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Professione Musicoterapia: Il mio inizio
Professione Musicoterapia: Il mio inizio
Professione Musicoterapia: Il mio inizio
E-book269 pagine3 ore

Professione Musicoterapia: Il mio inizio

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Info su questo ebook


Il libro propone la tesi di diploma in Musicoterapia discussa dall’autrice nel 1994 a conclusione del Corso Quadriennale di Assisi. A distanza di molti anni e alla luce degli sviluppi della professione e della disciplina in Italia il lavoro presentato può essere ancora interessante ed utile. Nella prima parte si trova una sintesi dei fondamenti teorici e di metodo sistematizzati in quegli anni dai docenti del Corso di Assisi; all’interno dei nove capitoli che compongono la prima parte si possono ripercorrere le riflessioni in merito alla definizione di Musicoterapia, al metodo proposto da Benenzon, ai principi di riferimento riconducibili al metodo psicodinamico transdisciplinare di Lorenzetti, alle corrispondenze tra Musicoterapia e pensiero del grande psicoanalista Franco Fornari, al dialogo sonoro proposto da Scardovelli, ai fondamenti delle sintonizzazioni affettive e alle applicazioni in Musicoterapia, alla comunicazione originaria preverbale, alla costruzione del simbolo e della relazione oggettuale con riferimento alle tecniche musicoterapiche. La seconda parte consiste nel resoconto dell’esperienza di tirocinio condotta all’interno della struttura nella quale, con gradualità e costanza, l’autrice è riuscita nell’arco di diversi anni ad inserirsi diventando parte dell’equipe multiprofessionale. La Bibliografia è stata aggiornata.
 
LinguaItaliano
Data di uscita18 lug 2018
ISBN9788828359203
Professione Musicoterapia: Il mio inizio

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    Anteprima del libro

    Professione Musicoterapia - Laura Gamba

    Laura Gamba

    Professione Musicoterapia

    Il mio inizio

    UUID: 884d13fa-8a57-11e8-b057-17532927e555

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Premessa

    Avvertenza

    Introduzione

    Prima Parte - Premesse teoriche

    1.1 Definizioni di Musicoterapia - Il percorso di Kenneth E. Bruscia

    1.2 I principi della Musicoterapia secondo Rolando Benenzon

    1.3 Il metodo d'intervento secondo Rolando Benenzon

    1.4 Il metodo psicodinamico transdisciplinare di Loredano M. Lorenzetti

    1.5 La musica come recupero del 'paradiso perduto' - Il pensiero di Franco Fornari

    1.6 Transmodalità e sintonizzazione degli affetti - Applicazioni in Musicoterapia

    1.7 Comunicazione originaria preverbale - Applicazioni in Musicoterapia

    1.8 Il dialogo sonoro

    1.9 Costruzione del simbolo e della relazione oggettuale - Applicazioni in Musicoterapia

    Seconda parte - L'esperienza

    2.1 L'attività di Musicoterapia presso il CRML Centro di Riabilitazione Motoria e del Linguaggio della USSL di Cremona

    2.1.1 Il progetto di sperimentazione - I rapporti con l'USSL e l'Associazione dei genitori

    2.1.2 L'inizio dell'attività

    2.1.3 Le modalità dell'intervento

    2.1.4 Gli incontri di aggiornamento

    2.1.5 Verifica dell'intervento - L'esperienza con Luca

    2.1.6 Il rapporto con l'equipe - Particolarità e specificità dell'intervento di Musicoterapia

    2.1.7 Il rapporto con le famiglie

    2.1.8 Alcune considerazioni sull'esperienza fatta e prospettive per il futuro

    2.2 Progetto d'intervento di Musicoterapia

    2.3 L'esperienza con Omar

    2.3.1 La situazione iniziale

    2.3.2 Scopo dell'intervento di Musicoterapia e metodo di lavoro

    2.3.3 Il setting

    2.3.4 Le sedute di Musicoterapia

    2.3.5 Valutazione dell'esperienza

    2.4 L'esperienza con Jessica

    2.4.1 La situazione iniziale

    2.4.2 La programmazione dell'intervento - Il metodo di lavoro

    2.4.3 Il setting

    2.4.4 Le sedute di Musicoterapia - Prima fase

    2.4.5 Le sedute di Musicoterapia - Seconda fase

    2.4.6 Valutazione dell'esperienza

    2.5 L'esperienza con Luca

    2.5.1 La situazione iniziale

    2.5.2 Scopo dell'intervento di Musicoterapia e metodo di lavoro

    2.5.3 Il setting

    2.5.4 Le sedute di Musicoterapia

    2.5.5 Valutazione dell'esperienza

    2.6 Progetto per la prosecuzione dell'attività di Musicoterapia

    Conclusioni

    Bibliografia

    Ringraziamenti

    Premessa

    La mia avventura professionale come Musicoterapista è iniziata ad Assisi, dove sono arrivata poco dopo essermi laureata in Filosofia, già impegnata a tempo pieno nella scuola da diversi anni ma ancora alla ricerca della mia vera strada professionale. Il ruolo nella scuola mi stava stretto, sentivo ancora il bisogno di studiare, conoscere, approfondire e scoprire nuove strade.

