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WAN - Desiderio incontrollabile
WAN - Desiderio incontrollabile
WAN - Desiderio incontrollabile
E-book475 pagine7 ore

WAN - Desiderio incontrollabile

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Info su questo ebook

La squadra Shu, creata e capeggiata da Ryon, ha sconfitto coloro che hanno provocato tante sofferenze e ucciso innumerevoli wan innocenti. Ryon e i suoi compagni però sanno che in realtà essi non erano che una piccola parte di un'organizzazione. Per prepararsi ad affrontarla, Ryon e i suoi amici si alleneranno duramente, viaggiando su diversi pianeti per svolgere varie prove di combattimento, si troveranno a scontrarsi con fantastiche creature per poter aumentare il loro potenziale e insieme affronteranno tanti pericoli. Durante questo duro allenamento, Ryon fa amicizia con Bogan, guerriero che aveva incontrato durante lo "Iuma fight". Con lo svolgersi della storia, Ryon e i suoi amici scopriranno come sono andati realmente gli avvenimenti che si celavano dietro il "pianto del fuoco" e dovranno affrontare guerrieri spietati.
LinguaItaliano
Data di uscita18 feb 2019
ISBN9788831602624
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    Anteprima del libro

    WAN - Desiderio incontrollabile - Daniele Benzoni

    Indice

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo conclusivo

    Capitolo oscuro

    Daniele Benzoni

    WAN

    Desiderio incontrollabile

    Titolo | WAN – Desiderio incontrollabile

    Autore | Daniele Benzoni

    I edizione dicembre 2018

    © 2018 di Daniele Benzoni. Tutti i diritti riservati.

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il preventivo assenso scritto dell’Autore.

    Questo romanzo è un’opera di fantasia. Fatti, personaggi e alcuni luoghi descritti sono inventati. Ogni riferimento a persone o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

    ISBN | 9788831602624

    Anno 2018

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Roma, 73 - 73039 Tricase (LE) - Italy

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    Facebook: facebook.com/youcanprint.it

    Twitter: twitter.com/youcanprintit

    Questo libro è dedicato a tutte quelle persone che come

    Ryon combattono ogni giorno per un mondo migliore.

    Capitolo 1

    Ricostruzione

    Fuori dalla casa di Shu

    Sono passate due settimane da quando sono andato a convivere con Rika nell’abitazione di mio nonno Shu e in questo periodo abbiamo realizzato insieme i progetti per ricostruire le parti che erano andate distrutte durante l’attacco della squadra Warblood. Al momento utilizziamo la casa solo per dormire e lavarci, mentre per mangiare siamo ospiti di Ninjo, visto che la nostra cucina è ancora da ricostruire.

    Sono seduto sugli scalini della porta d’ingresso e mentre mi passano per la testa vari pensieri, vedo Rika in lontananza che ritorna dal suo viaggio alla città di Sairon.

    «Bentornata amore, com’è andata la giornata?» la accolgo sorridente.

    «Ciao amore. È andata bene. Ho fatto un po’ di spesa e ho comprato alcune cose che potrebbero essere utili per ricostruire la casa, poi sono andata a fare visita ai fratelli Remo e abbiamo parlato insieme di tante cose sulle medicine e…» racconta molto felice.

    Va avanti per mezz’ora a narrarmi la sua giornata e io la ascolto molto volentieri. Finita la conversazione osservo le cose che ha preso e vedo che ci sono diversi arnesi molto utili che mi aiuteranno a ricostruire la casa.

    Arriva l’ora di cena e utilizziamo una sfera di teletrasporto per recarci a casa di Ninjo, dove Loc ci accoglie come al solito molto calorosamente, prima di accompagnarci alla sala dei banchetti, facendoci accomodare e annunciandoci l’imminente arrivo di Ninjo. Loc chiude la porta della sala e attende fuori. Mentre aspettiamo Ninjo, dico a Rika che non vedo l’ora di iniziare a ricostruire la casa, perché ci sono molto affezionato, visto che è l’unico ricordo che ho di mio nonno. Lei mi sorride e dice che anche lei non vede l’ora e che è molto felice di aiutarmi. Arriva Ninjo che ci saluta con un caloroso abbraccio e solo quando ci sediamo in attesa delle pietanze mi rendo conto che qualcosa non mi torna: noi siamo in tre, ma i posti apparecchiati sono per sette, così come le portate che vengono servite. Dopo qualche secondo ne capisco il motivo: Loc apre la porta ed entrano Koji e tutta la squadra. Felicissimo di vederli, vado loro incontro e li abbraccio uno a uno. Dal termine della missione non li avevo più visti e quella di Ninjo è stata una bellissima sorpresa. Dopo i saluti ci sediamo a tavola, Rika fa il suo solito ringraziamento per il piatto a base di carne e poi iniziamo a mangiare.

    «Che ci racconti di bello, Ryon?» chiede Jem.

    «Già. È da due settimane che non ci vediamo» continua Met.

    Lo osservo attentamente e mi sembra che qualcosa in lui sia cambiato.

    «Non abbiamo fatto niente di particolare, tranne i progetti per ricostruire la parte di casa che è stata distrutta. Piuttosto, Met, ti vedo diverso dal solito» chiedo curioso.

    «E vedi bene, Ryon. Il nostro amico, da quando è diventato un eroe, ha molto successo con le wan» interviene Kan mettendogli il braccio sinistro intorno al collo e stringendo.

