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Edipo a Colono
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Edipo a Colono
E-book79 pagine47 minuti

Edipo a Colono

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Info su questo ebook

Prosecuzione ideale all'Edipo re, l'Edipo a Colono è stato letto spesso come una meditazione sulla vecchiaia: l'itinerario di Edipo è un cammino verso la morte; il cammino di un cieco, come del resto lo è quello di tutti i mortali. Nell'Edipo a Colono, il destino si intreccia con la volontà umana in un turbinio di emozioni e drammi. La storia di Edipo, l'uomo che cercò la verità a tutti i costi, giunge al suo epilogo nella tranquilla colonia di Colono, dove il protagonista affronta il proprio passato e guarda con occhi rassegnati al futuro. Grazie alla maestria del grande tragediografo greco, il dramma si dipana tra colpi di scena e rivelazioni, regalando al lettore un'esperienza intensa e coinvolgente. Un viaggio nell'animo umano, diviso fra peccati e perdono, che risuona ancora oggi con una potenza senza tempo.
Edizione integrale con indice navigabile.
LinguaItaliano
Data di uscita21 dic 2018
ISBN9788829580514
Edipo a Colono

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    Edipo a Colono - Sofocle

    EDIPO A COLONO

    Sofocle

    Traduzione di Felice Bellotti

    © 2018 Sinapsi Editore

    PERSONAGGI

    EDIPO.

    ANTIGONE.

    UN PASSEGGIERO.

    CORO DI VECCHI DI COLONO.

    ISMENE.

    TESEO.

    CREONTE.

    POLINICE.

    UN NUNZIO.

    Scena, campagna nell'Attica presso Colono Equestre

    Nel fondo rupi e il bosco delle Eumenidi.

    EDIPO e ANTIGONE.

    EDIPO.      Di cieco vecchio, o Antigone, figliuola,

    A qual contrada, o a qual città venimmo?

    Chi d'alcun picciol dono oggi il ramingo

    Edipo sovverrà, che poco cerca,

    E men del poco anco riceve? E questo

    Pur basta a me; chè d'acquetarmi a tutto

    Le sventure m'insegnano, e la lunga

    Età compagna, e il forte animo mio. —

    Ma tu, figlia, se vedi un qualche seggio

    In alcun loco, o sia profano, o bosco

    Sacro agli dei, pommi a posar sovr'esso,

    Chè indagar possiam quindi ove mai siamo.

    Stranieri noi, da chi vi sta saperlo

    Vuolsi, e conforme a quanto udrem, far poi.

    ANTIG.      Misero padre, al veder mio, le torri

    Che alla città fan cerchio, ancor son lungi.

    Sacro appar questo loco esser di certo;

    Folto è di lauro, olivo e vite; e molti

    Cantano lusignuoli entro la frasca.

    Qui adágiati a seder sovra di questa

    Grezza pietra: già fatto hai cammin lungo

    Per gli anni tuoi.

    EDIPO.      Sì ben, m'assetta, e cura

    Abbi di questo cieco.

    ANTIG.      Egli è già tempo

    Che ciò più d'imparar non m'è bisogno.

    EDIPO.      Sai dirmi ove giungemmo?

    ANTIG.      In suol d'Atene;

    Ma non so questo loco.

    EDIPO.      Ogni uom per via

    Esser questa dicea l'Attica terra.

    ANTIG.      Deggio andar quinci intorno a domandarne?

    EDIPO.      Sì, figlia; ed anco se abitar qui lice.

    ANTIG.      Abitanti v'ha certo... Or ve', che altrove

    Cercar, cred'io, più non accade. Io veggo

    Quest'uom fárnesi presso.

    EDIPO.      A noi vien egli?

    ANTIG.      Presente è già. Ciò che saper ti giova,

    A lui stesso lo chiedi: eccolo, ei t'ode.

    EDIPO, ANTIGONE e un PASSEGGIERO.

    EDIPO.      Ospite, udendo io da costei che vede

    Per sè stessa e per me, come opportuno

    Vieni ciò che ignoriamo ad insegnarne....

    PASSEGG.      Via di costà, pria di più dir parola.

    In suol tu sei, che calpestar non lice.

    EDIPO.      Qual loco è questo? A qual de' numi è sacro?

    PASSEGG.      Loco egli è invïolabile: v'han seggio

    Le terribili dive, della Terra

    E dell'Erebo figlie.

    EDIPO.      Udir ne posso,

    Ad invocarle, il venerando nome?

    PASSEGG.      Onniveggenti Euménidi le appella

    Il popol qui; piace altro nome altrove.

    EDIPO.      Deh me, supplice lor, benignamente

    Accolgan esse! Io più non parto ormai

    Da questa terra.

    PASSEGG.      E come ciò?

    EDIPO.      Destino

    È a me prefisso.

    PASSEGG.      Io, per voler mio solo,

    Di qua trarti non oso. Avviso darne

    Vo' alla città, che in tale affar provegga.

    EDIPO.      Deh, per gli dei! deh non avermi a vile,

    Me profugo errabondo; e d'un'inchiesta

    Non negar satisfarmi.

    PASSEGG.      Or ben, l'esponi.

    Chiaro sarai ch'io non ti tengo a vile.

    EDIPO.      Di': quale è il loco, ove siam giunti, in somma?

    PASSEGG.      Quanto è noto a me stesso e tu saprai. —

    Sacro il loco egli è tutto. Il gran Nettuno

    Tienlo, e il divino portator di face

    Titano Prometéo.  Nel suol che premi,

    Quella pur v'ha, che rámea soglia è detta,

    Firmamento d'Atene.  Il circostante

    Paese aver l'origin sua si pregia

    Dall'illustre Colono,  ed appellato

    Tutto è da lui; nè di parole solo;

    Ha di fatto, e più ancora, onore e culto.

    EDIPO.      Havvi in esso abitanti?

    PASSEGG.      Havvi; ed han nome

    Dal dio del loco.

    EDIPO.      Un solo è qui che regga,

    O ne' molti è il potere?

    PASSEGG.      È qui reggente

    Quei che regna in Atene.

    EDIPO.      E chi possanza

    Quivi, e voce ha di re?

    PASSEGG.      Téseo si noma,

    Figliuol d'Egéo.

    EDIPO.      N'andrebbe a lui qualcuno

    A dir ch'egli qui venga?

    PASSEGG.      A qual mai fine

    Far si dee che ne venga?

    EDIPO.      A fin che poco

    A me prestando, utile ei n'abbia assai.

    PASSEGG.      Ma qual d'uom che non vede, util può trarsi?

    EDIPO.      Quanto io dirò sarà veggente e chiaro.

    PASSEGG.      Or sai tu che far devi, o peregrino,

    A non errar? Poi che, al vederti, aspetto

    Anco in misera sorte hai d'uom gentile,

    Tienti fermo ove sei fin ch'io

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