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QUANDO L'ASCOLTO PRENDE VITA - L’Audiopsicofonologia di Alfred Tomatis: principi, pedagogia e terapia
QUANDO L'ASCOLTO PRENDE VITA - L’Audiopsicofonologia di Alfred Tomatis: principi, pedagogia e terapia
QUANDO L'ASCOLTO PRENDE VITA - L’Audiopsicofonologia di Alfred Tomatis: principi, pedagogia e terapia
E-book325 pagine4 ore

QUANDO L'ASCOLTO PRENDE VITA - L’Audiopsicofonologia di Alfred Tomatis: principi, pedagogia e terapia

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Info su questo ebook

In “Quando l’ascolto prende vita”, Paul Madaule risveglia un’abilità che tutti noi abbiamo, un’abilità che ha il potere di migliorare la comunicazione, la creatività e la capacità di apprendimento, permettendo una vita più piena di energia e più attiva. Paul racconta in modo disincantato il Listening Training – la rieducazione all’ascolto - sia come paziente sia come clinico. Diagnosticato dislessico in tenera età, ha potuto sperimentare un incredibile recupero grazie all’aiuto del dr. Alfred Tomatis. Da allora, al Listening Centre di Toronto, Paul ha aiutato migliaia di persone per oltre 35 anni. Descrive il lavoro di rieducazione all’ascolto ed ha creato gli “Earobici”, esercizi quotidiani illustrati con semplicità nel libro, che aiutano a sviluppare e migliorare la capacità d’ascolto. Questo scritto parla di ascolto a tutte le età della vita – per genitori in attesa, per professionisti, per insegnanti, per educatori d’infanzia e per genitori in cerca di aiuto per i loro figli con difficoltà di apprendimento, ADHD o con sindromi dello spettro autistico. “Quando l’ascolto prende vita” è una guida per migliorare e rendere più appagante e consapevole la propria vita.
LinguaItaliano
Data di uscita7 nov 2016
ISBN9788822862853
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    Anteprima del libro

    QUANDO L'ASCOLTO PRENDE VITA - L’Audiopsicofonologia di Alfred Tomatis - Paul Madaule

    II

    Prefazione

    Il titolo di un libro talvolta ne disvela chiaramente il contenuto rendendolo comprensibile; altre volte se ne comprende la ragione solo dopo averlo letto. Il titolo di questo libro Quando l’ascolto prende vita: una guida per un efficace apprendimento e comunicazione appartiene senz’altro alla seconda categoria. Perciò, per coloro che si apprestano a leggere quest’opera, consentitemi di anticipare cosa andrete a leggere.

    Questo libro, scritto da uno specialista clinico, è un’introduzione ad una delle più potenti tecniche in cui mi sia mai imbattuto, per aiutare persone e soprattutto bambini, che pensavamo di aver capito e diagnosticato correttamente, ma non era così. Tratta molte delle più comuni difficoltà di sviluppo e di apprendimento. La prima volta che ho sentito parlare di questo approccio, è stato quando sono stato contattato dalla madre di un bambino, trattato dall’autore per quelli che, a molti specialisti, erano sembrati sintomi simil-autistici. Sintomi che spesso vengono etichettati come incurabili. La madre mi spiegò che dopo il trattamento i sintomi di suo figlio erano scomparsi e che lui, prima indifferente agli altri, era diventato socievole, aperto ai famigliari e agli amici, ben integrato e con buoni risultati a scuola. La madre mi contattò perché molte persone intorno a lei non credevano che quanto accaduto fosse possibile. Lei sapeva che avevo esperienza nella plasticità cerebrale per averla studiata per lungo tempo e che avevo scritto di persone che avevano superato problemi cerebrali supposti incurabili. Per questo motivo pensò che avrebbe potuto interessarmi. Inoltre mi spiegò che l’aspetto del recupero di suo figlio che per gli altri risultava più difficile da comprendere e condividere era legato all’incredulità che potesse derivare dall’ascolto di una inusuale musica modificata.

