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Storia del viaggio e del turismo
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E-book513 pagine9 ore

Storia del viaggio e del turismo

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Info su questo ebook

Il saggio analizza e descrive la complessa problematica collegata al viaggio dal punto di vista storico, antropologico, sociologico e psicologico, dando un’ampia panoramica sulle tipologie che si sono susseguite nel corso degli anni e sulle motivazioni che sono alla base della scelta della destinazione in grado di soddisfare tutte le aspettative oggetto della motivazione stessa. L’idea di questo studio nasce dalla riflessione che, partendo proprio da un’analisi tipologica del viaggio e degli atteggiamenti mentali che ne determinano la scelta, si possa meglio comprendere questo imponente e complesso fenomeno sociale chiamato "turismo". Attraverso un linguaggio comprensibile anche ai non specialisti, questo testo propone un approccio rigoroso e documentato all’antropologia del viaggio nelle diverse epoche storiche, con una prospettiva verso le forme più moderne del fenomeno turistico. Eccellente sia per chi voglia documentarsi su un fenomeno antico quanto l’umanità, sia per chi voglia intraprendere studi ulteriori nel campo delle scienze turistiche.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2016
ISBN9788898980826
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Anteprima del libro

Storia del viaggio e del turismo - Pio Trippa

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PREFAZIONE

In 45 anni di attività nel settore ho letto, per dovere e per piacere, numerosissimi libri di storia del turismo, ma nessuno mi ha colpito e interessato tanto come questo volume che si apre con un’illu-minata citazione di Antonio Machado, il quale afferma che il viaggio, ovvero il turismo, non esiste come fatto a sé stante poiché si identifica in realtà nel caminante!

È l’uomo il motore del viaggio e del turismo; questo spiega la dimensione enorme del fenomeno, la sua diffusione fin dalle epoche più remote della civiltà e come esso si proietti verso il futuro, mutando continuamente forma, frequenza e intensità a seconda delle epoche, tanto da essere definito fenomeno proteiforme.

L’indagine del volume analizza in chiave non solo storica, filosofica ed economica il fenomeno turistico, ma lo vede più esattamente sotto il profilo antropologico: non trascura di esaminare le varie tipologie che il turismo ha assunto dalla Grecia antica ai giorni nostri tratteggiando, con diffusi riferimenti filosofico-letterari, oltre che storico-politici, le motivazioni che, nei secoli, hanno spinto l’uomo a muoversi e a viaggiare, dalla religione alla scoperta di nuovi orizzonti culturali, dal divertimento alla ricerca di terapie medicali, il tutto in relazione alle trasformazioni che l’industria e la tecnologia via via offrivano a coloro i quali desideravano spostarsi.

Un libro di estremo interesse che ci fa comprendere come sia difficile, per la normativa, seguire il fenomeno e regolarlo senza creare ostacoli al suo progresso, che neppure la legge economica tiene a freno perché dalle pagine del volume emerge chiaramente che il viaggio e il turismo sono un incoercibile moto dell’anima.

Antonio Sereno

INTRODUZIONE

Spostarsi a piedi o lasciarsi trasportare da un mezzo, che sia un animale o un carro o una moderna macchina, è stata sempre un’aspirazione dell’uomo per soddisfare una molteplicità di scopi, dalla sopravvivenza fino al soddisfacimento di bisogni spirituali e materiali. Il cammino, cioè il viaggio, come dice il poeta spagnolo Antonio Machado, si fa nell’ andare. Per Machado il cammino è unidirezionale, fine a se stesso, il cammino si realizza andando, è solo guardando indietro che ci si rende conto del movimento. Ci possono essere un’infinità di strade, così come ci sono tanti solchi nel mare lasciati dalle barche, come dice il poeta, ma ciò che conta alla fine è il percorso realizzato che non si deve più pestare. Al di là dell’interpretazione poetica, che ho voluto citare a mo’ di provocazione e punto di partenza nel considerare il viaggio, siamo noi che con il nostro andare, carichi dei nostri valori e dei nostri interessi, diamo significato a questo cammino. Non è possibile considerare il viaggio se non in relazione ad uno scopo, alla motivazione personale per la quale è stato intrapreso. Il viaggio può rappresentare un’avventura, come lo era in parte nel passato, per i pericoli incombenti durante il percorso, o un’esigenza umana o sociale, o un piacevole movimento che ci trasporta verso la meta desiderata. All’inizio della storia l’uomo, fin da quando ha potuto camminare ( homo erectus), si è spostato da un luogo all’altro alla ricerca di cibo o di ambienti più favorevoli alla sua sussistenza.

