Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Ricomincia dalla pancia: Scopri il potere anti-età del microbioma e ritrova la tua salute partendo da dentro
Ricomincia dalla pancia: Scopri il potere anti-età del microbioma e ritrova la tua salute partendo da dentro
Ricomincia dalla pancia: Scopri il potere anti-età del microbioma e ritrova la tua salute partendo da dentro
E-book394 pagine4 ore

Ricomincia dalla pancia: Scopri il potere anti-età del microbioma e ritrova la tua salute partendo da dentro

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Molti credono che il processo di invecchiamento o l’aspettativa di vita siano fuori dal nostro controllo, governati solo dal patrimonio genetico, ma non è così. La chiave è nella pancia, e più precisamente nel microbioma. Prenderci cura della nostra salute intestinale, infatti, contribuisce a migliorare il funzionamento dell’apparato digerente, a combattere i livelli di infiammazione e a stimolare l’efficienza mentale, oltre a costituire un’importante forma di prevenzione oncologica. Perché un microbioma equilibrato è anche alla base del rafforzamento del sistema immunitario e della protezione contro le malattie legate all’età. In altre parole, con il giusto approccio alla salute dell’apparato digerente, potremo invecchiare al rallentatore.

Ma come funziona esattamente il microbioma all’interno dell’organismo? In che modo il suo equilibrio diventa un potente fattore anti-età? Ed è vero che cervello e intestino devono imparare a dialogare bene per favorire salute, vitalità e qualità della vita? A queste e molte altre domande risponde la dottoressa Roshini Raj, gastroenterologa di grande esperienza. Con un approccio semplice e flessibile, Ricomincia dalla pancia aiuterà tutta la famiglia (da 0 a 99 anni!) a prendersi cura del rinnovamento intestinale un passo alla volta. Attraverso pratici accorgimenti quotidiani e una dieta varia e ricca di nutrienti, potrete invertire il vostro orologio microbiologico, sentendovi finalmente più sani e giovani, longevi e felici.

LinguaItaliano
Data di uscita3 feb 2023
ISBN9788830592049
Ricomincia dalla pancia: Scopri il potere anti-età del microbioma e ritrova la tua salute partendo da dentro

Correlato a Ricomincia dalla pancia

Ebook correlati

Medicina per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Ricomincia dalla pancia

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Ricomincia dalla pancia - Isabella Polli

    1

    VI PRESENTO IL CAPO DELL’IMPRESA DI RISTRUTTURAZIONI: IL MICROBIOMA

    Logo di un caschetto

    Prima di tuffarci nella ristrutturazione stanza per stanza, voglio presentarvi l’impresa che si occuperà dei lavori, il grande capo che gestirà il rinnovamento: il microbioma. Il termine microbioma indica genericamente le svariate migliaia di miliardi (sì, proprio migliaia di miliardi) di microbi (batteri, virus e funghi) che vivono all’interno del nostro corpo e sulla sua superficie. Anche se non si vedono, si trovano dappertutto: dalla pelle ai genitali al colon. Perfino le orecchie e gli occhi hanno un proprio microbioma!

    Proprio come il responsabile di un’impresa gestisce tutte le fasi dei lavori di ristrutturazione di una casa, così il microbioma influenza quasi ogni aspetto della nostra salute. E, come accade per le imprese di ristrutturazioni, gran parte del lavoro si svolge dietro le quinte. Tutti quei microrganismi nel microbioma sono parte integrante di noi. E ce ne sono davvero molti. Come umani abbiamo all’incirca venti-venticinquemila geni, ma il microbioma ha almeno otto milioni di geni. Soltanto nell’intestino il microbioma costituisce una biomassa di circa due chili. Confrontatelo con il cervello, che pesa approssimativamente 1,4 chili. Fin da quando esistono gli esseri umani, i batteri hanno vissuto dentro e sopra di noi. Non siete semplici persone, siete superorganismi! Ciascuno ha una combinazione di microbi diversa da quella di chiunque altro, perfino da quella di un gemello: il microbioma è unico, come un’impronta digitale.

