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Amami e Taci
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Amami e Taci
E-book211 pagine2 ore

Amami e Taci

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Info su questo ebook

Marta è una ragazza troppo giovane per aver già provato la delusione dell'Amore e per questo si ritroverà, tra le nuove esperienze che la vita le propone, a dover fare delle scelte.
Sarà il Destino, però, a scegliere per lei.
LinguaItaliano
Data di uscita8 mar 2016
ISBN9788892564459
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    un libro bellissimo ma il finale un po deludente magnifico

Anteprima del libro

Amami e Taci - Francesca Malusa

L’AMORE

Al Destino, per Amore

CAPITOLO 1 – IL BALLO

Il telefono squillava.

Ehi Marta, ehi, ci sei?

Tu ora ti vesti e vieni con noi al ballo! Anche se non vuoi risponderci.

E falla finita!

Non avevo proprio voglia di parlare con loro ma le sentivo eccome... erano fastidiose, non volevo uscire, stavo bene lì, non capivo perché le mie amiche dovessero insistere così tanto.

Non ci volevo andare al ballo!

Va bene, ti abbiamo preso il biglietto, saremo da te alle 16:00 per i vestiti, mangiamo una pizza e poi andiamo.

Ok... risposi io. No, non volevo proprio andare, avrei dato buca all’ultimo minuto.

Stavo così bene lì, sotto le coperte, a casa.

Non volevo vedere nessuno e tanto meno volevo uscire per ballare, ballare, al ballo, da sola... lui non sarebbe stato solo di certo!

Appunto, che ci avrei fatto io? Lo avrei guardato divertirsi con un’altra? Non mi salutava nemmeno più... figuriamoci.

E invece andai alla porta e aprii, erano le 16:00.

Emma e Fabiana erano belle, avevano fatto shopping ed indossavano pantaloni super aderenti, canottiere scollate e dei tacchi vertiginosi, mozzafiato.

Io ero in pigiama.

Avevano scelto per me un vecchio vestitino nero luccicante, molto corto, dei sandali alti brillanti, Emma mi pettinò i capelli, arricciandoli con una piastra in mille boccoli che cadevano sulle mie spalle fino al petto.

Il risultato era splendido, non ero io! Insomma, le ragazze insicure lo sanno che significa non piacersi mai, essere timide e perennemente in imbarazzo.

Mi guardai allo specchio e vidi i miei boccoli biondi scivolare sulla pelle scoperta, una collana di perle nere uguale al braccialetto che avevo al polso, le labbra rosse brillavano in un sorriso che non vedevo da troppo tempo.

Emma me lo diceva sempre: Ricordati la regola: un filo di eye-liner e tanto rossetto; tanto ombretto e poco rossetto!

Vi adoro! Grazie, ma che farò da sola? Non riuscivo a pensare ad altro...

Ci siamo noi! Su andiamo. Disse Emma.

Camminavo a fatica su quelle scarpe ma che importava, tutti mi avrebbero guardata di nuovo bisbigliando cose brutte su di me, sulla mia storia che era finita da poco e sulla fine che avevo fatto ‘ma guarda che faccia tosta a venire vestita così’, ‘non ha sofferto’, ‘non le è importato nulla di lui’ avrebbero detto.

Il mio primo amore era uscito dalla mia vita dopo anni che ne faceva parte, come amico, come amore, come tutto.

Avevamo soltanto tredici anni quando ci siamo conosciuti, ed eravamo dei bambini che andavano con gli amici al mare al fare il bagno insieme, poi siamo cresciuti, era il miglior amico che si potesse avere, andavamo a scuola insieme, ci raccontavamo tutto, festeggiavamo ogni anno il giorno in cui ci eravamo conosciuti, eravamo legati da ogni singolo respiro uno all’altro... e poi ci siamo innamorati... e ora lo stato di vuoto che provavo era letale.

Sonno-scuola-sonno, nient’altro.

Avevo negli occhi ancora il suo riflesso, portavo al collo la farfalla che mi aveva regalato quando ci eravamo conosciuti e non l’avevo mai tolta, era stato un fratello, un amico, una spalla, l’amore... ma il tempo insieme era stato doloroso, a volte si crede di amare ma non è così, a volte amiamo chi non ci ama. Ma veniamo uccisi quando qualcuno giura amore che non prova. L’illusione è nemica dell’uomo.

