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Guidare a San Marino. Un laboratorio di analisi per gli operatori culturali del turismo
Guidare a San Marino. Un laboratorio di analisi per gli operatori culturali del turismo
Guidare a San Marino. Un laboratorio di analisi per gli operatori culturali del turismo
E-book430 pagine6 ore

Guidare a San Marino. Un laboratorio di analisi per gli operatori culturali del turismo

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Info su questo ebook

La presente opera origina a partire da un’idea promossa dal Centro di Studi Storici Sammarinesi e rappresenta l’atto conclusivo di una prima esperienza didattica all’interno del primo corso per la formazione di personale qualificato legato al turismo e alla cultura con conoscenza del patrimonio archeologico e artistico, dell’architettura, dell’ambiente e del paesaggio sammarinesi, svoltosi a San Marino nell’anno scolastico 2013/2014.
Il presente libro si configura come un manuale contenente contributi inediti e brani antologici, ed è la prima parte di un’opera che si struttura in due volumi i cui titoli sono rispettivamente: «il lungo ciclo della formazione urbana» (diviso a sua volta in due pubblicazioni: questa ed una di prossima uscita) e «modernizzazione e mutazioni antropologiche. La radicale trasformazione del territorio: tra vecchie gerarchie e nuove centralità».
A fronte delle trasformazioni della città europea che ha conosciuto stagioni in cui cambiava significativamente la sua immagine, per la realtà sammarinese è sufficiente indicare pochi ma importanti momenti. Lungo ciclo si riferisce al fatto che dai primi insediamenti sul monte vi è un periodo di definizione della forma della città che muta gradualmente fino ad una sua fissazione, avvenuta dopo l’erezione dell’ultima cerchia muraria, che ci consegna una realtà congelata fino almeno alla prima metà dell’Ottocento, il periodo in cui i sammarinesi devono concretamente, per la prima volta, farsi carico della metamorfosi indotta dalla modernità.
LinguaItaliano
Data di uscita3 mag 2018
ISBN9788898275724
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    Anteprima del libro

    Guidare a San Marino. Un laboratorio di analisi per gli operatori culturali del turismo - Luca Morganti

    Pubblicazioni

    Premessa

    Il Corso per la formazione di Operatori Culturali per il Turismo di Leo Marino Morganti

    In ottemperanza alla Legge quadro sul Turismo della Repubblica di San Marino (L. 27 gennaio 2006 n. 22) e del Decreto Delegato 19 luglio 2013 n. 86, la Segreteria di Stato per il Turismo, in accordo con la Segreteria di Stato alla Cultura e il Centro Sammarinese di Studi Storici, pubblicò, sul finire del 2013, la Circolare applicativa per la disciplina delle libere professioni turistiche. La Circolare indicò, altresì, le linee guida per la realizzazione di Corsi Formativi a seguito dei quali, gli aspiranti Operatori Culturali per il Turismo poterono sostenere l'esame di abilitazione e iscriversi al relativo Albo.

    I Corsi furono suddivisi per le diverse tipologie di professioni turistiche:

    Per la professione di guida turistica è richiesta la frequenza del corso formativo storico-legislativo, archeologico, architettonico, artistico e ambientale.

    Per l'abilitazione ad accompagnatore turistico è richiesta la frequenza del corso formativo storico-legislativo e artistico.

    L'abilitazione a guida ambientale escursionistica richiede la frequenza del corso formativo storico-legislativo, archeologico e ambientale.

    Il Centro Sammarinese di Studi Storici dell'Università della Repubblica di San Marino, incaricato di predisporre i tre Corsi, sotto la direzione del Professor Ercole Sori, Direttore del Centro, del Professor Ivo Biagianti e dell'Architetto Leo Marino Morganti, membri del Consiglio Scientifico, coadiuvati dalla Dottoressa Assunta Meloni, Coordinatrice del Centro e dalla Signora Liliana Stacchini, della Segreteria dell'Università, li riunì in un unico Corso per le tre tipologie, che suddivise, a sua volta, in cinque percorsi di studio, così distinti:

    Percorso storico legislativo, coordinatrice Dott.ssa Giovanna Crescentini, coadiuvata dai docenti/esperti: Ivo Biagianti, Fernando Bindi, Lorenzo Battistini, Vito G. Testaj.

    Storia e ordinamento della Repubblica di San Marino, fondamenti di legislazione sui beni culturali e ambientali con particolare riferimento alla legislazione del sistema turistico istituzionale della Repubblica di San Marino;

    Percorso storico artistico, coordinatrice Dott.ssa Anna Simoncini, coadiuvata dai docenti/esperti: Pier Giorgio Pasini, Renzo Broccoli, J. Carlos Ceci, Gianfranco Angeli, Patrizia Di Luca.

    Fondamenti di storia dell'arte; presenze significative d'arte sul Titano (i musei, il patrimonio artistico della Repubblica di San Marino); l'artigianato artistico della Repubblica di San Marino;

    Percorso archeologico, coordinatrice Dott.ssa Paola Bigi, coadiuvata dal docente/esperto: Gian Luca Bottazzi.

    Fondamenti di archeologia con particolare riferimento al territorio della Repubblica di San Marino;

    Percorso architettonico, coordinatore Architetto Luca Morganti, coadiuvato dai docenti/esperti Gilberto Rossini, Mirco Semprini, Leo Marino Morganti.

