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Diario di uno sventurato neo divorziato
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E-book241 pagine2 ore

Diario di uno sventurato neo divorziato

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Info su questo ebook

Il divorzio non è facile per un uomo di trenta e qualche anno abituato a vivere in compagnia. Uscire nel mondo reale comporta i suoi rischi. Confidare nell'aiuto degli amici è uno di quelli. Questa storia, romantica e divertente allo stesso tempo, è nata in un blog ed è cresciuta grazie all'impulso delle lettrici, che non sempre hanno capito che si trattava di finzione...

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita22 mar 2016
ISBN9781507135402
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    Anteprima del libro

    Diario di uno sventurato neo divorziato - Félix Amador Gálvez

    venerdì 27 aprile

    Caro blog

    Caro diario:

    Caro blog,

    mia moglie mi ha appena abbandonato. Detto così, può sembrare che io sia uno in più tra milioni. Non so come presentarmi. Sono un tipo normale. Ho trenta e qualche anno...beh, diciamo che presto termineranno gli -enta per me. Sono dirigente di una multinazionale di software e hardware. Forse questo mi differenzia dal resto dei mortali perché non devo preoccuparmi dell'ipoteca. Inoltre sono un tipo dei più normali.

    Io non volevo separarmi. In realtà, non so se volevo nemmeno continuare a essere sposato. Non me ne ero mai preoccupato. Se me lo chiedono, dirò che sono ero sono innamorato di lei. C'è chi prende con frivolezza questa cosa dell'amore o del matrimonio. Tutti raccontano barzellette a proposito del matrimonio. (In realtà, sembra che nessuno racconti più barzellette agli amici; inoltre quando i miei colleghi si riuniscono intorno alla macchina del caffè, quello che fanno è commentare le e-mail che hanno ricevuto). Tutti sanno e raccontano barzellette sulle cose negative del matrimonio. Io non l'ho mai fatto. In qualche occasione, mentre provavamo a perdere tempo prendendo un caffè dopo l'altro, Juan Carlos definì tutti gli uomini sposati come La compagnia dell'anello e naturalmente non si riferiva agli hobbit ed elfi del libro di Tolkien.

    Era una specie di metafora maschilista con una filosofia basica:

    a)  esistono molti anelli, ma se n’è creato uno concreto (quello del matrimonio) per dominarli tutti;

    b)  se ti metti l’Anello, sei invisibile per il resto delle donne, eccetto che per la tua;

    c)  mentre porti l’Anello, Lei ti vedrà, in qualunque posto tu ti trovi.

    Alla fine, sembra che tutto questo mi abbia già liberato, perché mia moglie (volevo dire la mia ex) ha deciso che aveva bisogno di vedere il mondo a trenta e passa anni. La crisi dei 30 anni? Ci sono volute alcune settimane per rendermene conto, ma adesso ho scoperto che il mondo al quale si riferiva lavorava con lei dalle 8 alle 15, ha un paio di anni in più di me ed è bello. Questo ha detto lei. Bello! Però a me non aveva mai detto di essere brutto!

    Avrei potuto suicidarmi, avrei potuto provare a farle male (anche questo è disgraziatamente di moda), avrei potuto darle qualche ultimatum o avrei potuto iniziare una guerra (fingere di voler farla finita con tutto o chiedere accordi impossibili) o avrei potuto impegnarmi per rendere impossibile la vita al galletto in questione, ma mi sono arreso, così, immediatamente.

    E per sopportarlo, mi sono messo a scrivere, io, che è da un secolo che non leggo, ma avevo bisogno di tirar fuori la solitudine che ho dentro e di far esercitare un po’ le dita, per questo mi sono impegnato e ho creato questo blog, come sorta di diario. Può essere che non serva di più che allontanare fantasmi, ma è meglio che piangersi addosso.

