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Le due isole
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Il racconto breve richiede un’attenta misura nella descrizione dei dettagli, deve riuscire a presentare i personaggi approfondendoli, descrivendoli, insomma deve rendere la fotografia di un fatto, di una storia. Vittorio Cravotta in quest’opera lo fa. Nel suo raccontare riesce non solo a dar corpo e anima ai suoi personaggi, ma riesce a rappresentare tutti gli elementi che gli stanno intorno: dal luogo fisico agli elementi che con essi interagiscono. L’autore infatti, oltre alle persone, porta in scena i suoni, gli odori, le tradizioni di due isole, di due culture che è riuscito a far proprie, amandole e andandone orgoglioso. In “Le due isole” un narrare, a volte forse in modo autobiografico, altre in veste di attento osservatore, della vita che scorre fra difficoltà, desideri, sogni e ironia della sorte. Un fermare, rendendolo immagine indelebile, soprattutto il ricordo di un tempo passato, con i sogni, le fatiche e le speranze che non smettono comunque di essere le stesse che ritroveremo nel nostro futuro.
Vittorio Cravotta è nato in Sicilia, dove è vissuto fino all’età di 23 anni. Poi, dopo aver vinto un concorso pubblico, si è trasferito in Sardegna dove ha svolto la sua attività prima di funzionario statale e poi di Dottore Commercialista, che tuttora esercita. Ha già pubblicato “L’eroe di zolfo”.
Vittorio Cravotta è nato in Sicilia, dove è vissuto fino all’età di 23 anni. Poi, dopo aver vinto un concorso pubblico, si è trasferito in Sardegna dove ha svolto la sua attività prima di funzionario statale e poi di Dottore Commercialista, che tuttora esercita. Ha già pubblicato “L’eroe di zolfo”.
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Anteprima del libro
Le due isole - Vittorio Cravotta
VITTORIO CRAVOTTA
LE DUE ISOLE
VITTORIO CRAVOTTA
LE DUE ISOLE
Proprietà letteraria riservata
l'opera è frutto dell’ingegno dell'autore
© 2013 AmicoLibro
via Oberdan 2
75024 Montescaglioso (MT)
www.amicolibro.eu
info@amicolibro.eu
prima edizione digitale: dicembre 2013
A mia moglie Miriam
che mi ha legato indissolubilmente alla Sardegna
Prefazione
Il racconto breve richiede un'attenta misura nella descrizione dei dettagli, deve riuscire a presentare i personaggi approfondendoli, descrivendoli, insomma deve rendere la fotografia di un fatto, di una storia.
Vittorio Cravotta in quest'opera lo fa. Nel suo raccontare riesce non solo a dar corpo e anima ai suoi personaggi, ma riesce a rappresentare tutti gli elementi che gli stanno intorno: dal luogo fisico agli elementi che con essi interagiscono. L'autore infatti, oltre alle persone, porta in scena i suoni, gli odori, le tradizioni di due isole, di due culture che è riuscito a far proprie, amandole e andandone orgoglioso.
In Le due isole
un narrare, a volte forse in modo autobiografico, altre in veste di attento osservatore, della vita che scorre fra difficoltà, desideri, sogni e ironia della sorte. Un fermare, rendendolo immagine indelebile, soprattutto il ricordo di un tempo passato, con i sogni, le fatiche e le speranze che non smettono comunque di essere le stesse che ritroveremo nel nostro futuro.
Carmen Salis
DUE ISOLE, DUE CULTURE
Di una cosa mi vanto sempre: essere figlio di due culture. Una, quella della Sicilia, per nascita e legame di sangue. L’altra, quella della Sardegna, per sposalizio di passione.
Le due culture sono entrate nella mia mente e nel mio corpo avvinghiandosi strettamente, senza scontrarsi, compenetrandosi l’una nell’altra per migliorarsi reciprocamente. La cultura siciliana, figlia di una miscellanea di genti che invasero l’isola diventandone popolo, si arricchì in tal modo di esperienze e conoscenze che greci, arabi e normanni con altri popoli, elargirono nel corso dei secoli; il rinnovarsi continuo del patrimonio di cultura si instaurò nell'animo degli abitanti dell’isola creando in questa diversità un popolo coeso.
