Il viaggiatore del proprio tempo
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Anteprima del libro
Il viaggiatore del proprio tempo - Celestina Carofiglio
Celestina Carofiglio
Il Viaggiatore del proprio tempo
CulturaSolidale / 13
Collana diretta da Santa Vetturi
Gli Autori si impegnano a donare
parte dei proventi delle vendite a scopo umanitario
Edizione: Agosto 2020
ISBN 978-88-8459-???-?
WIP Edizioni Srl
Via Capaldi, 37/A – 70125 Bari
tel. 080.5576003
www.wipedizioni.it – info@wipedizioni.it
Santa Vetturi
Presidente
Associazione culturale
Virtute e canoscenza
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ac.virtuteecanoscenza@yahoo.it
https://www.facebook.com/santa.vetturi
https://www.facebook.com/groups/287292959304343/
Copertina:
Maria De Marzo, Teneri passi, olio su tela 60x60
Quarta di copertina:
Maria De Marzo, Il viaggiatore del tempo da L’addio forzato, olio su cartone
È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata,
senza l’autorizzazione dell’Autore e
ISBN: 9788884596017
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Indice dei contenuti
Prefazione
PROLOGO
Capitolo I - Il dubbio
Capitolo II - L’acquasantiera
Capitolo III - Viaggio nel tempo
Capitolo IV - Buenos Aires
Capitolo V - La verità
Capitolo VI - Il diario
Capitolo VII - La casa dei ricordi
Capitolo VIII - Malvagità
Capitolo IX - Manuelita
Capitolo X - L’hospital de mare
Capitolo XI - Una donna coraggiosa
Capitolo XII - Il ritorno
Capitolo XIII - Pace in famiglia
Capitolo XIV - Due donne a confronto
Capitolo XV - L’abbraccio
Capitolo XVI - Una storia
Capitolo XVII - Mendoza
Capitolo XVIII - Un mondo meravigliosamente colorato
Epilogo
POSTFAZIONE - Pillole di riflessioni
Biografia di Celestina Carofiglio
Dedicato ad una donna e artista stupenda, Anna Argentieri,
che come me ama i bambini.
Prefazione
Il viaggiatore del proprio tempo
sembrerebbe il titolo di un classico romanzo di fantascienza, in cui il protagonista riesce a inventare una macchina del tempo e decide di tornare nel passato per qualsiasi motivo, possa questo essere l’intenzione di voler rimediare a un errore commesso, che magari ha compromesso la sua intera vita, o la volontà di cambiare il corso della Storia, per esempio uccidendo Hitler, oppure anche solo per curiosità, per scoprire cosa fosse accaduto davvero quel giorno tanto controverso. La domanda che rimane in sospeso, però , è la seguente: è veramente necessario possedere una macchina del tempo, per rivivere il proprio passato? La risposta è negativa per la professoressa Celestina Carofiglio, docente in pensione e scrittrice ormai affermata nel territorio barese con le sue raccolte di racconti La penna dell’arcobaleno e I colori del cuore e dell’anima , tra i tanti. Questa volta ha deciso di reinventarsi da capo e di sperimentare nel romanzo e non lo fa limitandosi ad annacquare
i suoi racconti, ma ricominciando dal principio e attenendosi a tutte quelle regole non scritte che distinguono nettamente i due generi letterari a prescindere dalla lunghezza. Naturalmente questo non vuol dire che non sia rimasta fedele a se stessa e non abbia conservato il suo tipico stile, caratterizzato da un lessico chiaro e facilmente fruibile, dalla dolcezza dei costrutti e delle espressioni e dalla poeticità intrinseca. Eppure la trama è qualcosa di completamente nuovo nel suo repertorio artistico. Il celebre filosofo francese Henry Bergson distingueva un tempo oggettivo, scientificamente misurabile, e uno soggettivo, ovvero il cui scorrere non è costante, ma è vincolato all ’uomo che lo sta vivendo, al suo stato d’animo , alle situazioni in cui egli si trova. In questo modo , se si paragona, com’è solito, il tempo a un filo, il tempo soggettivo di ciascun uomo sarà il proprio filo e l’intersezione di questi fili tesse, anche a livello etimologico, la trama. Nello stesso modo la professoressa Carofiglio ha intrecciato le storie dei suoi personaggi, il passato che ciascun di essi si portava dietro e la strenua ricerca del tempo di cui erano stati privati, attorno a cui ruota l’intero romanzo. Perciò non si può comprendere la storia di Marco, il protagonista, un giovane architetto, adottato da bambino, il quale parte alla ricerca della madre naturale, che ha scoperto essere viva, senza addentrarsi nell’oscuro passato di Felicia, la sua madre adottiva, o nei segreti che sua moglie Marisa gli sta nascondendo. Così dalla ricerca di una madre perduta Marco si trova invischiato nella rete di una pericolosa organizzazione criminale, che non conosce limiti né nel tempo né nello spazio, operando simultaneamente tra l’Italia e l ’Argentina. In quest’ultimo paese, tanto amato e ben descritto dall’autrice che sembra di visitarlo di persona, è ambientata la parte più oscura della trama, quella in cui Marco deve fare i conti con i suoi antagonisti ma anche con se stesso, per superare tutti quei traumi che non ha mai avuto il coraggio di affrontare, fino a scoprire che a volte i nemici peggiori son proprio le persone più vicine a sé. Il romanzo, tuttavia, pur nella sua finzione letteraria, non manca di una morale, rivalutando i rapporti tra buoni e cattivi, tra Bene e Male, per chiedersi se queste non siano categorie superate, se in fondo non siamo tutti quanti semplicemente esseri umani .
