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Montagne colorate di Porpora: Indiario 1980
Montagne colorate di Porpora: Indiario 1980
Montagne colorate di Porpora: Indiario 1980
E-book218 pagine3 ore

Montagne colorate di Porpora: Indiario 1980

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Info su questo ebook

1980, allora il mondo era diverso. I giovani vivevano al ritmo di Jimi Hendrix e del suo “Are you experienced?”. E quale migliore fonte di esperienze di un viaggio in un paese esotico, lontano, mistico e differente come l’India?
Questo è il diario di viaggio di Felicità, il protagonista del libro, uno di quei giovani freakettoni che, seguendo la tendenza, salirono su un aereo per ritrovarsi in Oriente. Per lui fu Colombo nell’isola di Sri Lanka da dove iniziò un viaggio di svariati mesi verso nord attraverso il continente indiano. Un viaggio solitario attraverso una cultura differente, un mondo magico e stravagante, alla ricerca di sé stesso, tra le tentazioni della droga, dell’illegalità e la scoperta dell’altro sesso e dell’amore. Un viaggio in compagnia di tantissimi giovani stranieri sconosciuti ma quasi identici, con gli stessi ideali, gli stessi desideri, gli stessi punti di vista, la stessa musica, gli stessi libri. Accomunati dal disprezzo per la vita preconfezionata delle vecchie generazioni, animati dalla voglia di rendere il mondo un posto migliore dove vivere in pace, viaggiare e conoscere. Erano tempi così… e posso testimoniarlo…
LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2018
ISBN9788828365891
Montagne colorate di Porpora: Indiario 1980

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    Anteprima del libro

    Montagne colorate di Porpora - Paolo Francesco Di Lello

    Ringraziamenti

    Prefazione:

    Breve storia del diario di viaggio

    Correva l'anno 1980. Un giorno in un parco cittadino incontrai un ragazzo. Era un viandante senza meta che aveva girato il mondo e si faceva chiamare Felicità anche se la felicità non gli si addiceva e neppure, in fondo, lo interessava. Mi aveva incuriosito perché anche a lui mancava un dito della mano destra e poi perché ci eravamo trovati parecchio in sintonia. Avevamo conversato di nuove idee, di viaggi esotici, di musica, della necessità di cambiare il mondo e noi stessi... Così, siccome allora ci si orientava quasi esclusivamente per mezzo delle cosiddette vibrazioni, in un attimo lui decise di stipulare con me quella che definì (se non ricordo male) una gabbola. A questo proposito mi donò, sfilandolo direttamente dal polso, un braccialetto d'argento a forma di serpente bifronte esortandomi ad indossarlo sempre: -Mai si morderà la coda!- aveva sentenziato con un sorriso indecifrabile.

    In seguito, più seriamente, mi confessò che il prossimo sarebbe stato il viaggio dal quale non sarebbe più tornato. Forse si sarebbe perso completamente tra le lande del globo, o magari si sarebbe dissolto nella fluida densità del tessuto del mondo, o ancora chissà... Quando poi gli parlai della mia attività amatoriale di scrittore, decise con profondo sussiego di donarmi anche qualcos'altro: un quadernetto dall'aspetto vissuto con un Ganesh dai mille colori impresso sulla copertina smangiata. Un manoscritto vergato con una calligrafia fitta fitta e di non facile comprensione per il quale lo ringraziai ma a cui, in quell'attimo, detti solo una rapida occhiata, proponendomi di riprenderne visione con calma in un momento più tranquillo, un momento che tra una cosa e l'altra ha tardato parecchio ad arrivare.

    E così son passati tanti tantissimi anni da quel giorno ma poi, finalmente, quel momento è arrivato e per miracolo, dal fondo di un cassetto, eccolo rispuntare invecchiato, ingiallito, un po' gonfio ma nondimeno ancora vivo e leggibile: si trattava del diario del viaggio in India di cui mi aveva accennato durante il nostro incontro. Un racconto buttato giù di getto, in tempo reale, su treni, autobus, in stazioni, su spiagge e nei bar che mi ha riportato alla mente tanti ricordi di quegli anni visionari e mi ha appassionato al punto che ho deciso fosse il caso di ritrascriverlo donandogli magari solo un pizzico in più di scorrevolezza, sintassi e coesione grammaticale. E naturalmente senza alterarne minimamente il contenuto: il vivace ritratto di un epoca, ora più che mai, così lontana.

    Grazie Felicità, grazie del regalo e nel caso leggessi questo libretto, fatti sentire!

    India

    Sri Lanka

    01 - COLOMBO

    Ceylon

    Ed eccomi qui a Colombo, capitale di Ceylon, sdraiato su di un giaciglio sporco (ma sembrerebbe senza cimici), a scrivere con la mia Bic regolare, un oggetto comune che ai locali misteriosamente appare come un desiderabile gadget tecnologico.

