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Chi ci curerà: Appunti sul futuro della sanità pubblica
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E-book154 pagine1 ora

Chi ci curerà: Appunti sul futuro della sanità pubblica

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Info su questo ebook

Solo chi ha vissuto dall’interno l’evoluzione del nostro Servizio sanitario nazionale in buona parte dei suoi quattro decenni può conoscerne i punti deboli e suggerire quali sono le cure giuste per i suoi mali. Medici e infermieri che fuggono verso il privato o all’estero, camici bianchi ormai introvabili negli ospedali e sul territorio, liste d’attesa infinite, inaccettabili disuguaglianze nell’accesso alle cure, poca prevenzione. Che fare? Lo abbiamo chiesto ad alcune eccellenze della clinica per consegnare – a chi decide e a chi interessa – una piccola guida. Come affrontare la sfida di una popolazione che invecchia? Come formare le nuove professioni sanitarie che si affacciano dal futuro (già presente) di una sanità sempre più digitale e tecnologica? Dove trovare le risorse e come usarle? Come evitare che ci sia una sanità d’eccellenza per pochi privilegiati e cure di serie B per tutti gli altri? Dalla risposta a queste domande dipende il futuro del Paese. Dipendono la sua pace sociale e la vitalità della sua economia. Perché solo una popolazione protetta e in buona salute può continuare a cercare la sua felicità.

Articolo 32 della Costituzione La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
LinguaItaliano
Data di uscita3 mar 2023
ISBN9791254841143
Chi ci curerà: Appunti sul futuro della sanità pubblica

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    Anteprima del libro

    Chi ci curerà - Paolo Nucci

    Prefazione

    a cura di Paolo Nucci

    La vita è fatta di incontri, di confronti, di sollecitazioni e di emulazione. Quando si conoscono persone interessanti e generose si aprono porte aldilà delle quali non si sa proprio cosa ci sarà. Ecco perché, per prassi consolidata, se qualcuno mi incuriosisce difficilmente lo lascio scappare. Uso tutte le abilità del lungo corso e conquisto la sua fiducia. Così è successo con Rosanna Magnano, giornalista del Sole 24 Ore, che si è occupata per anni di sanità, argomento impegnativo per un giornalista che voglia dare un taglio documentale a quello che scrive. A lei in larga parte si deve l’intelligente cronaca e la composizione critica di questa impresa che mette sul tappeto punti di vista maturati da me e soprattutto dai colleghi che hanno voluto dedicare del tempo per aiutarci a capire chi si farà carico della nostra salute in un periodo di magre risorse e pochi artigiani della medicina.

    A chi abbiamo voluto chiedere? A tre persone che si sono contraddistinte per una grande misura e una dedizione non comuni in questo biennio che ha cambiato quasi tutto quello che davamo per scontato in tema di salute della nazione.

    Sono maturato al San Raffele di Milano, come Maria Cristina Messa negli anni Ottanta e ne ho condiviso la visione davvero rivoluzionaria. Entrambi, venendo fuori da quella fucina di entusiasmo innovativo, abbiamo colto il messaggio che non c’è cura se non ci sono ricerca e formazione. A lei, già Rettore, ruolo che certifica il consenso che gli universitari difficilmente accordano senza un vaglio attento delle qualità, è capitato di fare il ministro dell’Università di uno dei governi più fattivi e illuminati del secolo. Non so dare giudizi sul suo operato, ma, se questo conta, ha lasciato una memoria di rispetto e riconoscenza da parte di tutti quelli che hanno condiviso questa esperienza.

    Ho collaborato occasionalmente con l’area pediatrica del Mario Negri, una delle istituzioni più accreditate nell’ambito della ricerca farmacologica mondiale e in quell’occasione ho avuto contatti con Silvio Garattini prima e poi con Giuseppe Remuzzi. Due divulgatori rispettatissimi e fari etici in un mondo sovente avvolto da una nebbia artificiosa e ottundente. A Remuzzi ho chiesto di scrivere per me la prefazione di un mio libro [Perché (non) fare il medico, edito da Piemme] quasi autobiografico. Come è sua abitudine, nessuna lusinga neanche in quel caso e con la stessa rude franchezza ha risposto alle nostre questioni, condividendo molti dei suoi scritti politici e della sua visione affinata dagli anni di esperienza sul campo.