    Fondamenti di storia dell'architettura, con particolare riferimento all'architettura e archeologia industriale del territorio della Repubblica di San Marino;

    Percorso ambientale, coordinatore Dott. Sandro Casali, coadiuvato dai docenti/esperti Flavio Benedettini e Tonino Ceccoli.

    Fondamenti di geografia, con particolare riferimento alla conoscenza e storia dell'ambiente e del paesaggio sammarinesi.

    In base a quanto stabilito dall'articolo 7 del Decreto Delegato in essere la prova d'esame doveva comunque vertere esclusivamente sulle seguenti materie: prova scritta consistente nella redazione di un test a risposta multipla volto ad accertare la conoscenza tecnico-giuridica e di esercizio della professione (compiti e caratteri della figura, deontologia professionale); prova orale volta ad accertare la conoscenza della storia, dei monumenti, musei ed edifici storici principali della Città, nonché del sistema turistico ed istituzionale della Repubblica di San Marino; prova orale delle lingue per le quali l'aspirante operatore chiede l'abilitazione.

    La presente dispensa è, pertanto, prevalentemente rivolta alla conoscenza della storia, dei monumenti, musei e degli edifici storici principali della Città.

    Il Corso, alla presenza del Segretario di Stato alla Cultura, fu inaugurato il 10 gennaio 2014; le lezioni ebbero inizio il 16 gennaio (Marina Tamagnini, esperta guida turistica, illustrò per l'occasione, in una prima brillante lezione introduttiva le linee principali di comportamento da tenere al cospetto dei turisti e dei gruppi di visitatori del Titano); il corso terminò il 5 aprile 2014 con un intervento sulle Produzioni tipiche locali, tenuto dai rappresentanti del Consorzio Terra di San Marino, presso il Museo della Civiltà Contadina a Montecchio.

    Alla presenza di un numero elevato di partecipanti, i docenti hanno condotto con rigore, professionalità e competenza le lezioni sui diversi argomenti registrando un ampio consenso da parte degli iscritti (una settantina) che oltre alle nozioni di storia e di architettura, richieste dalla materia d'esame, hanno potuto acquisire conoscenze sulle altre molteplici discipline trattate relative: alla storia; all'ordinamento della Repubblica; ai monumenti; all'architettura contemporanea; all'arte; all'archeologia; all'ambiente e così via. Un valido bagaglio culturale, supportato da una nutrita bibliografia.

    Il Centro Sammarinese di Studi Storici è particolarmente lieto di dare alle stampe questa dispensa che raccoglie le principali lezioni di storia e d'architettura monumentale del nostro Paese, arricchendole con documenti tratti da testi di altri autori; con note o finestre sugli autori medesimi, sui concetti o oggetti trattati; con bibliografie specifiche e ragionate; così come, più nel dettaglio, si leggerà nell'Indice generale.

    Le due pubblicazione che costituiscono la dispensa (e/o manuale) sono suddivise in tre parti, a loro volta suddivise in capitoli e paragrafi, che inquadrano gli aspetti politici, antropologici, sociologici, economici e culturali che contribuirono alla genesi e sviluppo della Città Antica, quale espressione materiale di una comunità in divenire: «Dai primi nuclei insediativi alla configurazione del centro urbano»; «La Città difesa»; «Le forme della tutela».

    La Repubblica con la sua storia secolare e il suo Ordinamento Istituzionale, trova, infatti, materialità nel Centro Urbano, riconosciuto a livello internazionale quale Patrimonio dell'Umanità.

    Piano generale dell'opera

    Il manuale possiede una struttura piramidale divisa in due ambiti temporali distinti. Un primo volume riguarda «Il lungo ciclo della formazione urbana», un arco di tempo che va dalle origini all'inizio del XX secolo, il secondo prende in esame il dopoguerra e la nostra contemporaneità, illustrando gli effetti della modernizzazione attraverso le radicali trasformazioni territoriali. Quest'ultimo blocco, intitolato in forma estesa «Modernizzazione e mutazioni antropologiche. La radicale trasformazione del territorio: gerarchie e centralità», è una ricerca tutt'ora in corso i cui risultati sono stati appena abbozzati nelle lezioni finali del corso guide e che, nell'attesa di un'attenta definizione dei problemi che solleva, è ancora prematuro metterla a bilancio in una pubblicazione. Ragguagli in merito all'esistenza di tale studio sono stati forniti nelle dispense del corso: si tratta, in estrema sintesi, di un'analisi dello sviluppo storico dell'urbanistica sammarinese intrecciato alle vicende di alcuni importanti autori internazionali chiamati a redigere progetti per San Marino.

