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La relazione medico-paziente: Manuale di ComunicAzione per i Professionisti della Salute
La relazione medico-paziente: Manuale di ComunicAzione per i Professionisti della Salute
La relazione medico-paziente: Manuale di ComunicAzione per i Professionisti della Salute
E-book201 pagine4 ore

La relazione medico-paziente: Manuale di ComunicAzione per i Professionisti della Salute

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Info su questo ebook

Emanuela Mazza, trainer di Programmazione Neuro-Linguistica ed ex paziente, si rivolge a medici, infermieri e a tutti i professionisti della salute, ricordando che la comunicazione medico-paziente non è un contorno facoltativo delle professioni sanitarie, ma piuttosto un ingrediente centrale del percorso terapeutico.

In questo libro imparerai a individuare le strategie comunicative più appropriate alle diverse situazioni, a sperimentare tecniche comunicative differenziate a seconda delle caratteristiche dei pazienti, e a comunicare più efficacemente all’interno del tuo gruppo di lavoro.

Troverai strumenti di PNL, tecniche e studi sviluppati nelle migliori università del mondo, esercizi, esperienze raccontate da pazienti e medici, storie utili a comprendere alcune connessioni tra i comportamenti delle persone, la comunicazione e il funzionamento del nostro cervello.
LinguaItaliano
Data di uscita19 dic 2016
ISBN9788867730537
La relazione medico-paziente: Manuale di ComunicAzione per i Professionisti della Salute

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    Anteprima del libro

    La relazione medico-paziente - Emanuela Mazza

    FREUD

    Prefazioni

    Il rapporto medico-paziente è quella particolarissima relazione che si instaura tra un professionista sanitario e un paziente a partire da uno stato di malattia di quest’ultimo. Tale asimmetria lo rende rischioso per il paziente, la parte più vulnerabile, il quale è dipendente da competenza e decisioni del medico.

    Per secoli tale rapporto si è basato su un’etica medica paternalistica, cioè basata sulla concezione che il medico potesse decidere in favore e per conto del paziente indipendentemente dalle sue preferenze. Col crescere delle conoscenze scientifiche si è poi passati a una concezione in cui il paziente potesse esprimere la propria volontà nel rispetto di un’autonomia decisionale. In tale contesto il paternalismo medico si è mostrato un modello etico di comportamento non più adeguato, che andava a ledere il diritto all’autodeterminazione. Con tale visione il rapporto medico-paziente è andato via via a svilupparsi in un rapporto simmetrico che ha raggiunto il suo culmine con il dovere del medico di informare il paziente e di ottenere il suo consenso. 

    Rischio di tale moderno approccio però è stato quello di perdere il rapporto umano medico-paziente a favore di un’applicazione assolutamente meccanicistica di protocolli, linee guida, piani diagnostico-terapeutici. Approcci, che da un lato hanno forse garantito l’applicazione generalista della cosiddetta buona pratica clinica, dall’altro hanno spesso portato a non considerare più il paziente in quanto individuo ma in quanto organo malato, passando cioè da un rapporto medico-paziente a un rischioso rapporto medico-malattia.

    Il libro di Emanuela ha proprio lo scopo di aiutare il lettore, medico o professionista sanitario che sia, ad affrontare in modo scientifico, corretto, sensibile, questo rapporto. Lo guida a comprendere quanto il linguaggio, sia verbale che non verbale (gesti, posizioni, mimica), sia importante per comunicare e soprattutto per entrare in empatia con la persona che abbiamo di fronte. Ci mostra, in particolare, quanto la scelta delle parole abbia un significato ben preciso e quanto sia importante l’ascolto della persona che abbiamo di fronte. Analizza in modo preciso e dettagliato l’arte della buona comunicazione mostrandoci come costruire una relazione, come definire e condividere gli obiettivi di una cura o come comunicare una cattiva notizia.

