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Master's narratives in tourism: Rappresentazioni del turismo culturale e creativo
Master's narratives in tourism: Rappresentazioni del turismo culturale e creativo
Master's narratives in tourism: Rappresentazioni del turismo culturale e creativo
E-book546 pagine7 ore

Master's narratives in tourism: Rappresentazioni del turismo culturale e creativo

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Info su questo ebook

Master’s Narratives in Tourism osserva con uno sguardo globale gli sviluppi del turismo da varie angolazioni, che siano mental landscapes, riferimenti identitari e culturali, aspetti del capitale museale o temi legati alla difesa tanto del patrimonio artistico quanto del viaggiatore. Esperti accademici e specialisti del settore condensano il loro sapere per spiegare come cambia la percezione turistica e come si evolve nella cultura occidentale il senso del viaggio. Il volume con contributi in lingua inglese e in lingua italiana, si rivolge sia al mondo universitario sia a tutti coloro che siano interessati al cultural heritage e all’ambito sociologico, culturale, linguistico e storico del turismo.
Con saggi di: Cinzia Pierantonelli, Barbara Antonucci, Giuli Liebman Parrinello, Mario Panizza, Francesca Cantù, Tamara Rátz, Maria Lucia Sancassano, June Di Schino, Claudio Bocci, Alfredo Morrone, Marco Provvidera, Federico Lax, Pietro Alberto Lucchetti, Dorit Kluge, Lucia Cataldo, Pietro Tamburini, Marta Paraventi, Antonella Micaletti, Roberto Vecchiarelli, Edi Castellani, Elisabeth Dann, Graham Dann, Raffaella Leproni, Fabio Luppi, Renzo Mocini.
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2017
ISBN9788878536340
Master's narratives in tourism: Rappresentazioni del turismo culturale e creativo

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    Anteprima del libro

    Master's narratives in tourism - a cura di Cinzia Pierantonelli

    a cura di Cinzia Pierantonelli

    Master's Narratives in tourism

    Rappresentazioni del turismo culturale e creativo

    MASTER’S NARRATIVES

    IN TOURISM

    Rappresentazioni del

    turismo culturale e creativo

    a cura di

    Cinzia Pierantonelli

    isbn: 978-88-7853-766-8

    isbn ebook: 978-88-7853-632-6

    In copertina: Stoccolma, 2010, Opera pittorica di Mario Panizza ©

    Tutte le immagini a corredo dei singoli saggi sono a cura dei rispettivi autori. La casa editrice rimane a disposizione di quanti avessero comunque a vantare ragioni in proposito.

    Il logo de IL MECC è stato realizzato da Martina Angelelli, Sara Cardarelli,

    Alexis Ciampechini, Giammarco Coletta, Cristian Perozzi.

    Edizioni SETTE CITTÀ

    Via Mazzini 87 - 01100 Viterbo

    info@settecitta.eu

    Ebook realizzato da Fabiana Ceccariglia per le Edizioni Sette Città.

    ISBN: 978-88-7853-632-6

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Dedica

    Open skies per il turismo culturale. Introduzione al volume

    Il Master Linguaggi del Turismo e Comunicazione Interculturale guarda al futuro. Per una didattica del turismo culturale, tra continuità e innovazione

    Festschrift

    I. Il turismo tra storia, identità culturali e sviluppi urbanistici

    Turismo e curiosità metropolitane: l’eccezionale storytelling del linguaggio urbanistico

    Lima barocca, metropoli dell’Estremo Occidente

    Following the Footsteps of The Paul Street Boys Literary heritage and tourism in Budapest

    Berlino senza Adlon. La vacanza nella DDR

    O che bel Castello... Berlino la città condannata ad un costante divenire

    Invito alle arti del banchetto rinascimentale, un viaggio d’eccezione

    L’impresa culturale per una nuova qualità dell’offerta turistica

    At the crossroads of culture and tourism in Italy

    II. Il patrimonio da difendere

    Tourism and the protection of Italy’s Cultural Heritage. Cities of art and historic centres: the vexata quaestio of the compatibility of tourism’s needs and the protection of Italy’s Cultural Heritage

    International Terrorism: The Quest for a New Security Paradigm. Reflections on the Issues-Attention Cycle and National Security

    Gli impatti della Brexit sul turismo nel Regno Unito

    Nuovi strumenti legislativi e informatici per il patrimonio culturale italiano

    III. Comunicazione interculturale del patrimonio museale e valorizzazione del territorio

    Come nasce la guida turistica moderna: l’influsso della critica d’arte sulle descrizioni delle aree urbane

    Museo partecipato e turismo culturale: prospettive e proposte per l’interpretazione del patrimonio

    Un volano per la promozione turistica della Tuscia: il sistema museale del Lago di Bolsena

    The Genius of Marche. La cultura come cluster turistico: il caso Marche

    Walkscape. Camminare per conoscere il territorio

    Gioco, teatro e turismo culturale per l’interpretazione del patrimonio: un progetto di Educazione al Patrimonio a Treia (MC)

    IV. Mental Landscapes: linguaggi del turismo e della cultura

    Non vedenti e non udenti in sightseeing: la case history ovvero le plurime esperienze turistiche di una routard diversamente abile

    To the Godzone. A linguistic adventure

    Westward Oh! The Dead, Ryanair e il turismo alla moda

    Captivating Cities. A linguistic journey into some of Italy’s richest urban treasure troves

