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Cronache di classe
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E-book189 pagine2 ore

Cronache di classe

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Info su questo ebook

Il cuore degli italiani nell’anno 1942 era infiammato dall’amor Patrio. Trepidanti ed esultanti appoggiarono l’evento, illusi da una politica interventista, la quale manipolava le menti di un popolo abbagliato da sogni di gloria e di potere.
Anche nei giovani del ’42 le speranze si riponevano nella vittoria di un conflitto che in un primo momento si pensava potesse essere di breve durata. Mentre gli echi della guerra si udivano lontani, la vita in città procedeva lenta, seppur con qualche restrizione, e gli studenti di quel tempo vivevano la loro gioventù avendo a cuore uno spiccato senso del dovere, il quale avrebbe garantito loro un avvenire degno di essere considerato tale. In loro era vivo il concetto di “eroe”: il soldato che si immolava per la Patria, come gli eroi omerici che tanto li affascinavano.
Le cronache di classe della professoressa Edda Fiorini, a suo tempo alunna della iii F e relatrice di alcune pagine del libro, è un testo che racchiude le cronache scolastiche redatte dai venti alunni della scuola media “Pasquale Paoli”. Ognuno di loro apre il suo cuore: speranza, timore, gioia, preoccupazione si alternano e donano uno splendido affresco dell’adolescenza degli anni del Grande Conflitto. Edda Fiorini apre e chiude le cronache con due relazioni meravigliose dai passi poetici e vibranti, e saluta i suoi cari compagni con parole pregne di affetto e commozione. Enrico, Guido, Anna Maria, Maria Osanna, Paola, Celestina, Bice e tanti, tanti altri, che ne sarà stato di loro?

“Ora, compagni, ci divideremo ognuno per la propria strada, ma nessuno, nessuno dimenticherà. Prima di uscire dalla classe accarezzerò il mio banco piano, piano, così, con dolci dita amorose ed avrò una grande immensa voglia di piangere”.
Edda Fiorini
 
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2022
ISBN9788830671850
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    Cronache di classe - Edda Fiorini

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    Edda Fiorini

    Cronache di classe

    Insegnante Sig.na Prof.essa Luisa Vitali

    Scuola media unica Pasquale Paoli

    Classe III sez. f

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6402-9

    I edizione settembre 2022

    Finito di stampare nel mese di settembre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Cronache di classe

    Insegnante Sig.na Prof.essa Luisa Vitali

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Teresa ricorda mamma Edda

    Edda Fiorini nacque a Modena l’8 settembre 1929. L’inizio della sua vita fu difficile: la madre fu abbandonata dal suo fidanzato, quando rimase incinta. Mai riconosciuta dal padre, Edda lo avrebbe incontrato solo successivamente e per pochi minuti, quando era ormai adulta. Data a balia dopo la nascita, fu ripresa con sé dalla madre dopo aver rischiato la vita per una grave infezione. Per vivere, la madre imparò a fare la sarta, così durante la guerra riuscì a far crescere la sua bambina e a farle continuare gli studi. Edda era sveglia e meritò la stima e il sostegno dei suoi professori, prima fra tutti la professoressa Luisa Vitali, che raccolse e diede unità ai componimenti dei suoi alunni, raccolti in questo libro. Finita la guerra, mia madre poté completare gli studi fino alla Laurea in lettere presso l’Università di Bologna; iniziò quindi la professione di insegnante prima alle scuole medie, poi alle superiori.

    Si sposò tardi, forse perché era stata fino ad allora restia a interrompere il legame quasi esclusivo con la madre che l’aveva allevata tra tante difficoltà. Al matrimonio facemmo seguito mia sorella ed io. Mia mamma era una persona mite: aveva imparato ad essere tollerante, ma ostinata di fronte alle difficoltà; pur con la sua mitezza condivise con tante donne della sua generazione i cambiamenti dei tempi e le lotte per un nuovo ruolo femminile. Era instancabile ad accompagnarci alle innumerevoli attività che riteneva utili per la nostra formazione: il pianoforte, prima di tutto, ma anche lo sport e ogni cosa ci interessasse.

    Rimase vedova presto e la nostra casa restò abitata da sole donne: noi ragazze, lei e sua madre, che accudì durante i lunghi anni di demenza e non autosufficienza. Purtroppo, si ammalò a circa 70 anni della stessa terribile malattia che aveva colpito sua madre; finì per perdere ogni coscienza di sé fino alla morte che arrivò a 88 anni.