    Così intrapresi sette anni di intenso studio a fianco dell’autore Paul Madaule. È stato uno dei periodi più gratificanti della mia carriera professionale. Ho potuto apprendere che queste tecniche basate sul suono sono efficaci nel migliorare la vita anche partendo da situazioni cliniche tali che professionisti e persone comuni non avrebbero mai pensato. Ho seguito 24 clienti con problemi di disordine da deficit attentivo (ADD), dislessia, vari disturbi verbali e non-verbali, ritardo di sviluppo in seguito a prematurità o per altre cause, sindrome di Down, disordini dell’elaborazione sensoriale, bambini affetti da sindrome dello spettro autistico, dalle forme più lievi a quelle più gravi. Alcuni avevano subito danni cerebrali, mentre altri soffrivano di insoliti problemi uditivi. Inoltre, ho visto applicare questo approccio a persone che volevano rendere al massimo nelle loro professioni: fra questi musicisti, cantanti e coloro che usano la voce per mestiere.

    Poiché ho potuto verificare quanto sia efficace questa tecnica, ho iniziato a inviare alcuni miei pazienti, per i quali il metodo sofisticato di Paul Madaule era in grado di comprenderne meglio le difficoltà di quanto non fosse possibile con le categorie diagnostiche convenzionali.

    Madaule non è semplicemente un tecnico. È particolarmente abile nel comprendere l’animo delle persone, è un abile counselor: sensibile e umile. La sua abilità è in parte dovuta alla nuova prospettiva di comprensione del legame fra mente, orecchio, corpo e cervello che descrive in questo suo libro. Ed è in parte dovuta al fatto che lo stesso Paul Madaule ha sofferto di una grave forma di dislessia, recuperata attraverso queste tecniche. Infatti la sua commovente storia di trasformazione, per cui dopo essere stato bocciato quattro volte alle superiori, è riuscito a laurearsi alla Sorbona, è di per sé avvincente. Leggendo gli altri suoi scritti, ho imparato a guardare alla dislessia non come esclusivamente un problema di lettura, come alcuni pensano, ma come una condizione che incide su ogni aspetto della vita del bambino. (non ho mai sentito descriverlo meglio che nel saggio Il mondo dislessificato, per me un capolavoro di lucidità clinica sottostimato.)

    Com’è possibile intervenire sulle varie condizioni cerebrali col suono?

    La risposta richiede vari passaggi.

    Primo. È ormai certo, oltre ogni ragionevole dubbio, sulla base di evidenze cliniche e laboratoristiche, che il cervello umano sia neuroplastico, ovvero i suoi circuiti sono dinamici, in grado di modificarsi in risposta all’attività e all’esperienza. Questa scoperta scalza anni di convinzioni sul fatto che le connessioni cerebrali siano fisse o prestabilite a partire dall’infanzia o dall’inizio della fanciullezza.

    Secondo. È noto da tempo che i neuroni cerebrali comunicano attraverso varie modalità. Il segnale chimico mediato da neurotrasmettitori è uno dei molti linguaggi del cervello, spesso agisce localmente, a livello microscopico. Un altro linguaggio è quello elettrico. I nostri neuroni producono sequenze di impulsi elettrici per comunicare in modo più diffuso, attraverso ampi distretti cerebrali. Questi pacchetti di energia costituiscono la lingua franca cerebrale ossia il linguaggio comune.