    Come facciamo a saperlo? Nel 2007, il National Institutes of Health, l’agenzia di ricerca del governo americano, ha lanciato un’iniziativa chiamata Human Microbiome Project, che aveva lo scopo di identificare e descrivere la composizione del microbioma intestinale umano. Grazie alla dedizione dei ricercatori che hanno setacciato montagne di escrementi, le scoperte di questo progetto non soltanto hanno portato a una comprensione molto migliore di quello che fermenta nel nostro intestino, ma hanno anche dato un incredibile slancio a ricerche rivoluzionarie sulla funzione che questi esserini svolgono nel nostro corpo.

    Quindi, che cosa fanno questi batteri?

    FANNO MOLTISSIMO. In pratica, ci mantengono in vita e in salute. All’interno del colon e dell’intestino tenue svolgono funzioni vitali che influenzano l’intero corpo. La flora intestinale contribuisce alla digestione del cibo, estrae i nutrienti necessari alla sopravvivenza e produce alcune vitamine indispensabili. Insomma, questi batteri sono ospiti piuttosto utili, non è vero? Inoltre, sostengono le difese immunitarie, creano composti antinfiammatori, producono sostanze neurochimiche che agiscono sull’umore e sulle capacità cognitive, e migliorano la salute in una quantità di modi diversi, come scoprirete in questo libro.

    Più di duemila anni fa, Ippocrate affermò che ogni malattia ha origine nell’intestino e la scienza moderna sembra dargli ragione. Le ricerche dimostrano che i batteri intestinali buoni possono influenzare qualsiasi cosa, dal peso corporeo al rischio di sviluppare malattie correlate all’obesità (come il diabete di tipo 2), dai disturbi da infiammazione cronica (come la malattia infiammatoria intestinale) alle malattie cardiache, dai problemi di salute mentale (fra cui depressione e ansia) alle condizioni muscoloscheletriche legate all’età (come l’osteoporosi e la sarcopenia).

    È inoltre diventato evidente che queste connessioni funzionano nei due sensi. Non soltanto il microbioma intestinale influenza le altre parti del corpo e la condizione di benessere, ma è a sua volta influenzato dallo stile di vita e dallo stato di salute generale.

    Perché la varietà è importante

    Spesso associamo i batteri a infezioni e malattie, lo faccio io per prima: nel mio studio dedichiamo molto tempo e impegno a lavarci le mani, pulire le superfici e sterilizzare gli strumenti per eliminare i batteri. Sono pratiche necessarie in ogni ambiente in cui possano trasmettersi batteri patogeni.

    Per l’intestino, però, il discorso è diverso. La grande varietà di batteri del microbioma umano è costituita per la maggior parte da batteri buoni, non dannosi (altrimenti saremmo nei guai). Nel microbioma è normale che si verifichino alti e bassi, esplosioni e morie nelle specie e nelle quantità di batteri. Un intestino sano contiene circa l’85 per cento di specie benefiche, il che significa che una quantità significativa di batteri dannosi è sempre in agguato in cerca della possibilità di moltiplicarsi e creare scompensi. Se siete in salute, può succedere che per un paio di giorni non vi sentiate molto in forma, ma di solito l’equilibrio si ristabilisce da solo senza che ve ne accorgiate.

    Non è possibile eliminare completamente i batteri dannosi – che io chiamo ostili – ma con gli accorgimenti adeguati e le giuste abitudini si possono massimizzare gli effetti dei batteri buoni. In questo modo, i cattivi saranno in tale inferiorità numerica rispetto ai buoni da non potersi riprodurre abbastanza per creare danni.

