Affrontare il tumore al seno
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L'intenzione è quella di aiutare la donna in un momento in cui anche la scelta del pigiama o della camicia da notte per l'intervento chirurgico può tradursi in una scelta complessa, partendo dal presupposto che in un periodo dove si incontrano tante incertezze e situazioni emotivamente difficili, qualsiasi scelta da fare anche se piccola può tradursi in un ennesimo problema.
A livello psicologico vengono trattati i temi, fra gli altri, della comunicazione con famigliari e amici, della gestione dello stress e delle modalità migliori per superare questo difficile momento.
Nel capitolo dedicato alle terapie oncologiche, una parte è dedicata alla scelta della parrucca o delle altre tipologie di copricapo e alla gestione dei sintomi.
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Anteprima del libro
Affrontare il tumore al seno - Laura Pedrinelli Carrara
terapie
PREMESSA
La malattia neoplastica rappresenta sempre una esperienza molto forte, devastante per la persona che la vive e per la sua famiglia. Spesso anche la rete dei contatti quotidiani – gli amici, i colleghi e i conoscenti più vicini - ne risente enormemente. È una condizione, infatti, che inevitabilmente ci mette di fronte alla nostra fragilità e ci costringe, in qualche modo, a fare i conti con noi stessi e con la precarietà della vita.
Tra tutte le malattie neoplastiche, il tumore al seno colpisce la donna nella sua essenza più profonda, nel suo essere persona, donna, madre: non è un semplice
tumore. È di più. Distrugge l’immagine che ogni donna ha di sé, un’immagine associata anche ad una valenza estetica che la cultura da sempre ha assegnato al seno.
È importante, quindi, che la donna che si trova ad affrontare questa avventura che, comunque, lascerà un segno indelebile nel suo corpo e nella sua anima, possa contare sul sostegno da parte della società, nelle sue varie componenti. Mi riferisco prima di tutto, ovviamente, alla componente sanitaria - cui dovrà affidarsi per una corretta diagnosi, per la terapia (spesso fonte essa stessa di ulteriori problematiche) ed ogni eventuale supporto di carattere assistenziale -, ma anche alle associazioni di volontariato, presenti in quasi tutte le realtà locali, che svolgono un ruolo insostituibile vicariando, a volte, le carenze del sistema sanitario. In esse le donne malate trovano professionisti motivati e compagne di viaggio che, come loro, hanno vissuto questa esperienza e potranno aiutarle a tornare alla vita di tutti i giorni.
Nei momenti più difficili, però, anche un libro può aiutare a non sentirsi sole e smarrite di fronte alle tante piccole e grandi difficoltà che la malattia riserva. Sono sicura che questo piccolo manuale si rileverà un prezioso alleato per le donne che troppo spesso sperimentano nella quotidianità la solitudine che immediatamente segue la diagnosi ed anche solo il sospetto di tumore al seno. Con una cura ad un’attenzione davvero speciali sono illustrati i vari momenti delle giornate che seguono la diagnosi. L’autrice esamina con competenza e accuratezza gli aspetti pratici ma anche le difficoltà psicologiche, offrendo sempre validi spunti e consigli. Anche gli aspetti tecnici che riguardano esami diagnostici, interventi chirurgici e procedure burocratiche vengono approfonditi con competenza, utilizzando un linguaggio comprensibile.
Invitandole alla lettura auguro a tutte le donne la volontà per superare questo momento difficile che le lascerà sicuramente cambiate ma più forti.
Dr.ssa Valeria Benigni
Dirigente Medico presso la Direzione Medica dell’Ospedale di Senigallia (ASUR MARCHE – AREA VASTA 2), specialista in Oncologia ed Igiene e Medicina Preventiva.
Dal 2004 al 2013 è stata medico volontario e direttore sanitario (2009 – 2013) dell’ANDOS (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) di Senigallia.
INTRODUZIONE
Scoprire di avere una malattia oncologica è, in molti casi, paragonato ad un fulmine a ciel sereno. Tutti conosciamo questa malattia, ormai divenuta sociale da quanto è diffusa, ma sembra sempre che debba capitare agli altri e mai a noi. Difficilmente ce l’aspettiamo.