Successivamente sono intervenute altre motivazioni che lo hanno portato a muoversi verso nuove destinazioni in grado di soddisfare la propria curiosità ed il proprio benessere materiale e spirituale. La motivazione al viaggio per un uomo, al contrario degli spostamenti degli animali spinti dall’istinto di sopravvivenza, rappresenta un atteggiamento psicologico complesso che si traduce in un atto di volontà ad intraprendere il cammino, anche se alcune volte, come ci fa intendere Machado, non si è pienamente coscienti del motivo per il quale questo è stato intrapreso, ma che tuttavia esiste.

Sappiamo che ci sono altri tipi di viaggio in cui non è presente la volontarietà, come l’esilio, l’ostracismo nell’antica società ateniese, il confino nelle società totalitarie e i viaggi di deportazione per schiavitù o pulizia etnica, ma questi non saranno presi qui in considerazione. Scopo invece di questo libro è soprattutto quello di analizzare tutti i possibili atteggiamenti spontanei del viaggio.

Non si può ricostruire la storia dell’umanità senza considerare i viaggi intrapresi per i motivi più vari, dalla sopravvivenza, alla conquista bellica, alla ricerca della divinità, alla ricerca della conoscenza, per mera curiosità o piacere, per cultura o salute, ecc.

Tutti questi motivi sono sempre esistiti, ma si sono alternati con minore o maggiore frequenza a seconda delle epoche storiche e dei mezzi di trasporto a disposizione. L’elenco delle possibili motivazioni che inducono al viaggio potrebbe essere lunghissimo, ma mai completo. Esse sono infinite. Così come ciascun individuo è diverso fisicamente e psicologicamente da un altro, così la motivazione del viaggio varia in ciascuno.

Nel corso di questo volume analizzerò dal punto di vista storico ed evolutivo solo alcune di queste motivazioni, quelle cioè più importanti che hanno determinato in passato e continuano a determinare lo spostamento di grandi quantità di persone da un luogo all’altro, fino a diventare per alcune di esse un vero e proprio atteggiamento di costume che oggi si chiama turismo.

Sebbene il turismo nell’attualità sembri identificarsi con il viaggio in generale, esso in realtà è solo un aspetto di questo.

Infatti, attribuiamo al turismo, molte delle motivazioni e morfologie del viaggio. Abbiamo così il turismo culturale, il turismo della salute o termale, il turismo sportivo, il turismo di affari, il turismo di riposo, il turismo della natura, il turismo religioso, il turismo della montagna, del mare, ecc. Il tentativo di questo studio è proprio quello di mettere un poco di ordine concettuale in questo settore partendo dall’analisi storico-evolutiva del viaggio per arrivare al fenomeno turistico odierno che, in definitiva, è sempre esistito.

Gli studi sul turismo sono molto recenti e interdisciplinari.

Molti sono gli studiosi di vari paesi che hanno affrontato dal punto di vista scientifico questa materia, ma ciascuno l’ha analizzata dal solo proprio punto di vista, per cui il settore ha difficoltà ad avere una visione di studio unica e completa, nonostante il tentativo di varie facoltà universitarie di istituire corsi di studio di scienze turistiche. Sono nate negli ultimi decenni per iniziativa di studiosi privati molte associazioni il cui scopo è quello di analizzare e approfondire in dibattiti, tavole rotonde e convegni le varie problematiche turistiche dal punto di vista scientifico. Oltre al World Tourist Organization (WTO), organizzazione dell’ONU, che pubblica studi statistici e di settore ed organizza convegni internazionali di studio sulle più importanti problematiche del turismo, vorrei citare l’AIEST (Associazione Internazionale Esperti Scientifici del Turismo), fondata nel 1949 dagli svizzeri Kurt Krapf e Walter Hunziker, con lo scopo di approfondire scientificamente tutte le tematiche legate a questo settore. Ad imitazione di questa associazione sono state create in vari paesi europei associazioni nazionalii con i medesimi compiti di studio e di ricerca scientifica.

Altra importante associazione è l’inglese Tourism Society, fondata nel 1977, il cui scopo è quello di fornire un forum ai professionisti del turismo per dibattere tutti i problemi utili all’affermazione, sia individuale che di tutto il settore. Poi ci sono varie altre associazioni più o meno sponsorizzate dai governi nazionali, consapevoli dell’importanza della materia, come lo spagnolo Istituto de Estudios Turisticos, istituito nel 1962, e tante altre che sarebbe troppo lungo citare.

Vediamo quali sono alcuni aspetti caratteristici del viaggio che saranno sviluppati nel corso di questo excursus storico.

