Andrà tutto bene
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“Andrà tutto bene” è un racconto ambientato a Ripe San Ginesio, un borgo in provincia di Macerata, ma contiene molti aspetti che sono caratteristici anche di tanti altri piccoli paesi. Paesi che in superficie spesso sembrano tranquilli, a volte persino noiosi. Ma che possono nascondere terribili segreti.
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Anteprima del libro
Andrà tutto bene - Cristiana Mariani
riesci".
...un mese prima...
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Mi fido di te, Jovanotti
Quindi con i voti della maggioranza approviamo la variante al PGT. Finalmente possiamo andare a casa
. Rogerio Narducci non vedeva l’ora di sciogliere quella seduta del Consiglio comunale: era sveglio dalle 6 del mattino e la discussione in aula iniziata alle 20 si stava concludendo all’una di notte. Non ne poteva più, ma quella variante era troppo importante per lasciar perdere. Era fondamentale per lo sviluppo del paese. A Ripe San Ginesio, piccolo borgo in provincia di Macerata, tutti quei soldi facevano comodo. Cinque milioni di euro
, ripeteva. Tutti quei soldi insieme, il sindaco Narducci, per il suo Comune non li avrebbe visti neanche in cinque anni. E ora li aveva a disposizione. Il Comune, naturalmente. Come? La politica, si sa, è un do ut des: un’azienda alimentare avrebbe dato a Ripe San Ginesio cinque milioni di euro in un anno e in cambio l’Amministrazione comunale avrebbe approvato senza battere ciglio la trasformazione di alcuni terreni agricoli in terreni ad uso industriale. Il più frequente dei compromessi: dove c’erano aree verdi sarebbero arrivati gli stabilimenti.
Di che genere? Questa azienda produceva cibo senza glutine e senza lattosio. Dalla pasta al pane, passando per gli snack dolci e salati: tutti i prodotti erano destinati a uno dei mercati alimentari in maggiore sviluppo negli ultimi due o tre anni, ovvero quello dedicato a chi era affetto da allergie e intolleranze alimentari. Narducci non amava gallette di riso, pasta senza glutine o biscotti senza latte. Il suo credo, amava dire, erano ciauscolo e Varnelli. Ma aveva un ottimo fiuto per gli affari e sapeva che quella era un’occasione da cogliere al volo. Ora passeggiava soddisfatto verso casa. Lo sapevo, devo portare fuori Black. Questa giornata non finirà mai
.
Il pensiero che a casa lo avrebbe accolto il suo dobermann non lo rasserenava come invece avveniva di solito. Aveva solo voglia di buttarsi a letto.
Lucia Nasoni era come di consueto in sagrestia, in attesa di andare a rassettare in canonica. Quella mattina don Marco non era ancora uscito, nessuno l’aveva visto e così lei aveva cominciato a sistemare. Era con don Marco sin dal suo arrivo alla parrocchia di San Michele Arcangelo. In realtà lei era lì da prima, quello della perpetua è un ruolo che le era sempre piaciuto e, nonostante la sua giovane età (Lucia aveva soltanto 22 anni quando aveva deciso di intraprendere questa carriera
), aveva subito preso l’incarico molto seriamente. Oggi, a 32 anni, la sua vita era scandita sempre dai medesimi ritmi. E questo non le pesava. Anzi. Era esattamente ciò di cui aveva sempre sentito il bisogno: regole e consuetudini. Letizia, sua amica d’infanzia, si era trasferita a Macerata proprio perché desiderava una vita più movimentata
e imprevedibile
. Per quanto potesse darle Macerata. E non riusciva a comprendere questa sua necessità di sapere sempre come sarebbe andata ogni sua giornata. Questa loro diversità le aveva fatte allontanare, soprattutto durante l’adolescenza, ma oggi Letizia veniva a trovarla a Ripe San Ginesio. Quindi Lucia doveva concludere le pulizie prima di pranzo, in modo da poter accogliere degnamente l’amica. Finalmente, alle 9:30, don Marco era uscito dalla canonica. Aveva 40 anni, ma Lucia si sentiva una sorta di zia per lui. Madre no, non aveva abbastanza pazienza per poter assurgere al ruolo di madre.
Dai Marco, ti aspettano per le confessioni
, aveva invitato il parroco a sbrigarsi. Poi, dopo aver sistemato tutto in canonica, si era affrettata con passo svelto verso casa. Arrivo fra mezz’ora, non mangiamo a casa però eh. Non sono uscita per tre giorni di seguito per colpa dell’influenza, non posso stare ancora reclusa
.
E così, dopo il messaggio di Letizia, Lucia aveva dovuto spegnere il gas sotto la pentola piena d’acqua: avrebbe portato l’amica da MalaRipe, il nuovo birrificio aperto da alcuni ragazzi del paese.
Bello, almeno in paese inizia ad esserci una scintilla di vita
, aveva commentato Letizia posando la borsa su una delle panche del locale. Il pranzo era stato, come sempre, un fiume di suoi racconti e sfoghi sulle più varie vicissitudini.
Poverina, deve essere proprio insoddisfatta se va alla ricerca di divertimento e di tutte le cose più effimere della vita. Io non riuscirei mai ad essere così
, aveva continuato a pensare Lucia durante la conversazione. Letizia le parlava dei pettegolezzi, degli aperitivi nei locali di Macerata e Ancona, degli appuntamenti rimediati online grazie a una app di incontri - era fidanzata da quattro anni e mezzo, ma questo non le aveva mai impedito di guardarsi attorno
, e di vedere ciò che avveniva su Instagram e su Facebook.
