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Tu hai l'ADHD?
Tu hai l'ADHD?
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E-book273 pagine4 ore

Tu hai l'ADHD?

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Info su questo ebook

Scoprilo attraverso un percorso che ti accompagna passo dopo passo alla conoscenza di questo particolare disturbo. Anche tu non hai trovato risposta a queste domande? Perchè mi distraggo facilmente, quando invece divento attentissimo nelle cose che mi piacciono? Perchè sento di poter fare di più ma invece riesco a fare meno? Perchè non riesco a stare fermo un attimo? Perchè sono cosi impulsivo, che dopo mi pento di quello che dico o faccio? Perchè non riesco a portare a termine le cose? Perchè rimando sempre tutto al punto che non so gestire il mio tempo? Perchè non riesco a programmare una giornata? Perchè sono disordinato e ogni volta che riordino dopo poco ritorno nel caos? Inizia un viaggio che ti accompagna in maniera semplice a comprendere cosa è l'ADHD, e come puoi imparare a conviverci una volta che la conosci, arginando le problematiche ed imparando a sfruttarne i doni. Tutto questo svelato da chi vive l'ADHD sulla propria pelle.
LinguaItaliano
Data di uscita14 dic 2015
ISBN9788891148995
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    Anteprima del libro

    Tu hai l'ADHD? - Gabriele Martelli

    lettura.

    1° TOUR - IO ho l'ADHD.

    PARTENZA

    Come ti ho già detto, io ho l'ADHD e me la sono diagnosticata da solo inizialmente, quindi se tu hai l'ADHD, immagino che cercherai subito il test per trovare una conferma alla tua supposizione, ma ti vorrei dare un piccolo consiglio: prova ad aspettare, perché adesso ti spiegherò un percorso da seguire, che è valido e sopratutto a me ha portato buoni risultati.

    Lo so, è difficile pazientare, non dirlo a me che ti vorrei far fare subito il test per chiederti il risultato che hai ottenuto, ma dai, facciamoci un grosso favore a vicenda, PAZIENTIAMO.

    Adesso andremo passo passo, ti mostrerò tutto il percorso una tappa alla volta.

    Ti posso assicurare che non staremo fermi, perché non potrei farlo neanche io, visto che ho l'Adhd, se ti ricordi bene.

    Per sapere se abbiamo realmente questo disturbo oppure no, bisogna prendere in esame i seguenti aspetti:

    1. Prendere consapevolezza di cosa parliamo. Capire cosa è l'ADHD;

    2. Capire come poter auto diagnosticarsi l'ADHD, e poi quale percorso seguire per approfondire con uno specialista;

    3.  Fare il test di autodiagnosi;

    4.  Continuare ad informarsi sulla propria ADHD.

    Prima di auto diagnosticarci l'ADHD, scopriamo insieme in cosa consiste questo disturbo e cosa si nasconde dietro questa misteriosa sigla. Sembra una sigla spionistica tipo la C.I.A., vero? Bene, proseguiamo:

    TAPPA - Cosa è l'ADHD.

    A come Attenzione

    D come Deficit

    H come Hyperattività (sembra brooklino, lo so, ma non potevo italianizzarlo, comunque Hyperactivity vuol dire Iperattività)

    D come Disordine

    In inglese sarebbe (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder).

    In altre parole, è il disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività. Potrei usare anche altre sigle, come quelle italianizzate, ma serve a poco, preferisco parlare con il termine più usato, che è proprio ADHD.

    Il disturbo dell'ADHD, come avrai ben capito, riguarda la sfera dell'attenzione, che tratteremo più avanti, e altri aspetti quali l'impulsività e l'iperattività.

    La persona con tale disturbo ha problemi a mantenere l'attenzione per diversi motivi che dipendono dal cervello, da come esso lavora, e contemporaneamente può anche essere iperattiva e impulsiva. Adesso tutto questo ti sembra familiare? Se sì, e vorresti subito scappare a fare il test, ti dico che potrebbe essere probabile che tu abbia l'ADHD, ma aspetta ancora un poco, facciamo un passetto alla volta.

    Continuiamo a capire meglio questo disturbo e ad acquisire una maggiore consapevolezza, come si diceva prima. Ricordi il 1° passo da fare?

    Perfetto, allora passiamo ad una breve sintesi della storia dell'ADHD.

