condizioni della vita. Oggi sappiamo che la cellula, l’unità fondamentale e irriducibile della vita alla base della comprensione organica di tutti gli esseri senzienti, non è altro che un circuito di risonanza elettromagnetica, capace di emettere e assorbire radiazioni a una frequenza molto alta. Ed è appunto il Sole, osservato e adorato per millenni come un Dio, che con il suo respiro cosmico e la ciclica pioggia di radiazioni solari fornisce l’input primario alla vita, generando la corrente elettrica che fa muovere l’organismo nel suo insieme.

    Secondo la scienza, la formazione della Terra si concluse quasi 4,4 miliardi di anni fa, mentre circa 3,8 miliardi di anni fa apparvero i primi organismi microscopici, successivamente si formarono le piante, poi gli animali e infine il genere umano, che cominciò il suo lungo cammino evolutivo. L’uomo, dovendosi proteggere e assicurare la vita come tutte le specie, lotta per la sua sopravvivenza: si esercita nella forza fisica e, soprattutto, sviluppa l’ingegno.

    Sappiamo, quindi, che l’energia è vita e che la vita evolve attraverso quello scambio energetico che viene detto coscienza. Se blocchiamo quello scambio, blocchiamo in realtà la possibilità di evolvere come individui e come umanità nella sua totalità. Come legge costitutiva, la vita ha la tendenza a permanere, a conservarsi nell’essere, a perpetuarsi sempre di più e sempre meglio. L’essere umano fa propria questa legge ed esercita la sua volontà sulle altre creature e sul mondo circostante, apprende il potere della vita e della morte, prerogativa solo di Dio.

    Proprio perché l’essere umano ha acquisito questo potere, è bene che la scienza assimili sempre più i grandi temi della filosofia e ponga come prioritarie le questioni etico-scientifiche circa l’utilizzo delle sue portentose scoperte. La vita può diventare un perenne percorso di crescita se la tendenza alla conservazione diventa intelligente, consapevole. La comparsa di una coscienza egoica è l’evento fondamentale nel cammino evolutivo dell’uomo. Il senso di sé, l’immagine della realtà che ne deriva, il giudizio, il discernimento, la capacità di elaborare i dati appresi attraverso la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e il tatto pongono l’uomo al centro della sua esistenza.

    Quando l’imperativo dell’uomo moderno diventa il fare per esistere, l’io perde la sua natura strumentale e la sua reale funzione; afferma l’idea di sé in contrapposizione agli altri, al mondo e all’universo. L’uomo moderno crea una realtà a sé stante e non si assicura più della sopravvivenza fisica dell’umanità intera ma, al contrario, nel perseguire il proprio interesse va verso la sua distruzione; e non solo.

    Il pensiero circa la propria esistenza, sintetizzata nella frase di Cartesio "Cogito ergo sum" (penso, dunque sono), alimenta la brama di esistere e accresce in noi la paura della morte. La rigidità che ne deriva – basti pensare all’attaccamento, alla paura, all’aggressività con la quale l’uomo afferma le sue opinioni – è segno evidente delle scissure agenti sull’essere umano che non gli permettono di essere intero, holos.

    Ora che sappiamo che la materia è energia e siamo in grado di modificare gli elementi – in altre parole, ora che siamo i creatori della realtà in cui ci troviamo – dobbiamo avere il massimo rispetto dell’energia, che è vita e che si evolve attraverso quello scambio energetico che viene detto coscienza.

    La percezione di sé (ognuno di noi è se stesso) è un requisito originario e inalienabile, che deve sposarsi con la comprensione della nostra interdipendenza e, cioè, con il nostro reciproco inter-essere. L’accettazione della diversità e della molteplicità delle espressioni individuali, unita a una partecipazione armonica alla vita, permette all’essere umano di sentirsi parte dell’Uno. Per ritrovare questo senso unitario del vivere è essenziale l’incontro e la comprensione dei nostri diversi linguaggi: quello della filosofia, della religione e della scienza. Se ignoriamo la necessità di questo incontro o lo blocchiamo, ci precludiamo la possibilità di evolverci.

    È importante innanzitutto comprendere che questo incontro deve avvenire in ognuno di noi. L’assunzione di responsabilità individuale che ne deriva ci permetterebbe di vivere come elementi armonici all’interno del complesso organismo della società moderna ed essere così elementi non reattivi ma proattivi. Se saremo capaci di vivere nel rispetto reciproco e dell’ambiente, se ci prodigheremo per i grandi cambiamenti politici di cui abbiamo bisogno, in grado di assicurare la libertà, la felicità, la conoscenza e i diritti naturali di tutti gli esseri, potremo finalmente dire di aver costruito una vera civiltà. L’essere umano ha un ruolo essenziale in questo processo di trasformazione, in quanto è il punto di intersezione di due realtà: una transpersonale e trascendente, l’altra relativa e convenzionale. Esercitandoci nella forza fisica, psichica, morale e spirituale possiamo percorrere la via che ci porta alla Verità, alla luce, all’amore, la realtà vera ed eterna alla quale apparteniamo. In questo modo ritorniamo alla fonte della vita, la nostra vera casa, la nostra origine, dopo il lungo viaggio che ha visto il divino scendere in Terra per la spiritualizzazione della materia che, divenuta cosciente, manifesta l’intrinseca intelligenza e amorevolezza che la compongono.