    Un primo schema del piano dell'opera è, quindi, così suddiviso:

    GUIDARE A SAN MARINO

    Un laboratorio di analisi per gli operatori culturali per il turismo

    Il lungo ciclo della formazione urbana

    Modernizzazione e mutazioni antropologiche. La radicale trasformazione del territorio: gerarchie e centralità

    Il primo volume – «Il lungo ciclo della formazione urbana» – si divide a sua volta in tre parti così intitolate:

    Parte I. Dai primi nuclei insediativi alla configurazione del centro urbano

    Parte II. Città e rappresentazione: la costruzione dell'identità

    Parte III. Forme della tutela

    Il secondo volume – «Modernizzazione e mutazioni antropologiche. La radicale trasformazione del territorio: gerarchie e centralità» – era stato invece, così anticipato:

    Parte I. I ripensamenti disciplinari della tradizione del Moderno: Vaccaro e Michelucci

    Parte II. Dall'architettura sociale alla ricerca di una dimensione internazionale: Rossini, De Carlo, Gregotti, Aulenti, Gabetti/Isola

    Parte III. Smaller Capitalismo: Natalini e Foster

    La presente pubblicazione riguarda l'intera prima parte del primo volume – «Dai primi nuclei insediativi alla configurazione del centro urbano» –, una seconda pubblicazione darà conto della seconda e terza parte sempre appartenenti al primo blocco – rispettivamente «Città e rappresentazione: la costruzione dell'identità» e «Forme della tutela». Con l'intero primo volume si conclude momentaneamente l'impegno a restituire parte dei materiali prodotti per il corso guide.

    Ogni capitolo delle tre parti del primo volume, infine, si compone di tutti quei paragrafi, necessari allo svolgimento tematico, che costituiscono il corpo centrale del manuale. L'articolazione dei paragrafi è, di fatto, l'indice del volume e si sviluppa, per tutte e tre le parti, nel modo seguente:

    Il lungo ciclo della formazione urbana

    Parte I.

    Dai primi nuclei insediativi alla configurazione del centro urbano

    Capitolo I. Problemi concettuali e definizioni di metodo

    I.01. Sulla nozione di patrimonio culturale

    I.02. Doc1 «I padroni di ogni volta sono gli eredi di tutti quelli che hanno vinto» (Walter Benjamin)

    I.03. La Legge del 1919

    I.04. Doc2 «Legge sulla tutela e conservazione dei monumenti, dei musei, degli scavi e degli oggetti di antichità e di arte. 10 giugno 1919 n. 17»

    I.05. Str1 Le Carte internazionali del restauro

    I.06. Bibliografia ragionata

    Capitolo II. Insediamenti e comunità. Verso una prima forma urbana

    I.07. I primi insediamenti: dalla pieve al castello, nascita del comune

    I.08. Str2 La Descriptio romandiole del Cardinal Anglico.

    I.09. Doc3 «La Vita Severini e San Marino» (Paul Aebischer)

    I.10. Doc4 «La Vita Sancti Marini» (Paul Aebischer)

    I.11. F1 La comunità sammarinese: dalle origini alla fine del XVI secolo, di Fernando Bindi

    I.12. Doc5 «Dall'interesse per il passato all'ideale etico semplificato: il mito di San Marino nell'analisi di un intellettuale del Novecento» (Aldo Garosci)

    I.13. F2 La comunità sammarinese: dal XVII secolo all'età contemporanea, di Fernando Bindi

    (FB bibliografia)

    ––––––––––––

    I.14. Il concetto di centro storico

    I.15. Doc6 «L'invenzione del patrimonio urbano» (Françoise Choay)

    I.16. Bibliografia ragionata

    Capitolo III. La Città difesa

    I.17. F3 La pietra calcarea di San Marino, una base geologica per l'identità dell'urbs, di Sara Rossini

    (FB bibliografia)

    I.18. Str3 Giuseppe Scarabelli Gommi Flaminj

    I.19. Le tre cerchie murarie di San Marino: dalla fondazione dell'urbs alla città

    I.20. Str4 Max Weber e la città medievale

    I.21. Doc7 «Le fortificazioni del Monte Titano» (Gino Zani)

    I.22. Str5 Gino Zani

    I.23. Doc8 «La misura del mondo. La rappresentazione dello spazio nel Medio Evo» (Paul Zumthor)

    I.24. F4 La figura di G. B. Belluzzi, di Leo Marino Morganti (FB Bibliografia)

    I.25. Doc9 «Il Sanmarino» (Daniela Lamberini)

    I.26. Str6 Un bozzetto del Belluzzi per l'ultima cerchia muraria di San Marino

    I.27. Bibliografia

    Conclusioni F5 Rapido profilo di storia della Repubblica di San Marino, di Ivo Biagianti

    Parte II.

    Città e rappresentazione: la costruzione dell'identità

    Capitolo I. Dialettiche urbane tra storia e ricostruzione

    II.01. Il concetto di monumento

    II.02. Doc10 «Il culto moderno dei monumenti» (Alois Riegl)

    II.03. Doc11 «Documento/Monumento» (Jacques Le Goff)

    II.04. Doc12 «Il Placito Feretrano» (Carlo Dolcini)

    II.05. Bibliografia ragionata

    ––––––––––––

    II.06. Il centro storico come monumento/documento e la sua rappresentazione

    II.07. F6 Il Santo e il Monte, storia di un'iconografia, di Martina Bollini

    (FB Bibliografia)

    II.08. Doc13 «Il Museo di Stato» (Gilberto Rossini)

    ––––––––––––

    II.09. La Pieve

    II.10. Str7 La tipologia della forma basilicale

    II.11. Doc14 «La Pieve» (Alessandro Serra / Piero Bacciocchi)