    Terzo. I nostri recettori sensoriali (come per esempio la retina per gli occhi, la coclea per l’orecchio o i recettori per il caldo nella pelle) sono trasduttori – in ambito ingegneristico significa che convertono una forma di energia, e il pattern di informazioni contenuto in quell’energia, in un’altra forma di segnale energetico. Per questa ragione è possibile inviare certe frequenze alla coclea (il recettore sonoro dell’orecchio) e al vestibolo (il sistema dell’equilibrio), che le convertono in pattern di energia elettrica per il cervello. Variare le frequenze dei suoni che inviamo all’orecchio, nel tempo, può modificare la struttura e la funzione delle connessioni cerebrali. Per esempio, se ascoltiamo musica ad alto volume, con molta enfasi sui bassi, i nostri neuroni iniziano ad attivarsi allo stesso ritmo della musica. Questo processo, chiamato trascinamento, è solo uno dei modi in cui la musica è in grado di modificare la struttura cerebrale. Questo fenomeno è stato dimostrato utilizzando sistemi altamente sofisticati di scannerizzazione cerebrale, come quello sviluppato da Nina Krauss, ricercatrice alla Northwestern University.

    Perciò, per concludere, l’energia sonora può essere trasmessa in modo non invasivo attraverso l’orecchio, dove viene convertita in segnali elettrici, in questo modo si può agire sulla plasticità del cervello, modificandolo – a patto che si sappia, nel dettaglio, come farlo.

    Un'altra ragione che rende questa modalità di intervento difficile da credere o troppo bella per essere vera è che molti dei sintomi e delle condizioni che migliorano non sembrano avere nulla a che fare con l’orecchio. Com’è possibile che questa tecnica sia in grado di intervenire, per esempio su certi tipi di disordini non-verbali, sull’incoordinazione, sulla mancanza del contatto oculare dell’autismo, sull’impulsività e l’iperattività? Data la sua cristallina capacità di spiegare come funzionino il cervello e l’orecchio, lascio all’autore il compito di fare in modo che il lettore inizi a comprendere questi argomenti in dettaglio. Ma, brevemente, se avviene un cambiamento in un’area del cervello, anche le aree adiacenti ne vengono spesso influenzate. Il cervello deve essere pensato in senso olistico, non come una serie di attività a tenuta stagna che non comunicano fra loro.

    Madaule è venuto a conoscenza di questo tipo di terapia in Francia, circa una cinquantina di anni orsono, grazie al dr. Alfred Tomatis che lo aiutò a risolvere una grave forma di dislessia di cui soffriva. Le idee di Tomatis sono state spesso accolte con scetticismo, poiché il concetto di plasticità cerebrale era allora tutto fuorché noto. Madaule, che ha avuto la possibilità di stare di fianco a Tomatis, ha potuto apprendere nei più fini dettagli il metodo, per poi metterlo a punto e sviluppare uno strumento efficace per identificare i vari tipi di difficoltà di ascolto.

    In questo periodo stanno fiorendo, un po’ ovunque nel mondo, programmi universitari per apprendere l’impiego della musica a scopo curativo (talvolta viene chiamata music medicine), attualmente se ne contano una trentina (fra cui un corso all’Università di Toronto, la città in cui vive Madaule). In questi programmi vengono unite le conoscenze di medici, neuroscienziati e musicisti. Utilizzando tecniche che ci permettono di vedere le reazioni cerebrali a queste musicoterapie, comprendiamo meglio tanto il cervello quanto le terapie. Eppure, gli scienziati hanno altrettanto, se non di più, da imparare da clinici come Madaule che sta utilizzando queste tecniche da mezzo secolo.

    Madaule chiama queste tecniche listening training poiché molti dei clienti descritti in questo libro non hanno problemi di udito ma di ascolto (udire è un processo passivo, ascoltare è attivo). Per esempio, bambini con disordini da deficit attentivo (ADD) non sono in grado di ascoltare per lunghi periodi in classe, ma neppure di ascoltare i propri pensieri – ovvero non sono in grado di concentrarsi. Ai bambini autistici non manca certo la capacità di udire; per loro i suoni sono così intensi da essere dolorosi, quindi li devono tagliare fuori, e perciò non riescono ad ascoltare facilmente. Persino le persone che hanno difficoltà a parlare a velocità normale, o che biascicano le parole o hanno una voce monotona, si esprimono in quel modo non per problemi vocali, ma poiché non riescono ad ascoltare correttamente le proprie voci. Pertanto, quando l’ascolto è compromesso, apprendiamo che molte altre cose, che non sembrano essere correlate all’ascolto, vengono compromesse: l’attenzione, la relazione coi propri cari, il linguaggio espressivo, per citarne solo alcuni.