    Il fatto che abbia deciso di misurarmi con un diario non è una cosa nuova. Ho cominciato a scrivere poesie quando avevo dodici anni (come tutti gli adolescenti carichi di ormoni e sensibilità, anche se quest’ultima mi aveva portato più che qualche presa in giro da parte dei compagni di scuola), ma scrivere è una di quelle cose che uno lascia perché non lo porta da nessuna parte.

    Oggi, tuttavia, mi trovavo a girare su internet, provando a non pensare alla disastrosa riunione che ho dovuto sopportare con in direttore del marketing e alla mia ex (cosa che non posso evitare), cercando foto di Jennifer Connelly o di Elsa Pataky in rete, e ho trovato centinaia di blog personali, una trovata nella quale chiunque può lasciare memoria delle sue pene. E io lo farò a partire da oggi. Lascerò le mie pene da sventurato neo divorziato nella rete delle reti come chi sparge le ceneri di un amore defunto al vento.

    Chi può, ne approfitti.

    Pubblicato da Félix alle 00:25  *  Commenta

    mercoledì 2 maggio

    With a little help from my friends

    Con i buoni amici succede che non si sa mai se ti stanno aiutando o se provano a fregarti.

    Oggi ho raccontato anche a lavoro che quello che mi passa per la testa, quello che mi rende invisibile nelle riunioni e quello che ha ridotto il mio portafoglio clienti a metà, sono la stessa cosa. Hai una amante! ha gridato il cornuto di Joaquín, provando a indovinare. Io sono stato tagliente e ho detto, perdendo la serenità: Mia moglie mi ha lasciato. È stato come un Incantesimo dell’Amicizia Eterna, perché tutti mi hanno circondato e hanno iniziato a commentare quanto fossi una brava persona e quanto poco mi meritassi tutto quello. Perché parlavano al passato? Poi, mi hanno messo un caffè in mano e hanno (diciamo) provato tirarmi su il morale.

    Frasi come Troverai un’altra o Non era il tuo tipo come mi disse Juan Carlos, molto attraente e bomba sexy, ma non era il tuo tipo si suppone che fossero frasi per il morale. Altri, semplicemente, hanno voluto togliermi la voglia di pensare ancora a lei: Non andava bene. Discuteva sempre con te e, inoltre, aveva le tette piccole e non dicevi che non separava la spazzatura per riciclare? Lolo con la sua abituale sensibilità, è stato molto più esplicito: Ti ha fatto solo un piacere, quanto? Quattro anni? Ora te ne cerchi un’altra e goditela, che durano poco.

    Io ho provato a fare orecchie da mercante, ma loro hanno continuato ad animarmi per un bel po’: Se ci sono più donne che stupidi. Che sollievo. Dimenticati di lei...insomma...Ti dà fastidio se la chiamo io?

    Quando siamo usciti di lì, Joaquín è rimasto un po’ indietro e mi ha abbracciato (è una brava persona, di quelli che si preoccupano) e mi ha detto che aveva un amico che a sua volta aveva una amica che era una bellezza, nel caso in qualche momento fossi stato disperato, e che ne conosceva un’altra che era sposata ma che diventava una matta pur di divertirsi e che se io volevo... ma io sono uno che se vedo una donna mi metto a tremare. Mi passerà presto, spero.

    E, non so come è successo, ma quando siamo tornati al piano, ho cominciato a scontrarmi con occhiatine oblique, quel tipo di sguardi so-il-tuo-segreto o ghigni non-sai-quanto-ti-compatisco.

    La cosa curiosa è che, venendo da qualche collega di ricerca e sviluppo, comprese le loro segretarie, quei messaggi oftalmici suggerivano qualcosa di più che un semplice tentativo di consolazione attraverso il contatto visivo.