    Non avevo ancora trent’anni quando, dopo qualche seminario vissuto integralmente dentro la cornice di un luogo particolare qual era allora la Cittadella di Assisi, decisi di iscrivermi al Corso Quadriennale di Musicoterapia. Era il 1990.

    In quegli anni Assisi era il punto di riferimento della Musicoterapia in Italia e il Corso che si svolgeva all’interno della Cittadella era pressoché l’unico, sicuramente il più qualificato. Credo di poter affermare che la Musicoterapia in Italia sia nata lì, per crescere poi e allargarsi nella miriade di associazioni e corsi che si presentano oggi nello sfaccettato e spesso confuso panorama nazionale.

    Il Corso di Assisi ha rappresentato un punto di svolta nel mio percorso professionale. Quando lo ho iniziato ero solo desiderosa di scoprire, conoscere e approfondire; man mano che proseguivo nello studio dei fondamenti teorici, epistemologici e di metodo, iniziavo ad interrogarmi circa le possibili applicazioni ed utilizzi degli strumenti che stavo scoprendo.

    Mi era chiaro che non era la scuola il contesto in cui avrei potuto mettere in atto le mie nuove competenze professionali, la cornice avrebbe dovuto essere un’altra, da costruire.

    Già in quei primi anni mi interrogavo riguardo la questione del profilo professionale del Musicoterapista; la questione non era per me fondante e prioritaria come lo è adesso ma si poneva già in modo critico.

    La ricerca – fortunata – di una struttura presso cui svolgere il Tirocinio previsto dall’Ordinamento del Corso mi ha messo subito sulla strada che avrei percorso poi con determinazione e continuità fino ad oggi, e che ancora non è conclusa rispetto il dovuto e meritato traguardo.

    Quando ho iniziato il mio tirocinio abitavo e lavoravo a Cremona già da qualche anno ed in città eravamo in due ad occuparci di Musicoterapia: io e Fiorenzo Puerari che aveva iniziato come obiettore presso il Centro Diurno dell’Unità Operativa di Psichiatria e si era inserito come professionista della Musicoterapia collaboratore presso la USSL oltre che all’interno dell’Istituto Ospedaliero di Sospiro.

    Ho avuto la possibilità di svolgere il tirocinio collaborando con Futura, un’Associazione di Genitori che, oltre ad avere la propria sede presso il Centro di Riabilitazione Motoria e del Linguaggio della USSL, si avvaleva anche della collaborazione e della supervisione del Medico responsabile del Centro per le attività che offriva ai propri iscritti.

    Iscritta al Secondo anno del Corso ho così varcato per la prima volta il cancello di quello che era stato l’Ospedale Psichiatrico di Cremona e al cui interno si trovavano il Centro di Riabilitazione Motoria e del Linguaggio, parte del servizio di Neuropsichiatria Infantile, e alcune delle strutture psichiatriche riorganizzate – e in via di riorganizzazione - sulla base della Legge Basaglia.

    Ci vorrà un altro libro per raccontare la mia esperienza nelle zone luminose e grigie della Psichiatria; per ora mi limito a spiegare che accanto alla palazzina che ospitava il CRML e che, malgrado un’incipiente fatiscenza, conservava ancora tracce della sobria eleganza riservata agli uffici di rappresentanza, si trovavano i padiglioni di quello che era stato l’Ospedale psichiatrico, alcuni abbandonati altri ancora utilizzati in parte o del tutto per ospitare i pazienti afferenti ai servizi di Psichiatria. Intorno all’aiuola antistante l’ingresso del CRML si aggiravano o più semplicemente stazionavano quelli che ancora qualcuno chiamava gli alienati rivolgendo loro uno sfuggente sguardo attraversato da un misto di timore e pena.

    Il disbrigo delle pratiche burocratiche per l’avvio del tirocinio mi ha dato l’opportunità di entrare in palazzine e percorrere corridoi all’interno di quella che era stata una vera e propria città nella città e che ora, fortunatamente, in buona parte è stata ristrutturata.

