Per i pomeriggi di pioggia
Di RJ Scott
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Info su questo ebook
Robbie MacIntyre gestisce un piccolo ufficio postale nel vecchio edificio di quella che era una stazione ferroviaria nella periferia della sonnolenta Barton Hartshorn, a nordovest di Londra. Rimane sbalordito quando la proprietaria, Maggie, una sua cara amica, gli lascia in eredità non solo l’ufficio postale, ma anche l’intera stazione.
Il resto dell’eredità va a uno scrittore americano, Jason Young. Quando l’uomo si trasferisce nel paesino, Robbie rimane frastornato dall’attrazione che prova per la persona che avrebbe più diritti di lui sulla stazione.
A quel punto compare una scatola, che contiene varie prime edizioni rare e un ricettario. Tutto inizierà ad avere un senso solo quando gli ingredienti segreti di una particolare ricetta saranno finalmente svelati, portando alla luce un amore che si è interrotto settant’anni prima.
RJ Scott
RJ Scott is the author of the best selling Male/Male romances The Christmas Throwaway, The Heart Of Texas and the Sanctuary Series of books.She writes romances between two strong men and always gives them the happy ever after they deserve.
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Anteprima del libro
Per i pomeriggi di pioggia - RJ Scott
Chapter Uno
ALMENO CI hai provato, Robbie.
Doris mi diede dei colpetti leggeri sulla mano con il suo solito fare rassicurante. Non avevo bisogno di rassicurazione. Mi serviva che quella cavolo di torta venisse bene. Insomma, quanto poteva essere difficile non mandare qualcosa a puttane, quando avevo la ricetta davanti a me?
Punzecchiai con la forchetta quello che era rimasto della torta con la salsa di mele. Il pasticcio emise un chiaro puah mentre collassava su sé stesso attorno al grosso buco che era comparso in qualche modo durante la cottura.
Ho seguito la ricetta.
E l’avevo seguita davvero, alla lettera. Ogni singola tazza di farina e cucchiaio di burro, ogni cucchiaino di noce moscata… avevo perfino fatto dei calcoli per sapere a quanto corrispondevano due terzi di una tazza rispetto a una intera. Doris mi diede un altro colpetto sulla mano e annuì nel suo modo più confortante.
Maggie ha fatto questa torta per quasi novant’anni. Non ti deve per forza riuscire bene la prima volta.
Il petto mi si strinse per il dolore, che si attorcigliò dentro e attorno al mio cuore. Maggie Simmons era stata la ragione per cui ero rimasto in quel paesino. Quando tutti i miei amici se ne erano andati per trasferirsi in città o anche nella cittadina accanto, io ero quello che era tornato a casa con una laurea in arte e nessuna idea su cosa farci e poi era rimasto. Tre anni di studi, laureato con il massimo dei voti ed ero perso. Maggie mi aveva bloccato vicino alla cabina telefonica un lunedì mattina, parlandomi, senza darmi modo di intervenire, del suo cairn terrier, che continuava a rannicchiarsi tra le mie gambe mentre lei chiacchierava, la pelle del guinzaglio che mi si avvolgeva attorno ai pantaloni. Ricordo chiaramente quel giorno come il momento in cui la mia vita cambiò.
Ho comprato il vecchio edificio della stazione ferroviaria,
aveva spiegato, e io dovevo aver risposto qualcosa di molto educato. Ero sempre educato, e Maggie mi piaceva. Dopotutto, lei non era soltanto un’istituzione a Burton Hartshorn, era anche un’indomabile forza della natura e aveva un braccio con cui faceva dei lanci perfetti. Se dovevo essere onesto, mi aveva spaventato anche un po’. Ricordo la frutta marcia che aveva tirato contro di me e altri due amici con una precisione millimetrica quando ci aveva beccato a cercare di rubare le mele dal suo piccolo frutteto. Il fantasma del dolore sul viso a causa del colpo della mela mi aveva fatto premere le dita sullo zigomo e reprimere un sussulto.
Sto costruendo una biblioteca,
aveva aggiunto.
Dove?
Di certo non lì a Burton Hartshorn, trecento anime che abitavano una zona poco conosciuta? Perché ci sarebbe servita una biblioteca quando potevamo andare a Buckingham per usare quella che c’era lì? Ricordavo l’eccitazione per la gita alla biblioteca con mio padre, nella sua scintillante Ford Mondeo. Le biblioteche sono file e file di scaffali che si allargano a macchia d’olio, pieni di ogni libro immaginabile; non sono posti minuscoli in culo alla luna.