    «Già, è vero! Però non è questo il motivo per cui mi vedi cambiato. Durante queste due settimane siamo andati in missione, roba semplice, però ho riflettuto molto sulla vita di mio padre e sono arrivato a una conclusione: quando il governatore Sairon avrà terminato la ricostruzione delle Caverne di Pran, seguirò le orme di mio padre e ne diventerò il sindaco» dice Met dandoci una bella notizia.

    Siamo tutti felici per lui e lo motiviamo per il suo futuro.

    Domando con curiosità cosa riguardasse la missione che hanno portato a termine e Koji mi risponde che dovevano catturare dei ladri di tesori nel deserto di Sabian, che davano fastidio agli abitanti della zona. Infine interviene Ninjo, informandoci che tra un paio di giorni, gli wan addetti all’attivazione della muraglia magica si metteranno all’opera. Chiedo a Ninjo come funziona l’attivazione della barriera e mi dice che circa un centinaio di wan andranno ai confini del continente Megin e tramite degli apparecchi sofisticati chiamati connettori magici, attiveranno degli spicchi di barriera che si uniranno fra di loro per andare a formare la muraglia magica. La cosa mi incuriosisce molto.

    Dopo la bella serata ci salutiamo e torno a casa insieme a Rika. Una volta arrivati, ci sdraiamo sul letto e ci addormentiamo abbracciati. Il mattino seguente, dopo aver fatto colazione con alimenti che lei aveva comprato il giorno prima, mettiamo i disegni con i progetti sul tavolo e ce li studiamo attentamente per capire bene da dove iniziare. Decidiamo di fare un unico locale invece di ricostruire il salotto e la cucina, così da avere uno spazio più ampio, mentre per quanto riguarda il frutteto, abbiamo deciso di non coltivare più nessuna pianta. Il motivo di questa decisione è legata al futuro che ci attende: io farò parte dell’esercito e Rika diventerà una curatrice, quindi non avremo il tempo necessario per curare le piante. Stesso discorso per la casetta degli attrezzi: la smonterò e darò a Ninjo tutti gli attrezzi che ci sono all’interno. Una volta che i muri saranno ripristinati, Rika penserà all’arredamento, modificando anche i locali già esistenti, dopodiché si potrà dire che la nostra nuova casa sarà ultimata. Inizio a pensare a quali materiali mi serviranno per costruire i muri: pietre, più precisamente quelle bianche che posso trovare sulle montagne della Barriera Bianca, per fare le pareti; sabbia azzurra, reperibile in prossimità delle rive del Fiume Gon. Facendola essiccare, diventa durissima e mi servirà per unire le pietre; resina trasparente, filtrandola dai giganteschi pini imperiali, mi servirà per fare le finestre. Sempre da questi alberi, taglierò qualche grosso ramo che userò per fare il pavimento e il tetto. Per quanto riguarda l’illuminazione, userò i cilindri lucenti, piccoli oggetti in grado di assorbire la luce dei fulmini. Sono identici alle colonne lucenti delle Caverne di Pran, solo che sono molto più piccoli. Con la capacità di Rika di utilizzare l’elemento del fulmine, non avremo mai il problema di rimanere al buio.

    Stilato l’elenco delle cose che mi servono, decido di iniziare da quelle più semplici, quindi mi carico un grosso secchio sulle spalle, dove metterò la sabbia azzurra, mentre Rika prende un recipiente metallico dove raccoglierà la resina trasparente. Decidiamo di fare una bella passeggiata verso i Boschi di Soran, seguendo il fiume. Dopo un po’, arriviamo in una zona ricca di sabbia azzurra e inizio a farne scorta. Fortunatamente la zona è popolata da una moltitudine di pini imperiali, quindi anche Rika si mette all’opera. Una volta caricato il materiale, lo portiamo a casa e lo mettiamo dentro la capanna degli attrezzi, luogo fresco, ideale per conservarlo.

    Tramite un trasmettitore telepatico, mi arriva una chiamata di Ninjo che mi fa notare che è già ora di mangiare e che ci sta aspettando per il pranzo. Siamo così entusiasti per il lavoro che ci attende che, dopo un breve riposo dopo il pranzo, torniamo immediatamente al luogo dei pini imperiali e visto che non voglio abbattere nessun albero decido di staccare solo due rami per ciascuno di essi. Lo facciamo sfruttando le capacità di Rika che, con l’elemento del fulmine, crea delle saette che tagliano di netto i rami, poi, rendendo le mani incandescenti, cicatrizza la zona tagliata, infine crea delle sfere d’acqua che serviranno all’albero per far nascere un nuovo ramo. Ci sentiamo molto soddisfatti del lavoro svolto, perché così facendo non abbiamo danneggiato la foresta.

    Arrivati a casa, appoggiamo la legna vicino alla capanna e anche se in realtà ci sarebbe ancora tempo, per oggi decidiamo di smettere di lavorare visto che siamo abbastanza stanchi. Ci sdraiamo sul mio letto e mentre guardiamo il soffitto, Rika mi fa una domanda: «Cosa hai intenzione di fare della stanza di tuo nonno?» mi chiede.

    In effetti non ci avevo ancora pensato, anche se la mia decisione è immediata.

    «Per il momento ho intenzione di lasciarla così com’è» rispondo con convinzione.