    Il significato del titolo, Quando l’ascolto prende vita, esprime pertanto il fatto che quando una facoltà che diamo per scontata – l’ascolto – funziona appieno: viene incentivato un notevole sviluppo e avvengono molte trasformazioni che sembrano non avere nulla a che fare con l’ascolto stesso.

    Leggere questo libro è un vero piacere: è esattamente ciò che ci si può aspettare da una persona attenta alle necessità del lettore. Madaule scrive nello stile semplice e chiaro di coloro che hanno qualcosa da dire e non hanno bisogno di nascondersi dietro tecnicismi. Si presenta come la persona umile e moderata che è. Tutto fuorché vanaglorioso, spesso non racconta completamente fino a che punto è stato in grado di trasformare le vite dei suoi clienti. Questa è una delle ragioni per cui ho sentito la necessità di scrivere di lui e di alcuni dei suoi casi nel mio libro Le guarigioni del cervello.

    Ma lui è soprattutto un maestro dell’ascolto – che è il motivo per cui è capace di comprendere così bene.

    Norman Doidge, MD

    Autore di The Brain That Changes Itself (Il cervello infinito. Alle frontiere della neuroscienza: storie di persone che hanno cambiato il proprio cervello. Ponte alle Grazie. 2007) e The Brain’s Way of Healing (Le guarigioni del cervello. Le nuove strade della neuroplasticità: terapie rivoluzionarie che curano il nostro cervello. Ponte alle Grazie 2015)

    Introduzione

    Che notizia meravigliosa! Michael è tutto un sorriso quando dà l’annuncio di essersi laureato all’università. È diventato ingegnere meccanico. Sono passati nove anni dalla prima volta che venne da me a chiedere aiuto. Allora era una frana in tutte le materie e gli insegnanti stavano considerando l’opportunità di un programma scolastico differenziato, chi poteva prevedere tutto questo?

    Chi poteva pensare che questo frustrato, goffo, arrabbiato difficile ragazzino potesse diventare il giovane uomo affascinante, sicuro ed educato che sta in piedi davanti a me. I suoi genitori non si capacitano ancora del suo rapido e drastico cambiamento avvenuto dopo quella che ormai chiamano la sintonizzazione dell’orecchio. Per me Michael è ancora Michael. Solo che prima non poteva esprimere il suo potenziale – ora può. Prima non sapeva come ascoltare – ora si.

    Se l’idea di una trasformazione così radicale come quella accaduta a Michael è difficile da accettare è perché noi abitualmente associamo l’orecchio semplicemente all’udire. Certo che sentiamo con le orecchie, ma ciò non significa che sentire sia l’unica funzione che hanno. L’idea che le nostre orecchie siano due microfoni che spuntano dai lati della nostra testa, non solo è approssimativa e parziale rispetto a quello che l’orecchio è, ma distorce pesantemente la nostra comprensione del suo ruolo nella nostra vita.

    La maggior parte dell’energia sensoriale ricevuta dal cervello vi giunge attraverso le orecchie. Esse controllano l’equilibrio, il movimento corporeo e la coordinazione; permettono il linguaggio; ci fanno parlare fluentemente e cantare intonati; inoltre controllano gli occhi mentre leggiamo e i movimenti di braccia, mani e dita quando scriviamo. E, se tutto questo ancora non bastasse, ci proteggono da quello che non vogliamo sentire, a partire dai suoni prodotti dal nostro corpo. Connesse a vari livelli del nostro cervello, le orecchie funzionano come una doppia antenna che riceve messaggi sia dal nostro corpo sia dall’ambiente. Sono un punto di unione fra il mondo interiore e il mondo esterno. L’ascolto – ossia la capacità ed il desiderio di utilizzare le nostre orecchie – genera armonia dentro di noi e nelle nostre relazioni con gli altri.