Ginevra. Sai la mia compagna di università? Ho scoperto che si era inventata di essere andata in vacanza soltanto per mettere stories su Instagram
. Aldo invece è stato visto al cinema con una commessa del centro, pensa di farmi ingelosire, poveraccio
.
Ah, sai che forse ho trovato la soluzione ai miei mal di testa cronici? Ho iniziato solo ieri, ma per ora mi sembra funzioni
, aveva aggiunto.
Lucia annuiva e fingeva di darle retta, ma in realtà non vedeva l’ora di tornare alla sua routine quotidiana. Routine alla quale quel giorno era destinata a non tornare: dopo il pranzo mordi e fuggi
con l’amica, la perpetua aveva dovuto dare retta anche a padre Jacques, un missionario di passaggio in paese.
Originario della Guinea Bissau, il religioso aveva svolto il servizio di parroco in Italia e aveva conosciuto don Marco durante un campeggio pochi anni prima. Una volta tornato in Africa, aveva promesso al parroco di Ripe San Ginesio che sarebbe passato a trovarlo un giorno. E quel giorno era arrivato. Solo che don Marco aveva delle urgenti commissioni da svolgere nei paesi vicini (ma Lucia sospettava che si fosse inventato un impegno pur di non sostenere le lunghe chiacchierate a cui padre Jacques sottoponeva tutte le persone con cui aveva confidenza) e così il compito di intrattenerlo sino al suo arrivo era spettato proprio alla perpetua. Che aveva salutato l’arrivo dell’ora di cena con un entusiasmo che aveva sfoderato poche volte negli ultimi anni. Finalmente le 19, finalmente la cena a casa, davanti alle sue trasmissioni preferite di Fox Animation ed Mtv. Quella sera infatti don Marco e padre Jacques avevano deciso che sarebbero andati al ristorante e così lei era libera da qualsiasi impegno. Libera anche, finalmente, di andarsene a dormire. L’indomani la sveglia sarebbe suonata, come quasi ogni mattina, alle 6:30. Sandrino quella mattina aveva visto entrare Lucia in tutta fretta e con altrettanta velocità volatilizzarsi fuori dalla sua farmacia. La motivazione gli era del tutto ignota, così come non sapeva cosa volesse da lui la perpetua. Eppure lui, Alessandro Salustri detto Sandro ma conosciuto in paese sin dalla nascita come Sandrino, Lucia la conosceva da sempre. Erano cresciuti insieme, erano sempre rimasti in quel piccolo borgo marchigiano dal quale in tanti avevano desiderato fuggire. Sandrino no. A lui Ripe San Ginesio era sempre piaciuto e quindi aveva trovato naturale sin da piccolo l’idea di portare avanti l’attività di famiglia ed ereditare da grande la farmacia del padre. Quello che lo attirava maggiormente non erano tanto i farmaci (avendone sempre sentito parlare in famiglia non aveva comunque neppure avuto particolari problemi a laurearsi e a specializzarsi nel settore), quanto soprattutto la possibilità di diventare un punto di riferimento in paese. Nelle piccole realtà, si sa, nessuno conosce i segreti di tutti quanto il barista, il parrucchiere e il farmacista. E Sandrino voleva vivere immerso in quell’atmosfera fatta di piccoli segreti, di consuetudini quotidiane, di vita di paese che lo rassicurava ma al tempo stesso gli dava l’idea di rappresentare una figura comunque importante all’interno di una comunità. Quella mattina aveva visto Lucia entrare e uscire rapidamente dalla sua farmacia e non aveva capito se avesse acquistato qualche prodotto. Comunque non si era posto più di tanti problemi: Lucia era strana da sempre e lui lo sapeva bene. Dopo aver ricevuto un paio di informatori scientifici (era una scocciatura, ma almeno due o tre volte al mese doveva parlare con i rappresentanti delle case farmaceutiche), era andato a pranzo. Aveva preparato un piatto di pasta in più, visto che quel giorno la moglie sarebbe tornata a casa mezz’ora dopo di lui. Funzionavano come un meccanismo perfetto, lui ed Annie. Lei si era trasferita dall’Inghilterra ai tempi dell’università e, come molti britannici, era rimasta affascinata dai borghi delle Marche e dai ritmi molto diversi rispetto a quelli delle grandi città inglesi. Così, dopo la laurea all’Università di Camerino, era rimasta a vivere lì. Anche perché proprio a Camerino aveva conosciuto lui, quel ragazzo così estroverso ma anche molto insicuro che poco dopo sarebbe diventato suo marito. Annie era un’affermata veterinaria con una passione smodata per i cavalli, e quindi era nel giro di pochi anni diventata il punto di riferimento per diversi maneggi della zona. Stavano insieme da nove anni e in tutto questo tempo erano stati visti litigare soltanto un paio di volte. Insomma, erano davvero una coppia invidiabile.
E in più Annie era stata l’unica in grado di far cucinare Sandrino. D’altro canto, si doveva fare di necessità virtù: lei non era rimasta in Italia per fare la casalinga al seguito di un marito lavoratore. Spesso durante la giornata i loro orari non collimavano e quindi chi arrivava a casa per primo lasciava il pranzo pronto all’altro. Sandrino quel giorno era uscito di fretta da casa, senza neppure fare il consueto riposino di mezz’ora (ah, bella vita quella del farmacista del borgo), perché aveva un appuntamento che non poteva perdere. E per il quale si sarebbe persino fatto sostituire in farmacia. Quello era il pomeriggio in