    E' stato un lungo viaggio, 24 ore o poco meno. Ho dovuto cambiare due aerei della compagnia russa Aeroflot, entrambi Tupolev-TV, effettuando una sosta interminabile all’aeroporto di Mosca, naturalmente senza poter uscire.

    Il cibo russo servito dalla compagnia non è stato niente di che, anche se comprendeva un assaggio di caviale, un sapore strano che in fin dei conti non ho apprezzato molto.

    Sul secondo aereo ho fatto amicizia con uno svizzero espertissimo che era già stato in India e che vi tornava accompagnato dalla sua nuova ragazza, una tipa molto carina, a cui voleva mostrare le meraviglie di questo continente.

    Ho cercato di ottenere notizie utili, facilitato dal fatto che parlavano italiano, ma il tipo non era proprio il massimo della simpatia e tendeva a fare pure il saputello e poi faceva chiaramente intendere che una volta arrivato a destinazione la sua idea era di viversela in privato con la sua fanciulla.

    Poco male, sull’aereo c'erano anche tante ragazze europee per lo più bionde. Mi hanno ricordato Antonio che sosteneva che in India si rimorchia. Speriamo, anche se per ora ci sono solo zanzare e pioggia.

    Il giorno dopo però il tempo migliora e, nel percorso dall'aeroporto a Colombo City col bus, posso avere un primo assaggio dell’isola in tutto il suo splendore rimanendone decisamente molto colpito.

    Dappertutto palme altissime, quasi l'unico tipo di albero e, sparse in mezzo a queste, casette di legno o terracotta, alcune chiaramente di costruzione inglese, altre indigene.

    La gente indossa vestiti molto colorati e spiccano soprattutto i sari multicolori delle donzelle dai dolci lineamenti orientali. Tutti sono di carnagione nerissima, il che evidenzia le tinte, e gli uomini indossano il sarong un telo colorato e ripiegato con sapienza a mo' di gonna.

    A detta dell’amico svizzero che c’è stato, dovrò rivedere i miei piani sulle Maldive. Il viaggio costa un bel 200$ e poi lui sostiene che le isole sono carissime sia per mangiare, sia per dormire che per viaggiare. Per adesso posso solo dire che ci sto ancora pensando...

    E' sera e sono molto stanco. Penso che una buona dormita mi farà bene. In fondo mi sento molto carico e prevedo che mi ambienterò presto. Qui ci sono un sacco di europei e paiono simpatici, tutti freakettoni e tutti fumatori di roba buona come me. Alcuni australiani mi hanno già fatto fumare del Manali ed era notevole, morbido, nero e profumato. Si prospetta bene!

    Mi diverte pensare come sarà stasera giù al Nosocomio, il bar dove ho passato tutte le sere degli ultimi mesi a fumare con gli amici. Un postaccio metropolitano nel quale alla fine neanche si entra. Va sempre a finire che ci si accomoda sul marciapiede, o sui gradini, in una via stretta e trafficata piena di auto parcheggiate in seconda fila, dove transita anche l'autobus che regolarmente non riesce a passare. Naturalmente quando questo succede tutti devono spostare le auto e così, tra rumore di clacson, macchine e gas di scarico, è sempre il delirio. Ecco com'è la metropoli dalla quale provengo! Sicuramente, dicevo, tra un chilum e l'altro parleranno di me. Magari diranno -Quel Felicità che culo, adesso sarà laggiù in India a far la bella vita!- Già la bella vita... Morfeo, eccomi.

    12.00 AM e sono ancora sveglio. Mi trovo in una situazione decisamente insolita ma molto piacevole e sono veramente sconvolto.

    Seduto su una sedia nella stanza degli australiani illuminata solo da una misera lampadina, mi ritrovo a fumare ascoltandoli raccontare con enfasi le loro avventure nella loro specialissima lingua inglese masticata a velocità supersonica e zeppa di fuck!. Sono surfisti e da quel poco che comprendo, questo sport è l'argomento di tanta passione.

    Capisco poco del loro inglese, ma ci mettono un così grande temperamento che è divertente anche solo starli a guardare mentre raccontano condendo le parole con ampi gesti vigorosi. Inoltre, ben diversamente dagli inglesi compassati e trattenuti, inseriscono nel discorso un mare di parolacce e fumano joint praticamente di continuo. Molto divertenti! (L’unico vero neo sono sempre le zanzare)

    Domani parto per Trincomalee. Mollo la città e me ne vado in uno di quei posticini da fiaba con palme, spiaggia, scimmie e cocco. Il mio inglese sta già migliorando e oggi c'è pure un timido sole. Purtroppo, mi hanno spiegato, questo è il periodo dei monsoni, la stagione delle piogge, quindi ogni giorno piove per un po', poi in genere torna il sole. Mi ci dovrò abituare.