    A volte gli ospiti maleducati – i batteri ostili – riescono ad avere la meglio e a mettere tutto a soqquadro. Può accadere con l’assunzione di cibo contaminato da batteri cattivi, come salmonella o E. coli, che genera un’intossicazione. Oppure può intervenire un virus che noi medici chiamiamo con grande accuratezza scientifica gastrointestinale. Dopo alcuni giorni di vomito e/o diarrea, il sistema immunitario si libera dei batteri cattivi, i batteri buoni riprendono il sopravvento e la digestione torna alla normalità.

    Almeno, di solito succede così. In alcuni casi però i batteri cattivi rimangono più a lungo e la digestione ci mette molto tempo a regolarizzarsi. Oppure può verificarsi la situazione in cui i batteri cattivi non causano una vera e propria malattia ma sovrastano i batteri buoni, riducendone la quantità. Il microbioma è incredibilmente dinamico, si modifica rapidamente in base all’alimentazione e all’ambiente. Dunque, le cattive abitudini portano a un continuo squilibrio del microbioma intestinale. Quando l’equilibrio e la varietà dei batteri si deteriorano, la salute ne risente e si instaura un problema chiamato disbiosi.

    Capire la disbiosi

    La vita moderna non facilita le cose al microbioma intestinale. Tanti dei nostri comportamenti non piacciono ai batteri. In cima alla lista c’è l’alimentazione. Per esempio, molti statunitensi seguono quella che viene giustamente chiamata Standard American Diet, o SAD. Consiste principalmente di cibi ultracalorici e poco nutrienti, molto lavorati e pieni di zuccheri, sale, grassi nocivi, conservanti e additivi. Questo cibo spazzatura costituisce ormai più della metà dell’alimentazione dell’americano medio. Si tratta di un problema che riguarda una fetta sempre più grande anche della popolazione europea.

    Oltre all’alimentazione scorretta, aggrediamo i nostri batteri intestinali con alcol, antibiotici e altri farmaci, tossine ambientali, mancanza di sonno e tantissimo stress. Questo stile di vita può creare nel microbioma uno squilibrio che esso non è in grado di correggere da solo. Sentite che il vostro apparato digerente non funziona bene, ma dato che i sintomi sono vaghi e mutevoli li ignorate, o magari assumete qualche farmaco da banco.

    La disbiosi in pratica è la situazione che si instaura quando la varietà del microbioma si riduce drasticamente e/o si verifica una crescita eccessiva dei batteri ostili. I sintomi possono variare da persona a persona e da un giorno all’altro, o addirittura da un’ora all’altra nello stesso soggetto. I più comuni comprendono disturbi di stomaco/nausea, stitichezza, diarrea, meteorismo e gonfiore. Si possono presentare anche stanchezza ed effetti mentali come ottundimento, difficoltà di concentrazione, ansia e depressione.

    Naturalmente non tutti soffriranno dei medesimi sintomi, e i sintomi stessi possono presentarsi con diversi gradi di intensità e frequenza. Anche senza disturbi digestivi, però, la disbiosi può creare danni nel vostro corpo in vari modi. È coinvolta in tanti tipi di condizioni, dai problemi dermatologici al diabete.

    Nei prossimi capitoli, parleremo di come il microbioma e la salute intestinale interagiscano con ogni aspetto della vita e delle strategie per prevenire o combattere la disbiosi. Due delle più importanti sono il miglioramento dell’alimentazione e l’introduzione dei probiotici – batteri buoni – per riportare il microbioma a un equilibrio migliore. Esistono però anche molti altri modi per ottimizzare la condizione intestinale, come scoprirete presto.