È noto che il viaggio comprende tre momenti molto importanti: la partenza, il trasferimento o percorso e l’arrivo. Nella prospettiva turistica, a quei tre momenti dobbiamo aggiungere, però, quello del ritorno al luogo d’origine. È proprio grazie a questo momento del ritorno che abbiamo il viaggio turistico nella sua accezione più ampia; apparentemente senza ritorno sono invece le emigrazioni, individuali o di gruppo, con alcune eccezioni momentanee che, vedremo, saranno identificate come turismo di ritorno, il viaggio senza meta, cioè il viaggio del vagabondo, del cavaliere errante o del globetrotter che non fissa un luogo specifico di arrivo o di ritorno.

Senza trascurare i momenti della partenza, dell’arrivo e del ritorno e la loro influenza sugli ambienti e sulla stessa personalità del viaggiatore, il momento del trasferimento, almeno in passato, rappresentava l’aspetto più importante del viaggio. Esso comporta movimento, sia fisico che psicologico, e due elementi fondamentali come lo spazio e il tempo. La dimensione dello spazio è rappresentata da tanti luoghi disomogenei, differenti l’uno dall’altro, a cui il viaggiatore attribuisce importanza secondo la propria cognizione e sensibilità; la dimensione del tempo dipende invece dalla velocità di spostamento. Oggi siamo portati a misurare la distanza tra due località dai tempi di percorrenza e meno dai chilometri o miglia percorsi. È innegabile, però, che il viaggio abbia subito nel corso del tempo una radicale trasformazione dovuta ai continui miglioramenti tecnologici dei mezzi di trasporto. Dal viaggio a piedi o a cavallo fino ai moderni aerei supersonici, per non parlare delle navi spaziali, il trasferimento da un luogo all’altro ha visto ridursi sempre di più i tempi. Nel passato il viaggio era lento e pericoloso, era un’av-ventura da dover intraprendere, a volte necessaria perché imposta da volontà superiori o divine, o stimolata dalla propria curiosità o dal desiderio di arricchimento; per i romantici tanto più era lento quanto più dava la possibilità di godere e di vivere dell’ambiente naturale e sociale che si incontrava durante il percorso; nell’epoca moderna esso non rappresenta altro che una pausa o sospensione in attesa dell’arrivo.

Altra considerazione scaturita dal comportamento durante il viaggio riguarda le differenze che esistono tra il viaggiatore e il turista, attribuendo al primo una maggiore considerazione dell’ambiente e delle popolazioni locali, mentre al secondo, come vedremo nell’apposito capitolo sul turismo di massa, vengono attribuiti comportamenti superficiali, alla ricerca solo del piacere e dello svago. Devo riconoscere alcune volte l’esistenza di un certo comportamento deviante e poco rispettoso dell’ altro da parte del turista, ma rifiuto totalmente questa generalizzazione, per dimostrare nel corso di questo elaborato che il viaggio turistico scaturisce da un atteggiamento mentale, con tutte le sue possibili caratterizzazioni comportamentali e valori intrinseci propri di ciascun individuo.

Vediamo ora cosa si intende per motivazione in questo contesto.

Il viaggio è rappresentato da una serie di comportamenti, di decisioni e di iniziative che hanno a monte un processo cognitivo e decisionale. Questo, per essere messo in moto ha bisogno di una spinta rappresentata da quella ragione intima che abitualmente chiamiamo motivazione. Dagli studiosi del comportamento del consumatore la motivazione è stata definitaii come una forza interiore che dà la spinta per raggiungere uno scopo, come l’acquisto di un prodotto. Applicando questa definizione al viaggio, possiamo dire in tal caso che la spinta ad agire comprende la totalità delle decisioni con tutti i conseguenti necessari atti, come l’acquisizione delle informazioni, la prenotazione e acquisto dei servizi e la possibilità di valutare il grado di soddisfacimento che si intende ottenere. Cioè, con la decisione di stabilire dove andare e cosa fare, l’individuo (consumatore) assume comportamenti, prende decisioni o elabora informazioni facendo sì che le stesse motivazioni possano essere soddisfatte in un contesto ambientale ritenuto idoneo e dove l’offerta dei servizi corrispondano alle sue aspettative. A volte, come vedremo, il comportamento generato dalla motivazione al viaggio richiede un maggiore sforzo fisico e psicologico. Conseguentemente, se una persona è fortemente motivata ad un particolare tipo di viaggio farà del tutto per intraprenderlo.

