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E-book152 pagine1 ora

Aspetto tue notizie

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Info su questo ebook

Marco mentre riordina dei libri lasciati in cantina ritrova una cartolina, usata come segnalibro, che gli aveva mandato Valentina, una ragazza conosciuta al mare un’estate di tanti anni prima. Riaffiorano i ricordi e quel “aspetto tue notizie” che Valentina aveva scritto nella cartolina continua a girargli in testa e sembra chiamarlo, tanto da diventare quasi un’ossessione. Va quindi alla ricerca di Valentina, avendo la netta sensazione che abbia bisogno del suo aiuto. La ritroverà, infatti, in una situazione difficoltosa, molto problematica
LinguaItaliano
Data di uscita24 ott 2022
ISBN9788831289467
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    Anteprima del libro

    Aspetto tue notizie - Franco Macini

    UNO

    Questa storia cominciò quel giorno che decisi di sistemare alcuni libri rimasti in cantina da quando ero venuto ad abitare in questa casa vent’anni fa.

    Prendendo in mano Il mondo di Garp di John Irving uscì dalle pagine una cartolina, che avevo usato come segnalibro. Erano passati tanti anni, ma la riconobbi subito.

    Piazza Maggiore Bologna. 1-9-1972.

    Aspetto tue notizie. Ciao Valentina.

    Valentina Livigni - V. Marcora 20 - 40131 Bologna.

    Mi tornò subito alla mente come ci eravamo conosciuti.

    Igea Marina camping delle viole, estate del 72. Dopo cena, ero davanti al Juke box, all’esterno, di fianco all’entrata del bar e stavo selezionando le canzoni. Avevo già scelto -You really got me - dei Kinks e - Ballad of John and Yoko - di John Lennon. Stavano cominciando le prime note della canzone dei Kinks quando lei uscì dal bar ancheggiando leggermente, tirando dalla cannuccia di una coca e canticchiando la prima strofa. Quando mi fu di fianco mi disse: mi metti -the ballad of easy rider- accennando un sorriso, poi tirò un’altra sorsata alla cannuccia della coca e continuò a camminare al ritmo della musica, verso i tavolini. Io che stavo scorrendo i titoli delle canzoni mi girai a guardarla. Maglietta bianca annodata su un lato e un pareo semitrasparente le avvolgeva i fianchi fino a mezza coscia facendo intuire un lato B di prima categoria. Ciabatte infradito, era alta qualche centimetro meno di me, sul metro e settanta.

    Si andò a sedere a un tavolo assieme a dei ragazzi di Ravenna che avevamo conosciuto da qualche giorno e ai quali si erano aggiunti i miei amici Paolo e Michele. Li raggiunsi anch’io e trovai posto di fronte a lei.

    Me l’hai messa?

    Sì.

    Sorrise e notai che sorrideva anche con gli occhi.

    Cominciò la canzone che aveva chiesto e lei alzò la gamba sinistra mettendo il piede sulla sedia e appoggiò il mento al ginocchio dondolando la testa seguendo la musica, lanciandomi qualche occhiata.

    La trovai molto sexy e pensai che di viso mi ricordava un po’ Stefania Sandrelli.

    Forse fu in quel momento che mi innamorai di lei, ma pensai anche di non farmi troppe illusioni, che una così non si fila uno come me.

    Non che io fossi proprio da buttar via, anzi, ma non ero quello che normalmente le ragazze definiscono un -bonazzo-, metteteci poi che a diciott’anni non mi sentivo ancora molto sicuro delle mie capacità di conquista… Fatto sta che la classificai: molto, molto bella ma fuori portata.

    Allora, Marco... parmigiano - saltò su Roberto, uno dei ravennati, alludendo al formaggio più che al mio essere di Parma – non hai una delle tue storielle, barzellettine per celebrare la conoscenza di Valentina?

    Notai in quell’ appellativo appena una punta stridente di malevolenza... che si fosse accorto delle occhiate tra noi? Ma fu un attimo e non me ne curai, pensai invece alla ragazza:

    Valentina? Mi sembrò un nome soave.

    In effetti in quegli anni raccontavo in continuazione freddure e barzellette e già in pochi giorni mi ero fatto la fama di barzellettiere.

    Mah… non so… Cercando di farmi venire in mente qualcosa.

    Sì dai!. Disse Valentina stringendo gli occhi e accennando un sorriso.

    Me ne tornò in mente una che però andava un po’ sceneggiata.

    Bene! Visto che insistete, però mi serve un aiuto nel raccontarla, m’aiuti?

    Maaah non so se…

    Devi solo dire 34 parole, poi io dirò la battuta."

    Mi alzai e le feci segno di seguirmi. Ci allontanammo di qualche metro. Piano, in un orecchio le dissi:

     Al mio cenno dirai: Mi dispiace messere, ma il mio cuore è già impegnato. Tutto qui.

    Mentre glielo dicevo sentii il suo profumo che era proprio il suo naturale, misto a quello di una giornata al mare. Anche questo contribuì a farmi innamorare di lei.

    Hai capito?

    Glielo feci ripetere a bassa voce e poi ci girammo verso il nostro gruppo e dissi:

    Ora si usa meno, anche se c’è ancora chi lo fa, immaginate questa scena nel 1700-1800 quando l’innamorato chiedeva la mano della sposa…

    Prendo dal tavolo la sua lattina vuota di coca e tolgo l’anello d’apertura, mi inginocchio davanti a Valentina e prendendole la mano sinistra glielo infilo all’anulare

    Madamigella mi farebbe l’onore di diventare la mia dama? Alzai lo sguardo e le feci cenno di dire la battuta che le avevo suggerito.

    Mi dispiace messere ma il mio cuore è già impegnato! Declamò mettendoci anche un bell’impegno recitativo.

