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«Sono nel palmo della mano di Dio»: Lettere dal carcere
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E-book428 pagine6 ore

«Sono nel palmo della mano di Dio»: Lettere dal carcere

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Info su questo ebook

A CURA DI SR. REMIGIE ANNA CESIKOVA. TRADUZIONE DI ANEZKA ZAKOVA. 

"Madre Vojtecha" non era solo una “suora amorevole”, ma anche una guerriera impavida e una coraggiosa testimone della fede. Quando in carcere cercavano di costringerla a lavorare la domenica seppe opporsi fermamente anche contro i soprusi dei potenti. Al momento del rilascio di prigione scrisse la sua annotazione nel protocollo denunciando coraggiosamente le restrizioni, allora in atto nel nostro paese, dei diritti di libertà religiosa. In virtù di tutto ciò ne, non solo per religiose e religiosi, ma per tutti i credenti di oggi, per la Chiesa di adesso, un vero modello di fede da elevare su un piedistallo affinché possa risplendere e diffondere la propria luce in lungo e in largo. I credenti come lei sono la gloria della Chiesa, sono i suoi martiri bianchi» (dalla prefazione del Cardinal miloslav vlk).
 
Il 21 gennaio 2013 sono trascorsi 25 anni dalla morte della serva di Dio Madre Vojtecha Hasmandova, avvenuta a Znojmo-Hardiste, e il 25 marzo 2014 è stato ricordato il centenario della sua nascita a Huštenovive, presso Velehrad. Il deciso “sì” alla chiamata alla santità è il leit-motiv della sua vita fin dalla più giovane età. Alla santità esortava anche le sorelle della propria comunità e tutti coloro con i quali entrava in contatto. Visse un duro periodo di incarcerazione, in seguito, poco dopo la conclusione del Concilio vaticano II, ebbe inizio il suo servizio alla congregazione come madre superiora generale, funzione che ricoprì fino all’anno del centocinquantesimo anniversario della presenza delle sorelle borromee in Repubblica Ceca. Il 28 novembre 1996, a circa nove anni dalla sua morte, il vescovo di Brno, Monsignor Vojtech Cikrle, ha aperto il processo della sua beatificazione e canonizzazione. 
LinguaItaliano
Data di uscita15 mag 2019
ISBN9788838248153
«Sono nel palmo della mano di Dio»: Lettere dal carcere

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    Anteprima del libro

    «Sono nel palmo della mano di Dio» - Madre M. Vojtěcha Hasmandová SCB

    Madre M. Vojtěcha Hasmandová SCB

    «SONO NEL PALMO DELLA MANO DI DIO»

    LETTERE DAL CARCERE

    Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Studium Cultura ed Universale sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all’indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.

    Copyright © 2019 by Edizioni Studium - Roma

    ISBN 978-88-382-4815-3

    www.edizionistudium.it

    ISBN: 9788838248153

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    INDICE

    Prefazione del Cardinal Miloslaw Vlk

    Introduzione di S.M. Remigie Anna Češìkovà SCB

    «Sono nel palmo della mano di Dio». Lettere dal carcere

    Prachatice

    Il Carcere

    Nel carcere giudiziario a České Budějovice e a Písek

    Lettere dal carcere giudiziario

    L’interrogatorio sulla sua attività contro lo Stato

    Le lettere dopo l’interrogatorio

    Trasferita dal luogo d’interrogatorio al carcere

    L’accusa

    L’unica lettera da Písek

    Reato di alto tradimento

    A Pardubice

    Verdetto confermato

    Il 1954

    Il 1955

    Il 1956

    Appello per la libertà religiosa in carcere

    Sotto provvedimento disciplinare

    Trasferita al Pankrác

    Le lettere da Praga

    Un appello alla coscienza

    Il 1957 nel carcere Pankrác

    Correzione

    Lettere ambigue

    Una scrittrice instancabile

    Altre lettere ambigue non recapitate

    Contatti rinnovati

    Indegna di ricevere l’amnistia

    Per rimediare alle molte lettere perse

    Nel 1958 sempre da Praga

    Un periodo pieno di ricordi

    Destinatari non permessi

    Visitando in spirito la comunità

    Ritorno a Pardubice al termine del provvedimento punitivo

    Il 1959

    Amnistia per Suor Vojtěcha

    Libertà

    A Vidnava

    Conclusione

    Madre Vojtěcha nello specchio delle sue lettere dal carcere

    CULTURA

    Studium

    152.