    Proprio lì, oltre il cancello dell’ex Ospedale Psichiatrico, è partita la mia nuova avventura professionale, all’inizio molto in sordina e senza particolari aspettative occupazionali, con la prevalente se non unica motivazione di mettere in atto metodologie apprese a livello teorico e di laboratorio all’interno del Corso di Musicoterapia di Assisi.

    Nel corso dell’esperienza gli stessi operatori che supervisionavano il mio lavoro di tirocinio hanno sollecitato la stesura di un progetto per la prosecuzione dell’esperienza. In breve tempo il rapporto con l’Associazione Futura si è consolidato in una collaborazione professionale che è durata molti anni e che mi ha dato la possibilità di costruire le basi della mia esperienza professionale con l’età evolutiva. Già durante il tirocinio era emersa la criticità legata alla difficoltà di strutturare un’attività di Musicoterapia all’interno della USSL, per quanto fossero evidenti la solidità dei principi di riferimento e l’efficacia delle tecniche di trattamento. Mantenendo il raccordo con l’equipe del CRML e con la supervisione del Medico responsabile Mario Cerioli e della Psicologa Maria Luisa Piseri l’attività di Musicoterapia per l’età evolutiva è partita e si è strutturata grazie alla disponibilità della Associazione Futura.

    Qualche anno dopo mi è stato chiesto di collaborare anche con l’Unità Operativa di Psichiatria per far ripartire l’attività di Musicoterapia che nel frattempo si era interrotta. Era l’estate del 1999.

    Senza un attimo di esitazione mi sono licenziata dalla scuola per dedicarmi a tempo pieno alla Musicoterapia: età evolutiva con l’Associazione Futura in raccordo con l’equipe del servizio di Neuropsichiatria Infantile e psichiatria adulti all’interno dell’Unità Operativa di Psichiatria. Qualche anno dopo è iniziata anche la collaborazione all’interno dell’Hospice, ma questa è un’altra storia … [1]

    Nel 2011 la collaborazione con l’Associazione Futura si è conclusa in quanto, a seguito di diretta richiesta di alcuni dei genitori dei bambini che seguivo, l’Ospedale di Cremona ha deciso di ripartire la mia attività istituzionale tra l’Unità operativa di Psichiatria e quella di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

    Credo di poter essere orgogliosa della costanza e della tenacia con cui sono riuscita, nell’arco di circa venti anni, ad entrare come Musicoterapista professionista all’interno dell’istituzione ospedaliera. Il percorso è stato difficile ed in salita e ancora non è concluso, il prossimo traguardo da raggiungere è il riconoscimento del ruolo, affinché la figura del Musicoterapista abbia – almeno - pari dignità professionale rispetto le altre figure della riabilitazione.

    Dopo tanti anni, alla luce degli attuali sviluppi in merito alla professione del Musicoterapista in Italia, riprendere in mano e tornare a leggere la tesi di diploma mi ha fatto apprezzare sotto diversi punti di vista quel lavoro, che all’epoca non mi sembrava particolarmente originale e necessario, sebbene avesse meritato un bel 110 e lode.

    La prima parte consiste in un lavoro compilativo, nel quale ho cercato di presentare i fondamenti epistemologici e di metodo acquisiti nel corso dei quattro anni di studi; gli autori di riferimento sono stati, tra gli insegnanti del Corso di Assisi: Loredano Matteo Lorenzetti, Mauro Scardovelli, Pier Luigi Postacchini, Giuliana Boccardi, Carlo Brutti, Rita Brutti Parlani, Stefania Guerra Lisi, Mario Piatti, Gino Stefani, Maurizio Spaccazocchi, Enrico Strobino, Bernardino Streito; tra coloro che avevano sistematizzato la riflessione teorica sui fondamenti della Musicoterapia e i cui lavori erano già in quegli anni disponibili in Italia: Kenneth E. Bruscia, Rolando Benenzon, Gertrud Orff, Paul Nordoff, Clive Robbins, Edith Lecourt e Giovanna Mutti.

    A parte Franco Fornari e Daniel N. Stern, con i loro lavori fondamentali per noi Musicoterapisti, non riporto qui tutti gli autori a cui ho attinto per approfondire aspetti della psicoanalisi, della psicologia dello sviluppo, della psicologia della musica, della teoria dell’attaccamento, dell’analisi dei gruppi riconducibili all’approccio e alle tecniche della Musicoterapia [2] .