Alcune donne evitano addirittura i controlli preventivi (screening al seno, autopalpazione, visite senologiche) convinte che tanto non hanno nulla o forse, molto probabilmente, non li fanno per sfatare in modo magico la possibilità di poter essere ammalate. Alcune persone, e non soltanto per il cancro al seno, si illudono che se non fanno i controlli non si trovi nulla e quindi loro stanno bene.
In realtà, se c’è qualcosa è bene trovarlo al più presto perché più tardi lo si rileva e più grave sarà la situazione. Prima si riesce a intervenire e maggiori saranno le possibilità di sopravvivenza, che ne caso del tumore alla mammella sono davvero elevate. Al contrario, si può far sviluppare una situazione che diventa troppo complessa da risolvere.
I controlli sono come delle fotografie fatte dentro il nostro corpo, esse vedono soltanto ciò che c’è, il non farli significa non vedere la malattia e non vedere non può trasformarsi in non esserci.
Nel caso in cui gli accertamenti propendono per la possibilità di aver sviluppato la malattia, si crea un allerta medico specifico: inizia un iter diagnostico focalizzato a comprendere la reale natura di quel nodulo che si è riscontrato con l’autopalpazione o magari mentre ci si lavava sotto la doccia o durante lo screening. Alcune donne si accorgono perché dopo una caduta hanno dolore alla parte e i controlli medici riscontrano la presenza di quella piccola massa. Probabilmente caduta e dolore non c’entrano nulla con il tumore in essere, ma in questo caso la donna li collega spontaneamente.
Se gli accertamenti rivelano la presenza di un tumore maligno in maniera certa o in percentuale di probabilità (C3, C4, C5) inizia un iter medico chirurgico durante il quale la persona si trova a doversi confrontare con esperienze nuove e a volte dure da sostenere. Esperienze che si susseguono all’interno di un periodo intenso e difficile, ma che poi, nella maggior parte dei casi, vanno verso un sempre maggior disimpegno fino al momento in cui la persona riesce a riprendersi appieno la propria vita e la propria progettualità.
Sottoporsi ad un intervento chirurgico, ad una chemioterapia e/o ad una radioterapia significa sottoporsi a situazioni che, in molti casi, prima non si conoscevano direttamente per iniziare il percorso del dubbi.
Dubbi su come il proprio fisico reagirà all’intervento chirurgico, alla chemioterapia o alla radioterapia.
Dubbi su come saranno i marcatori tumorali ad ogni controllo.
Dubbi sull’efficacia delle terapie.
Dubbi sul risultato della TAC e di altri esami di controllo.
Dubbi sulla possibilità di recidiva.
Dubbi sulla propria sopravvivenza.
Dubbi sulle proprie forze psichiche o su quelle dei propri cari.
Dubbi sulla possibilità di mantenere il proprio lavoro.
Dubbi sulla qualità e quantità dei sintomi che si potranno avere a seguito delle terapie (nausee, aumento del peso, stipsi, ecc.) o che si stanno avendo (capire se sono causati dalle terapie, dal tumore, da una influenza, per esempio).
Dubbi sulla scelta dello specialista oncologo o di altri medici di riferimento.
Nessuno potrà sapere prima, con precisione, come e quando si presenteranno i sintomi o quale sarà il risultato nel tempo di quella terapia; si può soltanto valutare la condizione al momento.
All’interno di una situazione già molto complessa, si creano ulteriori quesiti in merito alle necessità che si pongono di volta in volta e che riguardano altri dubbi, come che pigiama indossare per l’intervento chirurgico o che parrucca comprare.
Queste aggiuntive incertezze sembrano marginali, in confronto alla malattia che si sta affrontando, ma, in realtà, hanno una notevole influenza nel modo di reagire e di vivere psicologicamente gli eventi. Più siamo agitati e più, probabilmente, risentiremo dell’anestesia, avremo maggiori sintomi o faremo più fatica a tollerarli.
I medici sono spesso di aiuto su molte cose, ma certe accortezze come la scelta del pigiama o alcuni rimedi ulteriori o sostitutivi del farmaco per la nausea (quando presente) spesso dobbiamo trovarli noi.
Per vari anni ho lavorato come psicologa nei reparti di oncologia e senologia chirurgica, oltre ad aver vissuto questa malattia in prima persona, e mi sono resa conto di quelle difficoltà secondarie che sembrano apparentemente superficiali, ma che in realtà divengono ulteriori disagi in un momento in cui