In particolare, nell’apposito capitolo, vedremo come si forma questo elaborato processo decisionale che abitualmente riflette la volontà di appagamento di un desiderio o la soddisfazione di necessità di vario tipo. La decisione al viaggio comporta una spinta, così come viene comunemente chiamata dagli studiosi dei fenomeni sociali. Questa spinta, che si identifica con la motivazione, per il coinvolgimento dell’animo umano e dei suoi desideri, non è altro che una forza interiore, o ragione, che dà appunto la decisione per raggiungere uno scopo e, quindi intraprendere il viaggio. Nel tentativo di definire i vari tipi di turista, spesso si è fatta confusione tra i termini scopo e motivazione. È bene chiarire che la motivazione è la spinta psicologica che comprende comunque uno scopo, il quale non è altro che l’attività che si intende svolgere nella destinazione, in grado di soddisfare i bisogni o le necessità oggetto della motivazione. Nel considerare quindi il viaggio con tutti i relativi servizi come un prodotto, posso definire la motivazione come un atteggiamento psicologico complesso che dà la spinta a lasciare momentaneamente la propria residenza abituale ed a svolgere l’attività desiderata nella destinazione prescelta, in grado di soddisfare tutte le aspettative oggetto della motivazione stessa.

Accade, però, che non tutte le motivazioni al viaggio possono essere soddisfatte per una serie di ragioni che vanno da quelle economiche, mancanza di sufficiente denaro, a quelle di natura socio-psicologica, pressioni più o meno latenti da parte del gruppo sociale, o ad ogni sorta di impedimento fisico.

Infine, devo dire che esiste anche la non motivazione al viaggio, diversa dalle motivazioni di impedimento sopra accennate. In ogni società si ha una buona percentuale di persone a cui non piace viaggiare, sia per motivi personali che di costume sociale locale. A tale proposito sono interessanti le domande che si è posto James Maxwell, Presidente dell’Associazione degli Agenti di Viaggio Britannica (ABTA), durante la prima Convention dell’Associazione nel 1952: "Sono 11 milioni coloro che resistono.

Essi sono in condizione di prendere una vacanza annuale lontano da casa e ancora non lo fanno. Quale diavolo è il loro problema?

Hanno paura di lasciare le loro case per quattro giorni o più? Sono essi completamente privi di interesse su ciò che è fuori della loro conoscenza? Non realizzano che una vacanza nei duri giorni lavorativi è virtualmente una necessità? Qualunque sia la ragione della loro diffidenza, qualcosa deve essere fatto per essi". È difficile dare una risposta univoca a queste domande, dipendendo ciò da vari fattori di natura psicologica e sociale, come vedremo anche nel capitolo dedicato al tempo libero, allorquando riferirò della reticenza della classe lavoratrice, nei primi decenni del ’900, ad accettare l’idea di essere pagata per non far niente.

Il turismo, com’è inteso oggi, è un settore il cui prodotto è rappresentato senz’altro dai servizi turistici, ma è anche fortemente dipendente dalla situazione economica, dalla moda imperante al momento nella società e dallo stato d’animo e dai sentimenti che sono alla base delle motivazioni nella scelta del viaggio. Ormai siamo abituati a considerare il fenomeno turistico come qualcosa che fa parte di noi, dato per scontato, insito nella società moderna.

Gli diamo importanza economica e sociale, tale da considerarlo come un dovere, gli attribuiamo il potere educativo attraverso il contatto con le diverse culture e atteggiamenti sociali, nonché l’importante funzione di diffondere la pace e la comprensione tra i popoli. Vedremo come questo fenomeno sociale, di cui ci siamo resi conto della sua esistenza ed importanza soltanto nell’ultimo secolo e mezzo, è sempre esistito in gran parte con le medesime motivazioni e un’alta partecipazione, rapportata alla consistenza numerica di ciascuna società. Anche nell’antichità si faceva turismo per ragioni non essenziali; esso però aveva bisogno della pace, come per esempio durante la pax romana, allorquando il viaggio era considerato sicuro e ben organizzato dalle istituzioni. Se consideriamo invece il turismo moderno, la sua data di nascita non è ben definita. Essa varia a seconda dei fattori e delle iniziative da parte di fantasiosi imprenditori privati. La tesi più accreditata la fa derivare dall’inizio dell’industrializzazione, cioè dal periodo in cui si afferma e si diffonde la produzione industriale che trasforma gran parte della società agricola ed artigianale. È proprio in tale periodo che comincia a sentirsi l’esigenza di cambiare ambiente per riposarsi dal ritmo stressante della catena di montaggio. Ed è proprio grazie alla quantità di persone che avvertono tale esigenza che si incomincia a pensare ad una specifica organizzazione del viaggio. Nacque così dalla mente del famoso Thomas Cook l’idea del viaggio organizzato in tutti i possibili dettagli, anche se prima ancora c’erano stati, come vedremo, molti tentativi in tal senso.

