Un amore a sorpresa
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Anteprima del libro
Un amore a sorpresa - Chiara Rolandelli
1.
Mi ha lasciata.
Mi ha lasciata su due piedi, senza tante cerimonie.
Senza dilungarsi in importanti spiegazioni sul perché fosse assolutamente necessario troncare la nostra relazione ad un passo dalla convivenza. Ha detto stop, semplicemente.
Dopo due anni e mezzo di amore intenso, di vacanze, di weekend romantici, di progetti sull’andare a vivere insieme, mi ha lasciata.
E io sono sull’orlo di un precipizio emotivo.
Devo ritrovare me stesso, Sandy… ho bisogno di una pausa…
, sono state le uniche parole uscite dalla sua bocca, in quel bar di Fish Road dove ci siamo dati appuntamento alle cinque e mezza del pomeriggio per bere una cioccolata calda. L’aveva proposto lui, forse pensando di rendermi la cosa un po’ più soft addolcendomi le papille gustative, dopo il classico ti devo parlare
.
E ha aggiunto un Mi dispiace davvero… perdonami
.
Se ne stava lì in silenzio, sorseggiando la sua bevanda, emettendo qualche sospiro di tensione o qualche imbarazzato schiarimento di voce. Io invece ero troppo allibita e sconvolta, sia per intavolare una conversazione pacata e ragionevole, sia per fare scenate, tanto più che detesto dare spettacolo nei luoghi pubblici, e questo lui lo sa. Poteva almeno scegliere di piantarmi in asso dentro casa, a questo punto.
E così, semplicemente, le parole mi si sono bloccate in gola, i miei punti interrogativi sono rimasti sospesi nell’aria in mezzo a noi, entrambi con lo sguardo perso sulle nostre tazze vuote. Era come se nella mia testa pensassi qualcosa del tipo: Ora non me la sento di parlare, sono troppo confusa e ferita, ma intanto dopo lo chiamo e chiariamo tutto
.
Sì, certo. In pratica non avevo ancora realizzato che la mia relazione con Mark era già una ex relazione. Lui era un ex. Io ero una ex.
Alla fine ci siamo detti ciao come se niente fosse. Come due imbambolati. Un ciao come due amici che si salutano dopo una birretta ma che si rivedranno poco dopo per la partita di calcetto. Come fosse scontato telefonarsi o mandarsi una raffica di messaggi qualche ora più tardi.
Insomma, cercavo di convincere me stessa che si trattava solo di una pausa di riflessione. Di una breve pausa di riflessione, possibilmente.
È successo una settimana fa.
Ed io sono ancora in casa a deprimermi, tra mucchi di fazzolettini di carta e il cellulare sempre a portata di mano, in caso lui decidesse di chiamarmi e annunciarmi con voce soave che ha capito di non poter vivere senza di me, e che la pausa di riflessione è finita.
Invece, silenzio totale.
In questa settimana, la voglia di cercarlo, di parlargli, anche di fargli scenate per capire cosa diavolo gli sia passato per la testa è aumentata a livelli inimmaginabili. Ma l’unica cosa che sono riuscita a fare è stato lasciargli tre messaggi in segreteria, senza ottenere risposta, ovviamente, e un paio di chiamate al suo cellulare ma senza successo.
Ottimo. Non ho più il mio fidanzato. Sono una ex. Sono single.
Pensavo che non avrei mai più fatto parte di questa categoria. E invece, eccomi qui.
Ma io non sono una single libera e felice come un fringuello. No. Io sono una single con il cuore frullato come un milk-shake. Ho trent’anni e davanti agli occhi vedo l’immagine dei miei sogni che prendono il largo su una piccola barchetta a vela, in mezzo ad un lago fumoso di nebbia.
– Dai, Sandy, devi darci un taglio, insomma. Te l’avrò già detto almeno cento volte che è stato meglio così – mi giunge dalla cucina la voce di Charlotte, mia amica da dieci anni e coinquilina da quattro. Single anche lei, ma per scelta. Dice che a trentadue anni non si sente ancora pronta per una relazione stabile e duratura, e intanto si fa le sue storielle. Charlotte non ha mai approvato la mia relazione, ha sempre sostenuto che Mark non fosse la persona giusta per me, per un certo nonsoché che non la convinceva del tutto. Diceva che Mark non aveva lo sguardo limpido. Poi si sporge in avanti e mi lancia il solito pacchettino di kleenex, che finisce in terra ai miei piedi.
– Non ne ho bisogno, non sto piangendo ora… – sbotto di rimando, avvolgendomi ancora di più come un salamino nella mia copertina di pile.
