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The Academy
The Academy
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E-book351 pagine4 ore

The Academy

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Info su questo ebook

Maggie Styles è una ragazzina di tredici anni molto insicura di sè. Per volere del padre comincia a frequentare la prestigiosa accademia hollywoodiana sportiva chiamata Rich e frequentata da sua madre prima che morisse. Appena arrivata, Maggie scopre che diventare adulti è complicato, specialmente fra fatiche, sudore e una nemica giurata terribilmente bella e spietata: Ginger.

Conoscerà persone buone e pronte ad aiutarla come persone invidiose e non sempre pronte a farlo. I primi amori e delusioni e il percorso lungo cinque anni di scuola visti con gli occhi di una bambina che crescendo diventerà una donna famosa e sicura di se stessa.

The Academy è una sorta di autobiografia mista al genere di romanzo rosa e particolarmente mirato agli adolescenti.

Ecco, per cominciare i primi due anni di scuola: The Academy e The Academy - The Youth che saranno presto seguiti da altri tre capitoli: Adolescence, Maturity e infine The Roses Of Academy ora in via di sviluppo.
LinguaItaliano
Data di uscita14 ago 2015
ISBN9788893062404
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    Anteprima del libro

    The Academy - Alice Stefanini

    sogni

    PREFAZIONE

    Ci sarebbe molto da dire su questo libro.

    Tuttavia cercherò di spiegare le cose necessarie per comprenderne meglio la struttura e la storia.

    In realtà, cari lettori, cominciai questo libro all’età di tredici anni e ancora ora che ne ho ventitré, lo sto continuando. Non è stato terminato per molti motivi. Il primo di questi è senza dubbio lo studio. Quando frequentavo il Liceo Artistico di Parma, non avevo mai abbastanza voglia di mettermi a scrivere; preferivo buttarmi a letto o uscire con le amiche nonostante fosse una grande passione. Un ulteriore motivo, senza dubbio è stata un’altra passione: la pittura.

    Difatti io non amo solo scrivere, ma mi piace intraprendere anche altre strade nell’arte e questa è una, forse la più importante. Ma non voglio dilungarmi troppo su pennelli e colori. Qua si parla di un vero e proprio romanzo: The Academy.

    Di impronta decisamente ingenua e spontanea é molto adatto ai giovani, The Academy non è altro che il frutto dell’immaginazione di una ragazzina tredicenne che si divertiva a giocare a pallavolo. A quell’età infatti, amavo sfidarmi con altre amiche in questo sport, dove spesso ne uscivo vincitrice. Ero altrettanto felice di finire finalmente le scuole medie, dov’ero vittima di bullismo a causa del mio carattere introverso e dei miei occhiali, forse troppo spessi da farmi apparire ridicola e brutta agli occhi degli altri compagni. Eppure qualcosa in me stava cambiando. Sentivo che le superiori mi avrebbero fatto crescere e finalmente lì, avrei realizzato i miei sogni e avrei incontrato dei veri amici.

    E’ proprio la stessa cosa che succederà alla nostra protagonista del libro: Maggie Styles.

    Maggie coltiva da sempre un grande sogno: diventare una grande giocatrice di pallavolo in onore della madre morta alla sua nascita. E’ così che decide, d’accordo con il padre, di iscriversi nella stessa accademia da lei frequentata anni prima, ad Hollywood. Nuove amicizie e nuovi dolori la stanno aspettando in un recente turbine di eventi, sfide sportive e compagne non sempre gentili e pronte ad aiutarla. E’ il tuffo, lungo cinque anni scolastici tra le emozioni di un’adolescente alle prese coi suoi sogni e alla scoperta dei nuovi amori.

