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Crescendo crescendo
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E-book107 pagine1 ora

Crescendo crescendo

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Info su questo ebook

Indietro nel tempo, la donna chiuse gli occhi e la fantasia partorì la piccola, sparuta Marta. Una fanciulla, una del​le tan​te, in uno dei pae​si che han​no su​bì​to la guer​ra da vicino e scritto pagine di storia. In un paese antico, con leggende misteriose, con le gioie e i dolori dei protagonisti... In un arco di ven​t'an​ni.
 
LinguaItaliano
Data di uscita9 dic 2017
ISBN9788827531174
Crescendo crescendo

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    Anteprima del libro

    Crescendo crescendo - Licena Maccanti Pizzi

    Licena Maccanti Pizzi

    Crescendo, crescendo

    Una vita ordinaria

    UUID: 932bc350-dc67-11e7-add5-17532927e555

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Presentazione

    di Marino Moretti

    Crescendo, crescendo di Licena Maccanti Pizzi, è per molti versi un atto di coraggio, una testimonianza che si fa storia della gente comune. Il linguaggio semplice, sorretto da un uso intelligente della digressione e dell'intarsio dialettale, sborda dalla retorica del libro dei ricordi, per investire la sfera del vissuto. I fatti, i luoghi, i personaggi che si intrecciano in questo spaccato di vita ordinaria degli anni Trenta e Quaranta, in un piccolo paese (Marti) sulle colline toscane, sono autentici. È il ritratto di una bambina, Marta, e dei suoi momenti di paura e di felicità. Sul filo della memoria sono rivisitati i giorni della scuola, la rinuncia allo studio (roba da ricchi), il gioco dei bottoni, il dormire da piedi, i piccoli amori, i bombardamenti, i rifugi, gli sfollati, gli americani, la prima volta che vede il mare; ne esce fuori anche l'immagine di un dopoguerra sovente disperato che le tradizioni e la civiltà contadina riescono presto a cancellare. Emerge inoltre, il legame tenace, esclusivo tra Marta e babbo Jago, l'uomo cavallo, un cacciatore vegetariano che muore di tubercolosi e lascia alla figlia gli insegnamenti di solidarietà e fratellanza fra gli uomini che l'accompagneranno per tutta la vita. Crescendo, crescendo.

    Indietro nel tempo, la donna chiuse gli occhi e la fantasia partorì la piccola, sparuta Marta. Una fanciulla, una delle tante, in uno dei paesi che hanno subìto la guerra da vicino e scritto pagine di storia. In un paese antico, con leggende misteriose, con le gioie e i dolori dei protagonisti... In un arco di vent'anni.

    Crescendo, crescendo

    Una vita ordinaria

    La scuola e l'ingenuità

    Marti, il paese dove Marta è nata è abbarbicato su una bella collina toscana. Da lassù l'occhio spazia sull'orizzonte e l'immaginazione può vagare lontano verso luoghi che la fantasia di una bimba di otto anni sa inventare. Quel giorno di aprile Marta era felice; tutto era andato bene a scuola. Si sentiva importante, pervasa dal fuoco della conoscenza, voleva crescere. Proprio quel giorno il maestro aveva parlato di geografia: - Quanto mondo da vedere - pensava Marta - chissà se anch'io da grande potrò mai vederne tanto! -. Le era stato chiesto dell'Africa e aveva risposto bene, e anche dell'Egitto. Le sentiva solo nozioni, è vero, ma era difficile tenere a freno la fantasia, e poi costava così poco viaggiare sui sogni. Nel suo io però c'era una pena nascosta che la tormentava: era la prima della classe, una conquista che durava nel tempo; ma ancora per quanto? Nella sua innocenza, Marta era incapace di perdere; nessuno glielo aveva insegnato. La scuola era il suo regno e lei, regina incontrastata, non voleva perderlo. Fu proprio quando aveva circa dieci anni, in quinta elementare, che una ragazzina di un altro paese si trasferì in quella collina. Era molto brava e la classe cominciò a vedere in lei la nuova regina. Quanto soffrì, povera Marta, inutilmente! Nessuno l'aveva avvisata che non serve essere sempre primi. Che nel mondo possono trovare un senso alla vita anche i secondi, i terzi, gli ultimi... Passarono due mesi e in classe vi erano due prime donne: Marta e Luciana. La nuova venuta non riuscì mai a superarla del tutto. Luciana era molto brava, una scolara modello. Marta accettò la situazione. Crescendo, fra i suoi sentimenti cominciava a delinearsi la consapevolezza che la rivalità è un'invenzione pericolosa. Divenne amica di Luciana e quell'astio iniziale svanì piano piano. Mentre costruivano la nuova scuola, le classi venivano ospitate in alcune case. Fra la chiesa e il campanile del paese c'erano delle stanze che appartenevano alla canonica ed era lì che si svolgevano le lezioni. Veniva insegnato alla terza e alla quarta contemporaneamente. Marta ascoltava con piacere anche ciò che veniva spiegato agli alunni di quarta. Era ritenuta intelligente dai compagni di classe, ma lei sapeva che il segreto per apprendere era l'attenzione alle lezioni.

    Lo diceva spesso alle coetanee: - È inutile che vogliate sempre copiare, perché non state attente quando il maestro spiega. - Ma poi le lasciava fare. Non voleva correre il rischio di rendersi odiosa. La scuola era la sua vita e preferiva starci a proprio agio. Con Dilva però quel giorno non ce la fece proprio. Era noiosa, le scioglieva continuamente il fiocco del grembiule mentre lei era tutta intenta ad ascoltare la storia di Scipione l'Africano. Si alzò dal banco per chiedere la parola. - Cosa c'è? disse il maestro. - Signor maestro, c'è Dilva che mi rompe i coglioni! Silenzio assoluto. Il maestro non si scompose e disse: - Che cosa sono i coglioni? - Marta che aveva creduto di dire la parola in modo più scientifico, temendo di non essere stata capita rispose: - Le scatole. Lo dice sempre la mia nonna! -Il maestro capì l'ingenuità. Evitò di commentare e portò avanti la lezione.

    Sì, le veniva detto spesso che era intelligente ma era ingenua, non aveva malizia. Lo capì dopo, a sue spese, ma se si impuntava su qualcosa ce ne voleva per farle cambiare idea. Quando dormiva con le zie le dicevano che per andare a letto doveva togliersi gli indumenti intimi perché l'elastico delle mutandine faceva male alla circolazione. Lei no, testarda, ripeteva che il lenzuolo avrebbe visto le sue intimità. Dormiva quasi vestita... Non aveva mai avuto uno spazio tutto suo; anche il dormire era promiscuo. Così, con un po' di stoffa, Marta proteggeva il suo privato.

    Il diritto acquisito: ho preso dieci!

    All'inizio dell'anno, in quarta elementare, il maestro disse che il voto più alto sarebbe stato il buono e non avrebbe concesso di più. Era un professore di lettere che alternava l'insegnamento fra le elementari a Marti e le medie a Montopoli. Insegnava molto bene e faceva lavorare più del normale. I suoi allievi che avevano la fortuna di andare alle medie, superavano gli esami di ammissione, allora di legge, senza bisogno di preparazione. Lo studio era come un gioco. Faceva tenere il quadernone dove venivano annotate le domande difficili e un giorno alla settimana rispondeva a ciò che era stato chiesto. Ne venivano fuori lezioni di chimica, fisica, storia, geografia e molte nozioni utili non previste dal programma didattico.

    Marta ricorda che le domande difficili le pensava anche la notte. Le trascriveva per

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