    Questo è il mandato occulto che i grandi iniziati hanno trasmesso oralmente ai propri discepoli. Tale processo alchemico appartiene alla trasformazione degli elementi, che costituiscono la struttura psicofisica nel laboratorio della nostra coscienza. Così come siamo in grado di trasformare gli alimenti di nutrimento e arricchirci del loro apporto vitale, siamo in grado di apprendere dalle esperienze della vita e maturare in conoscenza. Questo è il punto chiave che segna il passaggio dall’animalità all’essere pienamente umani. Questa nostra umanità non può che essere risvegliata attraverso la comprensione della nostra interdipendenza. Siamo uno parte dell’altro all’infinito e così formiamo il tutto, siamo la Totalità.

    Tradurre in pratica di vita questa formulazione apparentemente così astratta richiede una particolare attenzione alle piccole cose, ai piccoli momenti che costituiscono la nostra vita quotidiana. In altre parole dobbiamo contattare il pulsare stesso della vita ascoltandone il cuore.

    Ogni mattino della nostra esistenza è affascinante, la nostra esplorazione dell’uomo e dell’universo in cui vive, con tutti i limiti delle attuali conoscenze scientifiche, espande la nostra coscienza.

    Le sottili leggi della fisica possono essere verità palpabili. Al nostro interno sentiamo la spinta a raggiungere mete lontane, a visitare e magari abitare altri pianeti, a esplorare le galassie. Come piccoli soggetti, puntini nell’universo, ci proiettiamo con audacia nel macrocosmo e come ciclopi, giganti osservatori, entriamo nelle parti infinitesimali della materia. La nostra esplorazione è a 360°, il nostro desiderio di conoscenza è ai limiti della presunzione, ma se volgiamo lo sguardo alla volta celeste in una notte stellata, con occhi da fanciulli, rimaniamo nello stupore di una ritrovata innocenza.

    Dal primo Homo sapiens sono trascorsi sulla terra più di 50.000 anni. A quel tempo l’uomo era agli albori di un lungo percorso di crescita, in perenne auto-educazione. Spinto dal desiderio di sopravvivenza, si muoveva su una terra impervia e sconosciuta, in preda al desiderio e alla paura. Risvegliandosi gradualmente dal torpore della sua incoscienza, faceva i primi passi sul sentiero del suo lungo percorso evolutivo. Oggi la Paleontologia ci dice che già l’Uomo di Neanderthal ha cercato il significato arcano, infinito e misterioso dell’universo. Nei graffiti preistorici, rinvenuti in diverse parti della Terra, è evidente la funzione strumentale dei segni e dei colori come strumento di trasmissione di messaggi e d’informazioni. L’Homo sapiens era capace di analizzare, interpretare e rappresentare la realtà in cui viveva. Il suo sviluppo cognitivo andava di pari passo con la formulazione magica degli eventi che regolavano la sua vita: il giorno e la notte, l’acqua, la forza virile, l’accoppiamento, la caccia, il rifugio, la morte. Oggetti rinvenuti in sepolture di 100.000 e 50.000 anni fa dimostrano che la credenza della sopravvivenza dell’anima e della presenza degli spiriti ancestrali era diffusa. L’interazione con le forze della natura, il sole, la luna, le stelle ha rappresentato l’inizio del pensiero religioso.

    Ieri come oggi spetta a ognuno di noi, e alla coscienza di ognuno, se credere o non credere a un agente attivatore da cui prende vita l’universo e scoprire che cosa ci sia dietro Dio, il vivente e il suo atto creativo.

    Nel Vangelo di Giovanni 5,14 è scritto: E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come unigenito del Padre, pieno di grazia e verità. … Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Il bambino Gesù, nato circa 2000 anni fa a Betlemme, in un piccolo villaggio della Giudea alla periferia dell’Impero Romano, rappresenta per milioni di cristiani la discesa nella carne di questa coscienza cosmica. La sua venuta è viva testimonianza dell’archetipo eterno dell’Uomo Nuovo, da sempre sussistente in Dio, e come Dio, come il Figlio eternamente generato dal Padre. Egli entra nella storia dell’essere umano per rendere visibile la sua presenza in Terra. Con l’affermazione Io sono la via, la Verità e la vita indica il suo sacro cuore, la porta attraverso la quale l’IO

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