    Non per niente ho scelto l’America. Va molto di moda ora in Italia, copiare gli americani o semplicemente usare alcune loro espressioni. Perché no allora scrivere un libro americano visto con gli occhi di una ragazza italiana? Perché non immaginarsi che l’hotel vicino casa tua si trasformi in una grandissima accademia avvolta nel verde? Perché non immaginarsi che le tue migliori amiche diventino la tua squadra? Allora mentre crescevo, il libro cresceva con me. Ho dovuto rileggerlo molte volte prima di stabilire che andasse bene. Quando si è piccoli non si ha un linguaggio vario e completo e spesso si commettono errori di stesura o di ortografia. Ora, con più calma vorrei dedicarmi a questo fino a terminarlo. Sono sicura che riuscirò perché è un sogno cominciato molti anni fa e va portato fino in fondo. Vedo The Academy come una sorta di autobiografia, una sorta di seconda vita in un altro posto, una vita fatta di forza di volontà e duro lavoro. In Academy ecco che sorgono i primi amori, ma anche i primi problemi di tutte le scuole come la droga, come l’invidia e la gelosia fra compagni e compagne, le molteplici paure e non solo. In Academy c’è molto altro: gioie e tristezze, bontà e cattiveria, amore e odio, avventure e disavventure … Academy sono quattro libri in totale. Il primo e il secondo anno: The Academy, il terzo e il quarto anno :Adolescence e Dreams e infine il quinto ed ultimo: The Roses of Academy. Il primo libro comincia con brevi capitoli e frequenti discorsi diretti. Mano a mano che i capitoli si allungano, i discorsi diretti diminuiscono. Maggie cresce, spogliandosi dall’abito di bambina e indossando quello di donna.

    La prima copertina riprende un tema : il riflesso.

    Il riflesso sull’acqua infatti è percepito come la mia vita che si riflette proprio in quella di Maggie. Non sai mai dove ti può condurre l’acqua con le sue correnti, ma sai che specchiandoti in essa puoi trovare qualcosa di molto più misterioso ed affascinante. 

    Infine i discorsi: Il libro contiene molto dialogo. Spesso gli esaminatori del contenuto mi dissero che era un errore, che troppi dialoghi non possono far parte di un romanzo. Ebbene, questo è il mio modo di scrivere, di percepire i fatti attraverso i dialoghi e conoscere i personaggi come se il lettore si catapultasse come in un film. Questo voglio: una serie di immagini che diano vita a tante parole.

    Dopo tutto ciò, lascio a voi la curiosità di leggere il primo e il secondo anno di Maggie nel mio primo libro: The Academy. 

    Buona Lettura

    Alice

    CAPITOLO 1

    LA PARTENZA

    - Fermati papà!- urlò Maggie dal balconcino della sua grande casa.

    - Non voglio andare nella nuova scuola, o meglio Accademia come dici tu! Non mi piacerà e poi la gente non sarà come me! Là si danno tutti molte arie, ci vanno solo le persone di una certa importanza.-

    - Chi ti ha detto questa stupidaggine? Forza tesoro, sali in macchina e partiamo per l’aeroporto. Dobbiamo arrivare in America, a Los Angeles e poi a Hollywood. Ti assicuro che non è vicino!- così dicendo, afferrò un giornale dal cruscotto.

    Maggie si affrettò a scendere prendendo i suoi bagagli e lo raggiunse.

    - Guarda Maggie! Guarda quanto è grande questa accademia! Non è sempre stato il tuo sogno essere la più grande pallavolista di tutti i tempi? Imparare tutte le tecniche segrete di un gioco di squadra non è sempre stata la tua sfrenata passione?- le chiese sperando in una risposta che gli desse almeno un po’ di ragione.

    - Sì papà, ma credo che mi sentirò in gabbia. All’inizio lo trovavo divertente, ma ora non più. Non troverò amici là e mi sentirò sola, lontana da casa.-

    - Se non avessimo quel poco di eredità lasciataci dallo zio, non avresti neanche avuto l’occasione di imparare ciò che più ti piace. Ma dato che puoi diventare una grande donna e frequentare la stessa scuola di tua madre, ora promettimi almeno che ti impegnerai in tutti e cinque gli anni.- Maggie deglutì, si sentiva terribilmente in ansia, ma cercava di idealizzarsi una giornata bella e tranquilla.

    - Papà, ma come troverò gli amici giusti? Dovrò fingere di essere una signorina snob per stare in loro compagnia?- chiese ansiosa.

    - Certo che no! E poi come li hai trovati alle scuole medie, li troverai anche alle superiori. Magari troverai anche un bel ragazzo, del resto non è solo una scuola femminile.- Kurt le strizzò un occhio. Maggie deglutì ancora e arrossì. -Oh, no papà, non se ne parla  proprio di ragazzi!-

    - E perché no? Insomma sei bella; hai grandi occhi blu, una frangetta sbarazzina… vorresti restare nubile a vita?- rise. - Sei tutta tua madre! Se solo avessi potuto conoscerla o solamente vederla. Se solo lei avesse potuto vederti crescere…- poi sospirò.- ma non c’è più, è morta alla tua nascita e io non vorrei che tu soffrissi come ho sofferto io.-

    - È inutile che cerchi di ricordartela, leva l’immagine dalla testa!- urlò Maggie infuriata.