    Mi dice che si aspettava una risposta del genere e conclude dicendomi che è d’accordo con me. Da piccolo avevo paura del buio e mio nonno mi faceva dormire insieme a lui. Prima che mi addormentassi mi raccontava sempre tante belle storie, quindi quella stanza ha un grande valore per me e mi dispiacerebbe buttare via tutto.

    È ormai ora di andare a mangiare da Ninjo, ma non facciamo nemmeno in tempo a prepararci che bussano alla porta. Vado ad aprire e mi ritrovo davanti Loc con un grosso vassoio pieno di cibo, che appoggia su un tavolino della mia stanza, mentre ci dice che Ninjo doveva andare in città e di conseguenza non poteva ospitarci.

    «Non voleva lasciarvi senza mangiare, quindi mi ha chiesto di portarvi la cena e di scusarsi» spiega Loc riferendo il messaggio.

    Lo ringraziamo dicendogli che è stato molto gentile. Loc se ne va, mentre noi ci mettiamo comodi sul letto e mangiamo quello che ci ha portato. Finito di cenare, esco di casa e dico a Rika che vado dove si dirama il Fiume Gon.

    Mi siedo a terra guardando fisso lo scorrere dell’acqua e dopo un po’ arriva anche Rika e si siede accanto a me appoggiandosi alla mia spalla.

    «Sai, anche a me capita spesso di pensare alla mia vecchia vita e a dirti la verità la cosa mi rende felice, perché anche se non ho più i miei genitori, gli amici e tutto ciò che faceva parte del mio passato, è stata un’infanzia meravigliosa e ne conservo solo bei ricordi» dice sorridendomi.

    La guardo profondamente negli occhi e le rispondo che ha perfettamente ragione ma, appena il settore Mohen sarà ripristinato e la muraglia magica annullata, Dargul pagherà per ciò che ha fatto. Torno con lo sguardo verso il fiume e stiamo in silenzio per qualche minuto, poi Rika mi chiede quanto sia felice che siamo fidanzati. Con convinzione totale le rispondo che se non fosse stato per lei, probabilmente adesso sarei ancora in crisi. Le dico che la considero la mia salvezza e che grazie a lei ho la forza di andare avanti, anche se a volte è comunque difficile. Anche per lei vale la stessa cosa, mi sorride e poi la bacio. Restiamo per il resto della serata a osservare le stelle e a raccontarci alcuni episodi della nostra infanzia, di quando ancora non ci conoscevamo.

    Tornati a casa andiamo a dormire e il mattino seguente ci dirigiamo verso la Barriera Bianca per recuperare le pietre bianche. Lì troviamo molta roccia bianca e per raccoglierla decidiamo di usare il mio potere esplosivo. Mi preparo per sferrare il primo colpo, ma prima che vada a segno, Rika mi ferma indicandomi un punto alla mia destra, dove c’è un enorme masso di roccia bianca. Ringrazio Rika per averlo notato: rivolgere il mio potere verso quella zona sarà meno pericoloso che farlo verso l’intera barriera, dove dovrei regolare molto bene la mia potenza per non rischiare di provocare una frana. Colpisco più volte quel masso con tutta la mia forza ottenendo così, tante piccole pietre bianche e, ottenutane la quantità necessaria, torniamo a casa e appoggiamo le pietre vicino alla legna, poi mangiamo i frutti commestibili che Rika ha raccolto mentre io ricavavo le pietre dalla roccia. Andiamo a riposare un po’, ma a un certo punto veniamo svegliati da un forte rumore. Apro gli occhi e vengo accecato da un intenso bagliore di luce rossa. Mi precipito verso la finestra della camera e la chiudo, accendiamo un cilindro lucente e contattiamo Ninjo per capire cosa sta succedendo: hanno iniziato il processo di attivazione della muraglia magica. Prendiamo la sfera di teletrasporto e andiamo a casa di Ninjo. Qui la luce è ancora più intensa e non riusciamo a vedere niente ma, per fortuna arriva Loc che ci accompagna in casa e ci fa indossare delle maschere che proteggono dalla luce. Finalmente ritorno a vedere e chiedo subito cosa siano questa luce e il rumore.

    «Stanno iniziando il processo di attivazione della muraglia magica» spiega Ninjo. «Inizialmente i connettori magici assorbono una parte di energan da ogni wan del continente, infatti fra qualche minuto ti sentirai molto debole. L’intensa luce che vedi non è altro che l’energan accumulata, mentre il rumore è causato dai connettori stessi. Terminata la fase di accumulo dell’energan, spariranno sia la luce che il rumore e i connettori magici espanderanno l’energan assorbita, in enormi cerchi di energia, che man mano che aumentano di grandezza si uniranno fra di loro formando la cosiddetta muraglia magica.»

    Questa risposta mi tranquillizza, soprattutto perché dopo qualche minuto, esattamente come ha detto Ninjo, inizio a sentirmi molto debole e, dall’espressione che ha Rika, capisco che si sta indebolendo anche lei. Ninjo invece a differenza nostra, sembra non risentirne, forse perché lui ha molta più energan di noi, penso. Man mano che passa il tempo, sento gli arti sempre più pesanti, mi gira la testa e sento solo il battito del cuore. Loc mi afferra, mi carica sulla sua schiena e mi porta sul letto dove mi ero svegliato la prima volta che ero stato a casa di Ninjo. Poco prima di addormentarmi, sento il rumore dei connettori magici svanire, così come anche l’intensa luce.