    Questo diario è un documento storico; è però anche la testimonianza di una fase del percorso formativo di giovani normali – come mia madre – che si trovarono a vivere in tempi terribili.

    Spero che questo scritto possa esservi utile e che esso mantenga vivo il ricordo di mia madre.

    Teresa Gabrielli

    Cronache di classe

    Anno scolastico 1942 - 1943

    Sabato 3 ottobre 1942

    Le finestre sono state aperte per tempo e l’aula è illuminata in pieno: la cattedra alta, autoritaria, i banchi piccoli e polverosi se ne stanno fermi e malinconici, vicini, vicini.

    Un ragno sfaccendato tesse la sua tela in un angolo oscuro del soffitto. Un raggio di sole, un timido raggio di sole entra pian piano nella classe piccola e raccolta, occhieggia fra i banchi neri.

    Da tanto tempo viene a fare la sua visita quotidiana e trova l’aula deserta; c’è sempre stata un po’ di speranza nel suo cuore, ma oggi, oggi più che mai, perché ha capito dal via vai delle strade che i fanciulli da lui tanto attesi verranno. Ma perché nella classe piccola non c’è ancora nessuno? Perché tutto all’intorno è trepido nell’attesa, che è diventata inutile? Perché i bambini amici non vengono ora? Uno smarrimento grande, un desiderio di fuggire; una lunga, sempre umile attesa dei banchi cari.

    Ecco che si sentono tante voci lontane: ci sono dei bimbi nel cortile, forse proprio i desiderati; e infatti entrano gai e spensierati, più grandi, più forti. Chissà quante cose udranno i banchi discreti in questo primo giorno di scuola! Andranno, con i loro piccoli abitatori, nelle campagne fiorite che li hanno ospitati fra cieli azzurri pieni di gioia, in un mondo meraviglioso e ormai lontano. I piccoli parlano con nostalgia di questo mondo, sono tutti presi dal loro racconto, dai loro desideri e non sanno che quello di ora è il più bel mondo, che ora, in compagnia dei professori che hanno rivisto tanto volentieri, degli amici che hanno tanto desiderati, in compagnia di tutto di tutto ciò che li ha per tanto tempo attesi, animati anche dal fortificante raggio di sole, si inoltreranno nel sentiero tormentoso del sapere, sorretti, guidati, amati, da una cameratesca fede, con il pensiero rivolto ai combattenti che sono affezionati alle trincee ove combattono e muoiono da eroi.

    Edda Fiorini

    Martedì 6 ottobre 1942

    Dopo tre mesi di meritate vacanze gli irrequieti e ciarlieri scolari della signorina Vitali sono ritornati nella loro piccola ma simpatica aula. Un nuovo numero davanti a una nuova lettera dell’alfabeto ed ecco si trasforma la vecchia

    ii g

    nell’attuale

    iii f

    , e i venti alunni, che pieni di buoni propositi hanno incominciato da tre giorni il nuovo anno scolastico, sono sempre quelli, allegri e spensierati, ma all’occorrenza seri, riflessivi, attenti.

    Dopo mesi passati all’aria libera senza nessuna preoccupazione di compiti e di lezioni è un po’ duro rimanere per tre ore fermi e attenti alle spiegazioni dell’insegnante, mentre fuori un sole trionfante invita ancora all’aperto. Siamo in autunno, ma un autunno del Novecento, niente foglie morte ma ingiallite cadono dagli alberi e formano a terra uno scricchiolante tappeto, niente cielo plumbeo, niente terra brulla, ma aria mite; cielo sereno, sole che illumina gioioso una natura verde e rigogliosa. Ma fantasticando così dove è andata la mia cronaca scolastica?… Dopo un’ora di latino abbiamo fatto conoscenza del nuovo professore di disegno. La prima impressione è stata… non so neanch’io come dire, vedremo in seguito. Il professore, credendoci esperte nei lavori, ci ha disegnato un fiore che gli egiziani amavano molto. Il disegno che egli ha eseguito alla lavagna era veramente un capolavoro, ma non quelli scarabocchiati sui nostri fogli, tranne qualcuno, sono stati riposti con gran gioia al suono del campanello.