    Il mattino dopo gli australiani mi scorrazzano in giro per Colombo con il loro furgone VW.

    Loro sono già in giro da un po’, vengono da Bali e viaggiano insieme ad una ragazza tedesca che rientrerà tra breve e che quindi appare piuttosto disperata.

    Il momento clou della giornata è andare a comprare l’ erba in un quartiere popolare di Colombo.

    Appena scendo dal furgone vengo assediato da mille bambini che vogliono faccia loro una foto, ridono, scherzano e, nonostante tutto, sembrano piuttosto felici.

    Entriamo nella casa di un singalese loro amico e lui subito ci mostra tre album di foto di sé stesso: a petto nudo con un attrezzo ginnico e un atteggiamento aggressivo, coi capelli lunghi, scorci del suo matrimonio ed altro sempre in pose plastiche vigorose ed un po’ pacchiane. Ma la cosa più fuori luogo è sicuramente lo stereo monumentale e tecnologico in quella casa di campagna vecchia vecchia, ma dai! L’ erba, comunque, è buona.

    Ieri è stata una giornata di gloria, tutto il tempo in pista con gli australiani, una banda veramente simpatica di sconvoltoni. Di sera, alla fine, abbiamo accompagnato la loro amica tedesca all’aeroporto poiché doveva ritornare. Una scena tragica con lei sempre sul punto di piangere.

    A breve penso di partire per Trincomalee, sperando di trovare un bel posto di mare dove fare il bagno, anche se ancora non ho deciso riguardo un'importante questione: dove si mettono soldi e passaporto mentre si fa il bagno?

    Stamattina mi son svegliato ritrovandomi completamente solo. Dopo tutto il casino e la compagnia di ieri, oggi è un altro giorno. Viaggiare soli è così: un giorno in un modo, un giorno in un altro. Devo andare ad informarmi meglio sulle Maldive...

    02 - HIKKADUWA

    Ceylon

    Veramente un posto da fiaba! Palme a mille di fronte a spiagge di sabbia rossa di corallo ed un mare blu, proprio come nei miei sogni più belli.

    Di mattina sveglia con la palla delle Maldive e via in moto con il povero australiano a cui era partita la donna la sera prima.

    Quando te ne vai in moto per Colombo è inevitabile, ti riempi di sporco. L’aria è grassa da far schifo. Dopo un po’ sei pieno di puntini neri sulla pelle, probabilmente nafta oppure olio del motore, disseminati da camion e autoveicoli vecchissimi e molto scassati che sono la quasi totalità dei mezzi in circolazione.

    Poi alla Indian Airlines mi trovo di fronte ad un dilemma.

    Una splendida impiegata singalese in divisa mi spiega che per le Maldive bisogna prenotare in anticipo e costa 75$ andare e 75$ tornare.

    -Purtroppo per adesso- puntualizza la leggiadra fanciulla -non sappiamo dire se ci sarà posto per la data che lei ha scelto... Quindi devo versare l’intera somma e tornare alla fine del mese per verificare la disponibilità. In caso negativo, mi assicura l'adorabile fanciulla con un sorriso complice, mi verrà restituita l’intera cifra.

    Mi convince, ci penso appena un attimo prima di sborsare. Probabilmente mi ero già visto seminudo perso nell'azzurro delle splendide isole insieme a lei...

    Mi rilascia un biglietto, saluto speranzoso e, mentre sto uscendo, vedo un tipo brizzolato sui trenta insieme ad una tipa carina che tentano, con risultati non eccelsi, di instaurare una conversazione in inglese con altre funzionarie della Indian Airlines che viceversa lo parlano benissimo e, dall’alto del loro fantastico sari, annuiscono con aria annoiata ai vaneggiamenti sgrammaticati dei due.

    Naturalmente sono italiani e, quando mi mostro disponibile ad un aiuto, si dimostrano ben contenti di avermi incontrato. Curiosissimi, vogliono sapere cosa faccio lì, dove sto andando e tutto quanto. Sono simpatici, alla mano, ben diversi dai due svizzeri incontrati sull’aereo, sempre con la puzzetta sotto il naso.

    Un buon incontro. Chiacchieriamo gioiosamente per un po' poi prendo e me ne vado a piedi verso la stazione passando dal mercato dove tutti mi chiamano e mi salutano come se mi conoscessero da sempre.

    Una volta arrivato, vengo assalito da dubbi riguardo Trincomalee, la meta dove pensavo di recarmi nell’attesa del volo per le Maldive. Il fatto è che si trova dall'altra parte dell'isola e quindi è molto lontana da Colombo.

