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Misteri e manicaretti a Bologna
Misteri e manicaretti a Bologna
Misteri e manicaretti a Bologna
E-book316 pagine3 ore

Misteri e manicaretti a Bologna

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Info su questo ebook

La Rossa, la Dotta, la Grassa. Ma non solo. Oggi Bologna è un microcosmo in equilibrio tra il grande centro europeo e la città affezionata alla propria tradizione, dinamica ma senza perdere i suoi riferimenti storici. Tra i portici più lunghi del mondo e FICO, il parco agroalimentare aperto nel 2017. Tra l’Università, cuore pulsante della cultura, e le zone “fuori mura” che racchiudono tesori degni di un turismo in forte ascesa. Una città, tante storie, tanti quartieri e punti di vista diversi. Una stimolante sfida per gli autori di Brividi a Cena, la collana mistery che racconta territori ed enogastronomia. Perchè raccontare Bologna oggi, seguendo le orme di padri nobili da Carlo Lucarelli a Loriano Macchiavelli, passando per Giampiero Rigosi o John Grisham, è anche raccontare una città che non è più solo la patria della cucina godereccia, del miglior modello socioculturale d’Italia o cuore pulsante e produttivo europeo. È anche raccontare una città che, specchiandosi, ha scoperto zone d’ombra e momenti bui con cui fare i conti. Tutto questo è entrato a fare parte di quel suo lato oscuro ed esoterico, pieno di fascino e meta di un turismo sempre più innamorato.
Contiene il racconto vincitore del concorso: SCRIVI UN GIALLO A FICO 2019
LinguaItaliano
Data di uscita23 mar 2020
ISBN9788893471282
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    Anteprima del libro

    Misteri e manicaretti a Bologna - a cura di Simone Metalli

    cover.jpg

    A cura di

    Simone Metalli

    MISTERI E MANICARETTI

    A BOLOGNA

    Prima Edizione Ebook 2020 © Brividi a cena

    ISBN: 97888934711282

    Immagine di copertina: Elena Bertacchini

    img1.png

    Collana Brividi a cena

    Edizioni del Loggione srl

    Via Piave n. 60

    41121 Modena – Italy

    loggione@loggione.it

    http://www.loggione.it

    img2.jpg

    Il nostro catalogo completo lo trovi su

    img3.png

    www.librisumisura.it

    Misteri e manicaretti

    a Bologna

    a cura di

    Simone Metalli

    Con il patrocinio di

    img4.jpg

    INDICE

    Prefazione

    Nota del direttore editoriale

    Il cuore di Bologna: il quartiere Santo Stefano

    Un Navile, cento città

    Il Savena: torrente, quartiere

    Una periferia vivace e plurale: se la scopri, te ne innamori

    Porto-Saragozza, più di un quartiere

    Borgo Panigale-Reno: la porta ovest della città

    I racconti

    Inter nos

    CERTOSINO DI BOLOGNA

    Il confine è l’aria

    SPUMA DI MORTADELLA

    Fra la via Emilia e il West

    RICETTA DELLE CARATTERISTICHE TIPICHE DEI TORTELLINI DI BOLOGNA

    Il silenzio è d’oro

    FRIGGIONE

    L’erba del Demonio

    CRESCENTE BOLOGNESE

    Schegge di memoria

    ZUPPA IMPERIALE

    Due uomini in Barca

    RAGÙ ALLA BOLOGNESE

    La memoria dell’acqua

    COTOLETTA ALLA BOLOGNESE

    Nessuno è innocente

    SFOGLIA

    Il segreto di Paolina

    TORTA DI RISO (o Torta degli Addobbi)