La sera della nostra separazione, mi lasciò da sola, svuotata di ogni sensazione, nella riva del mare, in una vecchia panchina di marmo dove gli innamorati passavano le ore.

Mi baciò, piano, e mi lasciò lì, completamente sola. Sola.

Non ho idea di quanto rimasi lì, un ragazzo passeggiava e mi si avvicinò, io stavo fissando il nulla ed il nulla avevo dentro. Poteva anche spararmi, non sarebbe cambiato granché.

Non mi accorsi che veniva da me finché non mi chiamò:

Bambolina

‘Bene, su, mettitici anche tu’, pensai, ‘tanto non posso sentire più male di così’.

Hei bambolina, sei sola?

Silenzio...

Dai, che c’è? Hei ma... che hai... Marta sei tu? Ommioddio che t’è successo? È stato lui?

Silenzio...

Ti ha...?

Si... e iniziai a piangere, ora me ne accorgevo, saranno state le due di notte, erano ore che stavo lì e non avevo pensato a niente. Il vuoto.

A volte la fortuna però non ti odia proprio così tanto:

Bambolina sembri una maschera, sei tutta sbavata!

Risi di cuore, lo giuro!

Ti porto a casa bambolina. Grazie Giorgio...

La gente al ballo mi guardava, bene! Il mio rossetto li avrebbe folgorati prima o poi!

Emma, Fabiana ed io cercammo Valentina che, da quanto avevo capito, mi aveva pure cercato un ragazzo! Incredibile, sarei morta di vergogna prima di quanto pensassi!

Se la terra si fosse aperta mi ci sarei gettata dentro con il sorriso!

Scappare, dovevo scappare.

Per non bastare Faby aveva portato della vodka.

Andava di male in peggio, ma almeno con la scusa di sputare quella robaccia avrei potuto allontanarmi.

Il ballo di fine anno era fuori città e ci andammo con la macchina di mia sorella Amalia, guidava lei, io di certo non lo avrei fatto nemmeno se avessi avuto la patente: ubriaca o paranoica, non so cosa sia peggio!

Erano tutte così eccitate, Vale era, come sempre, esagerata! Si era messa dei pantaloni in pelle, tacchi e giacca con le borchie... io non avrei mai avuto tutto quel coraggio, ma devo ammettere che stava bene! Eccome se stava bene... forse ‘esagerata’ non è la parola giusta.

Non vedo l’ora di farti conoscere questo ragazzo disse Vale non appena entrò nell’auto.

No senti, Vale, non sono sicura... no dai.

Vedrai! Rispose lei tutta eccitata, sorrise: al massimo trascorrerai una notte un po’... diversa!

RIDEVANO! Mi sa che non avevano proprio capito, ero stata innamorata, santissimo cielo!

Arrivammo nel parcheggio del locale quasi 40 minuti prima dell’apertura ma avevo il piccolo sospetto che lo avessero fatto di proposito.

Facevo fatica a stare in piedi, il posto macchina era circondato di sassolini maledetti che non facevano altro che farmi perdere l’equilibrio, neanche fossi Serena Van Der Woodsen.

Ragazze... Emma aveva fatto un occhiolino a Faby e me ne ero accorta.

Tirò fuori la boccetta di alcolico e ne bevve un sorso lungo che la fece tossire.

Per fortuna aspettò che mia sorella se ne andasse...

Faby passò dopo di lei e così fece Vale.

Toccava a me.

Presi il contenitore in mano e lo annusai: era terribile! Era acetone per le unghie!

Se fossi stata brava a recitare ne avrei sicuramente bevuto meno! E invece ne trangugiai una quantità sufficiente a togliere lo smalto dalla mano sinistra.

Mi bruciava la gola, tossii e feci un sorriso forzato.

Brava!

E ora... A BALLARE!

Valentina mi prese per il braccio: vieni, voglio farti conoscere una persona.

Che palle!

Andammo verso la fila di ragazzi che aspettavano già l’apertura delle porte e Vale adocchiò subito il gruppo che le interessava.

Ehi, ciao Alvi, sei venuto anche tu! Bene... Vale sembrava pazza! Hai visto Rob? Dovevamo trovarci qui.