    Il ruolo della barriera intestinale

    Quando il cibo raggiunge l’intestino tenue, lungo il percorso della digestione, è in pratica una zuppa di materiale parzialmente digerito, mescolato a eventuali tossine ingerite in modo inconsapevole (lo so, fa un po’ schifo). Naturalmente vogliamo che i nutrienti del cibo vengano assorbiti nel flusso sanguigno, ma non vogliamo assorbire nient’altro. L’intestino tenue è rivestito da uno strato di cellule molto vicine, un po’ come piccole piastrelle, con pochissimo spazio fra l’una e l’altra. Gli spazi fra le cellule sono detti giunzioni strette. Queste giunzioni sono in grado di aprirsi per creare un varco sufficiente al passaggio delle particelle di cibo digerito, dell’acqua e dei micronutrienti nel flusso sanguigno, ma anche di bloccare le particelle più grandi e il resto del contenuto intestinale. È così che la parete dell’intestino costituisce un’importante barriera che impedisce alle particelle tossiche o estranee di infiltrarsi nel flusso sanguigno, dove potrebbero innescare un’infiammazione. I batteri buoni dell’intestino contribuiscono a mantenere questa barriera sia attraverso la secrezione di uno strato di muco protettivo che ricopre la parete intestinale, sia producendo composti che tengono strette le giunzioni.

    E che cosa succede se la barriera viene compromessa? Quando le giunzioni strette dell’intestino tenue creano varchi troppo grandi o restano aperte troppo a lungo, o se le delicate pareti dell’intestino tenue sviluppano piccoli buchi e crepe, si ha una situazione di permeabilità intestinale, nota anche come sindrome dell’intestino gocciolante.

    Quando l’intestino diventa permeabile per una qualsiasi ragione, le particelle di cibo più grandi, i batteri e altri contenuti intestinali filtrano nel flusso sanguigno. Il sistema immunitario riconosce i contenuti sfuggiti alla barriera e reagisce come se fossero pericolosi invasori, cosa che in un certo senso sono davvero. La reazione immunitaria innesca l’infiammazione, che a sua volta può portare a molti degli stessi sintomi della disbiosi. Si possono presentare gonfiore, meteorismo, nausea e dolori addominali, a cui si aggiungono intolleranze alimentari e dolori articolari. Nel lungo periodo è possibile che l’infiammazione cronica causata da un intestino gocciolante porti a malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, ad altre malattie croniche come il diabete e perfino a malattie cardiache. Può anche creare allergie alimentari che non si risolvono.

    Che cosa può provocare queste interruzioni nell’integrità del rivestimento intestinale? Una delle cause è una disbiosi prolungata, ma ce ne sono molte altre. La stessa alimentazione povera di fibre e di nutrienti che causa la disbiosi può portare alla sindrome dell’intestino gocciolante per il continuo bombardamento di sostanze dannose come dolcificanti artificiali, conservanti, additivi, coloranti, emulsionanti e residui di prodotti chimici per l’agricoltura, che abbondano nei cibi molto lavorati e confezionati. L’alcol può danneggiare l’intestino e lo stesso possono fare molte tossine ambientali alle quali siamo esposti ogni giorno: l’inquinamento atmosferico, i detergenti, i cosmetici, i prodotti per l’igiene personale, i materiali ignifughi, gli ammorbidenti e tutto il resto. Anche una brutta intossicazione alimentare o un virus gastrointestinale possono aumentare la permeabilità intestinale.

    La sindrome dell’intestino gocciolante può anche essere innescata dalla radioterapia contro il cancro e da una serie di pesanti farmaci utilizzati in oncologia o per combattere altre condizioni gravi. Chi soffre di alcune condizioni pregresse, come la celiachia o il morbo di Crohn, ha buone probabilità di sviluppare la sindrome dell’intestino gocciolante, perché l’infiammazione causata da queste malattie può danneggiare direttamente il rivestimento della parete intestinale. E poi c’è il grande nemico della digestione: lo stress.

    Dunque, se è vero che la permeabilità intestinale può essere causata da diversi fattori, è anche vero che su molti di questi abbiamo il controllo! Dopotutto siete voi il committente per l’impresa del microbioma. Per cominciare a correggere la disbiosi bisogna modificare la flora intestinale. Ripristinare il numero di batteri buoni e la varietà delle specie presenti porta a giunzioni più strette nella barriera intestinale e a uno strato di muco più protettivo, ed entrambi i fattori servono a rinforzare questa importante barriera.