    II.12. Str8 Ghinelli e Serra

    II.13. F7 La Pieve, di Renzo Broccoli

    (FB Bibliografia)

    II.14. Il Palazzo Pubblico, la Piazza e le cisterne del Pianello

    II.15. Doc15 «Le cisterne del Pianello e il sistema di reperimento idrico» (Olimpia Gobbi)

    II.16. Doc16 «San Marino e il suo Palazzo Pubblico: storia di un'esigenza secolare» (Verter Casali)

    II.17. Str9 Francesco Azzurri

    II.18. Doc17 «Un palazzo medievale dell'Ottocento» (Guido Zucconi)

    II.19. Doc18 «Forme e sensi del Discorso» (Tulio De Mauro)

    II.20. Doc19 «Il Convento delle Clarisse» (Leo Marino Morganti)

    II.21. F8 La chiesa, il convento e il museo di San Francesco, di Elena Bruschi

    (FB Bibliografia)

    Capitolo II. Modernità senza avanguardia: l'invenzione di una nuova identità

    II.22. Doc20 «La città del Pelacchi» (Gilberto Rossini)

    II.23. Doc21 «Il secolo dei Lumi» (Pier Paolo Guardigli)

    II.24. La città del Santucci e del Baronio

    II.25. Doc22 «Dialogo sulla San Marino ottocentesca» (Leo Marino Morganti)

    II.26. Città moderna (metropoli) vs metodo archeologico (il borgo). Tra neomedievalismo e pittoresco: nascita dell'industria turistica

    II.27. Doc23 «Il delitto Bonelli» (Verter Casali)

    ––––––––––––

    II.28. Doc24 «Gino Zani. La rifabbrica di San Marino 1925-1943» (Guido Zucconi)

    II.29. Str10 Corrado Ricci

    II.30. Doc25 «La città del periodo fascista e l'opera di Gino Zani» (Gilberto Rossini)

    II.31. Doc26 «L'ultima stagione dell'impegno di Gino Zani» (Laura Rossi)

    II.32. Doc27 «L'invenzione della tradizione» (Eric Hobsbawn Terence Ranger)

    II.33. Bibliografia

    Parte III.

    Forme della tutela

    Capitolo I. La tradizione della povertà

    III.01. Architettura rurale

    III.02. Doc28 «Il maestro Sellaio» (Adolf Loof)

    III.03. La casa colonica

    III.04. Doc29 «L'economia di un luogo di mezzo» (Marco Moroni)

    III.05. Str11 La mezzadria

    III.06. La casa colombaia

    III.07. Doc30 «La casa colombaia» (Pier Paolo Guardigli)

    III.08. La casa padronale

    III.09. Doc31 «Proprietà fondiaria e vita politica a San Marino» (Cristoforo Buscarini)

    III.10. Str12 Lucio Gambi e Emilio Sereni

    III.11. Archeologia industriale

    III.12. Doc32 «I mulini del fosso di Canepa» (Luca Morganti e Mirco Semprini)

    III.13. Bibliografia ragionata

    Dovendo ancora assumere una veste grafica, i paragrafi della seconda pubblicazione in preparazione, quelli cioè della II e della III parte, potranno subire dei cambiamenti.

    Gli scritti che compongono l'intera opera sono a loro volta distinti in quattro forme differenti. Questa diversità è marcata graficamente e corrisponde alle proprietà di ogni singolo saggio:

    gli scritti contrassegnati con la sigla Doc – contrazione che sta per "Documenti – sono i contributi estratti da opere ormai classiche della storiografia della Repubblica di San Marino, o sintesi di saggi paradigmatici dell'argomento trattato di volta in volta nel manuale. Nel sommario i Documenti" sono marcati su fondo grigio per meglio mettere in evidenza la loro collocazione e poter immediatamente accedere alla loro lettura, la loro numerazione è progressiva.

    Gli scritti contrassegnati con la sigla "Str – contrazione che sta per Strumenti – sono testi di supporto che approfondiscono le tematiche emerse nello svolgimento del testo base, attraverso l'analisi più dettagliata dei singoli autori, dei concetti e degli oggetti storici. Gli Strumenti" sono marcati con un carattere grafico, differente da tutti gli altri, la loro numerazione è progressiva.

    Gli scritti contrassegnati con la sigla F – contrazione che sta per "Finestre – sono le lezioni del corso guide tenute dai vari relatori, o i contributi inediti di studiosi su argomenti specifici di loro pertinenza. Ad ogni Finestra corrisponde una propria bibliografia contrassegnata con la sigla FB. Anche la numerazione delle Finestre" è progressiva.

    Tutti gli altri scritti rappresentano il tessuto connettivo delle tre forme precedenti a comporre, con queste, un unico testo manualistico. Questi saggi affrontano le tematiche e i problemi dell'esposizione delle tre parti e di tutti i capitoli, restituendo un disegno generale dell'opera.