    Appendice

    Note biografiche degli autori

    Considerazioni di un intruso

    Elenco delle principali pubblicazioni di Marinella Rocca Longo

    Ringraziamenti

    Dedica

    in onore della professoressa Marinella Rocca Longo,

    ideatrice del "Master in Linguaggi del Turismo e

    Comunicazione Interculturale, Università degli studi Roma Tre"

    Open skies per il turismo culturale. Introduzione al volume

    Cinzia Pierantonelli

    Nel lontano 2003 Marinella Rocca Longo ebbe la vision di creare una corsia preferenziale a carattere professionale in ambito turistico per neolaureati in lingue straniere moderne. Non poche furono allora le perplessità per tali studi ancora lontani – almeno in Italia – dalle Università. Il Master di primo livello in Linguaggi del Turismo e Comunicazione Interculturale creato non a caso nel Dipartimento di Letterature comparate, oggi di Lingue e Letterature Straniere Moderne, si prestava ad una visione della cultura come viaggio verso il diverso, come invasione di altri campi di studio, anche come naturale continuità al percorso di studi umanistici di primo livello. Il nuovo corso ebbe fin da subito successo poiché riusciva a coniugare il sapere teorico con un solido know how , specifico proprio della funzione professionalizzante, come da linee guida dei master universitari. Sebbene il focus della didattica fossero le terminologie settoriali in diverse lingue straniere moderne nonché gli aspetti culturali rivolti a storia, letteratura e arte, un altro fattore fondante del programma del Master era rappresentato dagli interventi di professionisti del settore turistico e da esercitazioni pratiche e tirocini. Proprio tale ottica tendenzialmente volta alla sinergia tra realtà accademica e mondo del lavoro costituiva l’aspetto innovativo dell’approccio didattico del Master.

    Sono passati 14 anni da quando il Turismo ha aperto i suoi battenti nell’Università degli Studi Roma Tre senza mai chiuderli neppure per un anno accademico, neppure nei momenti (come ad esempio nel 2008) in cui il turismo, un settore produttivo così controverso e soggetto – più di qualsiasi altro comparto – agli andamenti geo-politici ed economici, era in fase di contrazione e offriva poche prospettive occupazionali.

    Nel complesso ambito del turismo riferimenti e coordinate cambiano rapidamente incrinando prassi consolidate per cui il sistema è soggetto a costanti trasformazioni. Agli esordi del cosiddetto turismo di massa nel secondo dopoguerra, una prima cesura si ebbe agli inizi degli anni Ottanta con l’avvento dei programmi informatizzati sviluppati da linee aeree e altri settori del comparto. Velocità era il nuovo parametro legato al viaggio: prenotazioni e comunicazioni in tempo reale da un lato, distanze abbreviate verso la meta della vacanza grazie al trasporto aereo accessibile non più a pochi; qui ricordiamo il significativo sviluppo del trasporto aereo charter in Europa, modello di ispirazione del sistema aereo low cost, connesso ai pacchetti di viaggio Inclusive Tours.

    Alla villeggiatura, leisure stanziale già in voga in epoca romana con il rusticari, ovvero un trasferimento in campagna per un tempo lungo [1] , a cui Goldoni nel 1761 intitolava la cosidetta Trilogia della villegiatura, si sostituiva progressivamente un nuovo concetto di soggiorno breve magari in luoghi lontani con motivazioni di viaggio più articolate. L’ENIT (Ente Nazionale Italiano per il Turismo, dal 2005 Agenzia Nazionale del Turismo), nato nel 1919 come caposaldo della promozione del Bel Paese, funge da cassa di risonanza sulla scena europea e intercontinentale. Il suo ruolo si rafforza con il miracolo economico andando a costituire il perno organizzativo a sostegno delle attività turistiche diventate di massa. Non intaccava, però, in modo incisivo quel sistema parcellizzato di piccole imprese scevre di una vera e propria visione olistica [2] . L’Italia tuttavia traeva vantaggio dalla sua rendita di posizione continuando a primeggiare sulla scena internazionale, più per il trend insito nel turismo di massa che non per veri e propri meriti innovativi o per aver avviato quelle politiche di sviluppo basate anche sulle sinergie tra pubblico e privato. Del resto il privato restava ancorato a modalità di lavoro di tipo artigianale, costituite per lo più da piccole ed anche piccolissime imprese, miriadi di strutture localizzate e poco propense al confronto internazionale: si pensi alle innumerevoli pensioncine sulla costa adriatica o alle numerose agenzie di viaggio a conduzione familiare, talvolta guidate più da passione che da managerialità.

    Una seconda importante cesura si verificò con gli open skies [3] , i primi trattati di Schengen, la Rivoluzione di velluto e, in seguito, l’introduzione dell’Euro. Sancita così l’era della globalizzazione anche accelerata dall’uso di Internet a scopi civili, un vento nuovo abbatteva muri e confini, avvicinava paesi e città, conformava merci e valori ma, soprattutto, apriva nuovi mercati. Il complesso settore, nonostante milioni di occupati ed alti fatturati, a causa forse della sua frastagliata filiera produttiva in cui trasporti, alberghi e multiformi sistemi infrastrutturali adibiti al turismo si relazionavano tra loro senza vere reti d’impresa, rimaneva tuttavia un ramo marginale dello sviluppo economico italiano. Caduta la Cortina di ferro, tutto l’Est emergeva manifestandosi nei suoi intenti capitalistici ed inserendosi a pieno titolo nella concorrenza in un panorama in via di deregolamentazione in cui aumentava inesorabile il gap tra produzione, competenze e profili professionali strutturati. Scarseggiavano programmazioni e pianificazioni long-term, mentre il processo basato sulle sinergie tra stakeholders e realtà preposte all’amministrazione del territorio era ancora in divenire.