    Caccia al tesoro

    CRESCENTINE FRITTE

    Vero come la finzione

    TORTELLONI DA VIGILIA

    Memoir bulgnaiṡ

    GRAN FRITTO MISTO ALLA BOLOGNESE

    Gaslight in Bolognina

    SALSA VERDE ALLA BOLOGNESE

    Un gioco da ragazzi

    PINZA MONTANARA

    Just for one day

    LASAGNE VERDI ALLA BOLOGNESE

    Esproprio proletario

    TAGLIATELLA BOLOGNESE

    Il Calice di San Donato

    FICO e i Tortellini all’arrabbiata

    Tortellini all’arrabbiata

    Postfazione

    GLI AUTORI

    Prefazione

    La grassa e dotta Bologna, tanta buona cucina e un pizzico di mistero. Sono gli ingredienti delle storie di questo libro, tutte ambientate in città. Brevi racconti sulla sua tradizione culinaria – quella che ha reso la nostra città famosa in tutto il mondo e che attrae sempre più turisti –, sulla bolognesità, ambientati in luoghi noti e meno noti, da piazza Spadolini alla Bolognina, dalla Barca ai Giardini Margherita. Le vie della cucina sono infinite e se da un lato è sinonimo di festa, allegria e gioia, dall’altro la cucina può essere anche al centro di un giallo. O, per meglio dire, di una serie di racconti gialli.

    In questo volume troverete anche alcune ricette tradizionali che la Camera di Commercio e Bologna Welcome, l’agenzia di promozione turistica, pubblicano sul suo sito internet. Un lavoro partito un anno fa, che ha visto coinvolti anche i Presidenti dei Quartieri che si sono messi a disposizione dei giovani autori per suggerimenti e qualche dritta.

    Brividi a cena è un’iniziativa molto importante che entra a pieno nel Patto di Bologna per la Lettura, il programma che abbiamo lanciato un anno fa con l’obiettivo di promuovere in modo continuativo, trasversale e strutturato la lettura e la conoscenza in tutte le loro forme. Alla base del Patto abbiamo posto la considerazione che lettura e conoscenza siano fattori indispensabili per la costruzione di una società più libera, consapevole e attenta alle diversità, alla quale tutti i cittadini e le cittadine, le associazioni, le imprese e le istituzioni di Bologna possono contribuire ogni giorno.

    E ora non ci resta che iniziare a sfogliare questo libro, un volume da leggere e gustare dalla prima all’ultima pagina. Buona lettura!

    Matteo Lepore

    Assessore Cultura, Turismo e promozione della città di Bologna

    Nota del direttore editoriale

    (suddivisione della città e ringraziamenti)

    Raccontare la città di Bologna suddividendola per quartieri e zone è stata una scelta complicata. Abbiamo deciso di mantenere la attuale suddivisione dei sei Quartieri fuori dalle mura del centro (Navile, Borgo Panigale-Reno, San Donato-San Vitale, Porto-Saragozza, Santo Stefano, Savena) e per ognuno di questi ci sono due racconti scritti da autori diversi.

    Per quello che riguarda la città dentro le mura abbiamo utilizzato una vecchia suddivisione del centro adottata dal 5 dicembre 1966 dal Consiglio Comunale che approvava all’unanimità la suddivisione in quattro distinti quartieri denominati Galvani, Irnerio, Malpighi e Marconi (suddivisione valida fino alla nuova modifica del 1985).

    Inoltre, abbiamo aggiunto un racconto nella zona che abbiamo deciso di nominare Piazza che comprende il cuore del centro storico, da Piazza Maggiore alle Due Torri, dal Portico del Pavaglione al Quadrilatero, che di fatto come entità amministrativa non è mai esistita ma che abbiamo ritenuto utile per raccontare questo pezzo vitale di Bologna.

    Infine, è presente il racconto vincitore del concorso Scrivi un giallo a FICO, una proposta che abbiamo lanciato e che ha avuto molto riscontro. Ci sembrava stimolante lasciare raccontare il mondo di FICO Eataly World direttamente agli scrittori che partecipavano al concorso.

    Chiudo questa breve nota ringraziando tutti coloro che, in un modo o in un altro, hanno aiutato la nascita di questo volume.

    In primis l’Assessore Matteo Lepore e Federica Mazzoni, Presidente della Commissione Istruzione e Cultura del Comune di Bologna, che fin da subito ci hanno sostenuto e supportato in questo meraviglioso viaggio nella nostra città.