La cultura sarda trova le sue radici nella notte dei tempi, che precedettero persino la costruzione dei nuraghi, ed è frutto di una interminabile acquisizione di esperienze che hanno affinato in maniera unica la saggezza, mai inquinata, di un popolo che non ha riscontro nell’area mediterranea. In questa isola il patrimonio della cultura si percepisce non solo nel misterioso patrimonio nuragico ma si ode nel vento che soffia tra le cime degli alberi della Barbagia e forma suoni che parlano all’orecchio di chi li sa ascoltare.
Ho avuto una grande fortuna: quella di ricevere in dono due culture e di averle amate intensamente.
Vittorio Cravotta
IL VIAGGIO
Più che una frenata quella del trenino fu uno scossone, un sobbalzo seguito dal silenzio.
A quel punto mi svegliai e, aperti gli occhi, mi si presentò uno spettacolo che non riuscivo a capire. Attraverso il finestrino vedevo una ciclopica costruzione costituita da enormi massi e delle persone in costume antico che camminavano lungo la ferrovia. Mi chiesi con una certa apprensione come mai mi trovassi su quel treno. Furono istanti di smarrimento e ansia ma poi un po’ di luce si accese nel mio cervello. Già! Ero in Sardegna, in viaggio verso il mio posto di lavoro a Sorgono. Mi affrettai a guardare l’orologio al polso e mi resi conto che erano circa le 16,30. Allora scattai in piedi e corsi disperato verso il bigliettaio del treno. Dissi farfugliando che io dovevo scendere a Sorgono e che, essendomi addormentato, sicuramente ero andato oltre. Il bigliettaio, che ricorderò sempre per il sorriso paterno e la cortesia, mi tranquillizzò dicendomi che c’era tempo ancora perché l'arrivo era previsto alle 19.30. Avevo un incessante ronzio in testa e un gran stordimento e allora tornai al mio posto senza replicare.
Stando seduto presi un gran respiro e cercai di ragionare: ero in Sicilia quando mi era stata inviata la lettera che mi comunicava di aver vinto il concorso di vice procuratore delle Imposte Dirette con assegnazione alla sede di Sorgono, in provincia di Nuoro, dove dovevo prendere servizio il primo Agosto 1966. Dopo aver letto la località di destinazione, per prima cosa cercai di individuare il posto su una cartina geografica. Con frenesia scorrevo con un dito la zona costiera, cominciando dalla famosa Costa Smeralda. Ero eccitato e già immaginavo lo scenario delle stupende coste e del mare cristallino dove sarei andato a passeggiare nei momenti liberi e a fare il bagno nella stagione estiva. Ma il dito si spostava sempre più in alto lungo la costa senza trovare Sorgono. L’esplorazione era proseguita per tutto il periplo, spostandosi man mano verso le zone interne disegnando una spirale che alla fine mi fece trovare il paese proprio al centro della Sardegna! Oddio, dove mi hanno mandato? mi chiesi con sgomento. Mi consolai ricordando lo sceneggiato di Canne al vento che avevo visto in televisione negli anni cinquanta e che, senza accorgermene, mi aveva fatto innamorare della Sardegna per l'ambiente naturale e i personaggi gradevoli, in particolare zia Noemi verso la quale avevo avvertito un'incredibile attrazione. Pensai che sarebbe stata bella quella esperienza anche se mi chiedevo come avrei fatto con i miei abiti continentali a stare assieme a quella gente vestita in costume sardo. Ridacchiando pensavo che mi sarei comprato anch’io un costume sardo e così vestito forse sarei riuscito a conquistare zia Noemi la cui sensualità aveva impregnato tutto il mio essere. Poi, razionalmente esaminai le distanze, calcolate in linea d’aria in centoventi chilometri per cui, in un’ora, sarei arrivato da Cagliari a destinazione. Avevo fatto questo calcolo ricordando un viaggio da Firenze a Bologna. Ora il conduttore mi dice che l’arrivo è previsto alle 19.30. Essendo il treno partito alle 14, vuol dire che il viaggio dura cinque ore e mezzo? si sarà sbagliato? o forse ha capito male il paese di destinazione?
Visto che il bigliettaio passava davanti, sono tornato all’attacco chiedendo Sa, prima intendevo Sorgono, forse arriva prima delle 19.30?