    Al mio risveglio sono ancora un po’ indebolito, però mi alzo dal letto e vado alla finestra, perché sono attratto da un particolare: il cielo è completamente rosso per via della muraglia magica, allora mi affretto a uscire dalla casa per osservare meglio. Apro la porta, scendo le scale velocemente ed esco. All’entrata ci sono già Ninjo, Loc e Rika che stanno ammirando il cielo illuminato di rosso. Chiedo a Ninjo di darmi delle spiegazioni.

    «Non è il cielo che è diventato rosso, semplicemente si è formato uno strato di energia rossa a forma sferica che si espande per tutto il continente. Da adesso in poi, fino a quando non sarà disattivata la barriera, ogni tre giorni circa, i connettori assorbiranno ulteriore energan dagli abitanti e in quei momenti vi consiglio di stare a casa, perché potreste rischiare di farvi male» ci avverte Ninjo.

    Prima che Rika ed io ce ne andiamo, Ninjo ci dice che ora la muraglia magica non è ancora alla sua massima resistenza e prima che ciò accada ci vorranno ancora due settimane circa, quando il processo sarà concluso, allora Sairon si metterà all’opera per la ricostruzione dei quattro paesi del settore Mohen.

    Tornati a casa, confesso a Rika la mia impazienza di vedere il nostro governatore alla massima potenza, non è da tutti i giorni assistere a una cosa simile e mi elettrizza il solo pensiero. Anche se oggi non abbiamo fatto niente, ci sentiamo molto stanchi, probabilmente a causa della barriera, per questo motivo decidiamo di andare a dormire presto.

    Il giorno dopo, appena sveglio, mi alzo col sorriso e carico di energie. Oggi inizierò a ricostruire la casa dove ho vissuto tutta la mia infanzia insieme a mio nonno. Mi vesto e sveglio Rika che, da quando viviamo insieme, ho scoperto essere una gran dormigliona. Appena anche lei è pronta, usciamo di casa e andiamo a raccogliere della frutta nella foresta, per caricare le forze, visto che me ne serviranno parecchie durante la giornata. Mentre passeggiamo alla ricerca di cibo, osservo tutta la zona e noto che ci sono pochi animali rispetto a quando venivo qualche anno fa. Da quando c’è stato il pianto del fuoco anche la foresta ne ha risentito: gli animali sono diminuiti e molti alberi sono danneggiati o addirittura bruciati.

    Arriviamo in una zona dove il fiume si allarga formando un piccolo laghetto e sulla riva alla nostra sinistra noto uno splendido animale dal pelo verde con sfumature che vanno dall’azzurro al blu, ha una criniera con il pelo azzurro chiaro, quasi bianco ed è talmente lungo che arriva fino a terra, le zampe sono molto snelle e finiscono con degli zoccoli blu e questo mi fa pensare che sia un animale molto veloce, la testa è piccola ma nonostante questo ha due paia di corna che seguono tutto il corpo fino ad andare oltre la coda.

    «Quello è uno shuran. È bellissimo» dice Rika meravigliata parlando a voce bassa.

    «Nonostante frequentassi spesso la foresta, non ne avevo mai visto uno prima d’ora» rispondo.

    «Anche io ne avevo sentito solo parlare. È un animale molto raro e non pensavo che ce ne fossero nei Boschi di Soran. Dicono che porti molta fortuna a chi lo vede, alcuni dicono che siano degli spiriti vaganti» spiega Rika.

    Per sbaglio, nell’appoggiare la mano a terra, schiaccio delle foglie secche e all’improvviso lo shuran scompare nel nulla come un fulmine. Sia io che Rika rimaniamo sbalorditi, ci avviciniamo ma dell’animale non c’è più alcuna traccia. In compenso, poco più avanti, troviamo delle piantine commestibili e dei piccoli frutti viola. Mi viene da sorridere perché penso al fatto che lo shuran ci ha portato veramente fortuna.

    Ricaricate le energie ritorniamo a casa e, mentre Rika entra a leggere il libro dei fratelli Remo, io inizio a preparare gli attrezzi e il materiale che mi serve per ricostruire la parte danneggiata della casa. Prendo una sega dalla lama affilatissima e inizio a tagliare i rami in modo tale da ottenere dei cerchi in legno di varie dimensioni per fare il pavimento. Dopo un po’ che sono immerso e concentrato nel lavoro, Rika mi interrompe chiedendomi quanto ci vorrà secondo me per fare questo lavoro. Le rispondo che approssimativamente potrei metterci due o tre giorni. Mi chiede di fermarmi un attimo perché devo aiutarla in un altro lavoro; vuole che usi uno dei miei pugni esplosivi per creare una grande buca nel terreno, così da poterci mettere dentro la sabbia azzurra e liberare il secchio che serve a lei per pulire i vestiti. Una volta fatto, torno a tagliare la legna.

    Trascorre un’intera settimana. Direi che non avevo calcolato per niente bene la durata del lavoro, visto che ci ho messo il doppio del tempo che avevo previsto. Ho passato un’intera settimana a: svegliarmi, fare colazione, tagliare legna, pranzo da Ninjo, pomeriggio ancora a tagliare legna, cena sempre da Ninjo, almeno la sera con Rika e infine a dormire sfinito. Tranne il terzo giorno, che ero senza forze per via dei connettori magici e mi sono riposato quasi tutta la giornata. Devo ammettere che è stata una settimana davvero dura. Mi prendo un giorno di riposo e mi metto a dormire, ma al mio risveglio, mi accorgo di essermi svegliato il giorno dopo a metà pomeriggio.