    - Cercherò di farlo, ma sai bene che non è facile per me.- rispose lui con un triste sospiro.

    Kurt era buono. Il problema però era la moglie. Aveva lasciato nel suo cuore un vuoto incolmabile che neanche tanto tempo e tante lacrime avevano ancora cancellato. Lui la ricordava sempre e spesso raccontava a Maggie quante cose belle aveva fatto per lui, ahimè, senza una volta che non finisse per piangere.

    ***

    In poco tempo, Kurt e Maggie raggiunsero l’aeroporto.

    - E’ meglio sbrigarsi. A minuti partirà! … - disse Kurt indicando l’aereo ancora fermo.

    Salirono in tutta fretta, cercando di non scordare nessuna valigia. Sarebbe stato un viaggio interminabile di almeno un giorno.

    Maggie si sedette al suo posto accanto a lui e allacciò le cinture. Si mise comoda. In quel momento sentì aumentare il magone. Abbandonare il Manchester in modo così brusco e precipitoso non era stato facile. Ora aveva solo bisogno di dormire un po’ e lasciare che le lacrime passassero da sole. Fortunatamente Kurt non le vide.

    Ogni volta che Maggie schiudeva le palpebre, fra le fessure riusciva a intravedere l’orario che passava lento. Il padre di tanto in tanto leggeva qualcosa e si alzava per sgranchirsi le gambe o per andare ai servizi. Era un uomo molto silenzioso Kurt Styles. Sembrava non essere granché interessato a parlare con sua figlia nonostante le volesse molto bene.

    Lui teneva a Maggie. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderla felice e il tempo delle scuole medie, il tempo dell’infanzia era passato. Ora si cambiava posto, si cambiava aria e si cresceva.

    Maggie si alzò dal suo sedile.

    - Vado in bagno.- lo informò. Kurt annuì, senza togliere gli occhi dal suo amato giornale.

    Quando Maggie richiuse la porticina scorrevole, si voltò verso lo specchio. Si osservò; i capelli castano scuro le arrivavano alle spalle e la sua frangetta da bambina le incorniciava il viso come un quadro perfetto. Chissà, forse col tempo l’avrebbe allungata in un bel ciuffo. Aveva sempre tenuto quella frangia fin da piccola e ora che poteva considerarsi una signorina, era tempo di farla crescere. I suoi occhi blu oceano erano tremendamente belli e brillanti. Ancora non sapeva da chi li avesse presi; avevano un colore davvero inconsueto, quasi da non sembrare reale.

    Si sciacquò il volto e si diede una pettinata veloce a quei capelli lisci e setosi. Ora andava meglio.

    Per tutta la durata del viaggio sull’aereo, non aveva fatto altro che pensare alla lontananza da casa, ai profumi che si respiravano là, in quel posto meraviglioso. Ora doveva avventurarsi in un posto tutto nuovo, ambiguo, abitato da persone a modo, che non aveva la ben che minima idea di chi fossero;

    persone di un certo livello sociale da stimare e forse da imitare.

    ***

    Dopo un giorno intero sull’aereo, ecco finalmente apparire Los Angeles.

    Il cuore di Maggie batteva forte, le gote si tingevano lentamente di un rosa vivo per l’emozione che teneva dentro dalla mattina prima e i polpastrelli delle sue dita continuavano a tamburellare da qualche minuto sul bracciolo del sedile, impazienti come lei. Provava un certo rancore ad aver abbandonato la sua bella casetta e fra poco anche suo padre Kurt per incominciare una nuova vita. Una vita lontana da quelli che poteva definire amici e che vedeva sì e no una volta al mese, quando usciva con loro per una passeggiata o un gelato. Appena ne incontrava qualcuno, lo salutava con la mano rammentando i tempi delle scuole medie passati insieme a loro. Ma quando scese dall’aereo e si trovò con i piedi ben piantati a terra, la situazione non le dispiacque affatto. Il cielo era libero da nubi e il sole splendeva alto, lassù. Anche se l’aria non era come quella di casa, Maggie la trovò molto familiare e in quell’istante non cercò altro che l’ Accademia. Non fu difficile arrivarvi. Il taxi fu subito a loro disposizione.