Non proprio una biblioteca,
mi aveva confidato in quel giorno d’estate. Potremmo spostare lì l’ufficio postale quando Silvia andrà in pensione, a Natale, e ci sarebbero dei tavoli, tè e caffè da un piccolo bancone, e un’area lettura con grossi divani comodi. Potremmo organizzare un programma di scambio di libri e forse pubblicizzarlo con la scuola.
Ricordo l’espressione assorta sul suo viso. Anche allora, dieci anni prima, era vecchia. Beh, vecchia come appare qualsiasi persona sulla settantina e ottantina a qualcuno appena uscito dall’università.
Sembra una bella idea.
Allora mi era sembrato di liquidarla con una falsa lode, e forse era stato così. Quello che aveva proposto era veramente una bella idea. Non ero mai tanto felice come quando avevo il naso in un libro, del tè accanto e forse un paio di biscotti al cioccolato su un piatto. Aggiungeteci della pioggia contro la finestra ed ero in paradiso. Certo, un fidanzato accanto a me, con la testa nel mio grembo, sarebbe stato la ciliegina sulla torta. All’improvviso, qualsiasi cosa Maggie mi stesse dicendo si era mischiata con la fine recente di un amore universitario.
Beh, volevo parlarti,
aveva continuato, sottolineando ogni parola con uno strattone al guinzaglio del cane, finché il groviglio attorno alle mie gambe non era stato così intricato che non sarei mai riuscito a muovermi. Adesso sei tornato, e mi serve qualcuno che gestisca questo posto. Non guadagneresti molto, bada bene, ma ci sono delle stanze all’ultimo piano e potresti farne ciò che vuoi.
Prego?
avevo chiesto, stupito.
Mi piace tua madre,
aveva detto, un po’ impaziente. Mi ha detto che sei senza radici, e che costruire qualcosa attorno ai libri e alla storia e alla famiglia sarebbe stata un’idea eccellente. Ha suggerito una piccola area adibita a galleria per i tuoi dipinti, e penso che sia un’idea adorabile.
Vorrei essere stato in grado di concentrarmi su ciò che c’era di positivo in quella frase, ma ai tempi ero riuscito solo a provare rabbia verso mia madre che credeva che non avessi radici. Solo perché restavo a letto fino a tardi la mattina e mi stavo fissando con i programmi TV del pomeriggio non significava che non le avessi. Solo perché in quel momento non stavo dipingendo non voleva dire che non avrei potuto farlo se avessi voluto. Giusto?
Con un ultimo strattone del guinzaglio mi ero liberato dalla costrizione della pelle, ma non mi ero allontanato. Maggie mi stava tentando con un lavoro. Doveva essere così. Mi ero lanciato un’occhiata intorno per vedere se qualcuno ci stesse osservando. Lo sguardo mi era caduto sulla bellissima, vecchia stazione. A forma di elle, era vicina allo scavo profondo dove una volta la Great Central Main Line faceva correre i treni a vapore da Londra a Manchester. Accantonata negli anni sessanta, la stazione era andata in rovina finché un birrificio non aveva cercato di trasformarla in un pub. Non so come diavolo avessero pensato di costruirsi una clientela con il Red Lion dall’altra parte del paesino. Non era durato molto, e negli ultimi dieci anni o giù di lì la stazione era stata data in affitto, con un avvicendamento rapido dei locatari.
È un posto bellissimo.
Maggie sembrava nostalgica.
Il tetto coperto di paglia aveva bisogno di essere riparato, le finestre bianche dovevano essere ritinteggiate, e la porta blu scuro mostrava tre mani scrostate di sfumature diverse. E il giardino era selvatico. Non solo per le erbacce, ma anche per lo sfoggio magnifico di verde e oro autunnali che non mancavano mai di farmi fermare a guardare. Non che i fiori mi piacessero così tanto, ma tutto l’effetto, con il tetto di paglia e le finestre con le lastre montate su piombo e l’aria generale di abbandono, in qualche modo catturava la mia immaginazione.
Proprio bellissimo.
Ho ereditato dei soldi e l’ho comprata, è giusto che tu lo sappia. È mia in modo permanente, un piccolo posto che potresti trasformare in una casa.
Aveva parlato in modo cauto e mi stava fissando con un’espressione determinata.
Vuole che gestisca l’ufficio postale?
La vita reale si era