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All’ombra dell’oleandro rosa
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E-book160 pagine2 ore

All’ombra dell’oleandro rosa

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Info su questo ebook

Victoria Boscome-Jones è una talentuosa pittrice inglese che ha intrapreso i percorsi più promettenti per la sua formazione artistica: il Christ Church College di Oxford e poi il Royal College of Art di Londra. La sua bravura si è rivelata presto e le prime mostre riscuotono successo, ma poi in Vicky sopraggiunge una sorta di crisi, forse causata anche dalla rottura con il fidanzato Richard. Nonostante i continui incoraggiamenti dei genitori e del fratello, gli stimoli della giovane sembrano scomparsi, sostituiti da una reticenza che funge da blocco creativo. 
In un estremo tentativo di ritrovare l’ispirazione, Vicky abbandona Londra, il college e le gallerie. Decide di stabilirsi temporaneamente a Taormina, meta consolidata di artisti e uomini di cultura già nei secoli precedenti. Qui alloggia nella graziosa dépendance di Biagio e Rosetta, un’anziana coppia di siciliani semplici e genuini, che l’accolgono come la figlia mai avuta. È proprio su una panchina in pietra, circondata dal verde del giardino, rivolta verso il mare e l’Etna e ombreggiata da un oleandro rosa, che Victoria si lascia stupire dai racconti di Biagio. L’uomo, non un colto letterato ma un appassionato di storie legate alla sua terra, la porta alla scoperta di leggende e luoghi che, fin da subito, stimolano le passeggiate di Vicky e la realizzazione delle opere da preparare in vista della sua prossima esposizione. 
La pittrice riuscirà a rendere sulla tela la magia impreziosita da storia, arte, bellezza paesaggistica e folklore che ricopre questa straordinaria regione? E, soprattutto, potrà ritrovare se stessa e riscoprire gli affetti più cari?

Elena Ungari è nata nel 1967 a Manerbio (BS), dove tuttora vive. Dopo la Laurea in Lingue e Letterature Straniere all’Università Cattolica di Brescia (1991), è diventata docente di Lingua inglese alla Facoltà di Lingue della stessa Università. Nel 2006 ha conseguito il PhD all’Università di Lampeter (Galles). Oltre a pubblicare diversi articoli accademici e un libro sulla letteratura postcoloniale australiana, ha collaborato alle pagine di cronaca, cultura ed economia del Giornale di Brescia (1992-2006). Dal 2011 è presidente dell’associazione culturale LUM (Libera Università di Manerbio). Nel 2016, a causa di una grave malattia, ha abbandonato l’insegnamento universitario per dedicarsi principalmente alla narrativa. Il suo racconto breve Cara mamma (2019) ha avuto una menzione particolare a un concorso indetto dalla Croce Bianca di Brescia.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2021
ISBN9788830639898
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    Anteprima del libro

    All’ombra dell’oleandro rosa - Elena Ungari

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    Elena Ungari

    All’ombra dell’oleandro rosa

    © 2021 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-3391-9

    I edizione marzo 2021

    Finito di stampare nel mese di marzo 2021

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    All’ombra dell’oleandro rosa

    RINGRAZIAMENTI

    Tre sono i ringraziamenti che desidero esprimere.

    Alla fine dell’estate di undici anni fa ero impegnata nei miei studi e scritti accademici. Ma quello stesso periodo vide anche l’esordio della malattia della mia mamma. Fu allora che iniziai a scrivere questo romanzo; dopo averne completato due capitoli, glie li lessi. Lei, con voce debole, commentò: Bello! L’assistenza alla mamma finì con l’assorbirmi sempre di più, rendendo il mio lavoro all’università molto faticoso, a causa del mio stato emotivo. Quando la mamma se ne andò e ripresi in mano i miei lavori accademici, il romanzo giaceva là, quasi dimenticato. Nel 2018, completato un libro di critica letteraria, il ricordo del romanzo tornò a farsi vivo ed in me risuonò quella voce così delicata e quella parola Bello! Ripresi in mano quei due capitoli e continuai a scrivere; la mia mamma era sempre al mio fianco, quando la scrittura procedeva agile e veloce e quando invece faticava a riempire la pagina. Trascorsero così altri due anni, con quello stesso sottofondo e con quella parola, Bello! che mi cullava. Nel 2020 terminai il libro: e così che è nato All’ombra dell’oleandro rosa. Il primo ringraziamento va quindi alla mia mamma.

    Intendo rivolgere il mio secondo grazie ad Emilia Maggio, che mi ha aiutato a penetrare più a fondo nella cultura tradizionale siciliana, in particolare rivedendo il lessico e le altre caratteristiche della parlata dialettale.

    Mi sembra poi doveroso dire un ultimo grazie proprio alla splendida terra di Sicilia. Il libro è stato concepito nell’estate 2010, durante una delle mie numerose vacanze in quella regione: il paesaggio e la bellezza di Taormina, unici nel loro genere, sono stati per me la principale fonte di ispirazione; nel corso degli anni, poi, pur mantenendo Taormina quale punto fermo, ho visitato il resto dell’Isola, scoprendo paesaggi naturali caratterizzati da una enorme varietà cromatica e profumi inebrianti, inaspettate ricchezze artistiche e culturali e tradizioni millenarie.

    Alla mia cara mamma,

    alla quale lessi i primi due capitoli

    nei giorni dell’esordio della sua malattia

    e che, al termine della lettura, esclamò:

    Bello!

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di Lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: «Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov».