L’idea di questo studio nasce dalla riflessione che, partendo proprio da un’analisi storico-evolutiva del viaggio e degli atteggiamenti mentali che ne determinano la scelta, si possa meglio comprendere questo imponente e complesso fenomeno sociale chiamato turismo. Nella gerarchia delle necessità primarie da soddisfare, il viaggio, soprattutto quello di piacere, è collocato abitualmente nelle ultime posizioni. Ma grazie ad una sempre maggiore considerazione della vacanza quale momento rigenerativo psico-fisico, quale costume sociale ormai radicato nelle società industriali, nonché per le sue conseguenze economiche e sociali sulle popolazioni coinvolte, il viaggio di piacere sta guadagnando posizioni.

Punto di partenza di questo studio è il viaggio considerato nella sua accezione più ampia, in cui sono comprese tutte le possibili tipologie, la cui differenziazione è data unicamente dalla motivazione che spinge l’uomo a spostarsi da un luogo all’altro. In questa panoramica storica del viaggio il soggetto sarà sempre l’individuo con tutti i suoi possibili atteggiamenti mentali, sia rispetto a se stesso che all’ambiente della partenza come a quello dell’arrivo, oltre che all’ambiente che trova al ritorno. All’interno di ciascuna tipologia di viaggio ci sono, poi, degli atteggiamenti diversi dettati dalle concezioni o dalla moda dominante nel periodo storico al quale ci si riferisce. È interessante evidenziare che nell’intraprendere il viaggio l’elemento soggettivo della volontarietà ha subito dei cambiamenti epocali, come per esempio, dal viaggio imposto dalle necessità materiali ed ambientali a quello intrapreso per volere divino, per espiare le colpe o ricercare l’immortalità (Gilgamesh), al viaggio per affermare la propria identità, il proprio eroismo o per ragioni di potere, fino al viaggio per appagare la propria curiosità, sia essa geografica che scientifica, ed a quello per appagare il proprio piacere personale, sia fisico che spirituale. Altri importanti cambiamenti riferiti alle modalità del viaggio sono dati dalla continua evoluzione dei mezzi di trasporto e di comunicazione, che hanno di gran lunga accorciato le distanze geografiche, nonché la qualità dei servizi e dell’ospitalità.

L’industria turistica che si è venuta a creare con il tempo ha cercato di adattarsi sempre più alle nuove esigenze del viaggiatore o del turista-consumatore, ogni volta più esigente ed in cerca di nuove esperienze, di nuove destinazioni e di nuovi modi di viaggiare. Non mi soffermo però molto sull’organizzazione dell’at-tività turistica, sul prodotto e sulle tecniche di vendita perché vari autori hanno già approfondito questi argomenti, ma cercherò di concentrare l’attenzione del lettore su alcuni aspetti fondamentali che nel tempo si sono evidenziati fino ad essere oggetto di studi e ricerche in ogni paese interessato al movimento turistico, sia come emissore che come ricettore.

Per una migliore comprensione della complessa e vasta materia interdisciplinare che scaturisce dalla fenomenologia del viaggio dividerò il libro in quattro parti. Nella prima esaminerò il viaggio nella sua evoluzione storica e concettuale, dall’antichità fino al presente, allorquando il concetto di viaggio turistico si afferma in tutto il suo significato moderno, supportato da una sempre più efficiente organizzazione. Nella seconda parte passerò in rassegna i vari momenti che hanno portato l’accettazione del tempo libero dal lavoro, quale presupposto indispensabile per poter effettuare un viaggio volontario, a cui ha fatto seguito il viaggio turistico vero e proprio, frutto del maggiore tempo libero disposizione delle classi meno agiate; farò alcune riflessioni sugli atteggiamenti psicologici del turista, considerando tutti i possibili momenti interiori, di spinta e di attrazione e la sua predisposizione al viaggio; parlerò poi della destinazione e dell’influenza che la pratica turistica di massa ha sull’e-quilibrio ambientale, nonché della visione ideale e suggestiva che determina nel viaggiatore la scelta della destinazione. Nella terza parte effettuerò un excursus storico dei viaggi di esplorazione, descriverò l’evoluzione della motivazione religiosa, di quella culturale, della cura della salute, degli affari, dello sport e della partecipazione ai grandi eventi, fino ad arrivare alla motivazione turistica quale oggi comunemente si intende, cioè quella di piacere e di relax. Infine, l’ultima parte sarà dedicata al viaggio nel futuro, partendo dall’attuale momento di forte incertezza internazionale che, dopo l’11 settembre 2001, ha visto accelerare il cambiamento del modo di fare turismo, per poter quindi, per quanto è possibile, anticipare come sarà il viaggio nel prossimo futuro, in questo sempre più piccolo mondo globalizzato.