    Avendo avuto la fortuna di essere cresciuto in una Scuola di medici umanisti che ritenevano che non vi potesse essere buona medicina in assenza di un rapporto con la Persona più che col Paziente in quanto tale, molto mi sono ritrovato negli scritti di Emanuela. Secondo l’umanismo, infatti, il compito cardine del medico è quello di combinare la formulazione di una diagnosi con l’applicazione di logica e fatti osservabili (sostenendo scetticismo e metodo scientifico) al capire l’uomo nel suo essere più autentico, nel credere cioè in una medicina per l’Uomo.

    Il mio rapporto medico con Emanuela è stato un buon esempio della complessità di questa relazione. Quando l’ho conosciuta il problema non era tanto aiutarla come paziente ma aiutarla a rimanere attrice nel contesto della bella vita che si era creata. E su tutto, di quel difficile periodo, ricordo i suoi bimbi che si aggiravano impauriti nella stanza. Sono convinto che Emanuela voleva che io pensassi specie a loro nel delicato momento in cui si era affidata a me, che io curassi non solo lapaziente, ma che mi occupassi della persona, della mamma di quei bimbi.

    Sono certo che questo è stato uno dei driver che l’hanno poi spinta a occuparsi con così tanto entusiasmo e successo della comunicazione medico-paziente, quella complessa relazione in cui analisi del problema, empatia, conoscenza del contesto familiare, sentimentale e professionale, consapevolezza delle scelte, accompagnamento, si fondono tra loro realizzando un rapporto sacro. Una relazione che per essere efficace dovrebbe andare ben oltre il tempo della visita o di una prescrizione, e che diventa inevitabilmente un legame tra Uomini, poiché non vi può essere nessun Medico senza il suo Paziente e nessun Paziente senza il suo Medico.

    Prof. Antonio Gasbarrini

    Direttore U.O.C. di Medicina Interna, G

    astroenterologia e Malattie del Fegato

    del Policlinico Gemelli

    Professore Ordinario Malattie

    Apparato Digerente,

    Università Cattolica del Sacro Cuore

    Sin da piccolo mi sono chiesto perché le persone fanno quello che fanno, e soprattutto qual è il modo in cui lo fanno. Per questa ragione mi sono avvicinato a diverse metodiche e teorie che cercano di spiegare il comportamento umano e le sue dinamiche. Ne ho trovate molte di interessanti nei paesi anglosassoni, dove a mio avviso, il risultato ha più importanza del processo.

    Nel frattempo per le esigenze di salute di mio padre e poi per questioni di lavoro ho conosciuto molti medici. Ho sempre trovato persone appassionate, che avevano iniziato grazie alla voglia intima di voler fare del bene. Li ho sempre ammirati per la loro professionalità, passione e preparazione. Fare il medico è sempre più difficile, e di fatto non è mai stato facile.

    Il margine di errore, secondo i pazienti, dovrebbe essere nullo, mentre se fai tutto giusto hai fatto solo il tuo lavoro. Se crei empatia rischi di distruggerti emotivamente, se tratti i pazienti con distacco, non puoi essere un buon medico. È una professione difficile.

    Ti insegnano a creare distanza dai problemi per essere oggettivo e professionale, ma la natura umana ti porterebbe a creare una relazione più emotivamente coinvolgente. Una cara amica oncologa passa i suoi giorni in ospedale con persone che lottano per vincere il cancro. Ovviamente non tutti riescono. Questo le porta dolore, un dolore che non può portarsi troppo dentro o a casa dove la sua famiglia (con tre figli piccoli) la aspetta efficiente e sorridente.

    Nella mia esperienza con un padre che sembrava dover morire e poi non moriva, ho visto degli angeli caduti dal cielo in camice bianco fare miracoli. Non solo in ambito medico quanto umano. Per alcuni, io e la mia famiglia di origine, abbiamo un enorme riconoscenza e rispetto.