    Pubblicato da Félix alle 00:37  *  Commenta

    giovedì 3 maggio

    Le donne lo sanno

    Uno fa lo stupido, come provando a far finta che non è successo niente, ma le voci corrono e tutti nell’ufficio, dal direttore, con il suo discorsetto facile e demagogico, fino all’ultima segretaria, sanno che tua moglie ti ha lasciato. Il mio capo, nel suo ruolo paternale, si è avvicinato a me questa mattina non appena mi ha visto e mi ha stretto la mano. Come volendo minimizzare il problema, mi ha detto qualcosa così, come fossi vittima di una moda passeggera. È una moda: adesso tutti si separano. Vent’anni fa tutti fumavano. Era la moda. Adesso tutti si separano. Sicuro? Varie amiche di Laura erano separate. Mi aveva lasciato lei per non essere fuori luogo con le sue amiche? Nonostante tutto, uno continua a far finta che non gli sta succedendo niente.

    Allora inizia il peggio.

    C’è sempre qualcuno che sa più di te, che intuisce che sei disperato anche prima che il tuo proprio spirito disfattista lo abbia ammesso. Soprattutto le donne. Sembra che, come gli squali con le loro prede, odorino a distanza gli uomini indifesi.

    Accade all’improvviso, nel mezzo di una conversazione che crdevi che scorresse in maniera normale. Parli di cifre e di indici, ma la tua collega, capa o segretaria non ti ascolta. Tu continui a parlare (lavorando) e lei non ti ascolta (ti sta lavorando). All’improvviso, lo lascia uscire. Non continuare, dice, so quanto deve essere difficile per te. Tu sussulti indietro, spaventato. Non è difficile, le cifre sono quello che sono. Il prossimo anno venderemo di più... ma lei finge di non ascoltarti. Ha altri progetti. Puoi contare su di me, qualunque cosa sia. E comincia ad adularti in una maniera tale che mai avresti pensato che una donna potesse farlo con te. Mi sei sempre sembrato un uomo molto sensibile, ma non ti immaginavo soffrendo così. Questo, al contrario di quello che lei pretende, te la fa immaginare nel ruolo di madre, abbracciandoti e...No, per carità!

    Poi diventa quella alla quale è già successo. So che cosa stai passando perché ci sono passata anche io. Bene, l’esperienza è una cosa, ma la consolazione che ti hanno dato ne è valsa la pena? E ti dice: Tu e io abbiamo tanto in comune. O quella che si preoccupa per te. Come stai? Bene, ma è la prima volta in cinque anni che parliamo. Deve essere molto difficile, come passi il tempo? Beh, ieri sera ho visto una partita, ma ero stanco, mi sono addormentato sul divano e mi sono svegliato nel bel mezzo della notte. Ooh, e non ti ha cercato nessuno? E lì rimango senza risposte. Malsana curiosità o questa cosa inizia a diventare interessante?

    Solo due donne si sono astenute a lanciarmi l’esca dei loro commenti: una è la segretaria del direttore, che starà pensando di più alla vicina pensione che ad altro, e una è la ragazza della posta, che è più da Buongiorno e sorriso che da conversazione.

    All’inizio, la ragazza della posta avrebbe potuto essere una opzione. Ha venti e pochi anni ed è il tipo di ragazza che uno non nota. Non è bionda, non è uno spettacolo ed è sempre nascosta dietro un discreto maglioncino e degli occhiali cerchiati; viene a lavoro quasi sempre in jeans; ha i capelli raccolti in ogni modo; non sembra che si trucchi, almeno non fino a quel limite discreto, ma attraente, con il quale le donne annunciano che vogliono piacere; alla fine, non è il mio tipo di ragazza e non si avvicina nemmeno e l’ho messa nella lista nera per non aver provato a consolarmi come tutte le altre!

    La cosa peggiore è che tutti questi episodi mi sono accaduti in una sola volta, in una sola mattina, e sono le due di notte e ancora non ho potuto chiudere occhio per paura degli incubi.

    Pubblicato da Félix alle 00:22  *  Commenta

    venerdì 4 maggio

    Dicono che la distanza aiuti a dimenticare

    Joaquín non ha ragione. Dice che tutti gli abbandonati passano i giorni parlando delle loro ex; tutti, tranne me.

