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Carnefice Vittima
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E-book187 pagine2 ore

Carnefice Vittima

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Info su questo ebook

Alice Martini oltre ad essere la classica scrittrice di successo, è anche un'importante icona LGBT. Solitaria per natura, dalla sua villa spersa in mezzo alla campagna, produce romanzi destinati a diventare best seller.

In pochi sanno però che Alice, tramite la scrittura, affronta anche la depressione da cui è affetta ormai da dieci anni. Da quando Margherita Gemini, l'amore della sua vita, ha brutalmente interrotto la loro relazione, per la scrittrice è iniziato un periodo di tortura senza fine.

Spinta dalla passione per la carriera, e andando contro le opinioni del proprio agente e della madre, rilascia un'intervista palesando il suo pensiero contro l'omofobia.

Da quel momento Alice inizia a ricevere delle minacce anonime che le faranno temere la tanto amata solitudine della campagna. Lasciandosi trasportare dal panico, la scrittrice inizia a dubitare di tutti i conoscenti e gli amici. E sarà proprio in questo turbine di angoscia, che si vedrà il ritorno di Margherita, il grande amore di Alice.
LinguaItaliano
Data di uscita27 mag 2022
ISBN9791221405972
Carnefice Vittima

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    Anteprima del libro

    Carnefice Vittima - Sara Vannini

    CAPITOLO 1

    I tacchi che indossavo sbattevano in modo ritmico sul parquet, producendo un rumore snervante, quasi a voler scandire i minuti mancanti per quell’ultimo sforzo giornaliero.

    Come donna, ritengo che le scarpe col tacco siano un essenziale colpo di bacchetta magica che dona classe a qualunque individuo le indossi. Ma diavolo se sono scomode, soprattutto alla fine di una lunga giornata.

    Camminavo a passo svelto, seguendo le istruzioni di almeno cinque persone differenti. E poi guardavo Luca, perché in lui avevo una fiducia cieca.

    C’erano poche persone delle quali mi fidavo davvero: Luca Molinari, il mio agente, Melania Anderson, l’editor che aveva seguito i miei ultimi progetti, il mio dentista e pochi altri.

    La lista delle domande e delle risposte.

    Afferrai il foglio dalle mani di Luca senza nemmeno guardarlo.

    Sapevo a memoria quella storia, non avevo bisogno di leggere nulla.

    Continuando a camminare, passai davanti ad un grande specchio incorniciato d’oro e mi gettai una rapida occhiata.

    Il trucco impeccabile nascondeva le occhiaie dovute al lavoro dell’ultimo periodo, i miei capelli erano stati raccolti elegantemente e, sebbene indossassi solamente jeans e una camicetta, riuscii comunque a trovarmi attraente.

    Abbiamo un minuto, tieniti pronta.

    Da più lontano udivo la voce del presentatore.

    Mi lisciai una piega della camicia e deglutii.

    Abbiamo il piacere di avere qui con noi un’ospite speciale oggi pomeriggio. Un’autrice ormai nota in tutta Italia. Alice Martini!.

    Un sorriso stampato a forza, una camminata non troppo svelta, ed ero sul palco.

    Strinsi la mano al noto presentatore in giacca e cravatta, sorrisi al pubblico e presi posto in una delle poltroncine dello studio televisivo.

    Sebbene lo avessi fatto molte altre volte, la scarica di adrenalina arrivava sempre in momenti come quello.

    Dunque, Alice, è un piacere averti qui con noi. Abbiamo sentito tutti parlare del tuo nuovo romanzo, La mossa del Serpente. Hai avuto un successo clamoroso, più di centomila copie vendute.

    Il pubblico applaudì ed io sorrisi annuendo.

    Dovrò farti una domanda lecita, ovviamente. Cosa rappresenta per te il serpente? Qual è stata la tua fonte d’ispirazione?.

    Accavallai le gambe facendo dondolare la decolleté in un lento movimento.

    Il serpente rappresenta il male, per tutti noi. Il male agisce tentandoci, approfittandosene delle nostre debolezze e vulnerabilità, ed è molto astuto in questo. Si muove in modo tattico per raggiungere il suo obiettivo, talvolta striscia pur di arrivare a noi.

    Continuai a rispondere per almeno dieci minuti, articolando le risposte al meglio, poi arrivammo a quella che più temevo.

    In questi giorni si fa un gran parlare della nuova legge sull’omosessualità, anzi, per meglio dire, contro la violenza e l’omofobia. Tu sei sicuramente un’icona del movimento LGBT. Come la vedi questa nuova legge?.

    La mia omosessualità non era mai stata un problema, nemmeno quando ero adolescente. Pertanto, pur essendo una persona riservata e discreta, avevo deciso di supportare diversi gruppi per aiutare chi invece viveva male il proprio orientamento sessuale.