Roberto Romano
Roberto Romano (Bari, 23 dicembre 1998). Carattere eclettico negli studi al Liceo Quinto Orazio Flacco ed eccellenza in tutte le materie; durante la propria carriera scolastica, ha conseguito ambiziosi traguardi in gare e concorsi scolastici. Si ricorda a titolo d’esempio il primo posto alle gare regionali di Scienza della terra, il primo posto al Certamen Ciceroniano e il primo posto, ancora, ai Giochi di matematica regionali. Si è diplomato agli esami di maturità a pieni voti con 100 e lode. Appassionato di letteratura e poesia ha partecipato nel 2017 a due concorsi letterari (Premio Martucci e Premio creatività Itinerante) conseguendo, non ancora maggiorenne , significativi riconoscimenti nella categoria giovani. Ha preso parte, inoltre, al prestigioso concorso nazionale Penna d’autore, incentrato sulla seconda cantica dantesca con il componimento in versi Purgatorio, XXXIII
, vincendo il primo posto e la pubblicazione. Frequenta ora la facoltà di Biotecnologie, pur continuando a dedicarsi alla sua amata Letteratura come scrittore e poeta ma anche come fruitore e divulgatore di cultura.
PROLOGO
Il viaggiatore del proprio tempo
è una storia completamente inventata, per cui i luoghi, i personaggi e gli episodi sono puramente indicativi, ma la problematica affrontata è reale. Troppi bambini provano molta sofferenza, fin dalla nascita, nel mondo. Dedico all’infanzia che soffre questo mio romanzo e spero che tutti i piccoli dell’universo possano volteggiare lieti , sempre, in un immenso girotondo.
Vorrei uno specchio
Vorrei uno specchio
per osservare
il mondo dei bambini.
Mondo diverso, mondo unico
mondo di meraviglia,
mondo con le proprie regole,
mondo in cui immedesimarsi,
mondo di giochi infiniti, mondo di fantasia .
Mondo fragile da rispettare,
mondo da amare.
Mondo troppo spesso vilipeso,
sacrificato all’interesse di chi è più forte:
bimbi soldati, bimbi maltrattati.
bimbi non capiti, bimbi violentati,
bimbi che lavorano, piccole donne che si sposano.
Vorrei uno specchio
per osservare
il mondo dei bambini.
anche di quelli
che non hanno avuto fortuna:
bimbi ciechi fin dalla nascita, paralitici,
cerebrolesi , autistici, down.
Vorrei uno specchio grande
quanto il mondo che li circonda,
uno specchio circolare
come in un immenso girotondo .
Maria De Pasquale, Il mondo colorato dei bambini, olio su tela
Vorrei uno specchio grande
quanto il mondo che mi circonda,
uno specchio circolare
come in un immenso girotondo.
Capitolo I - Il dubbio
Marco, amore, vedi i signori laggiù che ti aspettano? Sono i tuoi nuovi genitori
disse Elisa, mentre le lacrime invadevano, di tanto in tanto, il suo viso. Vai Marco, sono là, corri, Marco, verso la tua felicità
. Il bambino biondo scuoteva la testa e si stringeva alla sua mamma. Non ti posso tenere, sono malata. Ti voglio bene, ma devi andare
Poi la mamma correva sotto lo scrosciare della pioggia e lui dietro incontro alla sua felicità."
Marco si svegliò dal suo sogno. Avvertiva, nel dormiveglia, il sorriso e le braccia della mamma che lo stringevano a sé. Erano frammenti di ricordi di un bambino di tre anni. Gli avevano detto Michele e Felicia, i suoi genitori adottivi, che la sua madre naturale era morta di cancro e che loro le avevano dato tutta l’assistenza possibile. Lui aveva cominciato a sognarla molto presto da bambino. Sogni ricorrenti che si erano protratti fino alla maggiore età. Ora ritornavano. Scosse la testa e guardò sua moglie. Una donna esile con un volto di una bellezza straordinaria. L’aveva colpito, in modo intenso, la prima volta che aveva visto il suo sorriso. Ricordi antichi che l’avevano attratto e che gli avevano fatto desiderare che Marisa fosse sua. Prese le sigarette e andò in cucina a fumare, mentre le memorie