Il bigliettaio, sempre più cordiale, mi confermò l’orario di arrivo e poi scese dalla vettura. Ero sempre più confuso. Tornai a sedermi al mio posto e, mentre guardavo dal finestrino, mi apparve di fronte, attraverso il vetro, il volto di una ragazza che stava passando a fianco del trenino per cui i nostri visi si trovarono l’uno di fronte all’altro. Aveva due bellissimi occhi neri e profondi e i capelli lisci. Ci guardammo intensamente e lei si aprì in un caldo sorriso intriso di voluttà che mi paralizzò. Fu un istante, poi sparì. Per anni ho pensato di aver sognato quel volto e il suo sorriso mi rimase nella mente per tanto tempo.
La mia attenzione poi fu attratta da una musica proveniente dall’esterno. Guardai l’altra fiancata del treno e mi resi conto che sul piazzale della stazione si svolgeva un mercatino. Incuriosito, cambiai posto sedendomi sull’altra fila di sedili. Mi affascinava vedere molte persone in costume sardo che vagavano nel mercatino dove erano esposti prodotti realizzati da artigiani locali. Su telai di legno si trovavano tappeti di tutte le fogge e tende bianche di accurata fattura, mentre per terra erano esposti prodotti ottenuti dalla lavorazione del rame: pentole, brocche, bracieri, mestoli e utensileria varia. Il treno era sempre fermo e mi venne l’idea di scendere per sgranchire le gambe e magari poter incontrare la ragazza di prima. In quel momento il bigliettaio risalì sul treno e da ciò capii che a momenti saremmo ripartiti. Tornai al mio posto e continuai allora a guardare la costruzione a fianco e capii che si trattava di un nuraghe. Lo guardavo e riguardavo e mi stupivo per la dimensione dei macigni sovrapposti e mi chiedevo come era possibile, ai tempi della nascita di Cristo, che riuscissero a costruire un tale edificio. A questo punto la voce mi arrivò chiara all’orecchio "Nuraghe Is Paras di Isili, il più alto della Sardegna, costruito oltre tremilacinquecento anni fa. Mi girai e incontrai il sorriso di un signore seduto di fronte a me che doveva essere salito in quella stazione e del quale mi accorgevo solo allora. Il mio dirimpettaio aveva notato il mio stupore e dal mio semplice
Ah, sì", aveva riconosciuto una pronuncia continentale per cui continuò Turista? Si vede che ha fatto un lungo viaggio, la vedo molto stanco. Immagino che voi giovani siate abituati a passare le notti in bianco e vi godiate la vita, ma poi la mattina dopo, a quanto pare, se ne vedono gli effetti
, chiudendo la frase con un sorriso e una strizzatina d’occhio.
Caspita, aveva visto bene quel signore. Il viaggio era stato abbastanza lungo e faticoso, dato che venivo dalla Sicilia, ma anche se la nottata era passata tranquilla in navigazione da Palermo a Cagliari per me era la prima esperienza di un viaggio in nave. Non potei sottrarmi alla sua domanda e risposi di non essere un turista, ma che raggiungevo il mio posto di lavoro, avendo vinto un concorso pubblico. Dissi che ero partito da Giarre in provincia di Catania e che la sera prima mi ero imbarcato a Palermo nella nave che quella mattina era arrivata a Cagliari.
Perbacco! Ma lei sta ripercorrendo l’itinerario di Lawrence!
esclamò il mio interlocutore.
D’Arabia?
balbettai confuso, ricordando il personaggio di un film visto qualche anno prima. Forse la mia asserzione fu scambiata per una battuta per cui il mio compagno di viaggio sbottò in una risata dicendo Certo che lei lo sa bene che fu David Herbert Lawrence a fare il viaggio, però non riesce a sottrarsi alla battuta che tutti i continentali fanno con il Lawrence d’Arabia
.
A questo punto mi vergognai tanto e confessai la mia ignoranza in materia. Forse questo gesto fu apprezzato e quel signore mi raccontò tutti i dettagli del viaggio di Lawrence, e confesso che ne rimasi affascinato quando seppi che lo scrittore era partito da Palermo per Cagliari in nave per proseguire per Sorgono con lo stesso trenino. Un lungo
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