    Desidero ringraziare inoltre i sei Presidenti di Quartiere della città che ci hanno aiutato a scegliere cosa raccontare e con la loro disponibilità sono stati parte attiva del nostro progetto: Rosa Maria Amorevole, Daniele Ara, Marzia Benassi, Simone Borsari, Lorenzo Cipriani e Vincenzo Naldi.

    Un ringraziamento va anche a Bologna Welcome e alla Camera di Commercio di Bologna (nelle persone della Dott.ssa Zini e del Dott. Pappalardo) che hanno fornito le ricette utilizzate nei racconti e che compaiono nel volume.

    Infine un grande ringraziamento a tutti coloro che ci hanno lavorato e ci hanno creduto fin da subito: gli editori e gli autori che per mesi hanno cercato di trasmettere il loro amore per la nostra bellissima città.

    Buona lettura.

    Simone Metalli

    Direttore Editoriale Brividi a Cena

    Il cuore di Bologna: il quartiere Santo Stefano

    Galvani, Irnerio, Murri e Colli sono le vecchie denominazioni delle zone che compongono l’attuale Quartiere Santo Stefano, ma per chi visita la città questo territorio spesso si identifica con Bologna.

    All’interno del quartiere è rappresentata tutta la storia della città: la Felsina etrusca, vera e propria capitale padana con attivi traffici commerciali e rapporti culturali con Roma, Chiusi e Volterra; la Bologna medioevale con la sua cinta muraria di selenite, delle torri gentilizie che le conferiscono il volto della città turrita, dell’invenzione dei portici, spazi privati di ampliamento delle costruzioni private ma con il pubblico diritto di passaggio; quella tra i secoli XIV e XVIII che vede la progressiva occupazione delle zone coltivate a orti, frutteti e vigneti con palazzi di pregevole fattura, la creazione di piazze e la tracciatura di nuove strade; lo sviluppo della città fuori dalle mura con la creazione della città giardino dell’area Murri agli inizi del Novecento; la valorizzazione e la tutela della collina negli anni più recenti.

    Santo Stefano è anche il quartiere dei grandi parchi urbani (i Giardini Margherita, la Montagnola, la Lunetta Gamberini, i parchi collinari), dei mercati e mercatini (la Piazzola, il Mercato di Mezzo, i mercatini rionali e quelli dei produttori), dei musei e delle grandi istituzioni culturali tra cui l’Università più antica del mondo, delle piazze per gli incontri e per gli eventi, piccoli o grandi che promuovono gli incontri tra le genti (residenti, studenti o i city users), dei più antichi spazi destinati alle attività sportive (lo Sferisterio o la sede del primo stadio della città allo Sterlino).

    Santo Stefano è storicamente anche il quartiere della socialità e della presa in carico delle persone meno fortunate, tanto da collocare qui la nascita delle prime forme di ciò che oggi viene chiamato welfare e previdenza. Nel centro storico sono presenti molte istituzioni (oggi divenute fondazioni) che nei secoli hanno preso in carico segmenti delle fragilità sociali: delle ragazze e dei ragazzi rimasti senza famiglia, dei non vedenti, dei sordomuti solo per citarne alcuni. La sede del Quartiere è situata nel Conservatorio delle putte del Baraccano, luogo in cui le orfane venivano ospitate fin dal 1528 per imparare a leggere, scrivere e far di conto, acquisendo al contempo le competenze per lavorare la seta prima e per ricamare i corredi poi e ottenendo una dote tale da permettere loro una vita serena.

    Grazie alle autrici e agli autori che hanno voluto raccontare del quartiere il cuore, i sentimenti e le passioni.

    Rosa M. Amorevole

    Presidente del Quartiere Santo Stefano

    Un Navile, cento città

    Il territorio del quartiere Navile, zona nord della città di Bologna, offre in questi anni uno spaccato importante delle trasformazioni sociali e urbane in atto.