    Madre M. Vojtěcha Hasmandová SCB

    «SONO NEL PALMO

    DELLA MANO DI DIO»

    LETTERE DAL CARCERE

    A cura di Sr. Remigie Anna Češìkovà

    Traduzione di Anežka Žáková

    Prefazione del Cardinal Miloslaw Vlk

    PREFAZIONE

    In occasione della sua prima visita nel nostro paese, nel 1990, papa Giovanni Paolo II propose che si facesse un martirologio dei nostri martiri. Quel pontefice, che aveva sperimentato in prima persona il regime totalitario, ben intuiva quanta ricchezza di fede cristiana vissuta tra le asperità della persecuzione fosse qui celata, quale esperienza dell’amore di Dio e della forza dello Spirito Santo avessero fatto i nostri martiri e quale testimonianza ne avessero lasciato.

    Quello che si trova ora tra le vostre mani è di quei libri che hanno come scopo la realizzazione di quell’augurio del papa. Il titolo e il sottotitolo ( Sono nel palmo di Dio – Lettere dal carcere) rivela fin da subito, in maniera lampante, la forza gioiosa della vita di fede della serva di Dio, Madre Vojtěcha Hasmandová, nelle dure condizioni del carcere comunista. Madre Vojtěcha, coraggiosa testimone della fede, morì nel 1988 in fama di santità.

    Le lettere che questa sorella borromea scrisse in otto anni di prigionia rappresentano una lettura di grande attualità e profondità, fonte di motivazione e forza per l’epoca attuale. Sarà bene durante la lettura avere di fronte agli occhi la meravigliosa immagine del suo volto sorridente, l’immagine stessa di ciò che questa suora esprime nelle proprie lettere. Così ella definisce la difficile situazione vissuta nel carcere: Sono nel palmo di Dio. Non si tratta di un semplice slogan di fede ben formulato, frutto dell’entusiasmo passeggero di un momento, ma di una realtà duratura, che traspare ininterrottamente da ogni sua frase, dando prova del fatto che non si ha a che fare con un atteggiamento studiato, ma davvero con l’atmosfera costante della sua interiorità, della sua fede nel tenero amore verso tutti coloro ai quali o dei quali ella scrive. Questa atmosfera non è qualcosa, ma Qualcuno: è lo Spirito Santo, che inonda d’amore il cuore dell’uomo (cf. Rm 5,5; e 1Cor 6,19). Quando durante il processo dovette esprimersi circa la sentenza diede voce alla sua profonda convinzione, una convinzione che sgorgava direttamente dalle parole della Scrittura (cf. 1Gv 4,20): Il servizio a Dio lo comprendo come servizio agli uomini. Si tratta di quegli accenti che, grazie all’operare dello Spirito Santo, sarebbero stati riportati in primo piano in seguito al concilio. In una delle sue lettere Vojtěcha scrive: «So che questa è la volontà di Dio, che io così serva il Signore, e questo mi basta. Ciò mi dona forza e letizia...». In questa stessa attitudine ella persistette anche dopo il rilascio dalla prigione. Così facendo riuscì in modo ammirevole ad alimentare costantemente e a mantenere sempre vivi i rapporti di comunione e vicinanza sia con la famiglia sia con le consorelle.

    Madre Vojtěcha è apostola di una comunità viva, non solo quella della consanguineità, della cerchia dei familiari, ma anche della comunità delle consorelle. In una lettera afferma: «Prego...affinché siamo un cuore solo e un’anima sola». Sono i frutti dello spirito d’amore che riempie la sua anima. Ella non chiede niente per sé, pensa costantemente agli altri. È quello stesso Spirito il quale agisce non solo nelle anime dei singoli, ma anche sul piano del magistero. Papa Giovanni Paolo II comprendeva la ricerca di questi frutti dello Spirito come l’importante compito che la Chiesa ha per il nuovo millennio (si veda la Novo Millennio Ineunte, 43).