    Ogni F riporta in calce il nome dell'autore. Ogni Doc riporta l'indicazione bibliografica, con relative pagine, da cui è stato estrapolato il testo. Per quanto riguarda la trascrizione dei Doc, abbiamo proceduto riportando fedelmente il testo, inserendo, laddove sono stati apportati tagli all'inizio o alla fine del brano in esame, tre punti tra parentesi quadre: [...]. Il sistema delle note utilizzato per questa sessione prevede almeno tre diversi approcci: a volte le note sono presenti esattamente come nel testo originale; altre volte sono state omesse completamente perché troppo complesse, perché incomprensibili nell'originale o perché facevano riferimento a testi e documenti di difficile reperimento; altre volte ancora sono state indicate soltanto le note che abbiamo ritenuto indispensabili. A questo sistema si sono poi aggiunte le note esplicative degli autori del manuale contrassegnate dalla dicitura: (nda).

    Compare, in certi casi, una grafia dove il numero identificativo presente nel sommario, che si riferisce al brano specifico in questione, è posto tra parentesi tonde all'interno del testo. Sono tutti i casi in cui si è voluto fare riferimento diretto alle parti interne del manuale. Esempio: (I.14) significa che ci si vuole riferire al capitolo «Il concetto di centro storico». Qualora invece, il riferimento sia ai Doc e agli "Str", avendo questi una numerazione progressiva, si è optato per la seguente simbologia: (Doc4) e (Str3).

    Nella presente pubblicazione abbiamo pensato di inserire la lezione conclusiva del corso guide tenuta dal prof. Ivo Biagianti. Il professor Biagianti ha presentato un excursus storico delle principali vicende della Repubblica di San Marino in un unico e puntuale riassunto, per riallacciare, sullo scadere delle lezioni, tutti i temi che erano stati trattati nel corso. Per questo motivo la sua lezione è stata contrassegnata dalla sigla F, possedendo a tutti gli effetti i caratteri di una Finestra, ma al contempo, avendo carattere generale, è stata posta al di fuori del disegno dei singoli capitoli, come, appunto, una conclusione.

    ––––––––––––

    Entrambi i libri, questo e il prossimo ancora da pubblicare, hanno avuto una lunga gestazione. Non avrebbe nessun senso, neppure attraverso il racconto analitico delle reali cause dei ritardi, tentare ora una giustificazione delle lungaggini. Vero è, però, che l'effetto prodotto dalle dilatazioni temporali è sempre quello di vedersi superare dagli eventi. Ed insieme, aggiungo, dalle nostre stesse certezze. Nell'intervallo che mi separa dalle prime stesure degli appunti presi per organizzare le lezioni, le persone che vorrei ringraziare si sono andate aggiungendo sempre più, rendendo difficile un loro ricordo senza scongiurare l'eventualità di dimenticare qualcuno. Basterà qui ricordare almeno mio babbo, se non fosse che la sua presenza nel libro è ampiamente documentata facendolo assurgere ad una sorta di coautore che, in quanto tale, avrà a sua volta la necessità di riconoscere altri debiti. Non si possono invece dimenticare gli amici, che con il tempo intrecciano sempre un rapporto privilegiato, restringendo, per un'ulteriore precauzione, la rosa a quelli che si sono resi indispensabili come Matteo, con il quale mi sono confrontato sulle varie fasi di realizzazione della piazza del Pianello, argomento che comparirà nella prossima pubblicazione, giovandomi non poco dei suoi studi compiuti per la tesi di laurea, o come Alessandro, con il quale, ormai, il dialogo ininterrotto è diventato una forma di vita e, insieme, una pratica del comune. Con Alessandro, infatti, ricordo di aver partecipato ad un collettivo di amici e compagni che seppe creare, anche se per un breve periodo, una riserva di pensiero critico all'interno della Repubblica di San Marino. Di quell'esperienza, ormai remota, rimangono tracce in filigrana nell'introduzione al presente volume, i cui temi e problemi devono molto al dialogo, non solo con Ale, ma, in maniera intermittente, anche con Lino.

    Intanto, però, le cose accadono e, anche quando totalmente prevedibili, ci colgono sempre impreparati. È stato così che, durante le ultime fasi di correzione delle bozze, venisse a mancare un caro amico con il quale, fin da piccolo, ho condiviso l'intensità di una complicità che sopravvive. A Massimiliano, il cui disincanto non si è mai trasformato in sterile cinismo, questo manuale è in fine – mio malgrado – dedicato.

    Avvertenza

    A Luca Morganti va attribuita l'«Introduzione» alle p. 27, inoltre i paragrafi: I.01. («Sulla nozione di patrimonio culturale», p. 43); I.06. («Bibliografia ragionata», p. 76); I.07. («I primi insediamenti: dalla pieve al castello, nascita del comune», p. 83); I.08.(Str2 «La Descriptio romandiole del Cardinal Anglico», p. 102, ); I.14. («Il concetto di centro storico», p. 154); I.16. («Bibliografia ragionata», p. 172); I.19. («Le tre cerchie murarie di San Marino: dalla fondazione dell'urbs alla città», p. 196); I.20. Str4 «Max Weber e la città medievale», p. 213); nonché la scelta e la riduzione dei Documenti (Doc 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9) e di tutti i preamboli, scritti in corsivo, ai Documenti stessi. A Sara Rossini vanno attribuiti i paragrafi: I.17. (F3 «La pietra calcarea di San Marino, una base geologica per l'urbs», p. 181); e il I.18. (Str3 «Giuseppe Sacabelli Gommi Flaminj», p. 190). La revisione dei testi antologici (Doc), e la loro ulteriore selezione, è stata fatta congiuntamente dai due autori. A Leo Marino Morganti vanno attribuiti i paragrafi: I.05. (Str1 «Le Carte internazionali del restauro», p. 72); I.22. (Str5 «Gino Zani»); I.26. (Str6 «Un bozzetto del Belluzzi per l'ultima cerchia muraria di San Marino», p. 244); e il I.24. (F4 «La figura di G. B. Belluzzi», p. 286).

