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Diario di un eternauta
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E-book124 pagine1 ora

Diario di un eternauta

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Info su questo ebook

Come diventare un uomo se, da piccolo, volevi fare l'eternauta? Un lungo viaggio fatto di profumi e mare dove curiosi incontri  fanno avvicinare il protagonista  all'universo femminile.
Sorprendente, descrive in modo pulito e limpido le emozioni e i pensieri della prima volta. Un po' giocattolo nelle loro mani, l'eternauta ha avuto in dono un regalo difficile da ottenere dalle donne:  vederle senza filtri, un po' bambine, un po' indecise, un po' puttane. 
Così, con un solo biglietto d'andata, ha percorso il suo viaggio fatto di luoghi lontani ed il lavoro più bello del mondo, "l' animatore turistico", con un obiettivo da raggiungere: diventare grande e fare l'eternauta per davvero.
Libro da leggere tutto d'un fiato, per accorgersi che, in fondo, l'importante è................., perché  tutti, a modo proprio, siamo l'eternauta.
LinguaItaliano
Data di uscita24 apr 2017
ISBN9788826078267
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    Anteprima del libro

    Diario di un eternauta - Gian Luca Alberti

    Note

    1- Luna d' Agosto

    A sei anni la luna d'Agosto sembra sospesa in cielo, la credi legata ad un filo (io lo credo tuttora) e appare grande, molto più grande di quel che è e poi è di un chiarore che tutto ti sembra bello, la notte non fa paura, d'estate, ad Agosto... quando hai sei anni; mia madre mi tiene la mano distratta, io invece, la tengo stretta stretta, di mamme ce n'è una sola, " se perdo questa...dove la ritrovo un'altra?".

    I nonni sono belli di rughe nette, i nonni pensavo allora nascessero già nonni, fossero nati per fare quello, loro così discreti e pronti, dove non arrivavano mamma e papà...c'erano loro.

    Tutti i regali più belli, a quell'età, erano di Babbo Natale, ma io dentro di me sapevo che c'entravano anche loro, non capivo bene come, ma ero certo che in qualche modo c'entrassero, loro assicuravano di no, ma almeno una parolina buona sono sicuro ce l'avessero messa qualche volta. Papà non me lo ricordo bene, in verità, lui lavorava per mandare avanti la famiglia, ma io non potevo saperlo, lui era quello dei " no!, quei no che ti fanno piangere in automatico, la mamma invece era quella dei nì..", quelli che se insisti bene forse diventano " " (in verità molto pochi), i nonni erano invece ancora prima di chiedere loro.

    L'estate è sole, mare, è " non si va a scuola.... e meno male, l'estate sono tuffi sempre uguali eppure sempre nuovi, è crema da spalmare che sennò c'è troppo sole...e ti fa male, sono compiti di scuola che non ne hai mai voglia, ma li devi fare, che se non li fai.....non ti mando a giocare. Mia sorella ogni volta che non vuole mi ricorda che è più grande, me lo ricorda anche quando va tutto bene, io ho due occhi grandi, quando si è piccoli si ha tutti occhi grandi, dev'essere stupore per quello che ci circonda; mi piace tanto dare calci al pallone, la primavera arriva sempre puntuale, l'estate la uccide e prende il suo posto, l'autunno arriva sempre discreto e quando le foglie hanno finito di morire sugli alberi, solo allora, arriva freddo che non si può sentire, neve che cade e non fa rumore, Natale che è giochi da scartare, tutto un alternarsi, anno dopo anno, così veloce che non me ne accorgo, che quasi non riesco a salutarlo, quando se ne va. Mangio poco, all'età di sei anni, non ricordo bene il perché, mia nonna prese a cuore questa cosa, tanto a cuore che si era preoccupata e dopo qualche discorso saggio decise che quel metodo non faceva presa, almeno su di me, nacque così la leggenda del Drago dalle 7 teste".

    Ogni sera, mi sedeva sulla lavatrice posta sotto la finestra, finestra da dove vedi il mare e mi diceva di guardare bene bene il mare....che lei, solo lei lo sapeva, (chissà perché poi solo lei....mah) sarebbe arrivato a momenti il drago, un drago lungo....lunghissimo, un drago che faceva paura pure a lei, un drago dalle 7 teste, che rimaneva lì fino a che qualcuno non fosse riuscito a contare tutte e 7 le teste, solo allora se ne sarebbe andato. Le teste, le 7 teste le contavo ogni sera, ogni onda che si infrangeva sullo scoglio dolcemente era una testa di drago... e così mangiavo intento a contare quelle teste, una volta è capitato che ne avessi contate 6, un altra volta 8, beh...mia nonna mi disse che erano i suoi fratelli che ogni tanto venivano al posto suo, che venivano apposta a vedere se mangiavo o facevo il cattivo.

    Sono un bravo bambino, studioso, negli anni che si rincorrono, il tutto fino all'età di 14 anni, i 14 anni sono un'età difficile, almeno per me, fu la prima volta che mia madre mi chiese che scuola volessi intraprendere dopo le scuole medie, fino ad allora tutto era logico, dovevi andare alle elementari, dovevi andare alle medie, sentirmi chiedere cosa avrei voluto fare e sapere che da lì sarebbe dipeso poi il mio futuro mi aveva creato un poco d'ansia, lo ammetto e decisi per la scuola che avrebbe fatto brillare più gli occhi d'orgoglio i miei, quella scelta potessi tornare indietro ecco...diciamo, ne farei un altra...dovevo tirare una moneta in aria ed affidarmi al caso, sicuramente sarebbe andata meglio.