In effetti ho già pianto talmente tanto che credo di avere esaurito tutte le lacrime a disposizione. La mia testa è una centrale nucleare che vomita un pensiero dietro l’altro: io con lui l’estate scorsa in Turchia, io con lui alla spa in Costa Azzurra per San Valentino, io con lui a cena da Tony (uno dei migliori ristoranti italiani qui a Londra), io con lui in casa a guardarci un film davanti ad una pizza da asporto o a del cibo cinese, e per finire io e lui a farci le coccole tra le lenzuola dopo una serata intensa e romantica. Amavo fare tutto questo con lui. Amavo lui. Ed ora queste cose non ci saranno più. Lui non ci sarà più.
Scoppio di nuovo in un pianto disperato e mi abbasso goffamente a raccogliere i fazzolettini dal pavimento.
– Credo ti farebbe bene una vacanza, Sandy – mi si avvicina Charlotte, sedendosi accanto a me sul divano. – Potresti davvero approfittare di questo lungo periodo in cui l’hotel è chiuso e andare via. Dai, almeno un paio di settimane. Devi sgombrare la tua mente da tutti i pensieri negativi, devi distrarti dallo shock di Mark e da quello dell’hotel.
Ah ecco, certo, perché c’è anche questa. La sfiga mica ti perseguita una volta sola. Tecnicamente ho perso il mio pluriennale impiego all’hotel Daffodil, dove lavoro (anzi, lavoravo) come receptionist ormai da cinque anni, senza che mi abbiano licenziato e senza che me ne sia andata spontaneamente. Il destino ha voluto che capitasse un incendio ormai quasi tre anni fa, purtroppo, le cui circostanze ad oggi sono ancora poco chiare, e ovviamente l’hotel non è agibile. Certo, per fortuna non ci sono stati né morti né feriti, solo grossi spaventi e ingenti danni. Ma l’ingresso e la hall sono inaccessibili e alcune stanze inutilizzabili. Così, il direttore non ha potuto fare altro che lasciarci tutti a casa. In sospeso. In attesa di capire se può valere la pena rimetterlo in sesto o chiuderlo definitivamente.
E ogni mese, per tre anni, ci spetta un’inezia come compenso. Anche se meglio di niente. Ma ormai siamo allo scadere dei tre anni e a breve non percepirò più un centesimo. E il piromane è ancora a piede libero.
È all’hotel Daffodil che conobbi Mark. Lavoravamo lì entrambi. Dopo l’incendio restammo senza lavoro, ci trovammo entrambi in una brutta condizione e cominciammo ad uscire insieme. E poco tempo dopo ci fidanzammo. Lui poi riuscì a trovare un nuovo impiego e la nostra storia andava a gonfie vele.
Ora invece sono senza lavoro, senza fidanzato, senza soldi.
Anche adesso direi che la tua vita sta andando a gonfie vele, cara Sandy!
Mi volto verso Charlotte e la fisso con occhi da ebete. – Ti sembro una che ha voglia di andarsi a divertire in giro e che vuole conoscere gente nuova? – ribatto singhiozzando e con voce lamentosa. – Charlotte, ti assicuro che non sono proprio in condizioni. E poi con chi ci andrei in vacanza? Da sola mi deprimo, penserei continuamente che dovrebbe esserci Mark vicino a me! – e mi soffio sonoramente il naso, rosso come un peperone. Poi sprofondo tra i cuscini, afferrando dal pacchetto l’ennesima nocciolina. Charlotte mi viene praticamente addosso e quasi mi entrano in bocca i suoi capelli lunghi e boccolosi.
– Ehm, Sandy… potrei venire io con te – annuncia, – ho un sacco di ferie da smaltire e da tempo mi piacerebbe farmi una vacanza. Eh, che ne dici?
Rifletto due secondi. Io e Charlotte in vacanza insieme. Non lo facciamo da anni ormai. Poi penso a me chiusa in una stanza d’albergo a sospirare davanti alla televisione e lei fuori a divertirsi con qualche nuovo intrallazzo. Non è molto allettante.
– Anche se mi sforzassi di andare, con tutta la mia buona volontà, finirei per piangere ogni volta che vedo delle coppiette felici e contente e non ho intenzione di nascondermi dietro agli occhiali da sole anche mentre sto cenando al ristorante.
Ma Charlotte non molla. – Puoi sempre trovare la scusa della tua allergia, no? Gli occhi rossi possono anche esprimere fragilità e ispirare un senso di protezione negli uomini, non credi?