    La sorveglianza della casa: capire il sistema immunitario

    Dall’inizio alla fine, il tratto digestivo è costantemente in contatto con i batteri. Mantenerli all’interno del lungo tubo digerente è importante per proteggere il resto del corpo dalle infezioni. Alcuni però riusciranno inevitabilmente a sfuggire. Il corpo è pronto a riceverli: almeno il 70 per cento delle nostre cellule immunitarie dedicate a combattere le infezioni si trova nell’intestino. Si possono considerare come il sistema di allarme del corpo.

    Avere un impianto di allarme è una cosa positiva, giusto? Dopotutto, vogliamo che il sistema immunitario intestinale insegua i microbi dannosi. Ma, come sa bene chiunque abbia un sistema di sorveglianza domestico, è facile innescare un falso allarme. Non vogliamo che il sistema immunitario si attivi per errore, perché questo causa le malattie autoimmuni, dove il corpo aggredisce se stesso. L’ideale sarebbe che il sistema immunitario mantenesse un equilibrio fra la tolleranza verso alcuni microbi dannosi e la reazione tempestiva quando il loro livello raggiunge una soglia pericolosa.

    Questa situazione viene chiamata tolleranza immunologica. Il modo migliore di conservarla è quello di avere una varietà di batteri intestinali. La varietà aiuta le cellule del sistema immunitario a distinguere fra i microbi pericolosi che devono essere aggrediti e quelli che non hanno bisogno di un intervento, nonché a distinguere gli invasori dalle cellule del proprio corpo.

    Quando diventa necessaria la reazione del sistema immunitario, si innesca una complessa catena di passi successivi. Immaginate di tagliarvi un dito mentre affettate le cipolle per la cena, è un po’ come un sistema di allarme quando i protocolli di sicurezza vengono infranti. La reazione del corpo è molto rapida: i batteri presenti nell’ambiente entrano immediatamente nel taglio e il sistema immunitario si attiva per buttarli fuori. La zona intorno al taglio si gonfia, si arrossa, diventa calda e dolorante, tutti segnali di infiammazione acuta. In pratica, le prime cellule immunitarie a precipitarsi sulla scena emettono segnali chimici che dicono ai vasi sanguigni intorno alla ferita di sgocciolare; le cellule della parete dei vasi sanguigni si aprono un po’ per lasciar passare nella zona colpita più cellule immunitarie, piastrine (per la coagulazione) e fluidi sanguigni. Questo fa gonfiare ancora di più la zona della ferita.

    Come un sistema di allarme chiamerebbe rinforzi, così fa il nostro corpo. Le cellule immunitarie che arrivano sul posto cominciano a inviare altri messaggeri chimici chiamati citochine. I messaggi delle citochine contribuiscono a controllare la risposta infiammatoria. Dicono ad altre cellule immunitarie di confluire verso la ferita per uccidere gli invasori.

    Se la ferita è piccola, il sistema immunitario uccide facilmente qualsiasi batterio invasore. Il dito potrebbe essere un po’ arrossato e gonfio, e fare un po’ male per qualche giorno fino alla guarigione. Se però la ferita è brutta o se per sfortuna entra qualche batterio particolarmente pericoloso, il dito potrebbe sviluppare un’infezione. A quel punto il sistema immunitario deve faticare di più per liberarsi degli intrusi. Le citochine chiameranno altre cellule immunitarie e causeranno febbre e stanchezza in modo da rallentare l’attività del corpo e ottenere più energia per combattere l’infezione.

    L’infiammazione acuta può creare un certo malessere per alcuni giorni, ma quando il peggio è passato la risposta infiammatoria si spegne.

    Il problema dell’infiammazione acuta nell’intestino è che non è visibile come un taglio sul dito, ma i meccanismi di recupero del corpo sono molto simili. L’intestino si gonfia e diventa dolorante. Non funziona bene, quindi potrebbero verificarsi diarrea e addirittura sanguinamento. Si provano malessere, stanchezza e inappetenza, e sale la febbre.