    "Penso sia una legge giusta e valida. C’è una mentalità ancora chiusa nel nostro Paese, ma per me non è stato un problema. Vorrei che questa legge venisse approvata solamente per poter tutelare al meglio chi viene continuamente discriminato, le vittime di violenza fisica e verbale.

    Sono molto sensibile sull’argomento omofobia e bullismo, e credo che la violenza non debba esistere per nessuno, ovviamente".

    Perdonami, ti interrompo. Questa legge parla specificatamente dell’omosessualità, ma in Italia esistono già regole che condannano la violenza, perché pensi sia necessaria un’ulteriore legge?.

    Perché le regole presenti attualmente non sono sufficienti per tutelare questa determinata categoria di persone.

    Il pubblico applaudì, ma sotto ordine dei conduttori televisivi.

    Pensi possa essere d’aiuto, quindi?.

    Penso che finché al mondo esiste così tanto odio, non ne verremo a capo. Penso che se non siamo nemmeno capaci di far approvare una legge che condanna la violenza, a prescindere dagli individui a cui è rivolta, non saremo mai in grado di evolverci. Non è un atto di ribellione, è una richiesta di pace, ed è assurdo che non venga approvata.

    Le tue idee religiose?.

    Non mi schiero politicamente e non intendo creare malintesi. Mi limito a dire che credo in Dio, ma non nel potere della Chiesa o del Vaticano. Dio non condannerebbe l’amore, ed è questo a cui io credo.

    Un altro applauso.

    Ero nervosa, ma cercavo di mantenere un tono di voce fermo mentre le domande continuavano.

    Hai mai subito violenze fisiche o verbali in prima persona?.

    Sospirai.

    Sì, al liceo. Sono stata vittima di bullismo, ho subito insulti, sputi….

    Sputi?.

    Sputi. E per questo penso sia importante tutelare le persone.

    Pensi che il serpente possa essere anche questo? L’omofobia, il bullismo, la violenza e l’odio?.

    Assolutamente sì.

    Due ore più tardi, nei sedili posteriori di un taxi che mi portava alla stazione di Milano Centrale, ripensai a quell’intervista. La stavamo preparando da settimane, le domande e le risposte erano state programmate al dettaglio.

    Luca, il mio agente, mi aveva suggerito di lasciar perdere, di concentrare tutta l’attenzione sul nuovo romanzo e sulle promozioni, ma io avevo insistito.

    Appoggio il tuo punto di vista, Alice, aveva detto. Ma penso che la nostra società non sia così di mentalità aperta. Le tue idee sono corrette, ma quanto pubblico rischierai di perdere così?.

    La sua affermazione mi aveva innervosita.

    Cosa stai insinuando?! Che dovrei lasciar perdere ciò che sono e ciò in cui credo solamente perché alcune persone non saranno in grado di capirlo!?.

    Vedendo la mia espressione, aveva fatto marcia indietro.

    No, niente di tutto questo. Dico solo che per la promozione del libro, questo tuo schieramento politico potrebbe….

    Schieramento politico?!.

    Intendo dire che potresti perdere molto pubblico, Alice. Solo questo.

    Aveva sospirato passandosi una mano fra i capelli.

    Lascia che vadano, allora. Se il mio pubblico deve essere costituito da persone disposte ad accettare la violenza in tutte le sue forme, preferisco farne a meno.

    Non sai quello che dici.

    La conversazione era morta lì, nessuno dei due aveva aggiunto altro, e poi si era fatto il mio volere.

    A sentire Luca mi era parso di ascoltare i vecchi discorsi di mia madre, quando ero più giovane. Lei, che non aveva mai avuto problemi ad accettare la mia omosessualità, temeva però la violenza e la discriminazione. Preferiva essere passiva, fingere che io fossi etero, piuttosto che rischiare di mettersi in pericolo.

    Sorrisi guardando fuori dal finestrino.

    Era un tardo pomeriggio di metà settembre e il cielo di Milano era ricoperto da nuvoloni grigi.

    Provavo tenerezza per mia madre, capivo il suo punto di vista, ma non potevo condividerlo.

    Con il tempo anche lei, come Luca, aveva imparato ad accettare.

    Il mondo funziona così. C’è chi sta nascosto nel buio sperando che nessuno si accorga della sua presenza, e poi c’è chi esce allo scoperto, non con lo scopo di fare una rivoluzione, ma con l’unico obiettivo di vivere una vita serena, senza fingere di essere ciò che non è.

    Mi battevo per quel credo all’epoca, e mi ci batterei anche adesso.

    Nonostante tutto.

    CAPITOLO 2

    Infilai la chiave nella serratura di casa attorno alle nove di sera.

    Il viaggio da Milano a Venezia era stato veloce, ed ero addirittura riuscita a scrivere qualche riga senza essere disturbata.

    Uno scrittore non si ferma mai davvero. Stavo promuovendo La mossa del Serpente in quel periodo, ma parallelamente a ciò, avevo già iniziato un nuovo romanzo.

    Mi fermai un istante prima di aprire la porta.