Questo elaborato è frutto di ripetuti studi e ricerche condotte durante la mia attività lavorativa in vari paesi al servizio della promozione turistica. Da tale osservatorio privilegiato, in tutti questi anni ho fatto tesoro dei commenti positivi e, soprattutto, negativi del turista-consumatore e dei diversi atteggiamenti alla predisposizione al viaggio in ciascun paese, nonché delle varie motivazioni che erano dietro la scelta del viaggio. Mi è stato anche utile l’intenso rapporto che ho avuto con gli operatori del settore, i quali mi hanno raccontato le loro esperienze lavorative e fatto conoscere le loro strategie per meglio coinvolgere il mercato. Uno scopo importante di questo libro, quindi, è quello di diffondere negli altri, studenti, addetti al settore, semplici turisti, appassionati del fenomeno, le mie riflessioni e considerazioni su questa complessa materia.

Non pretendo di essere esaustivo, anche perché la mia personale conoscenza di questo fenomeno è concentrata maggiormente sulle tipologie di viaggio sviluppatesi nel mondo occidentale. Il mio è solo un tentativo di sistematizzazione, considerata la complessità e difficoltà di un settore interdisciplinare in cui il soggetto principale è l’essere umano con tutti i suoi problemi psicologici e i riflessi sociali, economici, tecnico-strutturali e istituzionali che influenzano questa attività. Solo attraverso un’analisi storica del viaggio e di tutte le sue caratterizzazioni e considerazioni, rafforzate da citazioni di autori che hanno trattato questa materia da vari punti di vista, è possibile conoscerne i valori intrinseci e capire fino a che punto il viaggio, a seconda della sua motivazione, abbia influenzato l’esistenza stessa e l’attività dell’uomo nel suo ambiente casalingo e di destinazione. A volte può sembrare che mi ripeta sui concetti, ma, mi perdoni il lettore, questi sono spesso visti da angolazioni diverse. Inoltre, il fatto di ripetere concetti già noti a molti del settore può sembrare troppo scolastico, ma la semplicità e la puntualizzazione è d’obbligo in un saggio che vuole fornire cognizioni facilmente comprensibili in questa materia dove molti si sentono esperti. In questo lavoro di ricerca ed elaborazione sono stato aiutato da persone a me vicine che operano in vari settori di attività, non solo turistica, e che ringrazio molto sentitamente per i loro suggerimenti e per aver avuto la pazienza di leggere attentamente il mio manoscritto. Essi sono: Franco Paloscia, giornalista e scrittore di vari volumi sulla storia del turismo; Gabriella Marcon, esperta di marketing turistico; Maria Isabel Rendon, diplomatica; Franco Demarinis, collega di lavoro da tanti anni, esperto di turismo, più volte relatore ed autore di un libro sui presupposti, componenti e fattori propulsivi dello sviluppo del turismo in Italia; Walter Toscano, con profonda esperienza nel settore turistico ed esperto di informatica.

Pio Trippa

PARTE I - Il viaggio dall’antichità al presente

CAPITOLO I - LE PIÙ ANTICHE MOTIVAZIONI AL VIAGGIO

I viaggi per la sopravvivenza

Gli spostamenti da un luogo conosciuto ad un luogo ignoto per necessità materiale o per curiosità hanno inizio con l’uomo erectus.

Quando l’essere umano, così come gli uccelli e molti altri animali, ha cominciato a camminare si è spostato da un luogo all’altro alla ricerca di aree geografiche più propizie ed abbondanti di cibo per la propria sopravvivenza e alla ricerca di un ambiente più favorevole che potesse offrire maggiori possibilità di adattamento. Dapprima furono piccoli gruppi, poi tribù nomadi e pastorali. Si spostavano con tutti i propri averi, compreso il bestiame, rappresentando questo l’unica ricchezza che li rendeva autosufficienti e autonomi. La loro patria era rappresentata dallo spazio percorso e la loro identità derivava dalla solidarietà familiare o di clan e, successivamente, dalla accettazione volontaria degli usi e costumi del gruppo, divenuto sempre più grande. Queste prime tribù erano caratterizzate dall’assenza di legami con un luogo specifico e dall’assenza di attività commerciali, così come vengono concepite in una società stanziale.

La teoria dell’origine dell’uomo da un unico ceppo ed in una determinata area geografica sembrerebbe contrastare il fatto che troviamo tracce umane ovunque, nei luoghi più remoti e isolati. Ma proprio questo vagare dell’uomo, istintivo e originario, spinto dalla continua ricerca di ambienti più favorevoli, ha supportato la teoria della diffusione umana. Dapprima l’uomo si è procurato il cibo con la caccia, andando, come succede per gli animali stessi, verso zone più abbondanti di selvaggina. Poi, da quando ha cominciato a coltivare i frutti della terra, si è fermato in luoghi ritenuti più adatti e vi ha posto quello che comunemente chiamiamo le proprie radici.