    Il corpo è costantemente in allerta per identificare elementi dannosi. Il sistema immunitario ricerca batteri e virus che possono creare danni, ma aggredisce anche qualsiasi altra cosa gli sembri un invasore, come le particelle di cibo non digerito che possono filtrare da un intestino permeabile.

    E se l’infiammazione non deriva da un’infezione ma da una disbiosi, da un intestino permeabile, dall’obesità, da un’allergia, da una malattia autoimmune o da qualche altra causa che crei nel sistema immunitario una condizione di allerta costante ma di basso livello?

    Si innesca una reazione a catena. Le citochine, che dovrebbero essere rilasciate soltanto quando sono davvero necessarie, vengono invece riversate nel flusso sanguigno con continuità. È l’infiammazione cronica, quella che non si esaurisce e che causa sintomi poco visibili e a lungo termine. L’infiammazione cronica intestinale conduce a fastidi come stanchezza, eruzioni cutanee, vaghi dolori e fitte alle articolazioni e ai muscoli, anche irritabilità e ottundimento, perfino depressione. Se non curata, può cominciare a danneggiare tessuti sani come le arterie, le articolazioni e il cervello.

    L’inflammaging e il microbioma intestinale

    Di solito, pensando all’invecchiamento, le persone immaginano capelli grigi e rughe, o forse lo considerano un momento in cui avranno meno forze, vitalità e acutezza mentale. E credetemi, dato che di recente ho festeggiato il mio cinquantesimo compleanno, questi segnali sono ben presenti anche nella mia mente! Il mio ruolo di medico e l’esperienza dei diversi modi in cui le persone possono invecchiare mi hanno fornito, però, una prospettiva più ampia sull’invecchiamento. Quando confronto una paziente ottantenne che letteralmente salta sul lettino come se avesse le suole a molla con un cinquantenne che si trascina stancamente nel mio studio appoggiandosi a un bastone con aria esausta, mi ricordo che l’età non ha gli stessi effetti su tutti. Considero l’invecchiamento non soltanto come la normale usura del corpo ma anche come la maggiore suscettibilità alle malattie e ai danni organici. In altre parole, a renderci vecchi di solito sono le condizioni patologiche che accumuliamo nel tempo, come cancro, malattie cardiache, diabete di tipo 2 e artrite, per dirne solo alcune.

    E che cosa ci rende più esposti a queste condizioni, via via che il corpo invecchia? Si è scoperto che è un fenomeno chiamato inflammaging (crasi delle parole inglesi inflammation, infiammazione, e aging, invecchiamento, N.d.T.). Riguarda l’infiammazione di basso grado che aumenta nel nostro corpo durante l’invecchiamento. Quando osserviamo il livello dei marcatori di infiammazione (sostanze chimiche presenti nel sangue che aumentano quando c’è un’infiammazione in atto) di diversi gruppi di età vediamo che nei più anziani aumentano da due a quattro volte. Non tutti però sviluppano lo stesso livello di infiammazione invecchiando e vediamo che gli anziani più sani tendono ad avere un più basso livello di infiammazione e ad ammalarsi di meno.

    Quando è cronica, l’infiammazione di basso grado si protrae a lungo e può avere effetti negativi ovunque, dai circuiti cerebrali agli ormoni, dalla funzionalità degli organi alla formazione di tumori. Diventa più facile sviluppare malattie legate all’invecchiamento come l’Alzheimer, la malattia coronarica e l’osteoartrite grave, mali che si presentano più precocemente nei pazienti con infiammazione cronica. Il fatto interessante è che, in pratica, l’infiammazione cronica accelera il processo di invecchiamento. E questo si verifica su vari livelli.