    Non ha ragione perchè io non ho bisogno di parlare di Laura. Non fa niente che sia successo e lo sto già superando. È lontano, e quasi quasi non ne sento la mancanza. Non mi sento nemmeno solo perché ho troppe cose da pensare qui.

    Come facevo a sentire la mancanza di quel malumore che aveva quando si svegliava di mattina, con quella sua incapacità di parlare prima di prendere il primo caffè? Sì, è vero che i suoi grugniti avevano non so cosa delle fusa dolci e seduttrici, che i suoi passi verso la cucina avevano una cadenza soave e pneumatica, come non volendo svegliare il corpo ancora addormentato. No, non sento la mancanza nemmeno di quel modo di camminare che mi piaceva tanto.

    Potrei desiderare il tintinnio della sua voce come una campanella rotta quando mi rompeva le palle per qualcosa che non le piaceva, perchè avevo lasciato qualcosa in un posto inadeguato o perchè semplicemente la pensava diversamente. O il tempo della mia vita che ho perso aspettandola perché non arrivava mai all’ora giusta o tardava troppo per guardarsi, come se le mancassero tanti ritocchi. Era deliziosamente pigra di domenica, era esigente a letto, era goffa quando cercava di convincermi di qualcosa.

    Potrei sentire la mancanza di quei giorni nei quali io avevo voglia di uscire e lei si impegnava a rimanere a casa guardando film che avevamo già visto, ci metteva così tanto impegno che si addormentava su di me o si rannicchiava sul mio braccio, e io abbassavo il volume della tele e il tempo passava mentre ascoltavo il ritmo della sua respirazione senza voler tirar via il braccio, che inevitabilmente mi si addormentava sempre, per non svegliarla.

    Come facevo a sapere che si trattava di questo, di scegliere una persona perfetta, costante, automaticamente fedele ed emozionalmente stabile che non pensasse di cambiare i piani nel futuro? Come facevo a sospettare che si trattava di scegliere bene, solo di scegliere, e io ho fallito? Mi sono sbagliato, ho scelto una ragazza divertente, sexy, intelligente, ho scelto con il cuore, guardando due occhi neri, senza farmi problemi per il futuro. Che stupido sono stato.

    Credo che Joaquín non abbia ragione. Parlo troppo, ma non di lei. Parlo di me, e di quanto sono stato stupido.

    Pubblicato da Félix alle 00:25  *  Commenta

    lunedì 7 maggio

    Ritorno alle radici

    Quando passi anni a lavorare in città, quando hai studiato a centinaia di chilometri di distanza e ti sei specializzato all’estero, qualunque visita al paese che ti ha visto nascere diventa un evento.

    Non parlo interiormente, ovviamente. L’evento è quello che si forma intorno a me quando mi vedono arrivare. Il mio paese non è più quel villaggio ancorato ai secoli dei secoli quando un caffè costava meno di un pacchetto di semenza nel resto del mondo, però ancora oggi si possono vedere le facciate bianche e i vecchi seduti al sole sulle porte delle loro case. Non è che gli uomini di campagna non si siano modernizzati (siamo nel XXI secolo: hanno cambiato i loro muli con le gru e hanno convertito i loro campi di patate in case), ma entri ancora in Calle Mayor e c’è qualcuno che rimane a guardare la tua BMW serie 7 come se avesse visto un UFO.

    La potente ragione che mi ha fatto tornare alle origini  questo fine settimana è stato il matrimonio di mia cugina Eduarda. Non ci sarebbero state scuse al mondo per convincere mia madre che non avrei potuto assistere, così ho preso la macchina e mi sono presentato cinque minuti prima che finisse la cerimonia.

    Nonostante quello, mia madre mi è saltata addosso appena mi ha visto, interrompendo la messa in un momento che credo fosse trascendentale. Mi ha baciato, mi ha abbracciato e mi ha recitato un rosario di consigli che non ho annotato, ovviamente e

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