    Finito di tagliare la legna, inizio a costruire le pareti dei locali. Il prossimo lavoro che devo fare consiste nel costruire le pareti e mi sa che per questo ci vorrà veramente tanto tempo. Una fila di pietre, e spalmare la sabbia azzurra, una fila di pietre e poi ancora sabbia azzurra e così via. Oltretutto devo essere anche veloce, perché la sabbia azzurra senza acqua si secca molto velocemente.

    Ormai è passata un’altra settimana e io sono ancora davanti alle pietre bianche. A un certo punto, mi sento le gambe e le braccia molto pesanti, mi gira la testa e non riesco a tenere gli occhi aperti, le energie mi abbandonano completamente e cado a terra privo di sensi. Al mio risveglio, mi ritrovo nel mio letto con accanto Rika e Ninjo. Chiedo loro cosa mi è successo e Ninjo mi risponde che il lavoro faticoso che stavo svolgendo, unito alla perdita di energan per via della muraglia magica, mi ha fatto svenire. Rika mi rimprovera perché l’ho fatta spaventare e poi mi bacia. Ninjo mi informa inoltre che la muraglia magica ha raggiunto la sua massima resistenza e che quindi nei prossimi giorni Sairon si metterà all’opera per la ricostruzione dei quattro paesi di Mohen. Dopo avermi aggiornato sulle ultime novità, Ninjo se ne va, mentre io mi reco insieme a Rika al Lago di Gogon. Ci sediamo vicino all’acqua guardando verso l’orizzonte. Rivolgo lo sguardo verso Rika e le chiedo a cosa sta pensando. Lei mi guarda profondamente e poi abbassa la testa verso l’acqua.

    «Sai, è una strana sensazione vedere questo lago, voglio dire, se penso al fatto che una volta qui c’era un intero paese e io ero una dei suoi abitanti, a volte mi sento vuota, come se una parte di me non esistesse più, come se fossi trasparente. Guardando verso il lago vedo la piazza centrale, il bar dove incontravamo Eren, Flein e Lara, i vari negozi del paese e tutti gli wan che passeggiavano col sorriso, solo che ormai sono solo tanti bei ricordi. Hai ragione Ryon a dire che ormai la nostra è una rinascita, perché in realtà noi dobbiamo crescere in un altro ambiente sociale, fare nuove amicizie, frequentare nuovi posti e tanto altro, del resto, proveniamo da un luogo che non esiste più» dice Rika.

    Osservandola, noto il suo sguardo profondo e la serietà con cui mi ha parlato e del resto non posso biasimarla: insieme ai guerrieri del nord siamo gli unici superstiti del pianto del fuoco e quindi non posso fare a meno di darle ragione.

    «Anche io come te in questo posto vedo tanti ricordi, e sono talmente vivi dentro di me che faccio quasi fatica a scorgere il lago. Anche se non ero un cittadino di Gogon, esso rimane comunque il posto in cui ho conosciuto te e i nostri amici e dove abbiamo partecipato agli incontri ufficiali del Gogon fight e sono riuscito ad arrivare fino in finale» rispondo sorridente.

    Anche se alla fine è andata così, abbiamo vissuto una bellissima infanzia e per questo sono grato a tutti gli wan che hanno contribuito a renderla così felice.

    Verso sera, inaspettatamente arriva Ninjo a trovarci, dicendoci che era curioso di vedere il lavoro che stavo svolgendo con la ricostruzione della casa. Lo conduco nelle varie stanze e noto che mentre osserva ha uno sguardo soddisfatto, però non pronuncia nemmeno una parola. Finito il giro e ascoltati i miei progetti, mi dice che secondo lui verrà un gran bel lavoro. Lo ringrazio del complimento e lui mi annuncia che questa sera non mangeremo a casa sua ma andremo alla città di Sairon a cenare in un posto particolare e molto significativo per lui.

    Appena arriviamo in città, camminiamo per qualche minuto e arriviamo davanti a un grosso edificio. Fuori c’è scritto Sale dei prodigi.

    «Questo è il posto dove ho mangiato per festeggiare la mia promozione a quinto grado del settore Mohen e ciò, a parte il fatto che qui i piatti sono squisiti, rende per me questo locale, simbolico e importante. Quella sera la mia vita cambiò radicalmente: non ero più un semplice guerriero dell’esercito ma ero diventato altro. Quella sera, mangiai insieme a tutti i protettori dei vari settori e oltre a me, anche tanti altri erano stati promossi quel giorno. Quello fu un giorno importante, non solo per me e per tutti gli altri nuovi protettori, ma per tutti e quattro i Continenti della Libertà, il giorno in cui si concluse la guerra contro l’impero e il nostro popolo divenne un popolo libero» dice Ninjo con orgoglio.

    Rimango incantato nell’ascoltare le sue parole e gli dico che per me è un grande onore che mi abbia portato in questo posto. A un certo punto sento delle mani che si appoggiano sulle mie spalle e un urlo molto forte vicino al mio orecchio destro. Mi spavento moltissimo e voltandomi vedo Kan a terra che sta morendo dalle risate. Anche gli altri guerrieri del nord ci sono e stanno tutti ridendo.