    I primi accenni a quella che oggi è l'Adhd si possono riscontrare già nel 1798 nel libro An inquiry into the nature and origin of mental derangement di Sir Alexander Crichton, dove si parla appunto di irrequietezza mentale. La sindrome da deficit di attenzione e iperattività è stata descritta chiaramente da George Still nel 1902 . Si inizia poi a definire meglio il disturbo nel corso del tempo tramite il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) che sarebbe il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, in altre parole propone delle linee guida per classificare i vari disturbi mentali e costituisce un punto di riferimento a livello internazionale.

    Già nel DSM I si classificano i disturbi di iperattività, disattenzione e impulsività con il termine MBD ossia, disfunzione celebrale minima e nel 1966 tale condizione veniva descritta così: Bambini con intelligenza intorno alla media o sopra alla media con alcune disabilità di apprendimento o comportamento che variano da lievi a gravi che sono associate con variazioni della funzionalità del sistema nervoso centrale. Queste variazioni possono manifestarsi per effetto di varie combinazioni di riduzione della percezione, concettualizzazione, linguaggio, memoria e controllo dell'attenzione, impulsività o funzione motoria, ma anche qui non si accenna a nessuna evoluzione in fase adulta. Nel 1968, nel DSM II, si inizia a chiamarla Reazione ipercinetica dell'infanzia e come si può ben immaginare neanche allora si considerava lo sviluppo del disturbo nella fase adulta.

    Per parlare della sindrome in fase adulta, si deve aspettare una conferenza del 1976, dove si accenna alla possibilità che questo deficit possa anche presentarsi in fase adulta. Nel 1980, nel DSM III, la sindrome assume un nuovo nome, molto più vicino all'attuale, e ancora usato oggi, per definire le persone che presentano solo i sintomi di disturbo dell'attenzione. Il nome per definire tale disturbo fu ADD, disturbo del deficit dell'attenzione, con o senza iperattività. Nel 1987 il DSM III subì una revisione che portò finalmente a definire il disturbo con quello che è il nome attuale, ADHD.

    Comunque sia, ogni studio e descrizione si riferiva sempre all'età infantile e adolescenziale, senza fare minimamente accenni, se non in casi sporadici, sulla possibilità che l'ADHD si potesse manifestare anche in età adulta o che potesse progredire nella crescita per tutto l'arco della vita. Si deve aspettare gli anni '90 per iniziare a vedere studi in merito e iniziare a considerare l'ADHD anche in fase adulta e non solo nell'infanzia.

    Da questa sintesi della storia del disturbo ADHD, puoi iniziare a capire come mai sia ancora ben poco conosciuto come disturbo in età adulta e solo adesso si cominci a studiarne ogni aspetto prendendo sul serio anche la fase evolutiva. Pensa che a me, sin da ragazzo, diagnosticavano depressione o sbalzi di umore, a cui ricollegavano la mia disattenzione e il mio disagio, ma è comprensibile perché se al momento siamo ancora agli inizi sugli studi della Adhd in fase adulta all'estero, puoi immaginare come in Italia la ricerca sia ancor più indietro. Sono ancora pochi gli specialisti che riconoscono tale condizione in fase adulta, oltre anche alle varie correnti che invece non riconoscono affatto tale problematica.

    Secondo la mia personale esperienza l'ADHD esiste anche in fase adulta, altrimenti non si spiegherebbe il fatto per cui le persone affette dal disturbo reagiscano alle sostanze psicostimolanti in maniera opposta alle altre persone, con effetti calmanti sul sistema nervoso e un senso di presenza, di completezza oltre che di maggior lucidità. Posso capire gli effetti di maggior concentrazione e presenza mentale dovuti agli psicostimolanti, ma è poco comprensibile e chiaro, invece, l'effetto calmante su impulsività e iperattività.

    Bene, adesso che abbiamo visto un po' di storia della ADHD, iniziamo a capire di cosa si tratta in breve e quali sono le sue cause.

    L'ADHD è un disturbo difficile da diagnosticare, perché può legarsi ad altre problematiche, può associarsi ad altri disturbi o esserne la conseguenza. Chi ha l'ADHD spesso presenta casi di comorbilità con altre patologie, come ansia, depressione, disturbo dell'apprendimento, dislessia, disturbo bipolare, disturbo da tic nervoso, disturbo ossessivo-compulsivo e altri, che ne rendono quindi difficile l'evidenza, perché magari nascondono dietro la loro origine proprio l'ADHD e spesso ne mascherano la diagnosi.