    Ma quando l’ascolto non si sviluppa bene, l’armonia si rompe, la comunicazione si chiude. Le possibili conseguenze sono di natura assai diversa: problemi nel linguaggio e nell’oratoria, iperattività, depressione, autismo, ma anche la sensazione di essere travolti o di non trovare uno scopo nella propria vita. I problemi di lettura come la dislessia o altre difficoltà di apprendimento raramente vengono visti e trattati come problemi di ascolto. Probabilmente è per questo motivo che gli approcci convenzionali che si tentano con questi bambini sono spesso inefficaci e frustranti.

    Come ogni altra capacità, l’ascolto può essere migliorato. Anche coloro che hanno – o pensano di avere – una normale capacità di ascolto possono trarre beneficio dagli Esercizi Earobici presentati in questo libro. Potenziare le capacità di ascolto facilita l’apprendimento di una lingua straniera, fa apprezzare maggiormente la musica, può persino far cantare intonati. I manager commentano che un migliore ascolto ha significativamente incrementato la loro produttività – e lascia loro sufficienti energie per godersi una serata fuori dopo un’impegnativa giornata di lavoro. L’ascolto migliora la qualità della voce, facilitando la comunicazione; aumenta anche la creatività.

    When Listening Comes Alive non è il lavoro di un teorico, un accademico o un ricercatore. È un racconto personale. Ho sofferto di problemi simili a quelli di Michael fino all’adolescenza. Il dr. Alfred Tomatis, medico francese che ha sviluppato un metodo innovativo di stimolazione sonora, mi ha aiutato a superare quello che diagnosticò come un problema di ascolto.

    Ispirato dai sorprendenti risultati raggiunti, ho dedicato la mia vita professionale ad applicare il metodo e le tecniche sviluppate da Tomatis per dare sollievo a persone di tutte le età in difficoltà per un’ampissima gamma di problemi correlati all’ascolto. Questi anni di lavoro mi hanno portato alla ferma convinzione che può essere fatto davvero tanto per migliorare la capacità di ascolto ad ogni età della nostra vita, senza le costrizioni di un ambiente medico e attrezzature sofisticate. La mia principale motivazione nello scrivere questo libro è di condividere le mie conoscenze e la mia esperienza così che possiate beneficiarne anche voi. Credo che l’aver provato di persona la spettacolare differenza prodotta dal miglioramento della propria capacità di ascolto mi metta nella migliore posizione per poterne parlare.

    E, proprio in relazione alla mia storia personale, porrò particolare enfasi ai problemi di apprendimento – difficoltà che colpisce più di un terzo dei bambini in età scolare. Per i genitori e gli insegnanti, il libro fornisce informazioni su come prevenire e trattare questo tipo di problemi.

    Note dell’Autore all’edizione italiana

    Quella che avete appena letto è l’introduzione che scrissi ventidue anni fa. Questa nuova edizione italiana di When Listening Comes Alive mi da l’opportunità di rivedere il contenuto per aggiornarlo. Dopo oltre due decenni, era arrivato il momento di una revisione completa. Quando ho iniziato a rileggere il testo mi sono reso conto che non avrei potuto riscriverlo in altro modo. Sono state fatte solo alcune piccole modifiche nella terminologia e sono state aggiunte o aggiornate alcune note. Ho anche aggiunto un capitolo: Ascolto e autismo. Questo disturbo dello sviluppo è l’oggetto prevalente della mia quotidianità clinica sin dalla prima edizione.