    «Sei pazzo! Stavo morendo dalla paura» protesto ad alta voce.

    Anche Rika e Ninjo si mettono a ridere, ma io non l’ho trovato divertente.

    «Dai Ryon, fatti qualche risata. Non hai ancora capito perché Ninjo ci ha portato qui?» mi domanda Met mentre continua a ridere.

    Lo guardo un po’ perplesso perché non riesco a capire.

    «Ma è ovvio: visto che a breve ci sarà un nuovo settore Mohen, è come essere stato promosso un’altra volta» interviene Jem anche lui ridacchiando.

    Ninjo conferma quello che stanno dicendo e mi sento un po’ tonto perché sono l’unico che non aveva capito niente. Rika mi abbraccia e mi dice di non abbattermi, cercando di tirarmi su un po’ il morale e poi entriamo.

    Rimango meravigliato dalla bellezza del posto. Già da fuori appare come un edificio imponente, con dei portoni d’ingresso in legno scuro quasi nero, alti almeno cinque metri, ma dentro dà ancora di più l’idea di maestosità. Ai lati ci sono delle colonne con sopra delle statue in pietra bianca che raffigurano alcuni wan guerrieri e alla base delle colonne ci sono delle piante con fiori di svariati colori e qualche ramo rampicante; le pareti sono dipinte di azzurro chiaro, le finestre sono fatte di tante resine di diverso colore ed emanano luce formando i colori dell’arcobaleno; al centro c’è una grande fontana con la statua del nostro governatore Sairon e nell’acqua ci sono tante specie di pesci. Mentre sono incantato con lo sguardo perso nella meraviglia del posto, arriva il cameriere che ci accompagna al tavolo.

    «È la prima volta che viene qui, scommetto?» mi domanda il cameriere.

    Gli chiedo da cosa l’ha capito e lui mi risponde che continuo a girarmi intorno per ammirare il posto e che quello è l’effetto che fa a tutti gli wan che vedono il locale per la prima volta. Anche quando arriviamo al tavolo osservo com’è apparecchiato. È una tavola ovale, con una tovaglia verde scuro e le sedie sono in legno scuro tutte ricamate a mano nel minimo dettaglio. Sopra il tavolo abbiamo tre piatti a testa, uno sopra l’altro, dal più grande al più piccolo a partire dall’alto. Alla destra di essi ci sono tre coltelli, mentre alla sinistra, tre forchette. Davanti ci sono due bicchieri, uno alto e stretto per delle bevande alla frutta uniche e uno basso e largo per l’acqua. Ci sediamo e subito mi rivolgo a Rika dicendole che è spettacolare e che per me, semplice wan che ha sempre vissuto fuori da ogni paese, è come essere su un altro pianeta. Anche lei mi dice che non aveva mai visto un posto del genere ed è sorpresa quanto me, mentre a Koji e agli altri non ha fatto nessun effetto, molto probabilmente ci sono già stati.

    Dopo un po’ che siamo seduti, mi viene spontanea una domanda: «Ma non c’è il menù?» chiedo confuso.

    «Fidati che in questo posto non serve il menù, perché anche il cibo più scadente di Gamart qui subisce una trasformazione» mi assicura Koji convinto.

    Ascolto quello che mi dice e aspetto con curiosità il primo piatto. Arriva il cameriere con due bottiglie d’acqua e un’altra con del succo di frutta, versa a tutti un po’ di succo e appoggia le due bottiglie d’acqua al centro. Ninjo prende il bicchiere col succo, lo solleva e ci invita a fare la stessa cosa.

    «Vorrei ringraziare tutti voi per essere qui. Voi siete gli ultimi superstiti del vecchio settore Mohen e col vostro aiuto e quello di Sairon lo ripopoleremo dando una casa a tutti quegli wan che vivono nella povertà. Ci attende un nuovo futuro e sono felice di condividerlo con voi» proclama Ninjo con tono molto serio.