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    CAPITOLO UNO

    La luce era perfetta quella mattina. Vicky l’aveva attesa per giorni; il vento aveva soffiato nel corso della notte, spazzando i residui di umidità che impregnavano l’aria da giorni e la foschia che falsava e nascondeva i contorni del paesaggio e di ogni cosa.

    «Semplicemente perfetta!», esclamò Vicky, abbracciando con lo sguardo la costa, a tratti lanciata coraggiosamente a incontrare il mare e, in altri punti, rientrante per disegnare un’ampia insenatura.

    Vicky andò a prendere tela, pennelli e colori e li portò sull’ampia terrazza antistante. Il mare davanti a lei aveva la tonalità del verde smeraldo e del blu cobalto e l’Etna, alla sua destra, si ergeva maestoso e silenzioso: il candore della sommità era visibile anche a quella distanza. Era meglio approfittarne, pensò Vicky, intenzionata a registrare sulla tela quanto la sua vista e la perfezione del momento fossero in grado di offrire: «La colazione può aspettare», si disse. Avrebbe realizzato un quadro paesaggistico: in primo piano i vasi di fiori che ornavano il terrazzo e, oltre, la costa seghettata; sullo sfondo, l’Etna.

    Sulla tela le linee cominciavano a prendere forma e i colori avevano la lucentezza della realtà: date le circostanze e il contesto, dipingere tornava a essere piacevole e inaspettatamente facile.

    Improvvisamente, il cellulare squillò: «Victoria, darling, come stai? È un po’ che non ci sentiamo e desideravo avere tue notizie.»

    «Ciao, mamma», rispose Vicky, rendendosi conto che erano passate settimane dalla loro ultima conversazione.

    «Non è successo nulla, vero? Il tuo silenzio prolungato mi impensierisce.»

    «No, mamma, stai tranquilla.» Sua madre aveva l’abitudine di preoccuparsi sempre per gli altri e ogni suo quesito cercava una rassicurazione.

    «Lo sai», riprese la figlia, «quando sto lavorando, o, per meglio dire, cercando di farlo, dimentico tutto e tutti. Almeno così mi pare.»

    «Ma noi non siamo tutto e tutti, siamo la tua famiglia, darling

    «Hai ragione.» Era inutile argomentare o smentire; quanto diceva sua mamma era vero.

    «Dimmi, allora, come va il tuo lavoro? Sono sicura che stai procedendo magnificamente.»

    «Magnificamente non direi. Cerco di fare del mio meglio.»

    «Suvvia, basta con quest’autocommiserazione. Hai scelto tu di fare la pittrice; d’altronde hai talento, preparazione, passione, senso artistico. Hai voluto tu andare in Italia per ritrovare lo stimolo necessario per tornare a dipingere. Poi, sono sicura che questa pausa di aridità attraverso la quale sei passata non sia stata inutile; forse è stato semplicemente, diciamo così, un sabbatico, per una rinascita artistica e per trovare soggetti adeguati in vista della mostra che ti attende. E sono anche certa che la tua esposizione sarà un successo.»

    «Me lo auguro, mamma.»

    «Ancora questo tono pessimista. Beh, ora ti lascio, così puoi tornare tranquillamente al tuo lavoro.»

    «Come vuoi», disse Vicky. «Grazie per la telefonata. Salutami papà.»

    «Ti saluterò papà quando torna dalla City questa sera. Sai che l’ufficio è la sua seconda casa, se non addirittura la prima.»

    «E di Edward hai notizie?»

    «Le conversazioni con tuo fratello sono molto più diradate da quando si è trasferito negli States. Sai come è fatto Edward. Quando lavora dimentica tutto e tutti. Ma non ti ha ancora chiamato da quando sei in Sicilia?»

    «No!»

    «Allora gli dirò io di farlo… A proposito, Vicky: un’ultima cosa.»

    «Cosa c’è, mamma?»

    «Tesoro, non dimenticare di metterti un cappello quando sei en plein air. Sai che la carnagione britannica non si adatta al clima mediterraneo.»

    «Lo faccio sempre», rispose Victoria.

    La giovane aveva un bel viso, dai tratti delicati. Era di corporatura esile, aveva capelli biondi, lunghi e lisci, una carnagione chiara e occhi di un blu intenso.

    «Mamma, lo faccio sempre», ripeté la figlia sorridendo, nell’atto di chiudere la conversazione.

    Spento il telefono, Victoria ripensò alle parole della madre. Era vero. A lei, Victoria Boscome-Jones, non mancava nessun requisito per esercitare la professione di artista. Aveva frequentato il Christ Church College di Oxford, ideale per la storia dell’arte, aveva conosciuto e studiato l’antichità, la scultura greca e l’arte medievale, il gotico francese e inglese, si era innamorata del Rinascimento italiano, ed era entusiasta dell’Impressionismo francese. I suoi genitori, Howard e Margaret, avrebbero voluto che lei si fermasse lì, a Oxford, che facesse dello studio e della ricerca la sua scelta di vita e di professione. Le prospettive erano quelle: il suo docente, il Professor Hutcheon, l’aveva scelta per affiancarlo, le aveva affidato incarichi, ricerche e pubblicazioni. Ma la stagione di Oxford era stata importante e proficua soprattutto per la sua formazione, Vicky lo sapeva: una buona base teorica era un’esperienza importante per la mente, per la conoscenza e per accostarsi all’arte. Non aveva escluso del tutto la carriera universitaria, ma l’arte, lei lo aveva capito, non era soltanto studio critico; certo questo era importante, ma l’arte era innanzitutto un atto demiurgico, pensava, con una lucidità priva

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