    Le letture fatte in occasione della preparazione del lavoro di tesi di diploma in Musicoterapia si innestavano sul lavoro della tesi di laurea che avevo concluso solo qualche anno prima e che mi aveva dato l’opportunità di approfondire la psicoanalisi infantile e la psicologia genetica di Jean Piaget; era inevitabile l’effetto di ‘risonanza’ che ha prodotto in me la scoperta di autori che in ambito psicoanalitico fornivano, direttamente e indirettamente, strumenti per la messa a punto del metodo di intervento musicoterapico.

    Negli anni in cui ho scritto la tesi di diploma non si parlava ancora di sistemi di modelli come si è invece iniziato a fare qualche anno dopo. Ricordo che in quegli anni si parlava di intervento di musicoterapia centrato sulla relazione piuttosto che sul principio della risonanza; all’epoca vedevo i due approcci come distinti e quasi contrapposti, sicuramente mi sbagliavo, probabilmente influenzata dalla poca sintonia che percepivo con le modalità didattiche di Giulia Cremaschi Trovesi che faceva parte del corpo docente.

    Nella tesi che ri-presento si trova un tentativo di organizzazione dei principi epistemologici e di metodo che in quegli anni venivano offerti a noi studenti. Sicuramente si tratta di una prospettiva parziale se osservata alla luce dei progressi fatti nei successivi anni rispetto la riflessione teorica e l’organizzazione dei modelli di intervento; penso tuttavia che quei riferimenti teorici raccolti e presentati in funzione della declinazione all’interno della prassi musicoterapica possano essere ancora significativi e utili, proprio in questo presente in cui l’approccio psicodinamico centrato sulla relazione viene messo da parte a favore dell’approccio cognitivo comportamentale, in particolare per quanto riguarda il trattamento dell’autismo e delle disabilità cognitive gravi, rispetto i quali noi Musicoterapisti ben conosciamo il potenziale delle tecniche di cui ci avvaliamo.

    Le sintesi teoriche presentate nella prima parte della tesi sono declinate in funzione della fondazione delle tecniche musicoterapiche; il lavoro è sicuramente datato ma credo possa essere ancora utile.

    La seconda parte della tesi consiste in una documentazione dell’esperienza attuata nel contesto del tirocinio, ritengo si tratti di un’interessante rendicontazione e analisi del percorso delle sedute nella cornice di un progetto condiviso con una equipe sanitaria.

    Dalla narrazione dell’esperienza emerge chiaramente come sia stato determinante per me, sin dalle primissime esperienze, costruire il rapporto professionale all’interno dell’equipe. Nella tesi accenno al fatto che avrei avuto la possibilità di concentrarmi su attività svolte all’interno della scuola, ho da subito preferito sforzarmi di costruire per la mia attività una cornice all’interno delle istituzioni sanitarie.

    Con ostinazione sono arrivata fino ad oggi, a lavorare a tempo pieno proprio in quella equipe e in quella realtà istituzionale nella quale ha avuto inizio, quasi trenta anni fa, il mio percorso professionale.

    Il traguardo è stato raggiunto in parte, dal momento che il profilo professionale del Musicoterapista non è ancora codificato ed io, come altri colleghi, abbiamo dovuto con grande sforzo costruire all’interno delle istituzioni la cornice entro cui svolgere nel migliore dei modi la nostra attività riabilitativa. Lo sforzo continua e continuerà fino a quando la nostra figura professionale non sarà a pieno titolo integrata all’interno delle equipe nelle quali lavoriamo. Chi lavora o tenta di farlo sa cosa significa - ogni volta che si inizia un progetto o ogni volta che cambiano i referenti clinici e istituzionali - spiegare chi siamo e cosa facciamo, alla luce di quale cornice teorica e di metodo.

    La Musicoterapia è ancora spesso vista come una disciplina poco o per nulla scientifica e la confusione della realtà nazionale, spesso attraversata da zone grigie, non aiuta a superare certe resistenze, ancora presenti, ad accogliere il nostro intervento nel contesto clinico.

    Prezioso è il lavoro di ogni professionista finalizzato a documentare la propria attività e a dimostrarne l’efficacia; questo lavoro, insieme ad altri già pubblicati, spero possa dare il suo contributo in questo senso.

    Luglio 2018


    [2] La Bibliografia che presento in questa ‘edizione’ della Tesi di Diploma è integrata con titoli e contributi più recenti; nel testo della tesi si troverà riferimento a pubblicazioni indicate come recenti, si consideri che la tesi è stata discussa nel 1994.