    Così mi viene in mente che gli australiani mi avevano parlato di Hikkaduwa, una cittadina poco a sud di Colombo, consigliandomela. A questo punto penso che mi convenga andare lì, un posto molto più vicino e raggiungibile dalla capitale, dove sicuramente mi toccherà tornare di lì a poco e quindi mi decido.

    Poi succede che nel ristorante dove vado a mangiare veda, seduta ad un tavolo, una biondina dall’aria conosciuta.

    Ci penso un po' prima di ricollegare, ma poi mi è tutto chiaro. Incredibile ma vero, è proprio lei: Terry la ragazza di Alessio, coppia incontrata in Afghanistan tre anni prima, nel corso del viaggio con Max e Bellalì.

    Allora mi avvicino per salutarla. Lei è sempre molto carina e pare molto contenta di rivedermi ed io un pochino mi illudo. Mi conferma che è ancora in giro da allora, che non ha mai più fatto ritorno a Roma.

    Chiacchieriamo amichevolmente per un po' ma poi, quando viene a sapere che sono appena arrivato, si illumina in volto. Fissandomi avida negli occhi mi domanda se ho dei travellers' cheques.

    Un campanello d'allarme mi suona nel capo e immediatamente capisco che poco le frega di avermi incontrato, le uniche cose che la eccitano veramente sono i miei travellers' cheques freschi freschi. E' proprio rimasta la stessa, penso, il ricordo l'aveva emendata un po', ma la realtà è subito riaffiorata netta. Ora ricordo che durante l'altro viaggio, ad Herat lei ed il suo ragazzo erano scappati senza pagare da un hotel dove peraltro risiedevamo anche noi, causandoci non pochi malintesi con la direzione che sosteneva che, essendo nostri connazionali, avremmo dovuto pagare noi anche per loro. L'onestà non è proprio il forte di Terry ed infatti suadente mi propone subito la truffa del raddoppio. Io ci metterei i miei traveller's cheques e lei si esporrebbe andando in banca a cambiarli. Per questo servizio vuole solo la metà del malloppo.

    Inoltre aggiunge, guarda caso, che qui a Colombo gira della cocaina troppo buona, farmaceutica, lo dice con tale enfasi che quasi le cola un rivolo di bava dalla bocca. Mi confessa che preferisce mille volte starsene lì a Colombo nel casino e nello zozzo a farsi di coca, piuttosto che girare per questi posti meravigliosi. Una vera fattona, una storia vecchia che io, da metropolitano, conosco fin troppo bene. Mi vien da sorridere e in dieci secondi la mando a farsi (probabilmente) fottere. Subito dopo sono sul treno in viaggio per Hikkaduwa che ancora me la sto ridendo di gusto.

    Il viaggio è tutto in piedi in mezzo alla gente accalcata però si costeggiano il mare ed i mille coloratissimi villaggi della costa. Questi sono formati quasi esclusivamente da capanne di legno e foglie di palma e si trovano in mezzo a distese interminabili di palme da cocco.

    Guardo affascinato dal finestrino: vedo bimbetti nudi, a volte magrissimi, giocare qua e là e mi fa specie vederli sempre sorridenti. Ben diversa è questa gente rispetto ai pachistani di Karachi e ai musulmani in genere incontrati da me durante i miei viaggi!

    Questi infatti sono gentilissimi e per niente cagacazzo, anzi il più delle volte addirittura divertenti. Perlopiù sono buddisti ed infatti vedo parecchi monaci col loro vestito giallo, a capo rasato, con l’ombrello nero in mano.

    Purtroppo, anche se questi singalesi secondo la leggenda vivrebbero in Paradiso, la povertà è quasi assoluta. Accanto alle capanne di legno e paglia ci sono anche alcune case di mattoni, ma sono poche e probabilmente appartengono ai ricchi del posto. Pare, come verrò a sapere più tardi, che siano state costruite da missionari cristiani sicuramente con buone intenzioni, ma con l’unico risultato di creare delle invidie pazzesche, così dicono.

    Appena arrivo ad Hikkaduwa trovo subito una buona guest-house vicino alla stazione.

    Il proprietario ha il volto intriso di una bontà sconfinata che mi ispira una subitanea simpatia e mi chiede 30 rupie per una stanza di nuova costruzione col bagno interno. Economico e conveniente.

    Appena sistematomi esco in sopralluogo e vengo avvicinato da due o tre ragazzi del posto che, come consueto, vogliono vendermi delle cose.

    Noto con piacere che, pur essendo musulmani, lo fanno quasi con innocenza, in modo non fastidioso così, tra una chiacchiera e l’altra. Mi vogliono vendere fumo, erba e poi anche una donna per fare gighigighi, come dicono loro.

    Accetto solo del fumo da uno che si chiama Sunil. E' un cancro come me,

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