    Ricaricarono i bagagli e Kurt ordinò al tassista di essere scortati a Beverly Boulevard.

    - Sei emozionata?- chiese a Maggie; e forse fu l’unica domanda che le fece in tutto il viaggio.

    Maggie si voltò e pensò: ma che razza di domanda è? Chi non lo sarebbe? ma poi gli rispose con educazione: - Abbastanza.-

    Dopo pochi minuti, Kurt intravide qualcosa dal finestrino.

    - Oh, finalmente! Quella laggiù deve essere proprio l’Accademia Rich!- disse indicando una fitta boscaglia.

    - Ma io non vedo nulla!- rispose Maggie sgranando gli occhi.

    - Ma sì, quella laggiù! Non la vedi perché è nascosta dai folti alberi secolari!- così dicendo la prese per mano e aprì la portiera del taxi, chiedendo un aiuto all’autista per prendere i bagagli di Maggie.

    - Papà, posso andare anche da sola, non ho sei anni!- gli fece notare, un po’ imbarazzata.

    - E va bene, allora io me ne torno da dove sono venuto. Aspetterò il prossimo aereo. Ti verrò a trovare qualche volta e tu intanto incomincia a fare nuove conoscenze, mi raccomando! Ah, dimenticavo … non cambiare mai! Resta sempre quella che sei, non diventare mai una signorina snob, con la puzza sotto al naso.- detto questo, Kurt lasciò il posto. Maggie invece si morse le labbra, strinse forte i pugni e si avviò per la stradina sassosa che l’avrebbe condotta alla grande Accademia.

    Non aveva la benché minima idea di dove si trovasse, ma decise di non aver paura delle grandiosità americane.

    CAPITOLO 2

    L’ACCADEMIA

    Arrivata nella folta pineta, si guardò attorno incuriosita. Ispezionò il luogo da cima a fondo, poi convinta si disse: E’ molto bella!

    L’accademia era gigantesca, bianca come il latte. La facciata principale si sviluppava su tre piani; al centro, preceduto da un elegante scalone ornato da pigne, si apriva il loggiato affrescato a tre arcate, sorrette da pilastri; ai lati e al piano superiore si aprivano regolari finestre rettangolari, mentre all'ultimo livello si trovava una grande meridiana e con la luce del sole, l’orario veniva proiettato sul muro. Una parte sul retro era tutta in pietra e ricoperta da fiori rampicanti di ogni colore. Possedeva robusti scuri di legno sostenuti da fermi in ferro battuto. Per quanto riguarda all’altezza si potrebbe fare riferimento a un albero secolare di una quindicina di metri. 

    Aveva cessato di piovere da poco e tutt’intorno l’aria profumava di pino ed erba tagliata. Il portone in legno dominava la bianca scalinata esterna.

    C’erano più di trecento finestre dai vetri così lustri che vi si poteva guardare all’interno. Si intravedevano tende altissime piene di drappeggi rossi e dorati; alcune erano legate con una corda d’oro, altre slegate ricadevano leggere e nascondevano l’interno della scuola. Dietro all’accademia c’erano diversi campi: da pallavolo, da tennis, da pallamano, da baseball, basket e anche uno da football dove le squadre si allenavano. Dall’altra parte invece, vi era nascosta un’immensa piscina dietro una recinzione e a un cancello chiuso. Maggie era strabiliata. Tutto ciò non le sembrava ancora vero. Non aveva mai visto nulla di più maestoso prima d’ora. Le piacque subito quel posto.

    Ad un certo punto però, udì una voce provenire da una delle finestre.

    - Ehi, tu, che cosa fai lì fuori? Non sai che deve entrare?-

    - Si certo lo so, ma…- Maggie venne interrotta.

    - E allora se lo sai muoviti, entra!-

    Detto questo, la ragazza chiuse la finestra dalla quale era affacciata.

    - Accidenti ,l’accademia sarà anche bella, ma se tutte le ragazze sono così, sarò fritta!- sospirando salì la scalinata e con un grande sforzo aprì una porticina più piccola ed entrò.