    Li ricordo con tanta emozione. Ricordo le belle parole, i sorrisi, la complicità sana e persino il loro affetto. Penso, e mio padre lo diceva spesso, che i miracoli che ho visto fare, siano stati possibili sia per la preparazione dei medici sia, e soprattutto, per la relazione che questi grandi professionisti sono riusciti a creare con il paziente, mio padre, e tutta la sua famiglia.

    Mi rendo conto che essere un medico oggi più che mai richieda doti straordinarie. A queste doti, ora si chiede di aggiungere anche quelle comunicative. Sembra chiedere troppo.

    Nello stesso tempo la logica ci dice che è impossibile slegare le due cose, medicina e relazione devono andare a braccetto.

    A differenza di un meccanico che aggiusta automobili i medici curano essere umani. Già nella notte dei tempi, questo aspetto è stato considerato fondamentale.

    Da esperti di comunicazione, che non hanno mai fatto i medici, non possiamo valutare l’operato di chi ha a che fare con i pazienti tutti i giorni. Possiamo solo aiutarli offrendo le nostre competenze nella speranza di poter essere utili in un lavoro così difficile e così importante.

    Nelle prossime pagine troverete strumenti preziosi, testati sul campo e presentati egregiamente da chi conosce la materia benissimo. Emanuela Mazza non è solo preparata, ha anche vissuto sulla sua pelle, e vive tutt’oggi, l’importanza del fattore umano in medicina.

    Sappiamo tutti che una buona comunicazione medico-paziente sia necessaria. Sappiamo anche che i medici hanno sfide sempre più difficili, pazienti sempre più esigenti e sempre più materiale da studiare per rimanere al passo con i tempi. A tutto questo si aggiunge l’esigenza di essere dei buoni comunicatori.

    Ecco perché questo è un ottimo libro. È un testo pratico e semplice ma profondo e completo. Tutti i medici che hanno messo in pratica gli strumenti qui presentati, e sono tantissimi, hanno avuto risultati straordinari.

    Vi auguro e vi invito a trovare il tempo e la voglia di leggere queste pagine e soprattutto di metterle in pratica. Non solo diventerete medici ancora più bravi nei risultati professionali ma anche nelle soddisfazioni personali e umane.

    Claudio Belotti

    NLP Master Trainer

    Introduzione

    Quello che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano. 

    Ma se non ci fosse quella goccia all’oceano mancherebbe.

    MADRE TERESA DI CALCUTTA

    Non sono un medico e non sono nemmeno una psicologa. Questo è il modo in cui comincio a presentarmi quando sono in aula con i medici e/o gli infermieri.

    Sono una coach, una trainer di Programmazione Neuro. Linguistica (vedremo insieme cosa significa). E, soprattutto,  sono e sono stata per un lungo periodo una paziente: nel 2003 sono stata ricoverata in un ospedale di Roma per quattro mesi, di cui uno tra rianimazione e terapia intensiva, per un’epatite fulminante da farmaco, e ho subito un trapianto di fegato.

    Durante questa esperienza ho incontrato un medico, il prof. Antonio Gasbarrini, al quale devo molto, non soltanto perché in qualche modo mi ha salvato la vita, ma perché lo ha fatto prendendomi per mano e accompagnandomi nel viaggio più difficile della mia vita. Grazie a lui ho potuto vivere e comprendere sulla mia pelle quanto la qualità della relazione con i medici, gli infermieri e il personale sanitario può fare la differenza nel percorso clinico-terapeutico di un paziente, in quell’incertezza che ti porta a vivere giorno per giorno, in quell’altalena di alti e bassi, tra progressi grandi e passi microscopici. A volte nei miei corsi, quando mi presento raccontando la mia storia personale, qualcuno mi chiede cosa abbia detto o fatto il prof. Gasbarrini e come. Io non so dare risposte precise, quello che so è che malgrado molto spesso quello che avesse da dirmi non erano buone notizie, riusciva comunque a farmi sentire rassicurata dal suo esserci.

    Una volta guarita, e dopo

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