È curioso evidenziare che non tutti gli ambienti naturali scelti da alcune popolazioni sono confortevoli e di facile accesso; vedi gli Initi e gli Eschimesi che hanno imparato a sopravvivere nelle terre ghiacciate della Groenlandia, dell’Alaska e della Siberia, i Beduini ed i Tuareg nel deserto del Sahara, i Mongoli ai margini dell’alto deserto Gobi, varie popolazioni tribali fioriscono nella densità delle foreste tropicali. Tuttavia, le prime grandi e complesse civiltà sono nate e si sono diffuse nelle latitudini dove la temperatura è più mite e le valli sono irrigate da grandi fiumi: le regioni del basso Tigre, dell’Eufrate, del Nilo, dell’Indus e del fiume Giallo. Queste grandi civiltà si sono imposte ed affermate grazie ad una struttura gerarchica, ad un’organizzazione militare efficiente ed al riconoscimento del diritto di cittadinanza i cui principi poggiavano nella coesione dei rapporti sociali all’interno dei propri confini, negli scambi commerciali e nella comunicazione che avveniva attraverso un linguaggio comune.

Lo spostamento di intere popolazioni prima e di gruppi sociali poi per motivi di sopravvivenza si è comunque sempre verificato in ogni epoca, ed ancora continua ai nostri giorni. Aree conosciute come più ricche, sia per risorse naturali che per una maggiore possibilità di trovare lavoro, con flussi alterni, hanno attratto e attraggono milioni di persone. Questa continua migrazione ha fatto sì che in ogni continente e nazione del pianeta troviamo un grande miscuglio di popolazioni di origini etniche diverse. Dei movimenti di popolazioni nell’antichità si conosce qualcosa solo grazie agli oggetti ritrovati che hanno in molti casi attestato gli scambi avvenuti tra un gruppo e l’altro. Soltanto molto più tardi, grazie ad alcune testimonianze scritte giunte fino a noi di viaggi compiuti per esplorare di là dai propri confini e per appropriarsi delle ricchezze che potevano offrire le nuove terre, si è avuta maggiore conoscenza di civiltà remote.

Ciascuna popolazione, o tracce che rimangono in alcune di esse, esprime, o esprimeva, una propria identità culturale che si è mantenuta o trasformata a contatto con culture diverse più o meno dominanti. Tuttavia, le società, cosi dette residenziali, a differenza delle popolazioni nomadi, considerate, non solo geograficamente, ai margini delle società civili, hanno sviluppato un profondo concetto della propria identità geografica e culturale, per cui la propria civiltà ed i propri confini rappresentavano l’unico mondo possibile da salvaguardare dall’invasione dell’ estraneo. La stessa lingua, espressione della civiltà dominante, ha rappresentato per molte società un comune denominatore che identificava con il termine di barbaro tutti coloro che non la parlavano. I confini linguistici, insieme alle barriere naturali, hanno delineato i limiti geografici delle varie popolazioni. Per gli egizi, la prima cascata del Nilo rappresentava una barriera fisica tra la loro civiltà e il mondo sconosciuto. Per l’im-pero di Dario, così come per le truppe di Alessandro Magno, il fiume Indus rappresentava una grande barriera naturale, oltre che concettuale per via della differente civiltà al di là di esso. Lo stretto di Gibilterra rappresentava per i Greci i limiti del mondo civile da quello sconosciuto, oltre il quale neanche Ercole si era mai avventurato. Anche per l’impero cinese il limite geografico era rappresentato dalla porta Jade, nella provincia di Xinjiang, della prima Grande Muraglia. Ancora oggi, coloro che attraversano la Grande Muraglia incidono i loro messaggi sul muro che ora si chiama Barriera della Valle del Piacere. Nell’antichità, quindi, i confini sia geografici che mentali hanno sempre rappresentato per l’uomo una barriera nei confronti di un mondo selvaggio che l’immaginazione popolava di animali mostruosi. Il viaggio pertanto veniva comunemente e più facilmente intrapreso, a seconda delle esigenze e delle motivazioni, solo verso zone e centri di civiltà ben conosciuti. Erano accuratamente evitate le zone periferiche alla civiltà, cioè quelle aree abitate da tribù barbare e nomadi che non avevano nulla da mostrare agli uomini civili, e che erano considerate molto pericolose.1