    Fernando Bindi ha scritto il paragrafo I.11. (F1 «La comunità sammarinese: dalle origini alla fine del XVI secolo», p. 112) e il I.13. (F2 «La comunità sammarinese: dal XVII secolo all'età contemporanea», p. 137).

    Ivo Biagianti ha scritto la conclusione (F5 «Rapido profilo di storia della Repubblica di San Marino», p. 293).

    I restanti Doc sono stati presi da:

    Doc1 «I padroni di ogni volta sono gli eredi di tutti quelli che hanno vinto», p. 58, W. Benjamin, Tesi di filosofia della storia (1940), in Id., Angelus Novus. Saggi e frammenti, trad. it. di R. Solmi, Einaudi, Torino 1995.

    Doc3 «La Vita Severini e San Marino», p. 103, P. Aebischer, Saggio sulla storia di San Marino. Dalle origini all'anno mille, Biblioteca di San Marino/AIEP, San Marino 1980. Doc4 «La "Vita Sancti Marini"», p. 108, P. Aebischer, La «Vita Sancti Marini», Biblioteca di San Marino/AIEP, San Marino 1980.

    Doc5 «Dall'interesse per il passato all'ideale etico semplificato: il mito di San Marino nell'analisi di un intellettuale del Novecento», p. 125, A. Garosci, San Marino. Mito e storiografia tra i libertini e il Carducci, Edizioni di Comunità, Milano 1967.

    Doc6 «L'invenzione del patrimonio urbano», p. 161, F. Choay, L'allegoria del patrimonio, Officina Edizioni, Roma 1995.

    Doc7 «Le fortificazioni del Monte Titano», p. 221, G. Zani, Le fortificazioni del Monte Titano, Istituto Editoriale G. Rispoli, Napoli 1933.

    Doc8 «La misura del mondo. La rappresentazione dello spazio nel Medio Evo», p. 247, P. Zumthor, La misura del mondo. La rappresentazione dello spazio nel Medio Evo, Il Mulino, Bologna 1995.

    Doc9 «Il Sanmarino», p. 271, D. Lamberini, Il Sanmarino. Giovan Battista Belluzzi architetto militare e trattatista del Cinquecento, vol. I La vita e le opere, Leo S. Olschki Editore, Firenze 2007.

    Introduzione Come leggere il manuale

    1. Da un manuale ci si aspetta quanto meno che possa servire, questa sembra essere in prima istanza la sua funzione, tuttavia nelle pagine seguenti non finirà di presentarsi ribaltato lo statuto delle istruzioni che ai due volumi abbiamo voluto dare. Certo, l'ordine di apparizione dei singoli pezzi ha una precisa logica quando si tratta di ricomporre le parti slegate di una macchina, più difficile è capire, invece, come far funzionare gli ingranaggi di un meccanismo che procede per sconnessioni e successivi aggiustamenti. Nessuna storia è a portata di mano e la mano, di per sé, non sembra essere il miglior organo per tradurre un lavoro intellettuale in un oggetto prensile, anche quando, come in questo caso, è un lavoro a più mani. D'altra parte di questo si tratta, e non di altro: il libro che il lettore si appresta a consultare – è da escludere, infatti, una lettura verticale che non restituirebbe la consequenzialità logica propria di ogni organismo unitario – è un compendio propedeutico, accessibile, quindi anche maneggiabile, e sistematico, per quanto non esaustivo, di storia sammarinese, qualunque cosa s'intenda con tale dizione.

    Chi ha frequentazione con i saperi legati alle facoltà progettuali sa, infatti, che «l'arte si fa con le mani» e che queste «sono lo strumento della creazione, ma prima di tutto l'organo della conoscenza»[1]. Occorre quindi mutare subito di prospettiva e pensare che il vivente, nella sua pratica intellettuale di conoscenza, non cessa di auto prodursi, di «farsi» direbbe Henry Facillon, prolungando il suo lento accrescimento ben oltre i limiti della propria esistenza attraverso una gestualità comune dove «tocca, tasta, valuta il peso, misura lo spazio, modella la fluidità dell'aria per prefigurarvi la forma, accarezza la superficie di ogni oggetto, e da tale linguaggio del tatto compone il linguaggio della vista»[2]. Del tatto o della vista, questi gesti, i gesti della mano come estroflessione del sé, hanno, in ogni caso, una valenza linguistica. Ogni gesto possiede tale valenza nella misura in cui agisce all'interno del linguaggio stesso e tuttavia, per poter significare – come sanno bene i linguisti e tutti coloro che si sono imbattuti nell'argomento a cominciare da Max Kommerell – interrompe la capacità comunicativa di quest'ultimo[3]. «Il gesto, scrive Giorgio Agamben, spezza la falsa alternativa tra mezzi e fini che paralizzava la morale e presenta dei mezzi che, come tali, si sottraggono all'ambito della medialità, senza divenire, per questo, dei fini»[4].