    Liceo Scientifico, compagni nuovi, professori nuovi, molta meno voglia di fare, all'inizio diciamo la verità, non ero partito male, ma al primo 4 in Latino è stata una realtà sconosciuta, c'erano compagni che se non prendevano 4 si offendevano...ecco, diciamo che io non ero tra quelli, fu l'inizio di anni fastidiosi, molti episodi li ho rimossi volontariamente: ero passato dal bravo della classe (medie) al sono uno dei tanti (prima superiore) per poi finire al chissenefregadellascuola!!!.

    2- Il primo amore

    Le ragazze, eh le ragazze, sono un mistero necessario a dare a tutto un senso, sono un mistero ai loro stessi occhi, sapessero quanto mistero sono agli occhi di un ragazzo, sono sempre un passo avanti, quando una ragazza ti dice no intende , ed è vero anche il contrario, spesso le senti parlare tra di loro di cose inutili, di unghie...di vestiti...di vacanze...forse perché alle grandi domande.....loro hanno già trovato le risposte; l'unico modo che abbiamo per capire le ragazze è lasciarle essere ed apprezzarle per quel che sono, i maschi pensano e quando pensano sono una linea retta, le ragazze sono un triangolo dentro un cerchio, quando ci guardi dentro... il paradiso.

    A 14 anni, siamo alla fine degli anni '80, anni indimenticabili, ogni ricordo è una canzone, ogni canzone è lì pronta a farsi ricordare, sembrano scritte apposta per te, sono anni di fantasia, ogni estate ha il suo tormentone, ogni ragazza che conosci la puoi sentire ascoltando l'ultimo pezzo, " Isla bonita di Madonna, Sweet dreams" degli

    Eurythmics, Michael Jackson con " Bad e molto altro, senza scordare Lady Gaga dei Queen...gli Europe con The final Countdown....gli Wham con Last Christmas", l'indimenticabile "I will survive, Take on me degli A-ha e tante ancora; il cellulare che si conosceva era solo quello della polizia, mio papà e la mia mamma avevano con tanti sacrifici e calcoli esatti di budget comprato e fatto montare il telefono, quello fisso, un sorriso ogni volta nel ricordarlo, quel telefono che quando dovevi comporre lo 0 " ti dovevi concentrare, premere il dito e girare bene, altrimenti... tutto da rifare.

    A 14 anni il cuore ti batte senza un perché, perché capita a tutti così, lei era davvero bella, ne sono certo, nessun abbaglio di sole, era Dicembre, Marta era capelli biondi e lisci, semplice come il nome che portava (mi scuseranno tutte le Adelaide...non ne ho conosciuta ancora una) occhi grandi e verdi, la prima volta che l'ho vista, era un pomeriggio di domenica, io al passeggio con amici, le classiche " vasche" di città (dicesi vasca quell'andare su e giù senza motivo che allora ne aveva mille, una maratona estenuante) ecco, incrociato il suo viso ho sentito una strana sensazione, le mani hanno iniziato a sudare, quando ti sudano le mani a Dicembre, o stai male..o ti stai semplicemente per innamorare.

    Con Marta è stato un lento conoscersi, avere il suo numero di casa dopo 2 settimane, in quegli anni è una vittoria, scambiarsi il numero era il preludio allo stare insieme, se una ragazza ti lasciava il numero di casa....era praticamente fatta.

    Sere di attesa, di solito dalle 20,30 alle 21,00 con l'orecchio ben teso verso il telefono, sperando che qualche parente non avesse la malaugurata idea di chiamare in quei minuti, pronto a balzare al minimo " driin , un attesa stupenda, ero diventato il re della cornetta", il primo ad arrivare, con un poco di allenamento, da qualunque postazione fossi all'interno della casa; Marta era bella davvero ed aveva anche una voce che al telefono mi piaceva un sacco, delle pause che erano baci silenziosi, era bello chiederle cosa avesse fatto durante il giorno, come era andata a scuola, se mi aveva pensato un poco dicendole subito che io l'avevo pensata...e tanto anche; mezz'ore quando andava bene, si sfiorava l'ora quando l'avrei voluta più vicina, quei giorni in cui la sentivo più mia del solito.

    Il primo bacio ho pensato..." Ora muoio... il cuore in gola, ricordo la lingua calda, tenera, così bella che gliela avrei staccata, ma non potendolo fare, allora non mi staccavo mai da lei, con lei non chiudevo gli occhi mentre la baciavo, lei era tutto quello che volevo in quel momento, non dovevo immaginare nessun'altra, tenerla per mano e mentre gliela tieni stringi forte forte, come da piccolo, con la mamma,.... dove l'avrei ritrovata un' altra Marta?...", ecco, io dimostravo affetto alle persone stringendo forte la mano, ognuno lo fa a modo suo, quello era il mio.

    Marta era bella vestita, davvero bella, non lasciava intravedere nulla, tutto era in mano all'immaginazione ed era un bell'immaginare, Marta non l'ho mai vista nuda, forse quando ti baci troppo bene....il resto...beh... pensavo....può aspettare.

    A 14 anni Marta non è solo Marta, Marta diventa un mondo nuovo, fatto di profumi, di mare e di tramonti , lei è salsedine, maestrale, temporale d'Agosto che non ti aspetti, odore d'asfalto dopo la pioggia, voglia di non uscire se lei non esce, lei è il segno zodiacale più bello del mondo e non ricordarlo, Marta è avere tutto e sapere di averlo. I giorni si fan veloci, io e Marta noncuranti li scherzavamo sapendo che il nostro non era un gioco, almeno credevamo, guardarla negli occhi era guardare gli specchi, con Marta era così, se avevo voglia di guardarmi, bastava fissarla negli occhi ed ero me; nessuna bugia tra noi, io almeno non ero

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