    Logicamente, dipende da caso a caso, non è detto che una persona con ADHD abbia necessariamente tutti questi sintomi insieme. Per esempio la mia depressione portava ad una diagnosi che nascondeva sempre l'origine dovuta alla ADHD e le problematiche sociali che comportava. Quindi, come avrai intuito, potrai fare anche l'autodiagnosi da solo, ma ti deve servire solo per valutare se approfondire con uno specialista oppure no, perché i sintomi della ADHD possono anche essere presenti in altre patologie.

    Devi sapere che noi maschietti, purtroppo, abbiamo maggiori possibilità di avere l'ADHD rispetto alle donne (e poi le chiamano il sesso debole Ndr), sì, perché il disturbo è diagnosticato tre volte più spesso nei maschi che nelle femmine.

    Ci sono vari questionari diagnostici per valutare l'ADHD, e da ognuno di loro differisce, logicamente, la possibilità di avere o meno il disturbo. Per esempio, quando la diagnosi viene fatta con i criteri del DSM IV, si stima che il 6-7% della popolazione mondiale sotto i 18 anni possa essere affetta da ADHD, mentre se si usano i criteri dell'ICD-10, che è classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati, stilata dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS-WHO), questa percentuale scende tra l'1 e il 2%, e quindi è difficile fare una stima precisa, come è altrettanto difficile fare una diagnosi appropriata, perché attualmente il solo modo di diagnosticare l'ADHD è tramite l'osservazione e i questionari diagnostici. Certo è che i numeri sono comunque alti per l'infanzia, e un dato maggiormente certo, dai vari studi, è che circa il 30-50% dei bambini con questa condizione continueranno ad averla manifesta anche in età adulta, e quindi in quella prima fase è importante far seguire bene la problematica, al fine di poter dare degli strumenti validi al bambino, per poter vivere da adulto con strategie e conoscenze adatte a sopperire tale problematica in maniera autonoma.

    Riepilogando, l'ADHD è un disturbo che compromette i processi dell'attenzione, causa un'alta impulsività e rende molto iperattivi ma è difficilmente diagnosticabile e richiede quindi un approfondimento con degli specialisti per un'attenta valutazione e diagnosi.

    Ma quali sono le CAUSE? Analizziamole adesso insieme.

    Le cause dell'Adhd, secondo diversi studi, possono dipendere da svariati fattori e adesso le valuteremo insieme, cosicché potrai comprendere meglio questa condizione.

    Non saltare subito al test, anche questo paragrafo è importante, perché ti offre una maggior chiarezza se hai l'Adhd o se conosci persone affette dallo stesso problema.

    Dai, aspetta ancora un attimo, e se proprio non puoi, fammi un piacere, prenditi una pausa e poi continuiamo, capisco benissimo che hai bisogno di staccare, specialmente se hai l'Adhd.

    Eccone le cause principali:

    Fattore Ereditario: Sì, proprio così, l'Adhd può essere ereditaria e può quindi dipendere da un fattore genetico. Ci sono molti studi scientifici, dove si stima che il fattore ereditario sia al 70% la causa del disturbo nelle persone.

    Infatti non è raro che genitori ai cui figli viene diagnosticata l'Adhd, e quindi prendono conoscenza del disturbo, si trovino a scoprire che tale condizione è presente anche in loro.

    Per esempio mio padre, che è nato nel 1933 e quindi ha 82 anni, ha l'Adhd pur non sapendolo.

    Ti chiederai come faccio a esserne certo. Semplice, perché al momento in cui ho scoperto di avere l'Adhd, e ho studiato la problematica molto profondamente, ho capito subito che aveva gli stessi sintomi, infatti è molto impulsivo, non riesce a stare seduto o fermo senza muovere le gambe o tamburellare le dita, è come un leone in gabbia, deve sempre muoversi. Inoltre gli incidenti stradali che ha subito, a velocità ridotte, per la maggior parte sono stati causati dalla distrazione, infatti quando guida velocemente è molto attento. Inoltre si scorda le cose a breve e spesso si distrae mentre gli si parla, e magari ti interrompe senza farti finire per dire la sua.

    Se prima li reputavo fattori dipendenti dal suo carattere, oggi ho la certezza che sia ADHD. Quindi, per esperienza personale, posso affermare che il mio disturbo è ereditario, così come avviene nella maggioranza dei casi.

