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I versi della carrozzella
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I versi della carrozzella
E-book78 pagine28 minuti

I versi della carrozzella

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Info su questo ebook

Questa raccolta di poesie (il cui titolo è un evidente omaggio a “I diari della motocicletta” di Ernesto Che Guevara) è una sorta di diario in versi, un viaggio negli ultimi vent’anni di vita dell’autore, che in poche parole descrive emozioni e frammenti di realtà quotidiana. Ne viene fuori una visione del modo un po’ diversa, diretta conseguenza della sua condizione di disabilità, che lo costringe a vivere quasi tutto il tempo su una sedia a rotelle. Passione, ironia, rabbia e amore sono i quattro pilastri portanti su cui poggia la poesia di Gennaro Morra, in cui il lettore probabilmente potrà scoprire sfumature nuove, oppure realizzare che certi sentimenti sono vissuti alla stessa maniera, anche se non si ha l’anima imprigionata in un corpo che non obbedisce come dovrebbe ai comandi del cervello.
LinguaItaliano
Data di uscita12 gen 2016
ISBN9788893321457
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    I versi della carrozzella - Gennaro Morra

    Bella

    Note biografiche e letterarie di Gennaro Morra

    Sono nato a Napoli nel 1972 da genitori giovani e proletari, che avevano messo su casa in un quartiere operaio di periferia nato e sviluppatosi intorno a una fabbrica siderurgica. La mia venuta al mondo non fu proprio un evento felice: i medici non riuscivano a farmi uscire e allora tentarono con le maniere forti. Alla fine i loro sforzi furono premiati e io vidi la luce, ma una parte del mio cervello era danneggiata. Fortunatamente la lesione riguardava solo la zona dalla quale partono gli impulsi che controllano l'attività motoria, mentre le facoltà intellettive erano intatte.

    Ho imparato a leggere e a scrivere molto prima che riuscissi a reggermi in piedi, e questa precocità convinse i miei genitori e gli assistenti sociali che, nonostante l'handicap, sarebbe stata cosa buona e giusta farmi frequentare la scuola.

    Studiare non era facile, soprattutto negli anni 70 in una città come Napoli. Non c'erano computer o altre tecnologie in grado di sostenere i miei sforzi. Per scrivere, quando nessuno poteva registrare il mio dettato, dovevo accovacciarmi sul pavimento: le ginocchia a fermare il quaderno, la schiena ricurva in avanti ed entrambe le mani aggrappate alla penna, che solcava i fogli bianchi con enormi e intensi graffi d'inchiostro. A quell'epoca scrivevo così e, nonostante il dolore alla schiena e i calli alle dita, mi piaceva fermare sulla carta i miei pensieri. Avevo dieci anni quando scrissi la mia prima storia. Impiegai due giorni per riempire cinque pagine di quadernone, roba che un altro avrebbe scritto in mezz'ora, occupando mezzo foglio; però ero felice di essere riuscito a portare a termine quella piccola impresa. Mi sentivo uno scrittore

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