    La terza più attuale cesura di quella che è ormai divenuta un’industria matura e particolarmente resiliente, con una previsione di 1,8 miliardi di flussi turistici internazionali nel 2030, è avvenuta grazie anche alla più ampia accessibilità al web [4] . Il trend di crescita dei fruitori di Internet in costante aumento porta a termine quella democratizzazione del viaggio iniziata negli anni Settanta con i wide-body aircrafts, gli aerei a larga fusoliera e con l’introduzione del turismo low cost. L’ information sharing nonostante il digital divide, modifica consistentemente il modo di vivere il viaggio e la vacanza: il sistema turismo si avvale dell’ e-commerce e dei prosumers [5] sconvolgendo le coordinate che avevano regolato il suo status commerciale con conseguenze importanti per il mercato del lavoro.

    Nel contesto universitario il Processo di Bologna prendendo atto delle trasformazioni globali si interroga, anche alla luce delle trasformazioni geo-politiche dell’area europea, sulle nuove modalità di interpretazione degli sviluppi economici e sociali per declinarli in nuovi curricula universitari dal valore europeo. Viene introdotto lo scambio di best practices e si annunciano raccomandazioni intente a cambiare focus e normative accademiche. In quella nuova ottica il turismo, anche fenomeno giunto ad un’espansione sorprendente con i suoi circa 700 milioni di turisti internazionali, giunge nelle aule universitarie ormai a pieno titolo presentandosi come fenomeno multifaceted, perciò, particolarmente prestato all’interdisciplinarità dato che «The traditional apprenticeship and vocational programs could no longer fulfil the needs of the industry, and higher educational institutions, in recognition of this need, began to offer programs with curricula based on social science and management principles» [6] .

    Con il successo delle low cost airlines sono aumentati i voli point-to-point e quindi le visite città-città dando vita a quel trend del turismo short-haul e maggiormente di urban tourism. Possiamo parlare di turismo culturale in genere, ma avendo assistito ad un imponente aumento della fruizione culturale prodotta nelle città, il fenomeno diventa, infatti, di urban tourism. Se è vero che le infrastrutture urbane e che, come sostengono Judd e Fainstein, i servizi pensati per l’accoglienza e al contempo utilizzati anche dalla cittadinanza o viceversa si moltiplicano [7] , allora si può dire che il prodotto-città [8] diventa un prodotto- leisure e, quindi, il turismo contemporaneo modella le forme in cui la città cresce, con essa le sue architetture, maggiormente rispetto ad ogni altro comparto economico [9] . Non abbiamo forse assistito a forme varie di gentrification o di rigenerazione dei waterfronts o di ristrutturazione dell’offerta culturale che fosse museale o archeologica, o alla creazione di parchi a tema a carattere culturale? Oppure a nuove forme compartecipate a livello locale pubblico/privato come ad esempio i distretti culturali evoluti [10] ? Non si sono sviluppate a macchia d’olio forme di cultura accessibile e delocalizzata, come nel caso del propagarsi dei festival culturali, che oggi occupano anche aree periferiche e non solo metropolitane, o spazi aperti, eventualmente spazi minori in cui si muovono anche molte start up, dedicate alle industrie culturali e creative tese ad un’offerta partecipativa della cultura nelle sue innumerevoli declinazioni?

    Certamente la cultura [11] e le industrie creative e culturali [12] rappresentano nel Terzo Millennio un aspetto determinante dello sviluppo economico nazionale, di quei paesi maggiormente industrializzati che si evolvono anche in funzione dell’espandersi della domanda turistica.

    Come testimonia il 13° Rapporto Annuale Federculture 2017 [13] incentrato sulle dinamiche culturali nel paese Italia, negli ultimi anni sono stati raggiunti traguardi significativi con conseguenti inversioni di tendenza: la cultura oggi rappresenta un’importante voce della crescita economica, attraverso di essa si innescano processi di integrazione sociale e, quindi, di internazionalizzazione. Inoltre la cultura può costituire – non mancano gli esempi – un binomio efficace con lo sviluppo turistico. Del resto diventare una capitale della cultura europea come sarà Matera nel 2019 costituisce un volano per l’economia della città e del territorio in genere, così come abbinare le potenzialità di un museo rinnovato nella comunicazione dei contenuti grazie alle nuove tecnologie ed alla dinamicità dei social media. Al terzo posto in Italia da un punto di vista occupazionale, le innumerevoli industrie culturali creative non solo sviluppano l’indotto per il turismo culturale, bensì contribuiscono a generare una crescita economica arricchita da un valore aggiunto qualificabile a livello sociale.

    è impossibile disgiungere il fenomeno del viaggio da quello della cultura fin dai tempi in cui condotti dai Mirabilia Urbis si visitavano con la curiosità di chi voleva apprendere e conoscere i centri, cuori pulsanti delle dinamiche intellettuali e artistiche, così come altri luoghi più periferici di egual valore estetico. Ai nostri tempi passando per il Grand Tour, non ammissibile non menzionarlo anche perché ha visto un’ampia e variegata rivisitazione sia in termini di ricerca scientifica sia come spunto di programmazioni turistiche, si assiste ad un rinnovato interesse per la cultura, incentivato ancor di più dall’accessibilità della meta in cui essa si trova. La cultura è un patrimonio materiale e immateriale su cui si gioca la crescita dell’umanità.