    In realtà si può stabilire l’età di una persona con incredibile accuratezza (con uno scarto di quattro anni) semplicemente studiando la quantità e i tipi di batteri che ospita – e l’inflammaging è un fattore decisivo. L’inflammaging può anche accelerare i segni esterni dell’invecchiamento come la debolezza, la perdita di mobilità e di massa muscolare e le rughe cutanee. Quindi, sia riguardo alla vecchiaia percepita che all’aspetto esteriore, l’inflammaging è determinante.

    Gran parte dell’infiammazione cronica che causa l’inflammaging ha origine nell’intestino. Invecchiando la composizione della flora intestinale si modifica naturalmente e tende a perdere varietà, e meno varietà nel microbioma intestinale, insieme ad altri problemi, significa più infiammazione nel corpo. Recenti ricerche sul microbioma mostrano che le persone appartenenti a diverse fasce di età tendono a ospitare nell’intestino comunità di batteri di specie diverse. L’unicità del microbioma tende a manifestarsi in modo più incisivo dopo i quarant’anni e varia da persona a persona. Quando gli scienziati hanno confrontato la flora intestinale di persone di tutte le età, dai diciotto ai novantanove anni, hanno scoperto che certi specifici profili batterici erano associati a un invecchiamento più sano. Per la precisione, si è scoperto che le persone con una maggiore quantità di batteri chiamati batteroidi e una minore unicità generale del microbioma avevano un’aspettativa di vita minore di quattro anni rispetto agli altri.¹

    Le ricerche effettuate sui centenari e sui supercentenari (oltre i centoquattro anni, beati loro!) mostrano effetti simili. Questi soggetti tendono ad avere più varietà nel microbioma rispetto a individui più giovani ma meno sani. Questo concetto di orologio microbiologico non solo è affascinante, ma ha delle ovvie implicazioni: se possiamo abbassare i livelli di infiammazione possiamo manipolare la composizione del nostro microbioma per creare un profilo più giovane, il che significa che potremmo riuscire a rallentare o addirittura invertire in parte il processo di invecchiamento. E, come scoprirete tra un paio di capitoli, gran parte di questo processo dipende dall’alimentazione.

    Il COVID-19 e l’intestino

    Nel combattere il COVID il sistema immunitario può ricevere talmente tanti stimoli da innescare una reazione fuori controllo. Se il corpo è già infiammato per una disbiosi, per l’inflammaging o per malattie croniche come il diabete di tipo 2, il sistema immunitario può avere una tendenza alle reazioni esagerate.

    Perché il corpo non può tirare il freno e rallentare la risposta immunitaria? La ragione potrebbe trovarsi nei tipi di batteri presenti nell’intestino. Un recente studio sui microbiomi di persone con e senza sintomi gravi da COVID suggerisce che quelle con una maggiore varietà nella flora intestinale avevano più probabilità di sviluppare sintomi lievi, perché potevano contare su una gran quantità di batteri buoni che, come sappiamo, aiutano a regolare il sistema immunitario. Quelle con meno varietà tendevano a stare peggio, perché il sistema immunitario era già iperstimolato. Le persone con sintomi più gravi tendevano ad avere livelli più alti del normale di alcune specie di batteri associate all’infiammazione, e livelli più bassi di alcune specie di batteri associate a una risposta immunitaria normale. Inoltre le persone con sintomi più gravi continuavano ad avere una varietà più ridotta del normale nel microbioma intestinale per mesi dopo la guarigione.²

    Sappiamo che il COVID aggredisce il tratto digestivo così come i polmoni e che il virus può essere isolato nei campioni di feci molto tempo dopo che è sparito dai tamponi nasali. Questo è uno dei motivi per cui il governo cinese ha scelto un tampone anale come test richiesto per i viaggiatori stranieri – con grande costernazione degli interessati. Stiamo anche riscontrando molti effetti gastrointestinali del COVID, sia acuti che a lungo termine. Uno studio ha dimostrato che il 30 per cento dei pazienti con COVID ha avuto sintomi gastrointestinali come nausea, diarrea e perdita di appetito durante le prime fasi della malattia.³

    Ho avuto diversi pazienti che, anche parecchi mesi

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1