    Un quartiere autentico, diviso in tre rioni principali (Lame, Bolognina, Corticella) che, dopo la deindustrializzazione cominciata negli anni Ottanta, ha cercato una nuova coesione sociale, non più attorno alla fabbrica, bensì attorno a una nuova economia della conoscenza, piccole attività produttive e individuando importanti centralità sociali. Le nostre aree verdi, i centri sociali/case di quartiere, i centri civici, alcuni musei importanti, i centri sportivi, l’area del Dlf per citare alcuni punti sui quali la convivenza dei cittadini, vecchi e nuovi, si rinnova ogni giorno. Un quartiere da sempre luogo di immigrazione, prima dalla nostra regione, poi dal Sud Italia, poi dal Sud del mondo. Oggi tutti questi elementi insieme misurano ogni giorno la convivenza con chi abita qui da sempre e chi vi abita da diverse generazioni. Un lavoro lento, a volte insito di conflitti, ma che mette in evidenza l’essere contemporaneamente la zona più giovane e più anziana della città. La speranza per il futuro associata alle solide radici.

    Navile è un luogo di memoria del Novecento, con la Bolognina prima zona di Bologna fuori dalle mura, il canale Navile archivio di ingegno e spina dorsale identitaria, la memoria del lavoro, la Resistenza e le ferite dello stragismo nel dopoguerra (Ustica, Due Agosto, Uno Bianca...).

    Luogo della memoria ma non di nostalgia, con una gran voglia di sentirsi una comunità moderna, multiculturale e collegata alle principali aree urbane europee. Il Navile della stazione ad Alta Velocità e del collegamento veloce con l’aeroporto risulta molto attrattivo per chi vuole abitare collegato al mondo ma inserito in una comunità viva e con tutti i servizi che servono.

    Il Navile anche come luogo di rinnovata partecipazione in città oltre che per pensare al futuro anche per affrontare i problemi e le sfide dell’oggi. Dal miglioramento della qualità ambientale, la lotta a fenomeni di illegalità che a volte mettono in secondo piano tutto ciò che cresce, le trasformazioni urbanistiche lente ma che stanno ridisegnando il nuovo spazio pubblico urbano.

    L’ex Mercato Ortofrutticolo, il Lazzaretto, l’ex Manifattura Tabacchi, la Cineteca al Parcheggio Giuriolo, la rigenerazione di via Creti e via della Liberazione, la nuova stazione Sfm Zanardi, tutti progetti pensati e avviati che saranno il nuovo orgoglio identitario dei cittadini del Navile che sotto sotto si sentono ancora delle Lame, della Bolognina o corticellesi...

    Tanta vita autentica di una nuova bolognesità che cerca anche di amare e prendersi cura dei luoghi vissuti nella quotidianità. Prendersi cura come cittadini attivi e come lavoro di comunità da sviluppare insieme all’amministrazione pubblica. Tanti spunti per l’arte, per la scrittura, per la comunicazione, per i misteri.

    Seguiteci con curiosità, vivete al Navile, fra odori vecchi e nuovi, bambini e bambine di tutte le provenienze che crescono insieme nelle nostre scuole, luoghi che si trasformano o luoghi che ancora rimangono incompiuti e misteriosi.

    Daniele Ara

    Presidente del Quartiere Navile

    Il Savena: torrente, quartiere

    Attraversamenti! Di luoghi, di vite, di memoria. Passo dopo passo, quello che contraddistingue ognuno di noi, che caratterizza ogni cittadino, anzi, ogni persona che ha percorso il nostro quartiere e lo ha reso ciò che oggi è: un caleidoscopio ricco di protagonismo civico, di fermento culturale, di impegno sociale, di creatività del tessuto urbano, di tradizione che ne hanno forgiato l’anima.

    Il Savena, torrente, quartiere. Una periferia al centro, che si lascia guidare dalle acque che hanno conosciuto storie lontane tra la via Emilia e la strada della Futa. Un ponte romano che non c’è più, mulini di cui sono rimaste ormai poche tracce, sorti lungo il canale a cui si è dato origine con l’edificazione della Chiusa di S. Ruffillo.

    Partendo da Monte Donato fino ad arrivare al Parco dei Cedri, costeggiando il lungo Savena ci si immerge in un’atmosfera magica. Il verde dei colli da conquistare, l’ambiente che ci circonda da assaporare con lunghe pedalate, da vivere in rilassata solitudine o in compagnia. Gli spazi attrezzati da godersi camminando mentre si sta già immaginando un progetto da proporre, un’idea da realizzare.