    Dopo il brindisi ci sediamo e avverto subito una sensazione di rilassamento totale. Quella bevanda era davvero squisita e subito chiedo se ce ne può portare ancora, visto che la prima bottiglia è già finita. Met mi dice di stare tranquillo e di attendere le prossime, perché saranno ancora più buone. Dopo un po’ arriva il primo piatto, un misto di verdure verdi e rosse con della salsa rosata come condimento. Noto con stupore che il piatto è curato nei minimi dettagli: ogni singola verdura è posizionata secondo un disegno ben preciso e sono tutte della stessa grandezza. Ninjo mi dice di prendere un boccone e mangiarlo chiudendo gli occhi. Faccio come dice e lo assaporo. Le verdure sono deliziose e la salsa rosata che hanno messo sopra uniforma il tutto creando un sapore unico in bocca. Penso al fatto che non ho mai mangiato così bene in vita mia e siamo solo al primo piatto, non oso immaginare i prossimi che arriveranno quanto saranno buoni. Anche Rika è sorpresa dalla bontà di queste verdure e le mangia lentamente per assaporarle con la massima calma. Appena tutti finiamo, arriva un cameriere che porta via il primo piatto con posate annesse e ci chiede se le verdure sono state di nostro gradimento. Rispondo io dicendogli che non serve nemmeno parlare e che basta guardare il sorriso che ho stampato sul viso per comprendere il mio apprezzamento e lui, dopo avermi ringraziato con un inchino, se ne va. Intanto che attendo, mi verso un bicchiere d’acqua, poi chiedo a Ninjo se ha qualche nuova notizia su Dargul. Mi risponde di sì, però mi dice che fino a quando la muraglia magica sarà attiva, le missioni sono tutte sospese e di conseguenza non ne vuole parlare e mi consiglia di divertirmi, visto che è una serata speciale. Ascolto il suo consiglio e mi godo la serata. Nel mentre, arriva il secondo succo di frutta insieme alla seconda pietanza. Il succo ha un colore azzurro chiaro, mentre il piatto è un filetto di pesce già pulito da pelle e lische, con contorno di piccole bacche viola. Anche questa volta, Ninjo mi dice di prendere un pezzetto di filetto di pesce con qualche bacca e mangiare tutto insieme. Mentre assaporo il boccone, sento la morbidezza e il sapore del pesce che si trasforma lentamente con la dolcezza delle bacche e appena finisco di gustare questo piatto, il senso di rilassamento è ancora più accentuato. Come aveva predetto Met, sia il succo che il pesce sono ancora più buoni del cibo precedente. A un certo punto mi sorge spontanea una domanda: il posto è meraviglioso, gli wan che lavorano qui sono tutti molto gentili, i piatti sono di una squisitezza unica, ma tutto questo quanto costerà? Chiedo a Ninjo per sicurezza, perché inizio ad avere la sensazione che finirò tutti i guni che ho.

    «Il menù del posto varia molto spesso, però il prezzo è sempre di ventimila guni a testa» risponde Ninjo sorridendo.

    Appena sento il prezzo mi viene una sensazione di svenimento e anche Rika non è da meno. Quel denaro non l’ho mai visto né speso in tutta la mia vita, come ha potuto anche solo pensare che io avessi una cifra tale? Ninjo mi dice che non ci dobbiamo allarmare perché stasera è tutto offerto da lui. Mi riprendo, però devo ammettere che spenderà una cifra esorbitante. Arriva il cameriere che porta via il secondo piatto con le posate e ne arriva subito un altro con un succo di colore grigio. Mi sembra strano come colore per un frutto, però Ninjo mi dice di fidarmi e di bere. Eseguo senza esitazione e il sapore che sento è sensazionale. Mi è sembrato di bere della sabbia, però il gusto è molto dolce e mi ha ricordato vagamente una tipologia di frutti che coltivavo con mio nonno. Subito dopo arriva l’ultimo piatto e rimango sorpreso nel vederlo perché sono le bacche arcobaleno. Non mi sarei mai aspettato di vedere questo frutto e invece eccole qui. Subito mi passa per la testa il ricordo di quando andai a cercarle, della fatica che feci per trovarle, della fuga dall’orso scagliato e della prima volta che vidi la forza di mio nonno. Mi scende qualche lacrima e Ninjo mi chiede se sono contento. Gli rispondo di sì e lui mi dice che è stata Rika a richiedere queste bacche nel menù apposta per me.

    «Ma quindi tu sapevi già che saremmo venuti qui stasera» chiedo sorpreso rivolgendomi a lei.

    «Esatto. E ho chiesto espressamente di portare come piatto finale le bacche arcobaleno perché ero sicura che ti avrebbero fatto rivivere dei bei ricordi. Sono il nostro simbolo» risponde Rika sorridendo soddisfatta per l’effetto che ha ottenuto.

    La ringrazio per la bellissima sorpresa e la abbraccio con forza sussurrandole all’orecchio che la amo con tutto il cuore. Il cameriere ci spiega che, essendo le bacche arcobaleno già buone senza bisogno di ulteriore condimento, hanno messo solo una crema come contorno, per far risaltare ancora di più il loro sapore. Dopo aver mangiato la prima mi scende addirittura una lacrima perché sono veramente squisite. Le successive le mangio ancora più lentamente perché voglio assaporarmi ogni minuscola parte delle bacche. Finito anche l’ultimo piatto, arriva il cameriere per sparecchiare, e l’unica cosa che ci lascia è il bicchiere dei succhi di frutta. Quando arriva l’ultimo cameriere, noto che ha una piccola bottiglia in mano e al suo interno c’è una bevanda di colore verde chiaro, apre la bottiglia e mi versa una minima quantità del contenuto, giusto per un sorso scarso. Una volta che il succo è stato versato a tutti, Ninjo solleva di nuovo il bicchiere.

    «Un brindisi al futuro di Mohen» proclama ad alta voce.

    Beviamo il poco succo e avverto una sensazione di intenso bruciore. Non immaginavo fosse tanto forte, però il sapore è molto buono.

    «Lo chiamano cocktail della risata e tra poco scoprirai perché» mi avverte Koji ridendo.

    Non fa in tempo a finire la frase che inizia a girarmi fortemente la testa e subito dopo inizio a ridere senza riuscire a fermarmi. Man mano che passa il tempo mi accorgo di ridere sempre di più per qualsiasi cosa, anche solo per un semplice spostamento di un bicchiere. Arrivo a un livello tale che non capisco più niente, l’unica cosa che so è il fatto di continuare a ridere.