    Fabrizio Starace vivacissimo e produttivo neuropsichiatra, mi è stato presentato da Rosanna ed è stato un piacere conversare con lui perché mi ha aperto un mondo che noi clinici spesso non conosciamo: quello della organizzazione e gestione del sistema di cura per la salute mentale. Un’energia da neolaureato coniugata a una straordinaria capacità di leggere il futuro gli hanno consentito anche un coinvolgimento politico di primo piano in un ambito che tocca moralmente ognuno di noi e che spesso ignoriamo facendo pagare costi enormi alla società.

    Ho imparato molto scrivendo e rileggendo questo libro e la speranza è che qualcuno ci ascolti dopo averci letto.

    Prefazione

    a cura di Rosanna Magnano

    Universalità, uguaglianza ed equità delle cure sono concetti di destra o di sinistra? La salute della popolazione italiana nella sua interezza è una risorsa o un costo ormai insostenibile? Il nostro Servizio sanitario nazionale, con le sue liste d’attesa mostruose e le sue mille imperfezioni, con le eccellenze che il mondo ci invidia, con un pediatra per ogni bambino, anche per il figlio di immigrati irregolari, con un pronto soccorso che salva la vita a chiunque si presenti a prescindere dalla dichiarazione dei redditi, dalla nazionalità e dalla fedina penale, che non controlla se una polizza assicurativa copre le spese del paziente prima di disporre un intervento. Questa cosa incredibile che l’Italia si ritrova… va riformata, cambiata, buttata via, sostituita da un sistema più selettivo, per censo, per pochi, per chi può? Rispondere a queste domande significa avere una visione sul futuro del nostro Paese. Un Paese che oltretutto invecchia più velocemente di altri. E in queste pagine un oculista tra i migliori, che per 37 anni ha prestato la sua opera nel sistema delle cure pubbliche e una giornalista che si occupa di sanità da professionista dell’informazione vogliono provare a raccogliere le idee. Porsi alcune domande cruciali, focalizzare proposte e dare la parola ad altri tre medici e ricercatori, eccellenze della sanità nazionale, che hanno a cuore il Paese e la salute dei propri concittadini. Con le cicatrici ancora fresche di un post-pandemia. Mentre un nuovo governo, l’esecutivo Meloni, il primo in Italia con una donna premier, muove i suoi passi. Mentre una guerra barbara sconvolge l’Europa. E il cambiamento climatico esplode con evidenza mai vista, anche alle finora tranquille latitudini mediterranee. Con lo spettro di una recessione globale che incombe sui mercati e le famiglie che si preparano a stringere sempre di più la cinghia della borsa, quando una borsa c’è. Ci passeremo la parola, ci saranno domande e risposte. Come in una trasmissione radiofonica in cui il microfono è acceso e gli interlocutori esprimono il proprio pensiero per consegnarlo all’ascolto del pubblico. Brevi approfondimenti chiariranno il quadro di alcuni fenomeni. E poi se ne discuterà. L’invito è al Paese. A riflettere su quello che si dà per scontato ogni giorno, la nostra salute, almeno finché un problema, un incidente o una malattia non la riportano al primo posto. E a pensare, con la mente e con l’amore, di patria e non solo, alla sanità pubblica – quella che i contribuenti pagano versando le tasse (chi le paga) e i ticket di compartecipazione – che troppo spesso si tende a disprezzare. Da tutto questo nasce la domanda fondamentale, che è anche il titolo di questa pubblicazione: Chi ci curerà?

    Biografie

    Ecco chi sono i nostri esperti

    Maria Cristina Messa è stata ministra dell’Università e della Ricerca nel governo Draghi. Laureata in Medicina e Chirurgia all’Università di Milano, è specializzata in Medicina Nucleare. Dopo aver studiato per un periodo all’estero, negli Stati Uniti e poi in Gran Bretagna, è tornata a Milano. Qui ha lavorato come ricercatrice all’Istituto San Raffaele di Milano, per poi diventare professore associato all’Università di Milano Bicocca nel 2001, e ordinario nel 2007. È stata rettrice (la prima donna) dell’Università Bicocca di Milano dal 2013 al 2019. Nel luglio 2013 è stata nominata dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca delegata italiana nel programma quadro dell’Unione europea per la Ricerca e l’Innovazione Horizon 2020, con delega alla Ricerca e alle Infrastrutture. Dal 2011 a settembre 2015, è stata vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), la più grande struttura pubblica di ricerca in Italia.