    Madre Vojtěcha non era solo una suora amorevole, ma anche una guerriera impavida e una coraggiosa testimone della fede. Quando in carcere cercavano di costringerla a lavorare la domenica seppe opporsi fermamente anche contro i soprusi dei potenti. Al momento del rilascio di prigione scrisse la sua annotazione nel protocollo denunciando coraggiosamente le restrizioni, allora in atto nel nostro paese, dei diritti di libertà religiosa.

    In virtù di tutto ciò Madre Vojtěcha è, non solo per la sua Congregazione, non solo per religiose e religiosi, ma per tutti i credenti di oggi, per la Chiesa di adesso, un vero modello di fede da elevare su un piedistallo affinché possa risplendere e diffondere la propria luce in lungo e in largo. I credenti come lei sono la gloria della Chiesa, sono i suoi martiri bianchi.

    Cardinal Miloslav Vlk

    (Lišnice-Sepekov, 17 maggio 1932-Praga, 18 marzo 2017)

    Introduzione di S.M. Remigie Anna Češìkovà SCB

    INTRODUZIONE

    Nel 1999 è venuta a mancare suor Emilie Hasmandová, sorella carnale di suor Vojtěcha, serva di Dio. In eredità ci ha lasciato la ricca corrispondenza che si scambiarono nel corso di tutta la vita con colei che le fu la più vicina delle sorelle e al tempo stesso consorella di vita consacrata. Entrambe entrarono nell’ordine delle suore di Misericordia di San Carlo Borromeo e si furono reciproco sostegno lungo la via della vita.

    Una parte considerevole di queste lettere è costituita da quelle inviate di prigione. Non ne fanno parte tutte le lettere che suor Vojtěcha scrisse in questo periodo, ma solo quelle che si sono conservate. Tuttavia la considerevole raccolta conta circa 140 lettere. Alcune di esse sono rimaste negli atti carcerari di suor Vojtěcha e ci sono state consegnate solo dopo l’apertura dell’archivio. A parere della direzione del carcere erano ambigue.

    Le lettere che invece furono recapitate giravano come delle circolari tra tutti i suoi parenti e le comunità delle consorelle. Dopo il rilascio di prigione nel 1960 la sua corrispondenza non si interruppe. Al contrario si estese alle ex compagne di detenzione per le quali divenne sostegno e guida nella non facile situazione in cui si ritrovavano dopo il lungo periodo di separazione dalle proprie famiglie. Al momento del ritorno dal carcere i loro rapporti familiari e di coppia erano cambiati o del tutto deteriorati. Suor Vojtěcha si assunse volentieri questo compito. Di queste lettere ne sono qui riportate solo alcune, simbolicamente, per far intuire quanto la corrispondenza fosse un mezzo di grande forza per dare espressione all'amore per il prossimo di suor Vojtěcha in tutta la sua vita.

    In diverse lettere mise per iscritto quello che fu il suo pensiero portante nel vivere la sua non facile situazione: Non abbiate timore per me. Sono nel palmo di Dio. Queste sue parole sono diventate il titolo di questo libro. Esse esprimono l’attitudine della sua viva fede, del suo amore e della sua fiducia nella volontà di Dio. Similmente ella si espresse fin dall'inizio, al momento della sua condanna: Dio conduce tutto per il meglio.

    Con questo atteggiamento voleva innanzitutto proteggere i parenti e le consorelle, perché il peso che dovevano già portare per via della sua detenzione non fosse ancora maggiore. Piuttosto, al contrario, si preoccupava di non lasciar trapelare nulla che potesse far immaginare la realtà e la difficoltà della vita nella prigione. Oltre alle lettere sono qui esposti i fatti dei singoli avvenimenti nel carcere. Non sono ritoccati, sono riportati nella loro nuda durezza, per dare un’idea delle condizioni di vita nell'ambiente carcerario degli anni Cinquanta. Costituiscono appena un accenno, una linea tratteggiata. Molte cose ovviamente, anche nel leggere le sue lettere di carattere personale, rimangono avvolte nel mistero. Così come rimangono nell'ombra le persone di cui ella scrive e a cui rivolge il suo saluto. Sono riuscita ad individuarne alcune dall'archivio della congregazione delle sorelle borromee a Praga, ma molti nomi ci rimangono nascosti. Molto spesso i suoi saluti sono rivolti a un certo Daniel. Non sono riuscita a scoprire la sua vera identità.