    Chi per mestiere progetta sa anche, infatti, quanto sia proprio la funzionalità – il fine di ogni costruzione secondo lo spirito del Moderno che chiamava, appunto, funzionalismo la sua cifra stilistica – e quindi la presunta utilità di ciò che si realizza a reggersi oggi sulla fragile piattaforma di una crisi che investe antropologicamente le consolidate attitudini dell'animale umano. Chiedersi oggi a cosa possa servire un libro, qualsiasi libro ma soprattutto un libro che non somigliando ad un manuale pretende comunque di esserlo, perde di significato essendo soltanto un esempio di tale criticità. Se la storia poi, che è l'oggetto di questa trattazione, è stata relegata a sapere marginale, accompagnata da quella che continueremo a chiamare cultura umanistica, la categoria dell'utile pare essere quanto mai fuori luogo o, al più, obsoleta e, di fatto, inservibile.

    Un utile che non serve è la dimensione propria di questo manuale, di ogni manuale, oggi. Paradossalmente, però, proprio qui risiede la sua funzione o, almeno, a noi così pare. Nella misura in cui è inservibile questo manuale si collocherà in quella zona umbratile rappresentata dai discorsi che non hanno dimora nella comunicazione intempestiva del tempo presente. Il libro non serve a nulla poiché non può iscriversi, per sua natura, nell'unico parametro che oggi vale veramente: la possibilità di misurare i risultati sul piano dell'efficienza. Perde di efficienza, però, per guadagnare in efficacia laddove alla specializzazione subentra il dialogo tra i saperi, alla misura l'esperienza diretta del passo che percorre il cammino e al catalogo degli oggetti impagliati lo scavo storico-genealogico delle realtà vive.

    2. Tale situazione è vera nella misura in cui la storia cessa di essere l'ancella un po' noiosa dell'erudito che ha trovato stabilità nelle consolanti sorti progressive, da un lato, e nel mero racconto dei fatti, dall'altro.

    La storia, appunto. Questo è il primo grumo concettuale che si deve risolvere. Lo stucchevole «perdigiorno nel giardino del sapere», come Friedrich Nietzsche ebbe a definire lo spirito dello storicismo, non può garantire alcun accesso alla comprensione del fatto che nessun progresso ci ha, in realtà, mai traghettato oltre l'alienazione e il dominio tipico delle società spettacolari del pensiero unico. Per fare ciò, per varcare questa soglia, non ci si deve accontentare di navigare nel tempo omogeneo e vuoto che si produce a partire da tutte quelle filosofie che incasellano il passato «al riparo nei granai del presente»[5], bisognerebbe, al contrario, arrischiarsi in un tempo disarticolato in cui è concesso entrare in ogni suo istante per verificare, di quel presente, la tenuta. Come passare per la piccola porta dell'istante è stata una delle grandi interrogazioni che ha accompagnato la vita intellettuale di Walter Benjamin (Doc1), una figura centrale per il nostro lavoro e che non cesserà di ripresentarsi all'interno delle pagine di questa introduzione e di questo stesso manuale. Non si può accedere ad un pertugio, e cioè alla dimensione kairologica del tempo discontinuo dell'arresto, trasportando sotto braccio le leggi universali del corso della storia, il primo passaggio di scala richiede quindi una microfisica dei singoli frammenti storici in cui è dato intravvedere una costellazione di forze latenti e destinali pronte ad esplodere.

    Rintuzzare il passato significa riattivare la potenza inespressa in esso perduta, dissipata nelle logiche vincenti delle interpretazioni egemoni[6]. Nell'emersione, i singoli oggetti storici si presentano come monadi, come immagini dialettiche capaci di condensare al proprio interno i fenomeni originanti di un'intera epoca, soltanto da qui sarà poi possibile accedere all'esposizione dell'idea che ogni generazione si fa del proprio tempo storico nella sua generalità. La potenza dei possibili vive racchiusa nel passato sotto forma di monade ma, al contempo, rappresenta una chance per il presente, una pratica redentrice che muta le prospettive delle nostre coscienze.

    La strada che da queste posizioni si apre dovrà ancora essere battuta e, forse, non sarà mai percorsa fino alla fine, né certamente pensiamo di essere riusciti, con questo lavoro, a varcare la soglia che fa coincidere messianicamente – per seguire ancora il dettato di Benjamin – l'esperienza del possibile che si nasconde nell'immagine dialettica del passato e quella del presente. Ciò che dinnanzi al lettore si mostra con questo lavoro è la ben più modesta operazione di ricomposizione di vecchi materiali tra loro riassemblati come in un collage della storia che scardina la catena della successione degli eventi. Una volta scollegati, i pezzi sono quindi riproposti in una nuova costellazione di senso, secondo l'operazione classica che, in realtà, assomiglia più al lavoro del collezionista di oggetti che a quello dello storico di professione.

    La disomogeneità dei materiali ci parla, però, già del lavoro storiografico che s'intreccia, nella nostra declinazione, con gli interrogativi che nascono a partire dall'uso delle tecniche, dei linguaggi dell'arte, del canone del diritto, delle scienze ambientali, dell'architettura. Ci parla, soprattutto, del fatto che la storia, che riemerge da tale operazione, è una costruzione.