    Il giorno dopo mi sveglio a casa di Ninjo insieme a Rika e ai guerrieri del nord. Appena ci riprendiamo tutti, entrano nella stanza Ninjo e Loc e ci danno il buongiorno. Chiedo cosa sia successo ieri sera perché non mi ricordo come è andata a finire la serata e Ninjo mi spiega che non abbiamo retto il succo e siamo crollati in un sonno profondo e di conseguenza ci ha tenuti da lui per la notte. Chiedo come mai a lui non abbia fatto effetto e mi risponde semplicemente che ci è abituato. Loc esce dalla stanza, prende un vassoio con sopra uno strano alimento bianco a forma di tanti piccoli pallini. Chiedo che cosa sia e Ninjo mi risponde che è un concentrato di energia e mi invita a mandarlo giù senza fare troppe domande. Una volta mangiato, passano una decina di minuti e mi sento come rinato. Ringrazio Ninjo per la bellissima serata e chiedo se sa quando Sairon abbia intenzione di iniziare la ricostruzione di Mohen. Ninjo dice che non lo sa ma che secondo lui si metterà all’opera tra non più di tre giorni.

    Rika ed io torniamo a casa e mi rimetto subito al lavoro riprendendo da dove ero rimasto. Non mi mancava tanto per finire le pareti e di conseguenza riesco a portare a termine il lavoro nell’arco della giornata. Il giorno dopo, con l’aiuto di Rika, monto le travi in legno che avevamo avanzato dai grossi rami dei pini imperiali, dopodiché prendiamo altri rami più piccoli e li incastriamo fra di loro per cercare di coprire il più possibile. Una volta finito, ricopriamo tutto con della sabbia azzurra che era avanzata, aspettiamo che secchi e per finire tagliamo i rametti in eccesso e carteggiamo tutto il tetto. L’effetto finale che ne deriva è notevole, perché sembra di avere il cielo in casa e l’intravedere i rami attraverso la sabbia azzurra dona un tocco davvero particolare.

    Ho intenzione di fare anche il pavimento nella giornata e di conseguenza mangiamo velocemente e ci mettiamo subito al lavoro. Prendiamo tutti i pezzi tondi di legno che ho tagliato in precedenza e iniziamo a metterli uno vicino all’altro. Una volta finito, prendiamo la resina trasparente e ne gettiamo in quantità enormi su tutto il pavimento. Per farlo, l’abbiamo prima di tutto riscaldata rendendola molto liquida e poi l’abbiamo versata. In questo modo la resina si spiana da sola e in automatico avremo un pavimento molto particolare. Per finire, prendo delle assi di legno della stessa misura delle finestre e creo una cornice con la base, ci verso dentro la resina rimanente e vado a dormire.

    Il giorno dopo, appena mi sveglio, mi precipito nel nuovo locale per vedere l’effetto finale e osservo che abbiamo fatto un eccellente lavoro. Mi chino in prossimità dell’entrata e con un dito provo a toccare la resina per vedere se si è indurita. È completamente secca e quindi provo a camminarci sopra. Soddisfatto del lavoro, vado a svegliare Rika, la faccio alzare e le metto le mani sugli occhi, la faccio camminare stando attento che non vada addosso a niente e davanti all’entrata della stanza tolgo le mani permettendole di guardare. Dal suo sguardo e dalla bocca aperta, capisco che è molto meravigliata e stupefatta per il risultato finale.

    «È stupendo amore mio! Non immaginavo che venisse così bene» dice Rika.

    Felicissimo di sentire queste parole uscire dalla sua bocca, mi viene un sorriso che arriva fino alle orecchie. Dopo aver visto un po’ la stanza, vado a togliere la resina dagli stampi in legno che avevo preparato e il risultato finale sono delle lastre trasparenti, perfette da mettere come finestre. Inizio a montarle una a una nei tre spazi ad esse destinati.

    Appena finisco di montare l’ultima finestra, sento un forte rumore provenire da fuori. Mi affretto ad andare alla porta d’entrata, la apro e davanti a me c’è uno wan che non mi sarei mai aspettato di incontrare a casa mia.

    Capitolo 2

    Ripopoliamo Mohen

    All’ingresso di casa

    Davanti ai miei occhi c’è il potente Sairon, alla sua destra Ninjo. Non faccio nemmeno in tempo a salutare che il governatore mi afferra dandomi un forte abbraccio e sollevandomi.

    «Ciao, Ryon. È un piacere incontrarti, è da un po’ che non ci vediamo» esclama Sairon dopo avermi stritolato.

    Non sono ancora riuscito ad abituarmi al suo atteggiamento così disinvolto e affabile, avendo sempre immaginato che un governatore dovesse mostrarsi estremamente serio in qualsiasi circostanza. Ninjo mi chiede di poter entrare perché dobbiamo fare un discorso piuttosto lungo. Li faccio accomodare nel nuovo locale e intanto vado ad avvertire Rika che si sta lavando, che abbiamo a casa nostra il governatore Sairon e Ninjo. Lei mi risponde che tra poco sarà pronta e intanto sento provenire dal bagno degli strani rumori e tra me e me penso che si sia agitata e che abbia fatto cadere qualcosa. Mentre la aspetto, vado nella camera da letto e prendo una bottiglia di succo di frutta e quattro bicchieri, lo verso e lo offro agli ospiti. Ninjo mi fa i complimenti per come ho sistemato la stanza, affermando

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