Sospiro. È davvero incorreggibile. Una delle caratteristiche peggiori di Charlotte è che a volte sa essere davvero insistente. Ma come dice sempre lei, insistente a fin di bene. Quando si mette in testa una cosa ti rompe talmente tanto le scatole da farti accettare per sfinimento.
– In pratica mi stai proponendo di fare una mini fuga insieme tipo Thelma e Louise? Per ricominciare daccapo e dare un taglio al passato, bla bla bla? È così?
– Beh, Thelma e Louise si suicidano, no no no! Io la vedo piuttosto come un’ottima occasione per andare finalmente in Italia dopo tanti anni. Ti chiami Sandy Tranquilli, sì o no? Il tuo cognome dovrebbe ricordarti in ogni momento da dove vieni. E non mi sembra che Mark ti ci abbia mai portata. O sbaglio?
In Italia… quanto tempo dall’ultima volta…
Sospiro di nuovo. No, infatti. Mark non mi ci ha mai portata. Diceva che l’Italia non lo ispirava, che c’erano mille altri luoghi migliori da visitare, e che comunque avremmo sempre avuto il tempo di andarci, prima o poi.
Invece poi, il nostro tempo è finito. Mi mordo il labbro per non ricominciare a piangere.
– Mah – scuote la testa Charlotte. – Vedi, questo è un motivo più che valido per cui dovresti essere sollevata che tra voi sia finita. Uno che ti impedisce di andare in vacanza proprio nel primo posto in cui dovresti andare, e in cui dovresti andare spesso, è assolutamente da mollare! Mi stupisco che per due anni e mezzo ti sia andata bene così, Sandy… – e afferra una manciata di noccioline.
– Charlotte, lui non mi ha impedito proprio niente, te lo assicuro!
– Ah no? – Mi fa una faccia poco convinta.
– Le vacanze le decidevamo assieme, venendoci incontro. A Sharm siamo andati perché l’ho voluto io, ricordi?
Charlotte scuote la testa. – Se ti fosse venuto incontro ti avrebbe accontentata almeno una volta sull’andare in Italia. Ma non l’ha fatto. E tu gliel’hai permesso.
Resto in silenzio per un minuto.
– Io lo amavo, Charlotte. Capisci? Mark era tutto per me, con lui stavo bene.
Charlotte sospira, alzandosi lentamente per tornare in cucina. Poi si sporge tra le tendine di plastica arancioni. – Capisco benissimo, Sandy. Spesso l’amore ci travolge e perdiamo di vista molte cose importanti per assecondarlo.
– Cosa intendi dire?
– Intendo dire che non vai in Italia da quanti anni ormai? Prima per un motivo e poi per l’altro. Dopotutto anche quella è la tua casa, no? Pazienza il lavoro, okay, ma ora teoricamente non avresti più scuse. I tuoi parenti e i tuoi vecchi amici ormai ti daranno per dispersa.
Ha ragione, non posso certo darle torto. Mark ed io non siamo mai andati in Italia, e non per mia scelta. E io sono italiana per metà, dato che mio padre è toscano, di Canneto, un minuscolo paesino della Maremma. Mia madre invece è proprio un’autentica londinese. Mi mancano da morire, ormai sono sette anni che non ci sono più.
I miei zii toscani, cioè il fratello di mio padre, Rodolfo, e la moglie Anna, hanno un grande casolare in mezzo alla campagna e poco distante dal mare, un vero paradiso. Loro non hanno avuto figli e nei primi anni Ottanta avevano adottato un bimbo di pochi mesi, Roberto, diciamo quindi un mio quasi cugino, con cui ho passato gran parte della mia infanzia e adolescenza, così come con altri bimbi e ragazzi del posto. Eravamo un discreto gruppetto. Poi a diciannove anni Roberto partì per andare a studiare all’estero e tutte le volte che di tanto in tanto tornavo a Canneto lui non c’era mai, e così ci siamo persi di vista. In effetti, dall’ultima volta che ci sono stata saranno passati… oh santo cielo, saranno più di sette anni ormai! Proprio da quando i miei genitori non ci sono più.
So per certo che la maggior parte dei miei coetanei di Canneto si è sparpagliata qua e là, per il lavoro, per la famiglia, per tutto. Mi viene un nodo alla gola pensando alla famiglia che avrei potuto crearmi con Mark. Invece qualcuno dei miei vecchi amici italiani ha già persino la prole. Peccato non aver mantenuto i rapporti con nessuno di loro, prima a causa del lavoro massacrante e poi… per Mark. È incredibile come l’amore faccia perdere di vista certe cose. Forse Charlotte non ha tutti i torti. Per me è esistito solo Mark in