Ma tu credevi che venisse davvero? È uno sfigato! È rimasto a casa a guardare la TV. Rispose Alvise ridendo. Ebbi un colpo al cuore: ero LIBERA!

Ah, ok. Comunque lei è Marta, Marta lui è Alvise, è a scuola con me.

Piacere... che imbarazzo! Vale era palesemente triste, il suo piano era svanito così, quel Rob mi aveva dato buca anche se non lo conoscevo, cioè... manco un estraneo mi voleva! Ok, va bene.

Marta, io vado a salutare gli altri, aspettami in coda per favore, arrivo. Disse all’improvviso Valentina, mi stava lasciando sola.

Ma... e se ne era andata.

Benissimo, ero rimasta da sola con quello nuovo che non conoscevo, tacchi dolorosi e Faby e Emma erano già avanti.

Ciao comunque, piacere disse Alvise. Di bene in meglio! Adesso voleva anche attaccare bottone! Che serataccia.

Avevo ancora quel disgustoso sapore nella bocca, Ciao.

Senti, vuoi che ti tenga? Sembri... instabile. sorrise.

Che bel sorriso... aveva le labbra rosa e avevano una bella forma.

Ah, quindi non sono riuscita a mascherarlo eh...

Eh no, mi spiace.

Lo guardai negli occhi ma era troppo buio per vederne il colore, notai solo che aveva più ciglia di quante potessi averne io. Sorrisi.

Sei venuta con la Vale?

Eh...

Si effettivamente. Io sono solo. Rob mi ha dato buca all’ultimo e la ragazza con dovrebbe farmi entrare non è ancora uscita, è tra gli organizzatori...

Pensa che Vale mi aveva combinata con questo tuo amico, Bob, Rob...

Ah si? Che idiota!

Perché?

No, niente, così. Mi fissava un po’ troppo. Però era facile parlare con lui, tanto sarei dovuta rimanere lì comunque.

Chi aspetti? chiesi io un po’ curiosa, magari era una ragazza che conoscevo.

La Giorgia.

LA GIORGIA? Ero sconvolta! Era una... una baldracca! Non mi sembrava il tipo...

"Bello, eh... e la aspetti perché uscite insieme?

Si si. Rispose lui con lo sguardo soddisfatto di chi ha appena conquistato l’ultimo goal.

Ah, e da quanto è che aspetti che esca?

Boh, 20 minuti credo, ma perché fai così? La conosci? Sembrava un po’ perplesso, mi dispiaceva, ma dovevo dirglielo...

No no, solo che... insomma, so che questa sera è qui con il suo fidanzato Giulio ed il mio ex...

Come, scusa?

Mi dispiace molto...

Stai scherzando? Mi ha detto che saremmo entrati insieme! Io lo sapevo benissimo che quella troietta aveva potuto farlo davvero!

Illudere così un ragazzo solo per tenerlo come riserva... lei era abituata a fare così, per essere sicura di non rimanere mai sola durante la serata. Mi dispiaceva molto per lui, era diventato molto triste tutto d’un colpo, forse non avrei dovuto dirglielo ma questa storia dava fastidio pure a me. Alvise aveva preso il telefono e stava scorrendo gli ultimi sms e con la coda dell’occhio vidi che scorreva i suoi, di Giorgia, che stronza!

Senti, facciamo così... sapevo di non dover assolutamente finire la frase! Entriamo insieme... dovevo stare zitta! Lei è con il mio ex e ci staranno di sasso tutti e due a vederci entrare insieme... Lo avevo detto davvero!

Alvise rimase in silenzio qualche secondo guardandomi negli occhi, forse cercava una traccia della mia pazzia.

Non se lo aspettano... disse infine. Tu lo faresti? Chiese.

Ma si, tanto... vendetta! Dissi io ridendo, cercavo solo di sdrammatizzare quella mia proposta indecente.

Sorrise di nuovo, era bello.

Mi sentivo un po’ più calma.

Naturalmente, come avrei dovuto immaginare, Vale e le altre si erano volatilizzate nel nulla ed ero sicura che lo avessero fatto di proposito.

Rimasi lì, in coda con Alvise, ma non mancava molto al nostro turno.