    Luoghi da visitare, storie da ricordare. Teatro di scioperi e boicottaggi da parte di braccianti e operai durante gli anni Quaranta, attività e organizzazioni partigiane. Resistenza, memoria condivisa, valori costituzionali, narrazione e ricordi che non devono mai essere offuscati. Lapidi lungo le strade e le piazze che raccontano le tragedie, il sacrificio umano, di donne e uomini, patrioti dispersi e caduti per la libertà che ancora oggi il quartiere respira. E la Stazione di S. Ruffillo è proprio lì a simboleggiare tutto questo. È uno dei tanti guardiani di questa porzione del territorio bolognese, dove avvenne l’eccidio nei primi mesi del 1945.

    La chiesa di S. Maria Annunziata di Fossolo, consacrata nel 1122 e di cui si può ragionevolmente dire essere stata la culla del cristianesimo bolognese. Non solo luogo di culto, ma monumento più antico del quartiere: un piccolo grande capolavoro.

    Senza dimenticare l’incantevole oratorio di Santa Croce a pochi metri dalla sede del Quartiere, la cui costruzione risale al 1791, che costituiva una pertinenza di una villa patrizia della stessa epoca, oggi Villa Riccitelli. L’oratorio è luogo dedicato a eventi artistici caratterizzati da una spiccata valenza culturale con l’obiettivo di valorizzare la piccola chiesa sconsacrata attraverso l’impegno comune di istituzioni e mondo associativo.

    E che dire di quell’autentico gioiello celato nella Villa Aldrovandi Mazzacorati ovvero il teatro inaugurato nel 1763 e ancora oggi visitabile grazie all’impegno volontario di cittadini appassionati. Ecco, il volontariato. Un immenso capitale umano e sociale che rappresenta la vera forza, il cuore pulsante, le tantissime esperienze che garantiscono la qualità della vita e il grado di civiltà che il quartiere ha sempre posto a disposizione dell’intera città. Un patrimonio intrecciato in un macramè di realtà associative, terzo settore, cittadinanza attiva ed economia civile tale da formare un sussidiario bene collettivo al servizio della comunità.

    Mentre il vento dei colli ti avvolge il viso quando passeggi, quando d’estate un po’ di afa ti coglie e senti il bisogno di rinfrancar lo spirito in un bar o in una gelateria, in un ristorante o in un pub. Tu sei lì che gusti o sorseggi non riuscendo a toglierti di dosso la bellezza di ciò che hai conosciuto, la ricchezza delle storie che hai ascoltato, i sorrisi che ti hanno accompagnato. E intanto il Savena scorre lento e porta con sé il passato, il presente e il futuro.

    Marzia Benassi

    Presidente del Quartiere Savena

    Una periferia vivace e plurale: se la scopri, te ne innamori

    Orgogliosamente di periferia. Una periferia vivace e solidale, plurale e innovativa certo non priva di contraddizioni e situazioni delicate, ma con molte eccellenze e potenzialità, che si sta trasformando per creare nuove centralità urbane e nuove opportunità.

    Porta d’accesso a Bologna da nord-est, il territorio di San Donato-San Vitale, che conta quasi 66.000 abitanti distribuiti in una superficie di 26 km quadrati, è un affascinante mosaico.

    Di territori, perché unisce la campagna a zone residenziali, centri direzionali e commerciali ad aree a forte presenza di edilizia pubblica, tenendo insieme diversi rioni storici ciascuno con tratti e caratteristiche peculiari. Di comunicazioni e di qualità della vita, perché comprende nevralgici nodi infrastrutturali stradali e ferroviari, ma anche pregevoli aree verdi e dotazioni di servizi di qualità. Di persone con culture e sensibilità differenti, complice anche il più alto numero di alloggi popolari della città, con le contraddizioni e le complessità che ne derivano ma anche con le potenzialità e le pratiche innovative di inclusione che si stanno consolidando. Un mosaico dai colori forti, un giacimento di risorse di cittadinanza che merita di essere scoperto e raccontato, in tutta la sua vivacità.