    [1] Raccontata in: Laura Gamba Il suono oltre il silenzio. Incontri con la musica nelle cure di fine vita Streetlib 2017

    Avvertenza

    Nel testo si troveranno le seguenti abbreviazioni:

    MT = Musicoterapia

    Mt = Musicoterapista / Musicoterapueta

    mt = musicoterapico, musicoterapeutico

    Introduzione

    Con questo lavoro di tesi si conclude - solo formalmente, in quanto di fatto la ricerca e la sperimentazione continuano – un periodo iniziato anni fa con la frequenza al Corso quadriennale di Musicoterapia di Assisi.

    Durante questi quattro anni sono accadute molte cose, tra queste la nascita di mia figlia che, se da un lato mi ha necessariamente portata ad allentare i ritmi di studio e di lavoro, da un altro lato mi ha messa in condizione di capire e apprezzare aspetti che nel lavoro con i bambini cosiddetti disabili - ma anche con i bambini cosiddetti normali - sono particolarmente significativi.

    Credo cioè che si siano affinate in me qualità e siano maturati atteggiamenti importanti tanto nel rapporto con i bambini piccoli, quanto nel rapporto con bambini più grandi ma in situazioni svantaggiate. Assistere alla crescita di mia figlia mi ha fatta sentire qualche volta a disagio di fronte ai genitori e ai loro figli, la cui crescita seguiva un percorso ben diverso. Misurare la gravità è doloroso, soprattutto quando si ha modo di sapere e di constatare come le cose potrebbero andare, se andassero per il meglio. L'esperienza con mia figlia mi ha anche aiutata ad apprezzare aspetti apparentemente piccoli, momenti così brevi che potrebbero passare inosservati, eppure così preziosi, di cui è tanto ricco il rapporto con questi bambini, che a fatica raggiungono le tappe – e a volte non tutte - del loro percorso di crescita. Credo insomma che gli studi e l'esperienza della Musicoterapia mi abbiano portata ad una nuova visione della realtà, ad un nuovo rapporto con la cosiddetta infanzia che a volte purtroppo è veramente 'in-fans' ovvero priva di parola, silenziosa, muta. Le letture sulle caratteristiche della comunicazione preverbale, le esperienze e gli studi sui canali non verbali probabilmente mi avrebbero incuriosita un po' meno e avrebbero avuto esiti diversi, se non fosse arrivata mia figlia a farmi provare come si fa a comunicare passando attraverso il corpo, le sensazioni e le emozioni.

    Dopo questa 'divagazione' - che spero mi sarà perdonata – torno a parlare del mio lavoro di tesi in cui, con riferimento alle indicazioni fornite dalla Direzione del Corso, si ravvisano due aspetti, il primo relativo all'indagine teorica sui fondamenti epistemologici e sul metodo, il secondo relativo ad un'esperienza fatta in occasione del Tirocinio previsto dall'Ordinamento del nostro Corso.

    La prima parte della tesi è dedicata a quelle che ho sinteticamente indicato come 'Premesse teoriche'. All'interno di questa prima parte si troveranno riferimenti - probabilmente un po' disordinati - a vari autori, definizioni, metodi, che ho conosciuto, letto e studiato durante gli anni di studio assisani. Me ne scuso, ma non sono ancora riuscita ad elaborare un modello semplice, immediato ed efficace per illustrare in poche righe i fondamenti epistemologici e il metodo della Musicoterapia. Ho ancora bisogno di riferimenti a diversi autori – appartenenti peraltro a campi teorici tra loro distanti - per potere spiegare in cosa consiste il lavoro musicoterapico. Nelle occasioni che ho avuto, durante le mie esperienze di praticante Musicoterapista, di fornire spiegazioni di tipo teorico in merito alla disciplina di cui mi occupo, questi riferimenti allargati sono stati efficaci. Mi auguro che anche il 'collage' proposto con questo lavoro di tesi sia apprezzato.

    Ho iniziato (cap. 1.1) con un riferimento a Kenneth E. Bruscia, in quanto mi è sembrato interessante il rimando ad una pluralità di definizioni in funzione dei diversi approcci e delle diverse applicazioni. Mi pare che attualmente - almeno qui in Italia – la Musicoterapia non sia un blocco monolitico con una definizione univoca e precisa, ma sia piuttosto un campo di ricerca complesso, che prevede diversi ambiti applicativi e - di conseguenza – vari approcci alla questione dei fondamenti e del metodo.

    Non poteva mancare un riferimento a Rolando Benenzon (cap. 1.2 e 1.3) che, oltre ad una chiara esplicazione dei principi della Musicoterapia, offre precise indicazioni di metodo.

    Ho ritenuto utile soffermarmi sul modello proposto da Loredano Matteo Lorenzetti

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