    Giuseppe Remuzzi si è laureato in Medicina e Chirurgia a Pavia nel 1974 e si è specializzato presso l’Università di Milano in Ematologia Clinica e di Laboratorio e in Nefrologia Medica. Dal 1996 al 2013 ha ricoperto l’incarico di direttore del Dipartimento Pubblico-Privato di Immunologia e Clinica dei Trapianti di Organo (collaborazione tra Ospedali Riuniti di Bergamo e Istituto Mario Negri), dal 2011 al 2015, direttore del Dipartimento di Medicina e dal 1999 al 2018 è stato direttore dell’U.O. di Nefrologia e Dialisi dell’Asst Giovanni XXIII di Bergamo. A giugno 2015 è stato nominato professore di Nefrologia per chiara fama presso l’Università Statale di Milano. Dal 2016 è componente della Consulta Tecnica Permanente per i Trapianti e della Commissione Ricerca e Innovazione del ministero della Salute (2014) e da febbraio 2019 è membro del Consiglio Superiore di Sanità, dove ricopre il ruolo di presidente della Sezione V. Ha affiancato al lavoro clinico in ospedale un’intensa attività didattica e di ricerca. Da quando l’Istituto Mario Negri ha aperto la sua sede a Bergamo, nel 1984, il Professor Remuzzi ha coordinato tutte le attività di ricerca della sede di Bergamo dell’Istituto e dal 1992 del Centro di Ricerche Cliniche per le Malattie Rare Aldo e Cele Daccò di Ranica (BG). Da luglio 2018 ricopre il ruolo di direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. Dal 2019 è vicepresidente dell’Italian Institute for Planetary Health (Iiph). È l’unico italiano a essere membro del Comitato di redazione delle riviste The Lancet e New England Journal of Medicine. È autore di più di 1.600 pubblicazioni su riviste internazionali e di 24 libri, è editorialista del Corriere della Sera.

    Fabrizio Starace è direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’Ausl di Modena, professore di Psichiatria Sociale presso Unimore, e presidente della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica. Dopo lunga esperienza maturata presso istituti di ricerca nazionali e internazionali, tra cui l’Organizzazione mondiale della sanità di Ginevra e il Royal Free Hospital di Londra, ha partecipato in Italia alla concettualizzazione e applicazione del Budget di Salute. In Emilia Romagna coordina il programma regionale dedicato agli esordi psicotici. Dal 2019 è componente del Consiglio superiore di sanità. Nel 2020 è stato chiamato a far parte del Comitato di esperti in materia economica e sociale della Presidenza del Consiglio. Dal 2021 coordina il Tavolo tecnico ministeriale per la Salute mentale. Nel 2022 è stato eletto alla presidenza della Sezione III del Consiglio superiore di sanità. È autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali e internazionali (H-Index = 25), di monografie tematiche, di articoli su riviste e giornali specializzati.

    Capitolo 1

    Ssn nella tempesta, come trovare un porto sicuro

    Il punto con Paolo Nucci

    Magnano

    Incominciamo come si deve. Dal «C’era una volta, in un paese lontano lontano (nel tempo)»… Professor Nucci l’alba dell’Italia unita non coincide esattamente con la nascita di una vera sanità pubblica. Ma da lì è partito un lungo processo che dall’assistenza gratuita delle opere pie e dai primi ospedali per soldati è approdato al nostro attuale Servizio sanitario. Come siamo arrivati fin qui?

    Nucci

    Con il fascismo partono le prime mutue per i lavoratori, che appartenevano a determinate corporazioni. Ma chi era povero era ancora escluso. Bisogna aspettare l’articolo 32 della Costituzione, nel 1948, perché la salute sia considerata un diritto fondamentale dell’individuo e della collettività così come le cure

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