    Il silenzio della campagna regnava sovrano, lasciando parlare solo gli animaletti notturni con i loro dolci versi.

    Quella era stata una scelta primaria quando avevo iniziato a mettere via dei soldi; non volevo vivere in città. Volevo una villa in campagna, persa in mezzo al nulla.

    Anche su questo mia madre aveva avuto da obiettare.

    Sarà ancora più pericoloso! Una donna che vive da sola in una villa del genere, mi farai stare in pensiero, aveva detto.

    Ma ancora una volta, non avevo voluto sentir ragioni.

    La casa venne fatta come l’avevo sempre sognata, ed era il mio regno di pace.

    Ci vivevo ormai da tre anni e nessuna delle paure di mia madre era diventata realtà.

    Spalancai la porta ben consapevole di quello che sarebbe successo. I miei due cani iniziarono a corrermi incontro impazziti.

    Gettai a terra la borsa ed il trolley, poi mi accucciai per accogliere le loro feste.

    Una scrittrice vincitrice di best seller in ginocchio sul pavimento, mentre si fa leccare da due pitbull. Per loro avrei fatto questo ed altro.

    Bentornata a casa, signora Martini.

    La voce rassicurante di Adele mi fece alzare lo sguardo, distogliendomi dal momento di estasi canina.

    L’avevo assunta come signora delle pulizie poco dopo aver comprato la casa, ma era diventata molto più di questo. Tirava a lucido ogni stanza, stirava e lavava i panni, e si occupava anche di Book e Page quando io non potevo essere a casa. La aggiungerei di sicuro alla lista di persone fidate (in pareggio col dentista però).

    Grazie Adele. Come sono stati i miei tesori?.

    Oh bravissimi come sempre. Hanno già mangiato e sono rimasti tutto il tempo accanto alla sua coperta del divano, sperando che lei tornasse presto.

    Chi non ha mai posseduto un cane non può capire l’amore che una persona può provare per loro. In aggiunta, devo ammettere che il fatto di essere single e sola da anni, aveva contribuito a farmi amare ancor di più i miei amici a quattro zampe.

    Quando stavo male, loro erano lì a coccolarmi. Quando piangevo, loro lo capivano e venivano a farmi compagnia. Quando avevo paura, mi ricordavo della loro presenza e mi sentivo più sicura.

    Mia madre era stata scettica anche su questo.

    Due pitbull?! Ma sono una razza pericolosa!.

    Molte persone la pensano così. Al nome pitbull immaginano subito il cane pieno di steroidi, con i muscoli pompati, pronto ad aggredire chiunque capiti sotto tiro.

    I miei pitbull, invece, erano l’opposto di questo. Non solo, naturalmente, non avevano mai aggredito nessuno, ma erano anche gli esseri più affettuosi che avessi mai conosciuto in tutta la mia vita.

    Mia madre, per l’appunto, si era dovuta ricredere dopo poche settimane.

    Ho già pulito il piano superiore, se per lei va bene tornerei dopodomani.

    Adele era una donnina piccola e grassottella. Se avessi dovuto paragonarla a qualcuno avrei sicuramente pensato a Nilla, la governante della Carica dei 101.

    Va bene, cara. Ti ringrazio.

    Attesi che se ne fosse andata prima di togliermi i vestiti, sospirando di sollievo.

    Avevo bisogno di bere qualcosa. E fu proprio ciò che feci dopo essermi fatta una calda doccia rilassante, e aver indossato il pigiama.

    Mi stravaccai nel grande divano del mio salotto, e ispezionai l’angolo degli alcolici.

    Afferrai la bottiglia di Sambuca e gettai uno sguardo d’intesa a Book che, ai piedi del divano, mi fissava con la testa piegata di lato.

    Che dici?.

    Non mi rispose, ma lo presi comunque come un sì.

    Rimasi un’ora semidistesa sul divano, a ripensare a Luca, all’intervista, ma soprattutto a godermi il comfort della mia abitazione.

    La casa, contornata da un ampio giardino, si sviluppava in due piani.

    Al piano terra avevo fatto costruire la cucina, il salotto, il mio studio ed un bagno. Predominava il parquet e tutto ciò che richiamava calore. Amavo le abat-jour, le candele, le luci calde, odiavo tutto quello che invece era moderno e freddo.

    E se facessimo mettere un parquet più chiaro e rendessimo il bianco e il beige i colori predominanti?, mi era stato proposto. Magari anche le mensole chiare come i mobili. Si usa molto in questo periodo.

    Devo vivere in una casa accogliente non in un ospedale, avevo risposto tagliando corto.

    Al piano superiore c’erano due camere, un secondo bagno e una piccola palestra personale nella quale mi allenavo sporadicamente (pur avendo l’obiettivo di farlo tre volte la settimana).

    Prima che uno dei miei romanzi diventasse best seller frequentavo la palestra della città. Non mi è mai piaciuto vantarmi dei miei soldi e

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