    CAPITOLO 3

    GERY

    Si ritrovò subito in un grande salone. Aveva tutta l’aria di essere il salone principale. Il soffitto era ricoperto da affreschi molto antichi e baroccheggianti che raffiguravano angioletti paffutelli e rosei. Da lassù pendevano grandi lampadari di Swarovski che risplendevano con la luce del sole che penetrava dalle finestre. Al centro del salone, invece, regnava un maestoso pianoforte a coda, nero e lucente. In fondo al corridoio vi era un’altra grande scalinata bianca che terminava in un pianerottolo e da lì, sia a destra che a sinistra si aprivano altri due lunghi corridoi che si affacciavano al piano di sotto. Di sopra, probabilmente c’erano le camere da letto. Maggie tutt’a un tratto, udì uno strano rumore, come se qualcuno avesse fatto sbattere una porta nel corridoio al piano di sopra.

    - Ehi, scusami se prima sono stata un po’ sgarbata con te, non sapevo fossi nuova, solo che se ti beccava il preside ti dava una bella lezione!-

    Chiuse la porta e si precipitò giù dall’enorme scalinata.

    - Mi chiamo Gery, Gery Wilson!- le strinse la mano. - Sono arrivata una settimana fa insieme a tutte le altre, sono del primo anno anche io … ma, dimmi una cosa, tu sei una cattiva?-

    Maggie rimase sorpresa da questa domanda, ma rispose con un sorriso.

    - Beh, dipende dai punti di vista. Io penso di esser buona…-

    Maggie venne interrotta un’altra volta.

    - Ah, fantastico! Allora nello smistamento delle squadre sarai con le buone, ovvero con me ed altre mie amiche; devi sapere che ci sono anche le cattive e si vedono dalla faccia! Io preferisco chiamarle maledette!

    Le buone saranno contro le cattive. Tu intanto comincia a fare la dolce e la carina con i professori e vedrai, ti metteranno con noi!- le raccomandò.

    Anche se Maggie non aveva capito molto bene la situazione, annuì col capo, ancora abbastanza stupita da ciò che la ragazza le aveva appena detto. In quell’istante Gery l’abbracciò forte. Aveva una folta massa di capelli rossi e due occhioni azzurri e trasparenti. Maggie aveva trovato la sua prima compagna.

    CAPITOLO 4

    I PROFESSORI

    - Come ti chiami?- domandò Gery.

    - Mi chiamo Maggie, Maggie Styles, chiamami pure Mag se vuoi!-

    - Oh, d’accordo allora Mag, piacere ancora, anche se preferisco Maggie!-

    Le ragazze vennero subito richiamate in classe.

    - Incomincia la lezione!- urlò la professoressa.

    Appena entrò in classe, Maggie cercò il posto più vicino a Gery e si sedette.

    Tutte le altre erano molto distinte. Le così dette cattive, come le chiamava Gery, si potevano distinguere bene dalla faccia che avevano; imbronciate e serie.

    A Maggie saltò subito all’occhio la più bella della classe: era bionda e aveva lunghi capelli lisci, appena mossi sulle punte.

    Decise di non fare subito domande a Gery su quella ragazza, anche lei sembrava una delle cattive. Non erano ancora avvenuti smistamenti perché erano in settanta, tutte lì, insieme in un’unica grandissima aula.

    La professoressa aprì il registro e incominciò con l’appello ed ogni volta che una ragazza si alzava in piedi al proprio nome, Maggie cercava di memorizzarla, ma alla fine si era già dimenticata tutti i nomi.

    Finito il lunghissimo appello, la professoressa notò un asterisco vicino agli altri nomi del registro e lesse ad alta voce: - Maggie Styles!-

    - Sono io!- rispose alzandosi in piedi.

    - Tu sei una ragazza nuova, giusto? Da dove vieni?- chiese la professoressa.

    - Sì, sono nuova, vengo dall’Inghilterra, dal Manchester e non sono una cattiva!- disse sicura di sé.

    Tutte scoppiarono a ridere. La professoressa fece uno sguardo allucinato. 

    - Come hai detto?-

    - Ho detto che non sono una cattiva!- tutte risero ancora, ma Gery si alzò in piedi e intervenne.

    - Professoressa, Maggie intendeva dire che nello smistamento lei non farà parte delle cattive, ma delle buone- detto questo si risedette in silenzio.

    - Oh beh, se intendeva dire ciò, sarà tutto da vedere signorina Styles. E se tu dovessi essere proprio una cattiva? Non dovresti vergognarti di avere grinta da vendere, no?- chiese la prof.