    Il volume è articolato in quattro sezioni. La prima intitolata Il turismo tra storia, identità culturali e sviluppi urbanistici dedica un’ampia riflessione ai rapporti tra memoria storica, architettura, arte, letteratura, arte culinaria e le loro innumerevoli declinazioni in termini turistici o in quanto elementi essenziali delle culture oggetto di curiosità turistica: ad esempio la rivisitazione della città partendo dal suo suolo per indagare i diversi approcci artistici di immagini della città che comunica dal basso, persino dai suoi tombini; come pure la storia di un’importante città decentrata nell’estremo occidente sudamericano che rovescia il nostro cronico eurocentrismo riportandoci a narrative parallele, quale importante testimonianza del passato. Anche forme di sviluppo urbano tese alla costruzione di nuovi ambiti turistici legati alla sorprendente espansione di presenze in una città come Berlino o ad una città che vuole rianimarsi come Budapest, sono temi affrontati in questa sessione nella quale non manca, tuttavia, un cenno alle arti culinarie così come venivano presentate nelle opulenti corti del passato. Quest’aspetto ci rimanda alla frenetica attività eno-gastronomica di oggi, che ferve in ogni dove: il cibo come scambio di cultura e il cibo come forma di comunicazione soprattutto turistica. Il cibo è divenuto – nella cultura occidentale – parte del patrimonio materiale ed immateriale sul quale si fondano anche gli sviluppi di piccoli centri, ricordiamo le sagre in passato unicamente aggregante sociale delle singole comunità (come ad esempio la festa del raccolto), oggi divenute un veicolo di diffusione delle tradizioni popolari, quindi delle identità locali, eventi in grado di veicolare contenuti culturali che coinvolgono anche il turista. Esse, sebbene già attive all’interno di reti sociali, oggi vedono un forte potenziamento attraverso i social media.

    Le tre T ( technology, talent and tolerance) di cui parlava Richard Florida agli inizi del terzo millennio [14] hanno aperto un vasto dibattito sugli sviluppi urbani con implicazioni di notevole portata anche in campo turistico: non sono più le risorse umane o naturali a fare la differenza bensì le forze creative quali attrattori e moltiplicatori di capitali. La forza propulsiva della classe creativa genera progresso producendo imprese culturali le quali sono impegnate a stabilire un rapporto con istituzioni e pluralità di soggetti privati a livello internazionale, perché questa classe, ovvero la nuova gentry che oggi popola le più importanti città del mondo industrializzato, si muove in una dimensione globale. Partendo dal presupposto che alcune aree abbiano sviluppato un alto contenuto di innovazioni e tecnologie, un alto potenziale creativo in termini di risorse umane e forme varie di tolleranza data dalla capacità di scambio interculturale, si determinano le condizioni ideali per lo sviluppo. Che le risorse e le iniziative culturali e creative siano numerose è dimostrato dai dati sulla ricezione della cultura con un’incidenza della spesa totale degli italiani in progressivo aumento negli ultimi 10 anni in cultura e ricreazione (+6,7% nel 2015) [15] , nel contributo offerto da Federculture si da conto della qualità delle offerte facendo emergere quelle eccellenze nel nostro paese caratterizzate da una gestione imprenditiva. La sessione si conclude con la fermata al crocevia di cultura e turismo in Italia: 53 siti UNESCO specificatamente culturali, ossia al primo posto del patrimonio culturale mondiale totale; un tale peso della cultura non può essere ignorato, infatti, l’analisi indaga lo state-of-the-art della dimensione italiana e dei progressi che si stanno realizzando affinché il turismo culturale non sia figlio di un dio minore. L’auspicio è quello di una maggiore corrispondenza tra mondo accademico e governance del turismo.

    Nel panorama così multifaceted del turismo non poteva essere tralasciata la sessione intitolata Il patrimonio da difendere dedicata ad urgenti questioni che affliggono il turismo odierno, questioni di carattere legale ed amministrativo dedicate alla preservazione del patrimonio culturale e non solo. Come si concilia un’adeguata conservazione del patrimonio artistico nazionale con le esigenze esternate dal turismo di massa, da un tipo di turismo così mutevole ed esigente? È la vexata questio che affligge gli esperti i quali a loro volta devono far convergere da un lato le urgenze dall’altro le politiche che si giocano tra stato, regioni e municipalità. Le minacce in senso più lato per lo sviluppo turistico, tuttavia, non sono poche: dai cambiamenti climatici alla scarsità delle risorse al dramma dell’immigrazione a quello della rapida diffusione di epidemie varie. Il turismo ne viene afflitto. Negli ultimi anni numerosi attacchi terroristici hanno riguardato città dell’Europa occidentale, avvenimenti gravi che, purtroppo, influenzano fortemente gli andamenti turistici. Alcuni Stati stanno elaborando un quadro normativo che garantisca sistemi di maggiore sicurezza e contrasti le nuove tipologie di terrorismo. Gli andamenti relativi agli equilibri nazionali o alle relazioni intereuropee e altri temi sempre di tono politico, come ad esempio la ricaduta di scelte della macro-politica sull’economia del turismo, sono una cartina al tornasole per il successo o meno del settore.