    Col passare del tempo, ci sono segnali che il messaggio di When Listening Comes Alive non è mai stato così importante come in questo momento. C’è una crescente domanda del libro e una continua richiesta di traduzioni, ad oggi sono 10. Gli sviluppi recenti nell’ambito dell’educazione e della salute convergono con le idee espresse in When Listening Comes Alive e rinforzano l’importanza del suo messaggio. Per esempio è stato ampiamente riconosciuto che l’elaborazione uditiva e la coscienza fonologica sono di primaria importanza per l’acquisizione del linguaggio scritto. Questo legittima l’ascolto e il suo ruolo nello sviluppo del linguaggio. Vi è altresì una crescente riluttanza all’impiego di farmaci nei casi di difficoltà educative e problemi comportamentali, come nel caso dell’ADHD, e questo ha dato il via a forme di intervento più naturali e non invasive. Ma più di ogni altra cosa, le nuove scoperte nell’ambito delle neuroscienze sottolineano il fatto che nel cervello in via di sviluppo la funzione determina la struttura. Da questi studi, ora sappiamo che il cervello mantiene la sua plasticità per molto più tempo di quanto non si pensasse. Molte di queste scoperte sono descritte dal dr. Norman Doidge nei suoi due libri sulla neuroplasticità. Esse forniscono credibilità al lavoro ed alle tecniche che vengono descritte nel libro e che sono state sviluppate oltre cinquant’anni fa da Tomatis.

    Vorrei ringraziare la dr.ssa Chiara Piccinini per tutto il tempo, il talento e l’esperienza che ha dedicato alla traduzione, all’aggiornamento e alla scrittura della postfazione di questo libro.

    Cos’è l’ascolto? Come si sviluppa? Cosa fa per noi? Quali sono le sfaccettature ed i risvolti di un problema di ascolto? Come possiamo identificare, proteggere, migliorare ed allenare l’ascolto? Queste sono alcune delle domande sollevate ed a cui viene data risposta in questo libro.

    Buona lettura!

    Paul Madaule

    Toronto, Giugno 2015

    Parte I - Ascolto rivelato

    Ascolto rivelato racconta la storia di come la diagnosi ed il trattamento dei miei problemi di ascolto mi abbiano portato a diventare un operatore del metodo di stimolazione uditiva che mi aveva permesso di superare le mie difficoltà. Spiegherò il funzionamento del metodo di rieducazione dell’ascolto sviluppato da Tomatis e le sue numerose applicazioni. I costanti risultati che sono stati ottenuti attraverso questo metodo hanno portato ad un ripensamento del concetto tradizionale del funzionamento dell’orecchio e dei vari ruoli che ricopre nelle nostre vite. Esploreremo questo modo nuovo e ‘poco ortodosso’ di guardare all’orecchio e all’ascolto.

    Quando l'ascolto prende vita

    I miei genitori hanno provato qualunque cosa esistesse nella Francia degli anni sessanta per capire che cosa non funzionasse in me, nel tentativo di aiutarmi a risolverlo. Mi hanno portato da psicologi, psichiatri e ortofonisti – l’equivalente francese dei terapisti del linguaggio. Tutti gli specialisti erano concordi sul fatto che fossi brillante e che non ci fosse nulla che non andasse nel mio cervello, corpo o mente. Quindi perché avevo tante difficoltà a scuola? Dovetti ripetere tre anni e rassegnarmi ai voti più bassi. La risposta della maggior parte degli specialisti fu dislessia – un nome misterioso che non sono mai riuscito a pronunciare correttamente.

    Naturalmente, compresi che dislessia significava difficoltà di lettura e scrittura, ma io già sapevo di avere questo tipo di problema. Alcuni esperti si spinsero a descrivere alcuni aspetti della dislessia come l’inversione di parole o lettere, oppure confusione fra destra e sinistra.

