Lo zio partigiano e altri racconti
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Info su questo ebook
Protagonisti assoluti dei racconti sono, infatti, il coraggio, le emozioni, gli alti valori morali, espressi simbolicamente nei forti colori della copertina, opera di Maria Teresa Sansone.
Perdere la lettura di questo testo, che comprende anche alcune poesie, è un po’ mancare l’occasione di credere ancora nell’essere umano, nella speranza che unisce le generazioni e i paesi, quando anche dal male può generarsi qualcosa di bello, quando i grandi sentimenti esistono ancora… (Renata Rusca Zargar)
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Anteprima del libro
Lo zio partigiano e altri racconti - Alfredo Caseri
partigiano
Gli uomini vanno e vengono per le strade della città
Gli uomini vanno e vengono per le strade della città
e chissà quante storie portano dentro di sé.
Mi piace ogni tanto sedermi al tavolino del Bar Centrale
e guardare gli uomini che vanno e vengono per le strade della città.
Mi piace fissarne uno e seguire il suo percorso,
guardarne l’espressione,
cercare di pensare quello che lui pensa in quel momento,
scoprire che lui è un pezzo di me,
oppure che io sono un pezzo di lui,
in quel momento.
Ma gli uomini vanno e vengono per le strade della città,
esattamente come io vado e vengo per le strade del mio cuore
e del mio cervello.
Anch’io probabilmente ho una storia dentro di me,
da portare avanti e indietro per le strade della città.
E chissà se un pezzo della mia storia
sarà uguale a quella che vedo adesso in faccia a quel signore
che cammina da ubriaco avanti e indietro per le strade della città.
Alla fine finirà che qualcuno degli uomini
che vanno e vengono per le strade della città
si fermerà davanti a me
e fissandomi negli occhi mi dirà:
"Stronzo, perché continui tutto il giorno a guardare
gli uomini che vanno e vengono per le strade della città?"
E io risponderò: "Perché anch’io vorrei tanto, come te,
andare e venire per le strade della città,
ma non posso.
Qualcuno deve stare fermo, fisso, qui,
a raccogliere le storie che portano dentro di sé
gli uomini che vanno e vengono per le strade della città."
Sulla spiaggia di Sicilia
(30 settembre 2013)
Tredici morti sulla spiaggia di Sicilia
Tredici sacchi bianchi a coprire corpi
Frustati da cinghie siriane
E sommersi da un mare agitato.
Tredici sogni
Tredici speranze
Tredici illusioni finite
A pochi metri da un miraggio rubato
E scomparso nel vento.
Resta
Lo sguardo triste di donna eritrea
Avvolta nell’oro del telo
Che piange il suo uomo
Disteso con gli altri,
Insegnando dignità
A noi
E al figlio che le gonfia la pancia.
Tredici morti sulla spiaggia di Sicilia.
Indifferente
Un passante fa jogging
Con passo veloce e l’iPod alle orecchie:
Migrantes
sospira sprezzante
Cambiando canzone.
Altri canti - e lamenti di morte -
Risuonano alti
Il trenta di settembre
Sulla spiaggia di Sicilia.
Io e te, bambino mio
Mamma, ho sonno.
Dormi, piccolo mio, dormi. La mamma resta qua, vicino a te. E ti guarda dormire, ti guarda respirare, ti guarda sognare. Sogni d’oro, piccolo amore mio.
Luca chiuse gli occhi sul sorriso della mamma e sorrise anche lui: Buona notte, mamma.
Buona notte a te, bambino mio
disse in un sospiro Marta, baciandogli la fronte e carezzandogli la testa ormai completamente priva di capelli.
Luca ha appena compiuto quattro anni quando gli viene diagnosticata la leucemia.
L’ematologo che l’ha in cura dice che guarirà, che la sua forma leucemica è una di quelle che oggi guariscono con la chemioterapia, che tornerà come prima, basta avere fiducia e aspettare che la terapia faccia il suo effetto, che sarà dura ma che insieme ce la faranno.
Marta, la mamma di Luca, ci crede. Non può fare a meno di crederci. Crede in quel dottore, che ha parlato così bene a lei e a Luca, fugando le sue paure e l’angoscia di una madre disperata. Crede nella chemioterapia, anche se ha già portato via i bei riccioli biondi del suo bambino. Crede in Luca, nel coraggio che sta dimostrando, nella forza con cui affronta ogni nuovo ciclo di chemio e tutti i vecchi e nuovi effetti collaterali che essa comporta. E crede in Dio, nel dio dei bambini e delle mamme sole, nel dio che stravolge le vite ma che poi le ricompone, perché è buono e giusto.
Tutto era iniziato due mesi prima, al mare. Luca aveva cominciato a mangiare poco, era pallido e subito stanco, con poca voglia di giocare con i nuovi amichetti della spiaggia. Poi un giorno, sangue dal naso. Il giorno successivo ancora e più forte. Tre giorni dopo Luca a terra, svenuto, dopo una breve corsa sulla spiaggia.
Portato all’ospedale del luogo, il sospetto di una brutta diagnosi fu evidente dopo le prime indagini.
Trasferimento immediato nell’ospedale più attrezzato e vicino a casa, dove operava un famoso ematologo esperto in quelle particolari malattie dei bambini. Reparto Oncologia Pediatrica.
Adesso erano lì, mamma e figlio, in quella stanzetta tutta colorata, piena di disegni e figure di animali di cartone, per continuare un nuovo ciclo di terapia. Luca si era addormentato con la manina a stringere un dito della mamma. Marta appoggiò la testa sul cuscino accanto al viso di Luca e una lacrima silenziosa, una sola, le scivolò sulla guancia. A lei che si era ripromessa di non piangere mai. Con gli occhi chiusi ripercorse la sua giovinezza come in sogno e si vide spensierata ragazza a correre nel sole lungo la spiaggia d’estate. Marta era molto bella e tutti i ragazzi del suo corso facevano a gara nel corteggiarla. Si innamoravano di lei perdutamente ma senza speranza. Lei ballava con tutti, rideva giocava scherzava, si divertiva a prenderli in giro senza mai illuderli o lasciarsi andare a promesse d’amore che non avrebbe mantenuto, perché amore non c’era. L’amore sarebbe venuto dopo, più tardi, alla fine dell’università. L’amore vero. L’amore della sua vita. Quello che non ti lascerà mai. O quasi mai, come era successo a Marta, dopo poco più di un anno di