    La cifra culturale e turistica doveva assolutamente declinarsi in un’intera sezione Comunicazione interculturale del patrimonio museale e valorizzazione del territorio dedicata alla museologia, alle innovazioni realizzate in questo settore, pura anima dello sviluppo turistico e culturale, accompagnate da una concreta casistica in cui si delineano le opportunità messe in campo dalle Regioni, ad esempio le Marche, assolutamente innovative e molto ricettive nel promuovere le attività turistico-culturali, come pure i nuovi tools che animano forme di turismo riscoperte o re-interpretate, dallo slow tourism al walkscape, alle sperimentazioni sull’educazione al patrimonio, idee per creare e rinnovare l’offerta culturale e turistica e renderla partecipativa in modo da sviluppare nuove forme di turismo creativo che al momento sono molto attuali. Parte saliente della sessione è dedicata al concetto di heritage, nella sua accezione di eredità culturale e nuovo spazio di forme innovative di comunicazione del patrimonio che vanno dalla multimedialità applicata alla museologia allo storytelling come concetto delle narrative museali sia tradizionali sia digitali. I case studies presentati in questa parte del volume rimandano ad attività sviluppate partendo dalla considerazione per cui si crea una relazione sempre più stretta tra museo, territorio e paesaggio, si rinnova, quindi, la modalità di fruizione della cultura nel necessario tentativo di integrare i contenuti interni con quelli esterni al museo stesso, in un processo di apertura ovvero di democratizzazione della cultura [16] . Uno studio incentrato su Parigi e Dresda relativo ai reciproci influssi tra critica d’arte e guide turistiche apre una visuale sulle contaminazioni culturali che nel secolo XVIII hanno portato alla creazione di un genere, oggi notevolmente ampliatosi con la partecipazione attiva e virale del turista stesso: se nel passato si scrivevano resoconti di viaggio sotto forma epistolare, lettere pensate e redatte in realtà per letture collettive, oggi si pubblica il proprio diario di viaggio lanciandolo in quel vuoto virtuale forse anche ignari di quei circa tre miliardi di potenziali lettori! In effetti il turismo si riflette sui social media con un effetto moltiplicatore quanto quello del passaparola.

    La quarta ed ultima sessione Mental Landscapes: linguaggi del turismo e della cultura affronta i temi delle mappature linguistiche proprie del turismo,ovvero si concentra sulla lingua e sui linguaggi utilizzati nel comparto a vari scopi. La sezione si apre con un toccante resoconto di viaggio, sarebbe meglio dire di peregrinazioni in 80 paesi del mondo, vissuto da una non vedente, ipoudente, tuttavia, routard incallita. Ci preme particolarmente questo contributo, molto valido sul piano scientifico, in quanto il Master ha lavorato a lungo su programmi dedicati al turismo e alla disabilità nonché al turismo sociale attraverso progetti Erasmus svolti in collaborazione con molte università europee. I temi a latere forse delle questioni più glamour di altre forme di turismo sono più spinosi da affrontare però necessari anche visto il progressivo aumento delle aspettative di vita e di una democratizzazione del viaggio che deve essere viaggio inclusivo. La lingua poi si trasla in avventure lontane nello spazio atterrando in Nuova Zelanda o nella più vicina, molto ravvicinata oggi grazie a Ryanair, Dublino; questi contributi non solo ci riconducono all’importanza della lingua inglese come lingua franca e must comunicativo nel settore turistico (non a caso molti dei contributi in questo volume sono stati scritti in questa lingua), bensì anche a disquisizioni più squisitamente linguistiche ovvero di identità culturale. Poiché nell’indagine della lingua si scoprono molti tesori, nella sessione si ricerca in merito all’ appeal delle città e dei loro linguaggi, ovviamente quei linguaggi con cui attraverso un viaggio linguistico esse stesse si rappresentano.

    Come si evince dai contributi di questo volume, il turismo, la cultura e le industrie creative sono settori ad alta crescita, generano massicci scambi internazionali sviluppando una forte capacità occupazionale sempre più qualificata. Per un settore estremamente fluido e dinamico come quello del comparto turistico, elasticità e flessibilità dei sistemi operativi unitamente alla partecipazione pubblico/privato rappresentano la sfida del futuro, per tale motivo il ruolo delle università è centrale e si gioca sul piano della qualità, la quale implica in primis l’adeguamento dei curricula volti ad una preparazione professionale in grado di competere con la concorrenza, e sul piano dell’acquisizione ed elaborazione di specifiche competenze atte a creare un ponte tra mondo accademico e mondo del lavoro. Una volta affrontato il tema dell’interdisciplinarità si dovrà guardare alle competenze professionalizzanti al fine di riconoscere una de facto trasversalità disciplinare, importante sarebbe «ridisegnare il rapporto fra le discipline umanistiche e le scienze sociali ed economiche» [17] .

