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Essi chiamarono la tempesta
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Una città di circa ventimila abitanti, con una prefettura sepolta in fondo a un vecchio giardino, e conventi nascosti anch’essi in fondo ad altri vecchi giardini.
…Due parrocchie fondate sotto l’Impero, dove la prosperità delle opere è oggetto di ardente emulazione.
…Una sala per i divertimenti dove, nelle interminabili domeniche invernali, la buona società va a sentire recitare gli artisti che vengono da Parigi.
…In un palazzo storico, che è un gioiello, un’accademia, dove gravi signori dalla barba grigia custodiscono, con cuore pieno d’amore, i fasti della piccola patria.
…Vecchissime strade dove tira sempre vento, con targhe di marmo che ricordano come il gran poeta, figlio della città, nacque nella tal casa, visse nella tal altra e celebrò questa terra nella tale opera immortale.
…Strade un po’ meno vecchie con botteghe che imitano quelle di Parigi e il «senso unico» per le rare automobili. Il sabato c’è anche il mercato dove le contadine che vengono in cuffia bianca dalla vicinissima e placida campagna cicaleggiano nel loro dialetto in punta di lingua.
…E per finire, verso la città bassa, la Saône che scorre lungo viali dai vecchi alberi, lenta, calma, liscia, ma che tuttavia s’infuria bruscamente ogni inverno.
È la provincia; la provincia che appare così calma al parigino che l’attraversa di volo nella macchina da turismo, in certi caldi pomeriggi estivi, mentre il gran silenzio stagna sulle vie semideserte e non si ode altro che un arpeggio di pianoforte dietro una persiana chiusa…
La provincia, che sembra sopita, ma che è invece ardentemente viva nelle sue case a un piano dove si agitano commedie, drammi, rancori, amori, ricordi…
…Due parrocchie fondate sotto l’Impero, dove la prosperità delle opere è oggetto di ardente emulazione.
…Una sala per i divertimenti dove, nelle interminabili domeniche invernali, la buona società va a sentire recitare gli artisti che vengono da Parigi.
…In un palazzo storico, che è un gioiello, un’accademia, dove gravi signori dalla barba grigia custodiscono, con cuore pieno d’amore, i fasti della piccola patria.
…Vecchissime strade dove tira sempre vento, con targhe di marmo che ricordano come il gran poeta, figlio della città, nacque nella tal casa, visse nella tal altra e celebrò questa terra nella tale opera immortale.
…Strade un po’ meno vecchie con botteghe che imitano quelle di Parigi e il «senso unico» per le rare automobili. Il sabato c’è anche il mercato dove le contadine che vengono in cuffia bianca dalla vicinissima e placida campagna cicaleggiano nel loro dialetto in punta di lingua.
…E per finire, verso la città bassa, la Saône che scorre lungo viali dai vecchi alberi, lenta, calma, liscia, ma che tuttavia s’infuria bruscamente ogni inverno.
È la provincia; la provincia che appare così calma al parigino che l’attraversa di volo nella macchina da turismo, in certi caldi pomeriggi estivi, mentre il gran silenzio stagna sulle vie semideserte e non si ode altro che un arpeggio di pianoforte dietro una persiana chiusa…
La provincia, che sembra sopita, ma che è invece ardentemente viva nelle sue case a un piano dove si agitano commedie, drammi, rancori, amori, ricordi…
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Anteprima del libro
Essi chiamarono la tempesta - Marguerite Bourcet
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