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Uova di garofano
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E-book78 pagine3 ore

Uova di garofano

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Info su questo ebook

“I bambini 'vincono' le guerre a colpi di immaginazione…
Silvano Agosti ha composto uno dei più bei romanzi italiani di guerra e di infanzia: Uova di garofano”.
(dalla prefazione di Vittorio Sgarbi)
LinguaItaliano
Data di uscita4 apr 2015
ISBN9788896192245
Uova di garofano

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    Uova di garofano - Silvano Agosti

    Credits

    a un bimbo ignoto

    morto in ogni guerra

    I BAMBINI E LA GUERRA di Vittorio Sgarbi

    Le immagini di guerra che provengono dal mondo, vedono spesso i bambini involontari protagonisti.

    Sono bambini tristi, laceri e sporchi, spesso in fuga, urlanti e piangenti.

    Bambini soli, privati degli affetti più cari, costretti a diventare adulti prima del tempo.

    Bambini che imparano a convivere col dolore, con la paura, con la morte.

    L'esperienza di trascorrere l'infanzia nella più tragica delle condizioni umane, deve essere profondamente crudele.

    Nei racconti dei miei genitori la guerra ricorreva come uno spettro agghiacciante, incupendo subito i volti e aggravando in modo accorato i toni della voce.

    Dalle loro testimonianze riuscivo a percepire tutta la sua brutalità, ma la sentivo legata al passato, la trovavo inconcepibile nel mondo moderno, la rimuovevo dalla mente e mi compiacevo di vivere in un'epoca che, secondo le mie convinzioni, non avrebbe più conosciuto tanta scelleratezza. Mi sbagliavo, ci sbagliavamo.

    La guerra è alle nostre porte, a qualche centinaio di chilometri dai confini orientali dell'Italia. Eppure la sentiamo distante, trasformata com'è in uno spettacolo televisivo. Isoliamo i popoli coinvolti nei conflitti quasi fossero appestati da un morbo contagioso, li lasciamo cuocere nel loro brodo, non sono affari nostri. Abbiamo perduto la voglia di inorridirci e di ribellarci davanti a un crimine che coinvolge tutto il genere umano.

    I bambini sanno resistere in maniera straordinaria alla guerra, soffrono terribilmente, vivono traumi che si porteranno dietro per tutto il resto dei loro anni, ma non rinunciano alla loro età, al gioco, al divertimento.

    Contrappongono alla morte la vita ordinaria, all'insensatezza degli adulti la saggezza dei piccoli. Secondo le loro fantasie, con sensibilità candidamente visionaria. Vincono la guerra, a colpi di immaginazione.

    Silvano Agosti, scrittore e autore cinematografico, ha composto uno dei più bei romanzi italiani di guerra e di infanzia: Uova di garofano , dal quale ha ricavato anche una versione per un film. La solita riservatezza dell'autore, delicato cantore di emozioni semplici e affascinanti, ha forse impedito che l'opera avesse una maggiore risonanza presso il grande pubblico.

    Uova di garofano è la vicenda autobiografica di un bambino e della sua famiglia negli ultimi tragici anni del secondo conflitto mondiale. Davanti agli occhi del piccolo Silvano sono passati episodi importanti della guerra, la storia con la S maiuscola. Le ultime apparizioni di Mussolini come capo del governo, la fuga del Duce a Salò, l'esposizione del suo cadavere alle ingiurie della folla. La liberazione degli alleati.

    Ma nei ricordi dell'Autore essi non contano di più di tanti piccoli episodi apparentemente meno significativi.

    Le vicende dei grandi protagonisti e quelle delle persone comuni, la realtà e la sua trasformazione fantasiosa sono legate attraverso il filo indelebile delle memorie infantili, confondendosi in una sorta di favola surreale ambientata in scenari da tragedia.

    L'immaginazione, il sentimento, ci ricorda il bambino Agosti, sono l'antidoto migliore anche alla realtà più ostile, come bene simboleggiano quelle uova miracolose del titolo, ma ci aiutano anche a cambiarla, a renderla più accettabile.

    Vittorio Sgarbi

    ''Gli adulti li ho sempre visti così durante la mia infanzia: sinceri nell'obbligo quotidiano alla menzogna.''

    Il testamento del Capitano

    .

    Il capitano l'è ferito,

    l'è ferito e sta per morir

    e manda a dire ai suoi soldati

    perché lo vengano a ritrovar.

    Il teatrino del convento era gremito. Le cinque suore truccate da alpini nascondevano dietro il velo le barbe finte, brune e rossicce. Avevano indossato un mantello grigioverde e il cappello piumato per interpretare, come avvertiva il cartello al centro della sala, La vera storia del capitano Grimaldi tragicamente scomparso sullemontagne di Russia.

    L'accesso al teatro era rigorosamente vietato ai maschi. Mia madre aveva vestito noi fratelli con abiti femminili perché, insieme alle nostre sorelle, potessimo assistere allo spettacolo.

    Voleva sbarazzarsi di noi in quella domenica invernale nella quale ricorreva, con l'Epifania, anche l'anniversario del suo matrimonio. Ben stretti nelle nostre cuffiette eravamo entrati trepidando nella zona proibita del convento riuscendo senza difficoltà a raggiungere il teatro.

    La scena rappresentava le montagne di Russia: verde cupo, grigio roccioso in un cielo rosso-arancione.

    Gli sguardi rapiti delle educande vagavano sui fondali di cartapesta. Da una roccia spuntava la mano candida di una suora che recitava la parte del capitano colpito a morte nel corso di un'azione solitaria. Chiamava i suoi alpini invitandoli a raggiungerlo fra i dirupi. Le cinque suore barbute, facendo oscillare le penne nere dei cappelli, informavano che tra picchi impervi «senza le scarpe non si può marciar».

    Con voce da soprano drammatico il capitano rispondeva agitando la mano, l'indice ammonitore puntato verso la valle:

    «O con le scarpe o senza scarpe

    i miei alpini li voglio qua!».

    Le suore fingevano di marciare attraverso una bufera di coriandoli che vorticava nei pressi del sipario e mostravano di tanto in tanto i piedi insanguinati da macchie di vernice rossastra. Fra tuoni e lampi azzurrini riuscivano a raggiungere il capitano per raccoglierne

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