    Nel 2003 i Tourism Studies sono entrati nell’Università degli Studi Roma Tre e molto debbono al più che decennale lavoro svolto dal Dipartimento di Lingue, letterature e culture straniere moderne, e alla dinamicità con la quale Marinella Rocca Longo ha tradotto la nuova disciplina in contenuti formativi che hanno prodotto riflessioni, convegni, discorsi, ma anche progetti internazionali in collaborazione con altre università, incentrati su una materia estranea fino ad allora, in quella consistenza, all’interno dell’ateneo. Il volume si chiude con una panoramica sul percorso accademico e sui principali volumi pubblicati dalla ideatrice del Master: la significativa produzione intellettuale congiuntamente al risultato ottenuto nell’aver formato ormai un numero considerevole di nuovi addetti ai lavori in campo turistico, è sicuramente il miglior riscontro per guardare ad un futuro in cui il nostro immenso patrimonio culturale materiale ed immateriale si tramandi alle nuove generazioni.

    Cinzia Pierantonelli

    Roma, ottobre 2017


    [1] Cfr. P. Battilani, Vacanze di pochi, vacanze di tutti. L’evoluzione del turismo europeo, Bologna 2001.

    [2] Per il concetto vedi G. Liebman, Avvicinarsi al turismo: considerazioni teoriche introduttive, in La comunicazione turistica, a cura di M. Rocca, C. Pierantonelli, G. Liebman, Roma 2007, p. 20.

    [3] Negli anni Settanta si verifica con la messa in opera dei jet e la riduzione dei costi di produzione un incremento annnuo del traffico aereo a livello mondiale (+10% dal 1950 al 1970), anche dovuto al benessere raggiunto dal secondo dopoguerra in poi, a tale proposito sono indicativi i dati riportati da: World Economic Forum, The Travel & Tourism Competitiveness Report 2015, p. 59 http://www3.weforum.org/docs/TT15/WEF_Global_Travel&Tourism_Report_2015.pdf>, oppure https://www.iata.org/publications/economic-briefings/WEF_TTCR_Chapter1.4_2015.pdf.

    [4] Il turismo è oggi considerato a tutti gli effetti un settore dello sviluppo economico, abolito il ministero nel 1993 le attività del comparto sono state oggi integrate nella DG Turismo in seno al MiBACT la quale di recente ha redatto il Piano Strategico del Turismo 2017-2022, cfr. .

    [5] Interpretiamo qui il termine nella sua accezione di utente con un ruolo attivo nel produrre e consumare, un esempio lampante è dato da chi formula un pacchetto di viaggio e lo acquista per sé e per altri, oppure dal largo uso di Air B&B. Non da ultimo ricordiamo i creatori di blog che in modo incisivo influenzano i trend turistici.

    [6] Encyclopedia of Tourism, a cura J. Jafari, H. Xiao, vol. 2, Cham 2016, p. 992.

    [7] D. R. Judd, S. S. Fainstein, The Tourist City, New Haven, London 1999.

    [8] Si parla qui di habitat urbano con tutte le sue caratteristiche.

    [9] Encyclopedia of Tourism, cit., voce Urban Tourism, p. 993.

    [10] Cfr. P. L. Sacco, G. Ferilli, Il distretto culturale evoluto nell’economia post industriale, Working Paper IUAV, Venezia 2006. Per una sintesi sull’argomento: A. Nonnis, Il distretto culturale e le sue declinazioni, in Musei e patrimonio in rete. Dai sistemi museali al distretto culturale evoluto, a cura di L. Cataldo, Milano 2014.

    [11] Anche il Master ha avviato una Collana universitaria sui temi di Turismi e culture diretta da Marinella Rocca Longo e Maddalena Pennacchia di cui è stato pubblicato un primo numero nel 2015 per i tipi RomaTre-Press intitolato Turismo Creativo e Identità Culturale.

    [12] Sul concetto di cultura di massa e Hochkultur si veda anche: T. Adorno, M. Horkheimer, Kulturindustrie. Aufklärung als Massenbetrug, Stuttgart 2015.

    [13] Impresa Cultura, gestione, innovazione, sostenibilità, a cura di Federculture, Roma 2017.

    [14] R. Florida, The rise of the creative class and how it’s transforming work, leisure, community and everyday life, New York 2002.

    [15] Cfr. le statistiche in La spesa per la cultura degli italiani, in XII Rapporto annuale di Federculture 2016, Roma 2016.

    [16] Cfr. Musei e Patrimonio in rete, a cura di L. Cataldo, Milano 2014.

    [17] M. Pennacchia, Industrie creative, discipline umanistiche e turismo, in Turismo Creativo e Identità Culturale, a cura di M. Rocca Longo, M. Pennacchia, Roma 2015, p. 181.

    Il Master Linguaggi del Turismo e Comunicazione Interculturale guarda al futuro. Per una didattica del turismo culturale, tra continuità e innovazione

    Barbara Antonucci

    Nel 2016 Marinella Rocca Longo lascia la direzione del Master Linguaggi del Turismo e Comunicazione Interculturale e al nuovo Direttore tocca la sfida di portare avanti e far crescere il suo progetto originale.

    Nato da una felice intuizione di Marinella e dallo sforzo congiunto di Marinella, Cinzia Pierantonelli e Giuliana Liebman Parrinello, il Master si è subito qualificato come validissima offerta formativa e tuttora mantiene la sua unicità e specificità, il suo dosato equilibrio di cultura umanistica, studio della lingua straniera strumentale e aspetti operativi del turismo.

    Giunto ormai alla quindicesima edizione, il Master è ancora oggi uno dei pochi corsi di specializzazione post-lauream sul turismo a includere la pratica attiva di tre lingue straniere unita all’acquisizione e al consolidamento di competenze legate alla cultura del turismo, alle sue origini e alla sua evoluzione.