    Mah, veramente io non miravo così in alto! Bensì… Dissi puntando lo sguardo all’altezza dei suoi slip.

    Tutti scoppiarono a ridere anche ai tavoli vicini che avevano seguito la scenetta, dapprima pensando che fosse una cosa seria, poi capendo che era una comica. Lei subito non capì, poi vedendo dove guardavo le scappò un risolino, poi tornando seria

    Eh! aggiusta la mira! Disse facendo il gesto di sparare con la rivoltella, con pollice e indice.

    La guardai andar via ammirando la figura snella, allo stesso tempo formosetta e la camminata leggermente ancheggiante. Forse avevo esagerato un po’, ma sperai che non si fosse offesa sul serio.

    Ciao Valentina! La salutai facendo ciao-ciao con la mano destra.

    Roberto che era seduto di fianco a me si girò a guardarmi e … Mica male eh?

    Sospirai.

    Beh, se la conosco un po’, anche tu le hai fatto un certo effetto; se fossi in te un pensierino glielo farei.

    A me sembra al di fuori della mia portata, troppo bella!

    Beh, non sei un divo del cinema ma nemmeno una schifezza da buttar via, a me è sembrato che sia rimasta impressionata... al tuo posto non rinuncerei così a priori.

    Tu ci hai provato?

    No, l’anno scorso stava con un nostro amico, Franco, che quest’anno non è venuto perché deve preparare degli esami, questa almeno è la versione ufficiale…. Lasciò la frase lì in sospeso.

    Lo guardai interrogativamente perché proseguisse.

    Invece cosa pensi? Chiesi visto che non dava segno di aggiungere altro.

    Mah la storia era continuata in inverno, poi in primavera si erano lasciati in malo modo, sembra da parte di Franco, che però non ce l’ha mai spiegata bene… Io credo che la Vale faccia queste capatine in campeggio per vedere se Franco si fa vivo.

    Ah, ho capito, lei non sta qui in campeggio.

    Va e viene da Bologna nei week end, ora che ci sono anche le sue amiche magari si ferma qualche giorno.

    Ah... e tu? Non mi hai risposto?

    No, non ho mai avuto l’impressione che abbia qualche interesse nei miei confronti...

    Nel tono della sua voce mi sembrò di cogliere un certo dispiacere.

    Mentre tu Marco?

    Eh! Chi non starebbe con una come lei...

    In quel momento arrivò un gruppo tedesco di ragazzi e ragazze che erano vicini di tenda di Roberto e gli altri ragazzi di Ravenna. Ordinarono delle birre grandi e si sedettero con noi formando quelle tavolate che si fanno nei campeggi di 202530 persone perché poi ne arrivarono dell’Olanda, Svizzera, etc. etc., ognuno ordinava delle birre grandi e si andava avanti così a brindisi e bevute fino a notte inoltrata.

    Valentina nei giorni successivi non si vide molto. Di giorno, lei e le amiche andavano a un bagno vicino al loro albergo e lontano dal campeggio. Passava verso sera, certe volte cenava con noi, un piatto di pasta o qualche salamella o wurstel fatto sui fornellini davanti alle tende. Oppure al bar quando cenavamo lì.

    Con mio sollievo mi chiedeva sempre di raccontarle qualche freddura, qualche barzelletta e riuscivo sempre a farla ridere. No, non si era risentita per davvero. Solo che abbastanza spesso le capiva in ritardo, tanto che alcune volte mentre gliene raccontavo un’altra lei scoppiava a ridere per quella precedente.

    Così la soprannominai Lenty, da Va Lenty Na. Subito se la prese un po’, perché diceva che era offensivo e fece l’offesa, appunto. Poi, pensandoci un po’ su, disse che in fondo le piaceva perché la chiamavo così solo io.

    Per Ferragosto, al campeggio si festeggiava il carnevale estivo.

    L’organizzazione non è che fosse un granché. La direzione aveva fatto montare un po’ di luci psichedeliche nello spiazzo davanti al bar, per la musica si dovevano mettere le 100 lire nel Juke box. Io, Paolo e Michele ci vestimmo da Banda Bassotti. Avevamo trovato delle mascherine nere al minimarket del camping, delle magliette a righe che già avevamo e i cappellini girati con la visiera sulla nuca; questo era il nostro travestimento, con pistole ad acqua a completamento.

    Verso le dieci si presentarono Valentina e le sue due amiche.

    Erano vestite da brasiliane che sfilano nel sambodromo al carnevale di Rio. Anche se non proprio così nude. Indossavano delle minigonne attillate, ombelico scoperto e reggiseni beige fatti all’uncinetto, tipo i centrini, con diversi buchi che però alla fine si vedeva e non si vedeva. Avevano anche un nastro in fronte con dei piumazzi sul capo, il tutto era molto, molto sexy.

    Mamma mia ragazze! Siete uno schianto. Fu il commento mio e di tutti.

    Grazie, grazie! Risposero quasi all’unisono.

    Loro sono Clara e Deborah.

    Piacere Marco.

    Il Juke box suonava delle canzoni veloci così ci mettemmo a ballare, banda bassotti e brasiliane. Quando suonò You really got me dei Kinks, la Vale e le sue amiche si scatenarono e fu un vero spettacolo per i nostri occhi. Poi partirono le note di The ballad of easy rider e visto che qualcuno iniziava a ballarlo come ballo lento io e la Vale ci guardammo, mentre gli altri andavano a sedersi, lei mi fece vedere che aveva tenuto al dito l’anello della lattina che le avevo infilato durante la barzelletta, così la abbracciai e iniziammo a ballare.

    L’hai tenuto? Ma non ha nessun valore!

    Non è vero! È un anello che mi parla di una persona molto gentile e simpatica.

    "Eh... questa

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