    Per conoscerlo meglio, si può partire dalla zona rurale (Calamosco, Quarto di Sopra, ma anche Scandellara-Terrapieno) con i suoi paesaggi pittoreschi, le cavedagne e i filari, i casolari, le ville antiche e le chiesette che custodiscono tesori d’arte.

    Poco più a sud, attraversando l’area in cui sorgono il Dipartimento di Scienze Agrarie, alcune strutture commerciali e la vasta area agroalimentare comprendente FICO e il CAAB, si attraversa lo Scalo merci ferroviario tra i più grandi d’Europa e si arriva in zona Roveri, la più importante area industriale e artigianale della città, dove accanto alle realtà produttive storiche stanno prendendo casa non solo nuove imprese, ma anche associazioni culturali, sportive e cooperative sociali.

    A est, l’area Croce del Biacco-Piazza dei Colori, caratterizzata dalla coesistenza di alloggi popolari, zone residenziali e strutture di accoglienza per persone con fragilità e richiedenti asilo, offre la rappresentazione plastica del confronto tra le differenze, accompagnato da un panorama di associazioni particolarmente attive e da continui investimenti per migliorare la qualità della vita: di recente sono stati attivati nuovi servizi educativi sociali, sanitari e di assistenza rivolti a tutti, dando un futuro a spazi che prima erano sfitti e opportunità nuove alle famiglie.

    Tornando verso ovest, il Pilastro, che si è liberato dalle etichette negative che gli erano state affibbiate all’indomani del terribile eccidio dei Carabinieri a opera della banda della Uno Bianca, ospita servizi pubblici molto apprezzati e due dei parchi più belli della città (il Pasolini e l’Arboreto), ma soprattutto, grazie a una capillare opera di riqualificazione, si avvia a diventare sempre di più un luogo di innovazione e rinascita, impreziosito da un tessuto associativo ricco e partecipativo.

    Avvicinandoci al centro, troviamo aree dove l’edilizia popolare o antiche costruzioni convivono con interi comparti edificati nel dopoguerra, insieme a complessi residenziali di pregio di origine più recente. A San Donnino si estende uno dei parchi più belli della città; la zona San Donato ha nella Piazza Spadolini la sua agorà, punto di ritrovo per persone di ogni età; al Fiera District del grande architetto giapponese Kenzo Tange hanno sede la Regione Emilia-Romagna, l’area fieristica, oltre a molte altre realtà produttive e istituzionali, mentre in Piazza della Costituzione si può trovare la copia esatta del Padiglione Esprit Nouveau di Le Corbusier; in San Vitale sorge l’area del Policlinico S. Orsola-Malpighi e presso l’ex-Stazione Veneta si stanno realizzando alloggi e servizi per studenti universitari.

    Una menzione particolare merita la Cirenaica, un affascinante rione costruito nei primi decenni del secolo scorso con stili architettonici differenti, viali alberati e suggestivi giardini e corti interne, dalla vivacità culturale sorprendente.

    San Donato-San Vitale ha solide radici antifasciste nei suoi luoghi e nella gran parte degli abitanti: ha conosciuto gli orrori della guerra e molti avvenimenti della Resistenza e ospitava stamperie clandestine e basi partigiane, come ad esempio in via Scandellara presso un casolare a ridosso della ferrovia. Strade, giardini, scuole e luoghi pubblici sono intitolati alla memoria di partigiani e civili eroi della Resistenza antifascista.

    Il nostro quartiere vede una considerevole presenza di persone provenienti da altre parti del mondo, ed è intenso il lavoro con le scuole e le realtà sociali per realizzare percorsi di inclusione nel pieno rispetto della legalità e delle regole di civile convivenza che partano fin dalla più giovane età. Perché la multiculturalità costituisca sempre più un punto di forza, non un motivo di divisione, e perché nessuno si senta escluso da una comunità al cui consolidamento tutti sono chiamati.

    I laboratori di urbanistica partecipata rivitalizzano intere zone strappandole al degrado; progettazioni culturali e sportive permettono il recupero di aree dismesse; la gestione condivisa di spazi pubblici; una solida tradizione di dialogo tra istituzioni, associazioni e cittadini; vengono potenziati i progetti educativi, il sostegno alle fasce

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