    FATTORI AMBIENTALI: Altri studi stimano che un'altra causa dell'ADHD può dipendere da fattori ambientali come per esempio l'esposizione ad alcool e fumo in gravidanza e nei primissimi anni di vita. Infatti la relazione tra tabacco e Adhd può dipendere dal fatto che la nicotina causa ipossia nel feto, cioè una patologia che dipende dalla carenza di ossigeno nell'individuo, in questo caso nel nascituro.

    Anche problematiche nella gravidanza e nel parto possono essere causa del disturbo.

    Altre cause dell'insorgere dell'Adhd possono dipendere anche da fattori psicologici, come violenze e abusi.

    Alcuni studi hanno riscontrato delle differenze di grandezza di parti del cervello che possono corrispondere alla presenza di ADHD, ma allo stato attuale, tali variazioni sono poco significative e difficilmente riscontrabili con gli strumenti di diagnostica. Non vi è ancora un fattore genetico unico per definire una diagnosi di tale condizione, poiché tale disturbo è l'insieme di più fattori che possono avere rilevanze diverse da individuo ad individuo. In poche parole, allo stato attuale, si possono comprendere le cause ma non si riesce ancora ad avere una diagnostica fisica, come esami del sangue, esami del DNA o tomografia celebrale che possano attestare con assoluta certezza la diagnosi di questo disturbo.

    Allora come possiamo capirlo? Solo con l'autodiagnosi e l'approfondimento di uno specialista? Bene, c'è anche un altro fattore che possiamo analizzare, e cioè imparando a comprendere la sintomatologia del disturbo.

    Adesso infatti analizzeremo i sintomi in maniera veloce, dopo di che potrai fare finalmente il test. Ti descrivo rapidamente le sintomatologie, perché dopo il test sarà importantissimo analizzarle approfonditamente insieme per comprenderle e capire come possiamo porvi rimedio dopo averle consapevolizzate dentro di noi.

    Bene, adesso iniziamo a parlare dei sintomi dell'ADHD.

    Innanzitutto, ricordiamoci i tre aspetti fondamentali che interessano l'ADHD, che sono la disattenzione, l'impulsività e l'iperattività. Purtroppo sono sintomi difficili da definire perché spesso la linea di confine che separa la loro normale manifestazione da quella che invece è sinonimo di disturbo e richiede un intervento medico è piuttosto labile. Chi non ha mai avuto disattenzioni, a chi non è capitato di non riuscire a stare fermo in situazioni di stress o di diventare impulsivo quando magari era arrabbiato? Affinché si possa diagnosticare tali segnali come sintomi del disturbo, è necessario che si presentino da almeno 6 mesi in diversi ambiti e non solo in un ambito particolare, vale a dire che dovresti accusare disattenzione, impulsività e iperattività insieme, o anche slegate tra loro, da almeno 6 mesi consecutivi e tali manifestazioni dovrebbero avvenire sia sul lavoro che a casa e in altre occasioni. Logicamente, se i sintomi sono riscontrati fin dall'infanzia, si hanno maggiori probabilità di essere realmente affetti da Adhd.

    Ecco come riconoscere i vari aspetti del disturbo.

    Disturbo dell'ATTENZIONE:

    Ci si distrae facilmente perdendo i dettagli, si dimenticano le cose e solitamente si tende a passare da una attività all'altra.

    Risulta difficile concentrarsi su una cosa.

    Ci si annoia velocemente dopo pochi minuti che si è iniziata un'attività monotona o ripetitiva, o un compito da svolgere, a meno che questo non sia divertente e allora al contrario si è molto attenti come se si fosse catturati dal compito.

    Si hanno problemi a focalizzare l'attenzione nell'organizzazione e il completamento di un compito e ci si lascia facilmente distrarre ad ogni stimolo esterno o pensiero.

    Si incontrano difficoltà a svolgere i compiti prefissati, spesso perdendo gli strumenti necessari al loro completamento, per esempio preparare un progetto e non ritrovare il file, oppure nel riparare un oggetto non riuscire a trovare il cacciavite.

    Si dà l'impressione di non ascoltare quando ci parlano, osservando ogni cosa che entra nel nostro campo visivo.

    Si dà l'impressione di sognare ad occhi aperti o pensare ad altro.

    Si fa fatica a elaborare le informazioni ricevute con la stessa precisione degli altri.