Ma mentre all’inizio dei tempi antichi c’erano questi limiti fisici e sacri che non potevano essere superati o violati, a poco a poco con una maggiore fiducia in se stesso e nelle proprie capacità, spinto dalla grande molla della curiosità, l’uomo ha cominciato a esplorare terre e luoghi prima proibiti e a memorizzare gli itinerari. I confini geografici, come vedremo, si sono con il tempo notevolmente ampliati. Purtroppo, però, persistono ancora barriere mentali e pregiudizi di vario tipo che, anche se stimolano la nostra curiosità, non sempre ci fanno comprendere il diverso nella giusta considerazione. Vedremo nel capitolo dedicato al viaggiatore i vari atteggiamenti mentali nei confronti di società differenti.

La curiosità come stimolo al viaggio

Oltre alla necessità di sopravvivenza, un elemento molto importante che differenzia l’uomo dal mondo animale, in questo continuo movimento migratorio, è la curiosità che spinge a ricercare cosa c’è al di là dei propri confini. La curiosità come stimolo al viaggio rappresenta la prima spinta motivazionale a cui si uniscono altri interessi, da quello culturale a quello commerciale ed a quello di conquista territoriale.

Della curiosità intellettuale fanno parte i viaggi di esplorazione e i viaggi scientifici. Questi tipi di viaggi si sono sempre avuti fin dall’antichità con la scoperta graduale di nuovi territori, raggiungendo il loro massimo nei viaggi di esplorazione nel Rinascimento, allorquando la società europea si è resa conto dell’esistenza di nuovo mondi con l’abbattimento di molte barriere geografiche e mentali. I viaggi di esplorazione a cui si sono unite motivazioni scientifiche sono così serviti a farci conoscere aree geografiche prima del tutto ignote ed a studiare e classificare nuove specie di piante e di animali di cui si ignorava l’esistenza. La curiosità intellettuale è sempre stata uno stimolo importante per la conoscenza di nuovi ambienti e, soprattutto, di società culturalmente diverse. La prova di aver incontrato mondi culturali diversi stava nel riportare in patria prodotti e beni, se non addirittura esseri umani, che suscitavano meraviglia e curiosità. L’interesse per i prodotti ritenuti preziosi o esotici, provenienti da terre lontane, spingeva allo scambio commerciale. Per i governanti più avidi, a volte, il libero scambio non era sufficiente, per cui con la forza delle armi e il possesso del territorio cercavano di garantirsi la fonte stessa di produzione di tali prodotti.

Pertanto, alla prima fondamentale motivazione al viaggio di natura psicologica che è la curiosità si sono sempre uniti un’infinità di interessi che vanno da quelli culturali, conoscenza dell’altro, a quelli spirituali, conoscenza dell’ignoto, a quelli materiali, arricchimento commerciale, a quelli di potere,conquista e sottomissione di nuovi territori.

La motivazione religioso-culturale

La motivazione religiosa è stata la prima tra le motivazioni spontanee per la quale da sempre individui o grandi masse di persone si spostano geograficamente per motivi spirituali e di culto.

Fin dai tempi remoti, quando l’uomo voleva propiziarsi gli dei o voleva conoscere dall’oracolo il proprio destino, si recava al tempio o in altro luogo ritenuto sacro per pregare e offrire doni e sacrifici.

Vedremo come anche nell’epoca moderna questo tipo di viaggio, pur con mezzi e caratteristiche diverse, si ripete con tutta la sua importanza mistico-religiosa in ogni società, rappresentando un imponente fenomeno sociale.

La letteratura mitologica, orale e scritta, che raccontava le grandi gesta di eroi e semidei e descriveva luoghi interessanti sia dal punto di vista storico culturale che naturalistico, ci riporta ai viaggi intrapresi per volontà degli Dei. Gli esempi più famosi sono i viaggi mitici di Osiride, Dionisio ed Eracle, le avventure-sventure di Ulisse, di Giasone e Teseo che stimolavano l’interesse per la ricerca di luoghi misteriosi. Questi viaggi imposti dalla volontà divina ci fanno intendere che nell’antichità già esisteva un profondo interesse per la conoscenza del passato, dei suoi monumenti e dei luoghi testimoni della la presenza degli Dei o delle gesta degli eroi. Le destinazioni culturali e religiose più importanti da visitare erano rappresentate innanzitutto dalle Sette Meraviglie: la Statua di Zeus ad Olimpia, opera dello scultore Fidia, il Colosso di Rodi, il Faro di Alessandria, il Mausoleo di Alicarnasso, i Giardini Pensili di Babilonia, il Tempio di Artemide ad Efeso e le Piramidi d’Egitto.

Poi venivano i

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