    Lasciamo la nostra aula mentre il professore ci incita ad essere svelte, perché egli non vuole essere il nostro bambinaio e usciamo felici sotto il sole che risplende alto nel cielo, dimenticando così il noioso disegno che prima ci ha fatto tanto sudare.

    Paola Bellettini

    Un bollettino straordinario viene trasmesso mentre finisco questa cronaca: esso annuncia all’Italia e al mondo che il sommergibile Barbarigo ha affondato una grande corazzata americana.

    Onore, gloria ai sommergibili italiani. Vinceremo!

    Mercoledì 7 ottobre 1942

    «Si rifà il giro dell’anno scorso» dice la signorina Vitali, la sequenza è questa: dopo Fiorini e la Bellettini, tocca a me il quaderno delle cronache scolastiche. Consegnandomelo, la signorina dice: «Fatti onore». Col desiderio di accontentarla, giunta a casa ho iniziato subito questa cronaca che ha l’ufficio di fissare sulla carta gli avvenimenti della mattinata. La lezione di latino, come al solito, si è svolta nella prima ora ed è trascorsa fra il ripasso e la correzione dei compiti delle vacanze. Dall’inizio della scuola le ore di latino non hanno fisionomia speciale: perché sono volte allo scopo di farci ripassare le regole poste in un lontano angolo della memoria durante i mesi di vacanza, e qualche volta lasciate sulla spiaggia o tra i banchi. A questa lezione ne è seguita una molto piacevole per noi: quella della spiegazione dell’Iliade. La potenza della poesia, in cui si raffigura un mondo tanto lontano e pur tanto vivo di battaglie, di lotte, di vendette, tiene avvinti i nostri cuori e le nostre menti.

    Bur… rur… è un aeroplano che passa sopra il cortiletto. Un nostro compagno, dimenticando che era in classe, è uscito dal banco, facendo l’atto di correre alla finestra, ma poi si è ricordato del luogo in cui era ed è rimasto sospeso, con una parte del corpo fuori dal banco. La professoressa era tanto intenta a spiegare che non se ne è accorta, e la lezione è proseguita. Tutti i giorni un nuovo libro fa la sua comparsa: oggi è stato di turno il libro di storia, che si è accattivato subito la nostra simpatia perché parla del Risorgimento italiano tanto caro a noi, specialmente ora che siamo in guerra e meglio comprendiamo quanto sacrificio sia costata l’Unità d’Italia e quanto ne costi la sua grandezza.

    Carla Malavasi

    Giovedì 8 ottobre 1942

    Che chiacchierio insolito c’è quest’oggi nella piccola aula della

    iii f

    ! Di solito sono le femmine che riempiono la classettina di chiacchiere, ma stamattina, al contrario, sono gli unici quattro maschi che dissentono, si scaldano, e pare non si mettano mai d’accordo perché i no i quello non mi piace, si sentono molto di frequente. Alla fine Cervellati, uno dei quattro, dice con voce autoritaria, assicurandosi prima che la signorina non giunga all’improvviso in classe: «Basta, prendete i nomi che vi do io, altrimenti mi ritiro. Tu – continua Cervellati rivolgendosi a Sorbara – sarai Paride, tu Ulisse, tu Ettore ed io Achille» e tutti e quattro se ne vanno gongolanti a posto. Che sciocchini! Abbiamo appena cominciato a leggere l’Iliade ed essi si sono subito entusiasmati per i valorosi guerrieri greci e troiani e si sono voluti prendere i nomi di alcuni di loro. Paride, Ulisse, Ettore e Achille erano quattro valorosi uomini ed ognuno di essi aveva magnifiche qualità, ma non so se i nostri compagni in fatto di qualità assomigliano a coloro di cui hanno preso il nome. Quello di cui dubito di più è Forghieri, che si è preso con tanto vanto il nome di Ulisse, l’uomo pieno di astuzia. Ecco, ora entra la signorina, come per incanto tutto tace e l’ora di latino si inizia senza nessuna particolarità. Ad essa segue geografia ed un libro nuovo appare sui banchi. La signorina ci annuncia che quest’anno avremo, come del resto lo scorso anno, un programma ed un libro molto semplice a cui però bisognerà aggiungere la buona volontà. Entusiasmati, apriamo i libri, mentre la signorina inizia la spiegazione dei paralleli e dei meridiani,

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