    L’impegno per le nuove edizioni è di continuare a mantenere, come ha sempre fatto Marinella, lo sguardo fisso sul futuro, curando la formazione di figure professionali capaci di leggere le esigenze attuali del turismo e al tempo stesso anticipare le esigenze future.

    Nella convinta certezza del valore di questa offerta formativa, vedo nel futuro del Master il punto d’incontro di molte energie e di molte professionalità, sia di giovani docenti sia di professionisti del settore, tutti pronti a operare per offrire contenuti nuovi e aggiornati, ciascuno per l’ambito di sua competenza.

    Se il coinvolgimento della docenza universitaria rimane fondamentale per l’attività didattica disciplinare, è pur vero che, in prospettiva, il Master mira anche a consolidare e rafforzare il suo dialogo con l’esterno. In questo nostro momento storico, sempre più appare necessario aprire l’aula al mondo, anzi, portare l’aula all’esterno, consentendo tutti gli scambi e tutte le esperienze formative utili per accrescere la sintonia fra accademia e mondo del lavoro. Un aspetto, questo, nel quale fin dagli inizi Marinella ha entusiasticamente investito le sue energie.

    Quanti sono impegnati nei diversi ambiti in cui il turismo si articola sanno bene che i confini di quest’imponente e affascinante ‘industria’ sono mobili, in divenire, e richiedono un processo di aggiornamentocostante. Dall’analisi dei Big Data al turismo ludico, dal turismo di lusso a quello ecosostenibile, dal Wedding Destination Management alla realtà aumentata nei musei, nell’ambito del Corso ai futuri operatori del settore viene data ampia possibilità di sperimentare, di toccare con mano le nuove frontiere del fare turismo.

    Forse è proprio in questo che spero si riconoscerà il mio principale impegno come direttore: consapevole della responsabilità di questo compito e grata a Marinella per la fiducia dimostrata nell’affidarmi quella che a giusto titolo si può ritenere una sua creatura, credo di poter individuare il naturale sviluppo di questo progetto formativo nell’attento dosato equilibrio tra il focus primario delle edizioni che si sono finora succedute, ovvero conoscenza e conservazione del patrimonio materiale e immateriale, e il rinnovato impulso che – al di là della conoscenza di quel patrimonio – porterà a intraprendere anche la via del come valorizzarlo e come renderlo fruibile , sfruttando al meglio tutti i mezzi tecnologici che il presente mette a disposizione.

    Ciò che non è fruibile, in un certo senso, non esiste. E dunque, così come l’insegnamento esce fuori dall’aula, è giunto il momento che anche il museo esca fuori dalle sue mura per raggiungere un nuovo segmento di utenti. Perché ciò accada, è necessario attivare tutti gli strumenti di edutainment e storytelling di cui si potrà disporre.

    La vitalità di questa spinta verso nuovi orizzonti ha voluto prender forma in quello che sarà il prossimo obiettivo: una start up con il marchio del Master di Roma Tre, che porti avanti la tradizionale stretta collaborazione fra docenti e studenti, italiani e stranieri, e sia un primo simbolico segnale dell’entusiasmo con cui si punterà a promuovere al meglio il territorio e il brand Italia.

    Il nuovo logo del Master

    Il Master si è fregiato a gennaio 2017 di un nuovo logo, realizzato da un team composto da Alessandra D’Ottavio, Valeria Mozzoni, Claudia Pignati, Nicole Zepponi, proveniente dall’Accademia di Belle Arti di Macerata. Il simbolo del mondo – che evoca il precedente logo – è ora sormontato da una bandiera, come a porre l’accento sul tema del viaggio, principale caratterizzazione del Master, e allo stesso tempo strizzando l’occhio ai loghi dei vari sistemi di messaggistica istantanea, un ulteriore rimando alla dimensione smart del Master.

    Barbara Antonucci

    Roma, ottobre 2017

    Festschrift

    Giuli Liebman Parrinello

    Il turismo è stato il campo accademico dove sono stata più vicina a Marinella Rocca Longo, la quale, esprimendo anche un mio sentimento personale, mi ha aperto negli ultimi anni nuovi orizzonti sia nel campo della comunicazione che della conoscenza. Molti ed interessanti sono stati gli incontri con teorici e practitioners, persone per lo più ispirate ad un ottimismo di base che non era forse usuale nella mia disciplina di provenienza. Tante sono state le soddisfazioni nel vedersi formare nuovi specialisti del settore! Il ponte di passaggio mi era stato offerto da un ancora oggi fondamentale scritto di H. M. Enzensberger Una teoria del turismo del 1958; per lo più in modo solo latente, la mia insopprimibile tendenza a teorizzare si scontrava con il pragmatismo di Marinella. Riflettendo ora, mi sembra che in ultima istanza possano essere individuate delle coincidenze non casuali fra la struttura del Master e la personalità di chi lo dirigeva, nel senso di un’apertura interdisciplinare e quasi futurologica.

    Marinella, pur non essendo una generalista del turismo, era stata attratta dagli aspetti plurisfacettati del settore, rivalutato nelle sue potenzialità economiche dopo il Giubileo del 2000, e, sebbene la strutturazione del Master dipendesse talora da necessità oggettive, nelle vie percorse della didattica in aula erano già in nuce notevoli corrispondenze con il contemporaneo dirompente sviluppo dei Tourism studies.