    Maggie scosse il capo.

    - No professoressa, non mi vergognerei, ma mi troverei molto male e poi non starei mai nella squadra delle oche. Senza offesa!-

    La prof si mise a ridere mentre alcune risposero per le rime.

    - Ora basta fare confusione! Maggie è nuova e verrà messa nella squadra che riterremo opportuna per lei, intesi? Bisogna che la professoressa Debby la conosca meglio prima di procedere allo smistamento.- fece una pausa e le guardò tutte negli occhi.- Perché siete venute in questa accademia? Non solo per praticare un gioco, ma per allenare il corpo, crescere in forma. Ci sono quelle che hanno più grinta e quelle più riservate e, come ho detto prima alla vostra nuova compagna, non bisogna vergognarsi. Il bello sta proprio qua. Abbiamo in comune solo una cosa: pregi e difetti e non dobbiamo avere paura di nasconderli, perché più verranno a galla e più saremo pronti a correggerli.-

    Maggie era pienamente d’accordo.

    In seguito venne chiamata alla lavagna per risolvere un’equazione. Aveva finito e il risultato era esatto.

    - Brava Styles! Te la cavi così bene anche in Inglese e in lingue? Perché qui imparerai anche l’Italiano, lo sai vero? -

    - Sì, sono stata informata, ma se devo esser sincera in Italiano sono un vero disastro! I temi sono la cosa che odio di più e non parliamo proprio di disegnare e scrivere!-

    La professoressa si mise le mani nei capelli.

    - Beh, almeno sei brava in matematica, perché io sarò per tutto l’anno la vostra professoressa di matematica. Ora vai pure al posto!-

    Maggie tornò al banco e si sedette. Gery le passò un biglietto dove vi era scritto 6 grande in mate!.

    Maggie sorrise, aprì l’astuccio e impugnò la sua penna stilografica dorata che non vedeva l’ora di adoperare e rispose sullo stesso foglietto " spero di cavarmela anche nella pallavolo, sono venuta apposta per quella"… Poi passò il biglietto a Gery che lo lesse, si voltò verso lei e piano disse:

    - All’intervallo ti racconterò un po’ di cose su noi tutte, okay?-

    Maggie annuì.

    CAPITOLO 5

    L’INTERVALLO

    Quando suonò la campanella, tutte uscirono dall’enorme aula.

    Gery allora incominciò a parlare con Maggie.

    - Allora vieni dal Manchester, così hai detto, giusto?- le chiese. Aveva una gran voglia di conoscere la nuova arrivata.

    - Già, ho fatto un lungo viaggio. Io sono nata e vissuta in Inghilterra fino ad oggi. Hollywood per me è tutta un’altra cosa, non so se in senso negativo o positivo, però incomincia a piacermi! Questa scuola è bellissima! Tu invece da dove vieni?-

    - Io vengo da Chicago, mia madre è nata lì, ma cambiando argomento, in classe ti avevo promesso che ti avrei parlato di qualcuno. Sai, ho visto bene che hai notato la più bella della classe!-

    - E come non avrei potuto notarla? Si guardava allo specchio!- rise Maggie.

    - Si chiama Ginger Bane, meglio per te se la chiami Gin, ed oltre ad essere la più bella, è anche la più cattiva!-

    Maggie deglutì poi rispose: - Ne sei proprio sicura? Ecco perché mi guardava male!- Gery si guardò intorno per controllare che non fosse nei paraggi, poi continuò.

    - Lo fa con tutte quelle carine; teme che possano essere migliori di lei e che possano farle perdere il posto di regina. Sai, è la figlia del preside Bane. Bisogna trattarla molto bene, altrimenti è capace di inventarsi delle storie su chi le sta antipatico e andarle a raccontare a suo padre che può farlo espellere!-

    - Ma no, dici sul serio? Fammi un esempio!- chiese Maggie incuriosita e anche un po’ spaventata.

    - Beh, dopo due giorni dal mio arrivo, avevo notato altre due ragazze molto carine. Gin le aveva guardate molto male. Il giorno dopo non si trovano più e veniamo a sapere che sono state espulse dal preside perché lei invidiosa, era andata a dirgli che la trattavano male, anche se non era assolutamente vero. Quindi per l’amor del cielo, non dare troppo nell’occhio Maggie! Non voglio mica perderti!- le parole

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