    Una costruzione non dettata da una libera casualità artistica, ma una vera e propria produzione necessitata, crediamo, da un'urgenza di chiarezza rispetto alle impalcature ideologiche e ai mitologemi sempre in corso.

    Storia come produzione, come «progetto» l'avrebbe definita Manfredo Tafuri, uno dei primi grandi lettori, in Italia, di Benjamin[7]. Per Tafuri la storia è:

    Produzione di significati, a partire dalle tracce significanti degli eventi, costruzione analitica mai definitiva e sempre provvisoria, strumento di decostruzione di realtà accertabili. Come tale, la storia è determinata e determinante: è determinata dalle proprie stesse tradizioni, dagli oggetti che analizza, dai metodi che adotta; determina le trasformazioni di sé e del reale che decostruisce. Il linguaggio della storia implica quindi e assume i linguaggi e le tecniche che agiscono e producono il reale: sporca quei linguaggi e quelle tecniche ed è da loro sporcato. Spentosi il sogno di un sapere che si identifichi immediatamente con un potere, rimane la lotta costante fra l'analisi e i suoi oggetti, la loro irriducibile tensione. Esattamente tale tensione è produttiva: il progetto storico è sempre progetto di una crisi[8].

    La materia della storia è allora il conflitto, il cui terreno di apprensione, per lo storico, è il campo di battaglia prima ancora del tavolo da biblioteca. Occorre quindi uno spazio dell'intensità per mettere in scena icasticamente le conflittualità latenti, poiché non è sufficiente un'astratta tavola operatoria su cui stendere chirurgicamente il corpo morto, o anestetizzato, del tempo perduto. Uno spazio che sappia restituirci la sostanza viva di ciò che si indaga – dell'oggetto storico in primis, se ciò che si pratica è una cattura oculata di ciò che è rimasto criptato nelle pieghe interpretative del presente – un luogo, cioè, che ci metta in contatto con un soggetto palpitante capace di sprigionare potenza espressiva.

    3. Di quale espressività si tratti è presto detto, l'esperienza qui è direttamente un affare che fa riemergere, come una sorta di memoria involontaria, la formazione scolastica, quand'anche ricacciata dalla porta, accanto alle chiavi interpretative di altri saperi che aiutano a dissodare i problemi che stiamo provando a risolvere. La materia espressiva per eccellenza è, ancora una volta, la città.

    In un frammento contenuto nel suo grande libro su Parigi, Benjamin annota un passo di Ferdinand Lion che deve essergli piaciuto in cui si dice:

    Nelle città coesistono gli elementi temporali più eterogenei. Quando passiamo da un edificio del XVIII secolo in uno del XVI, discendiamo a precipizio un versante del tempo, e se accanto c'è una chiesa gotica, sprofondiamo in un abisso, e risaliamo la china del tempo, se qualche passo più in là ci troviamo in una strada dell'epoca della rivoluzione industriale. Chi entra in una città si sente come in una trama di sogno in cui il passato più lontano si intreccia anche all'evento di oggi. Una casa è unita all'altra, senza riguardo al tempo cui esse risalgono: così sorge una strada. E più in là, dove questa strada magari dell'epoca di Goethe, sfocia in un'altra, d'epoca magari guglielmina sorge il quartiere... I punti culminanti della città sono le sue piazze, dove non si irradiano solo le strade, ma sfociano i mille rivoli della sua storia. Appena affluiti, la piazza li cinge con i suoi bordi, le sue sponde, di modo che già la sua forma esteriore parla della storia che in essa si svolge... Cose, che negli eventi politici non giungono affatto all'espressione, o solo a stento, si svelano nelle città, che sono uno strumento sottilissimo e, malgrado il loro peso, sensibili come un'arpa eolica alle vive oscillazioni della storia[9].

    La città, allora, come «trama di sogno», ma anche come corpo vivo delle trasformazioni che si sono avvicendate nel corso del tempo. È a partire dalla città che questo volume prende forma. La storia che in essa si addensa è raccontata a partire dalla sua architettura, dalle sue piazze, dalle strade, dall'idea che di questa città si sono fatti i suoi abitanti o coloro che semplicemente l'hanno attraversata. Se fosse lecito esprimersi con una formula ad effetto si direbbe che il tentativo è stato quello di analizzare la storia di San Marino come storia della sua città, facendo eco ad una fortunata locuzione che fu, tempo addietro, di Giulio Carlo Argan[10] e che, prima ancora, era appartenuta ad una tradizione che, con Carlo Cattaneo a metà Ottocento, aveva intravisto proprio nella città il «principio ideale» di ogni storia italiana[11].

    Cosa significhi città nel caso concreto di San Marino è un problema sul quale non mancheremo di tornare.

    Si può parlare di città a San Marino? Se ne può parlare, oggi? Può la città essere identificata con il solo centro storico, una realtà che ha subito in anni recenti una perdita considerevole delle sue funzioni e quindi della sua importanza – che ha perso il suo statuto espressivo, per utilizzare il gergo di cui sopra? Non è più corretto, invece, anche per quanto attiene alla storia della città, considerare tutto il perimetro del territorio sammarinese o l'intera divisione amministrativa che storicamente si è data in Castelli? È lecito parlare di sistema urbano tra i Castelli e cioè di

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