    L’articolazione delle discipline fondanti del Master quali lingua, comunicazione e cultura fu determinante per la definizione dei contenuti accademici, attualmente e più adeguatamente posti sotto la lente e valorizzati anche grazie alla Collana Turismi e culture di cui Marinella Rocca Longo è curatrice insieme a Maddalena Pennacchia. Può essere dunque confermato il legame fra le grandi problematiche del turismo in genere e l’impostazione del Master, mentre si intreccia facilmente con le riflessioni sul Master e la sua decennale esistenza anche il rapporto fra teoria e pratica.

    Il Master si è sempre sottratto, anche grazie alla sua collocazione in una Facoltà di Lettere e Filosofia, ad un paradigma gestionale di stampo neoliberista, pur assolvendo al suo compito di professionalizzazione. L’impostazione culturale di fondo, che negli anni difficili doveva giustificarsi come un di più, si vede oggi pienamente riconosciuta.

    Festschrift evoca nel suo significato etimologico una scrittura festosa eventualmente accompagnata dalla consegna di un volume e da una cerimonia ugualmente festosa, dove scintillano i calici e viene pronunciato il classico discorso augurale.

    Il volume, pluridisciplinare come gli interessi di Marinella, contiene saggi di anglisti, linguisti, germanisti, storici, economisti, giuristi, archeologi e museologi e rispecchia quel mondo multifaceted proprio del turismo.

    Ogni autore presente in questo volume, ideato e condotto in porto con entusiasmo da Cinzia Pierantonelli, ha concepito il suo contributo come dedica a Marinella la quale dopo tredici anni lascia la direzione del Master. Si brindi!

    Giuli Liebman Parrinello

    Roma, ottobre 2017

    I. Il turismo tra storia, identità culturali e sviluppi urbanistici

    Turismo e curiosità metropolitane: l’eccezionale storytelling del linguaggio urbanistico

    Mario Panizza

    La storia delle città si scopre talvolta in modo del tutto occasionale, curiosando tra episodi secondari e apparentemente trascurabili. Per chi fa del turismo in bicicletta strade e piazze costituiscono un fondale da osservare con attenzione: la finitura della pavimentazione, il disegno dei cigli, la linea di contatto tra la cortina degli edifici e il piano stradale offrono significative informazioni sull’uso dello spazio pubblico. Scritte, grafici e tombini raccontano i luoghi e le loro tradizioni.

    A Tokyo, davanti ai semafori, emerge evidente la precisione, quasi maniacale, di mettere in fila pedoni e ciclisti in attesa del verde.

    Fig. 1 Tokyo

    Ma non basta: in altri quartieri si trova, disegnato per terra, il divieto di fumare camminando per non spargere la cenere sui marciapiedi. Insomma una serie di comportamenti sono indotti da regole che combinano, servendosi di una comunicazione interculturale, il linguaggio urbanistico e quello turistico.

    Fig. 2 Tokyo

    Isole pedonali e piste ciclabili sono segnalate ovunque da disegni, sempre figurativi, che affidano tuttavia all’espressività l’efficacia della comunicazione. Prevale il gesto moderno, con una particolare attenzione alla sintesi grafica. L’esempio di maggior carattere è l’impronta sulla pista ciclabile del Ponte di Brooklyn, dove il profilo della bicicletta si sintetizza nella posizione delle gambe del ciclista.

    In molti altri paesi, sui tombini di ghisa, si incontrano le immagini dettagliate di planimetrie, tracciati stradali, profili di case. A Chandigarh, in India, è riprodotta, fedele alla precisione svizzera di Le Corbusier, la scacchiera della città, espressione convinta dell’urbanistica moderna. La forma urbana in pianta è incisa anche nei tombini di Alba Iulia in Romania, attraverso il perimetro spigoloso delle mura che circondano la città. Lo stesso tema si ripropone a Tainan, la città più antica di Taiwan, i cui tombini-caditoie circoscrivono, quadrato dopo quadrato, una pianta con profondi speroni posti ai quattro angoli, arricchiti dalla presenza dei simboli del mare e del vento.

    Fig. 3 New York

    La pianta è talvolta sostituita dal profilo della città con evidenziati gli edifici notevoli. È il caso di Bergen, in Norvegia, il cui tombino più noto raccoglie in un’immagine molto sintetica l’ambiente urbano e il colore sociale. La descrizione meticolosa non trascura nulla: le onde del mare, le vele gonfie della grande imbarcazione, le case alte in muratura, la funicolare che porta in montagna. La cura maggiore è riservata tuttavia al gioiello di Bergen, le piccole costruzioni in legno del borgo antico, che ritmano con regolarità il piano d’ingresso alla città. Bryggen è rappresentato con la precisione di un incisore, attento a far emergere il partito degli infissi aggettanti e a soffermarsi sull’originalità delle facciate.

    Fig. 4 Alba Iulia

    Fig. 5 Taiwan

    Sempre in Norvegia, il tombino di Undredal offre un’immagine del tutto diversa: il quadro non è frontale e il punto di vista è più in alto della quota stradale. Il piccolo villaggio sulle sponde di un fiordo, ai piedi di un ghiacciaio, ha case tutte uguali, disposte in modo casuale. L’incisione sulla ghisa, quasi astratta e un po’ infantile, ne interpreta alla perfezione il carattere. Gli edifici, lasciati in disordine per

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