Cos’avevo combinato! Sarei stata al centro delle chiacchiere anche senza l’aiuto di lui, sapevo come funzionava: non appena entrati ci avrebbero fotografato insieme ed avrebbero proiettato la nostra foto in un telone, agli occhi di tutti, ed ero spacciata.

Comunque, che hai li? disse Alvise ridendo

Oddio... avevo ancora la bottiglia in mano, che figura! È... è, ecco... le mie amiche l’hanno presa e io, io non so berla.

Tu sei pazza! Vodka secca... dammi qua, Berto! Vieni qui! stava ridendo, chiamò un suo amico che arrivò in giacca e cravattino.

Alvise invece era più semplice: pantaloni eleganti, camicia blu scuro, mocassini ed una collana assolutamente fuori posto fatta di ciambelline di legno nere, gialle e rosse stile moicano.

Senti, prendila e divertiti. Disse Alvise al ragazzo in cravattino che rispose: Grazie amico... e se ne andò con gli occhi già ubriachi.

Tutto apposto? mi sussurrò

Si grazie, che imbarazzo... e lo dissi di cuore perché ero già abbastanza impacciata di mio con i rapporti umani ed ora ero diventata ancora più rossa.

Entrammo nel giardino dal cancello principale, era stato preparato in modo perfetto: un tappeto rosso dava il benvenuto a tutte le scarpe nuove che stavano entrando e alcuni ragazzi pinzavano i biglietti.

Ci timbrarono la mano in modo tale che se fossimo usciti saremmo potuti rientrare senza problemi.

Gli alberi che facevano da cornice all’enorme giardino erano stati illuminati da milioni di lucine colorate che finivano nell’enorme console allestita nella pista da ballo nella quale suonava disinvolta la band della scuola, uno di loro era nella mia classe e suonava la chitarra.

Non appena mettemmo piede dentro, un ragazzo, che per quella sera aveva preso il ruolo del fotografo, ci chiese di avvicinarci e scattò un flash accecante che mi fece perdere l’equilibrio per qualche secondo.

Ottimo, ora nella foto sarei sembrata anche scema!

Vieni, prendiamo qualcosa da bere. Mi disse Alvise sorridendo, era davvero molto carino.

Scegli tu per me, sai, la mia capacità nello scegliere gli alcolici... risposi io cercando di sdrammatizzare la mia figuraccia di poco prima.

Ok dai, hai ragione... un mojito per me ed un sex on the beach per lei, grazie.

Alvise parlava con il barista come se fosse sicuro che quella cosa mi sarebbe piaciuta, ok, nemmeno mi conosceva ma ok.

Tieni. Mi disse lui mentre osservavo il barista. Dire che era impegnato è dire poco: era strapieno di gente e da ogni parte qualcuno gli chiedeva un drink. In effetti poco dopo arrivarono degli altri ragazzi in suo soccorso.

Il cocktail che mi aveva dato Alvise era buonissimo! Era dolce e non aveva affatto lo stesso gusto di quella robaccia trasparente che avevo bevuto poco prima.

Non volevo dargli soddisfazione ma questo ragazzo sapeva il fatto suo! Il drink era buonissimo.

Si, si non serve che ti nascondi, si vede che ti piace. Non ringraziare. Marta giusto?

Si ok mi piace, ed il tuo cos’è?

Assaggia.

Blea! Questo si che non faceva per me.

No ok, questo no! Disse lui ridendo per la mia smorfia.

Ero molto soddisfatta del mio cocktail: era buono e di un bel colore.

Lo finii quasi subito e nel frattempo la pista da ballo si stava riempiendo di ragazzi che volevano ballare e di ragazze che tentavano di dondolare con dei tacchi dolorosi ai piedi.

Poi arrivò il momento, quello di cui avevo avuto paura da quando avevo saputo del ballo, quel momento che nessuno dovrebbe vivere a quest’età, o in qualunque altra... Federico stava passando davanti a me.

Aveva dei pantaloni nuovi con le bretelle che passavano sulla camicia bianca, nuova, ed un papillon dello stesso colore dei mocassini. Era tutto nuovo, anche il taglio di capelli era nuovo, non era niente come lo ricordavo, era tutto diverso, non

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