    Cosa poteva essere fatto per superare questa benedetta dislessia? Abbiamo messo insieme tante opinioni quanti sono stati gli specialisti consultati e ci furono consigliate tutte le possibili terapie esistenti. Per me si assomigliavano tutte e tutte prevedevano lavoro dopo la scuola o durante le vacanze … con nessun risultato.

    Perdere terreno

    Anno dopo anno perdevo sempre più terreno; la scuola stava diventando un incubo. La situazione a casa era sempre stata tesa, ma, una volta raggiunta la pubertà, i conflitti erano diventati insopportabili. Le pagelle che portavo a casa erano fonte di costanti discussioni fra i miei genitori. Secondo mia madre ero semplicemente pigro. Mio padre mi capiva di più ed era sempre pronto a darmi un’altra possibilità. Inizialmente cercavo di evitare l’argomento e mi mangiavo le unghie in un angolo. Poi iniziai a rispondere inopportunamente rendendo le cose sempre peggiori. A tutto questo si univano le infinite discussioni con mio fratello e mia sorella, con urla, grida e porte sbattute. Era un inferno per tutti.

    Quando vinsi un concorso di disegno in classe – la prima volta che vinsi qualcosa a scuola – iniziai a nutrire grandi speranze per il mio talento artistico e l’arte divenne presto l’unica mia finestra sul futuro. Spesi ore a schizzare e dipingere a scapito dello studio. L’arte moderna sembrava calzarmi alla perfezione con la sua libertà di espressione, la sua apparente improvvisazione, la sua tolleranza per la distorsione e la disarmonia. È stato dopo, quando iniziai a studiare in profondità il lavoro e la tecnica dei maestri – Matisse, Klee, Kandinsky, Picasso – che capii che prima di essere moderno avrei dovuto percorrere i passi dell’arte classica, comprensivi dell’educazione che questo comportava. Ancora scuola? L’idea mi riportò sulla terra e la finestra artistica incominciò a chiudersi – non riuscivo a immaginarmi a fare niente, non c’era nulla che mi piacesse fare.

    Gli amici ed attività come lo scoutismo hanno avuto un ruolo molto importante nella mia vita, ma a sedici anni mollai tutto, trascorrevo sempre più tempo chiuso nella mia camera, ascoltando le stesse canzoni all’infinito.

    Alla fine di quella che in America è la nona classe, avevo diciassette anni, ero insufficiente in tutte le materie. Ma poiché avevo due anni di più rispetto ai miei compagni, ripetere la classe era fuori questione. Cosa potevo fare? Potevo diventare un apprendista o rimediare su una scuola professionale. Ma ero così goffo e così poco coordinato che non riuscivo neppure a rimettere a posto la catena della bicicletta. Non riuscivo mai a ricordarmi da quale parte andasse girato il cacciavite; le mie dita tremavano terrorizzate al solo pensiero di tenere in mano un martello. Più di ogni altra cosa non potevo immaginare di guadagnarmi da vivere in quel modo. La scuola finalmente tentò di propormi una soluzione: avrei frequentato la decima classe senza farne gli esami. Dopo alcune settimane, rinunciai alla scuola del tutto.

    Avevo un sacco di tempo libero e ne spesi una parte in un monastero che raggiungevo in bicicletta. Era un’oasi di pace, lontano dalle tensioni famigliari e dall’isolamento della mia camera. Mi divertivo a guardare i monaci impegnati nel lavoro artistico. Uno dei monaci, padre Marie, c’era sempre per ascoltarmi e per darmi un sincero incoraggiamento.

    Una mattina inaspettatamente trovai padre Marie sulla soglia della porta di casa mia. Aveva appena sentito una conferenza sulla dislessia fatta da un medico in visita al loro monastero. Ciò che il medico aveva descritto nella sua conferenza era davvero simile ai problemi che avevo – e non soltanto quelli scolastici. Il medico accettò di vedermi prima di rientrare a Parigi nel pomeriggio.

    Una locomotiva deragliata nel prato

    Appena arrivati al monastero, venni spedito in una stanza piena

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