    Capita di non trovare oggetti o cose, per esempio si cercano gli occhiali che sono sulla testa.

    Si ha la tendenza a rimandare i compiti da svolgere per passare ad altro.

    Si ha la tendenza ad essere disordinati e avere pile di fogli sulla scrivania, con difficoltà a mettere a posto.

    Nelle attività che divertono, di solito si presta attenzione e si è focalizzati, come rapiti dall'attività, e ci si sente isolati dall'esterno. Si prova nervosismo se si viene interrotti.

    Durante una ricerca su Google o Wikipedia, partendo da un argomento, si aprono mille finestre e alla fine ci si ritrova a informarsi di altre cose.

    Disturbo dell'IMPULSIVITÀ:

    Non si sa aspettare il proprio turno, si è impazienti.

    Quando gli altri parlano, non si lascia finire un discorso e lo si interrompe per prendere la parola.

    Si esprimono commenti inappropriati senza riflettere.

    Si mostrano le proprie emozioni senza inibizioni.

    Si agisce di impulso senza prendere in considerazione le conseguenze.

    Si spendono soldi senza riflettere.

    Si vuole subito ogni cosa. Per esempio si vogliono aprire i regali di Natale il giorno prima, o non si riesce ad aspettare il tempo giusto per fare una sorpresa, ma si anticipano i tempi.

    Si ride spesso con o senza un motivo reale.

    Si legge velocemente e si salta da una lettura ad un'altra senza finire la precedente.

    Disturbo dell'IPERATTIVITÀ:

    Quando si è seduti o fermi si muovono continuamente le gambe e le mani, si dondolano i piedi, battendoli continuamente, si incrociano ripetutamente le gambe senza trovare una posizione.

    Si sente l'impulso irrefrenabile di giocherellare con qualsiasi cosa ci capiti in mano, per esempio si fa girare ripetutamente la penna nella mano, oppure una moneta.

    Si tamburella o si batte il tempo continuamente con le dita o le mani su tavoli o altre superfici.

    Si ha difficoltà a stare a lungo seduti.

    Si sente il bisogno di muoversi continuamente anche quando si svolgono attività che non lo richiedono; per esempio, quando sono al cellulare, devo camminare tanto e così faccio i solchi nella stanza percorrendo chilometri interi.

    Si ha difficoltà a svolgere compiti o attività tranquille.

    Si parla in continuazione.

    Si parla gesticolando parecchio o facendo parecchio uso delle mani.

    Quando si è in fila si muovono le gambe in continuazione, non riuscendo a stare fermi troppo tempo.

    Ci si spazientisce nell'attendere l'apertura di programmi su computer, tablet o cellulari.

    Ecco, questi sono alcuni dei sintomi che ti possono già far capire se hai l'ADHD. Se per caso hai manifestato molti di questi sintomi sin dalla tua infanzia, pensando che fossero naturali per te, bene, allora ti dico subito che puoi anche evitare di fare il test di autodiagnosi, perché questo è già un chiaro segnale che potresti avere il disturbo. Basta che tu presenti più di tre di ognuna delle tre categorie per essere tra le persone che possono facilmente riscontrare l'Adhd.

    Logicamente adesso non fare come me, che osservo ogni persona e appena vedo manifestarsi uno di questi sintomi inizio a pensare che anche quella persona abbia l'ADHD; anche se lo pensi, non dirglielo, non lasciarti prendere dall'impulsività di parlargliene, perché se hai l'Adhd è logico che lo stimolo a farlo è davvero forte.

    Ricordati che prima di diagnosticare o diagnosticarsi l'ADHD, si deve fare l'approfondimento con un medico specialista che confermi i propri dubbi.

    Bene, adesso che abbiamo visto i vari sintomi, nonostante non sia entrato nello specifico di altre problematiche correlate, di cui parleremo più avanti, come ad esempio il disturbo dell'affettività, adesso hai un quadro più completo sull'Adhd, la sua storia, la patologia, le cause e i sintomi.

    Non ci resta che comprendere come possiamo risolvere la nostra problematica, e lo faremo parlando della CURA dell'ADHD.

    Prima di prendere consapevolezza di come poter curare il disturbo, ti invito a fare 5 minuti di pausa e a ripensare alle nozioni appena apprese.

    Magari, se hai voglia, fai una ricerca per approfondire meglio l'argomento, ma nel caso ti do un consiglio: scrivi

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