    Ancora alcune parole riguardo alla stessa Antonie Hasmandová, suor Vojtěcha. Nacque nel piccolo paese di Huštěnovice , in provincia di Uherské Hradiště , nella regione morava che ha nome Slovácko. Sembrerebbe che la vicinanza di Velehrad, centro di vita spirituale della Moravia, abbia esercitato una sorta di benefico influsso sulla vita religiosa nella famiglia della piccola Antonie. Quest’ultima perse la mamma in tenera età, ma la cura del papà e del resto della famiglia resero possibile superare nella fede le difficoltà di questa sorte toccata ad una famiglia così numerosa. La vita religiosa continuò a regolare il ritmo della vita familiare. Di sette figli, tre sorelle divennero suore borromee. Tonečka [1] andò via da casa per entrare in convento all'età di tredici anni. Dopo aver terminato la scuola media a Frýdlant nad Ostravicí andò a studiare all'Istituto magistrale a Praga. Dopo la maturità entrò in noviziato. Già dal secondo anno di noviziato iniziò il proprio primo e più lungo incarico come maestra, a Třeboň . Nel 1940 fece i suoi voti perpetui e nel 1942, quando durante la guerra le scuole furono chiuse, si offrì di curare i soldati feriti nell'ospedale di Slaný. Dopo la guerra fece ritorno dai bambini, a Líšeň, dove rimase fino al 1949. In seguito, con la soppressione delle scuole private religiose, aiutò le altre suore nell'ospedale di Praga lavorando nell'accettazione. Nel 1950 fu eletta superiora della comunità e responsabile delle attività delle sorelle a Prachatice.

    Oltre a questo incarico ricevette dalla propria superiora generale, Madre Bohumila Langrová, il compito di dare rifugio ad un giovane francescano sfuggito alla soppressione dei monasteri maschili a Praga. La frase Fedele fino alla morte, che la sua superiora le scrisse su un’immaginetta, divenne ben presto una dura realtà. Il 10 settembre 1952, suor Vojtěcha, insieme a Padre Remigius Janča OFM e ad altre sorelle della comunità, fu arrestata a Prachatice e, dopo più di un anno, condannata in un processo-farsa ad otto anni di carcere per alto tradimento. Dopo aver scontato quasi l’intera pena (mancavano appena quattro mesi quando fu liberata grazie ad un’amnistia), la stessa madre superiora, nel tentativo di ripararla dagli sguardi della polizia di Stato, la mandò nel ritirato isolamento della grande comunità di Vidnava affinché riprendesse le forze. Le sorelle che si trovavano qui vi erano state trasferite dagli ospedali e dalle scuole, si trattava soprattutto di suore in età avanzata. Nel 1965 ricevette un’altra amnistia potendo così finalmente vivere senza il controllo continuo della StB [2] . Nel 1970 Madre Bohumila Langrová decise che un primo passo per attuare nella comunità la riforma postconciliare fosse una regolare elezione della direzione della congregazione. Per motivi politici ciò non era stato possibile dal 1936. Suor Vojtěcha fu eletta superiora generale con un consenso assoluto e ricoprì quest’incarico, ripetutamente eletta, per circa 18 anni, fino alla propria morte.

    Morì in fama di santità e nel 1996 il vescovo di Brno, Vojtěch Cikrle, ricevette dal Vaticano l’autorizzazione ad aprire il processo di canonizzazione. Attualmente si sta svolgendo a Roma presso la Congregazione per le cause dei santi lo studio del suo fascicolo.

    Il mio augurio per voi è che possiate leggere in ogni riga di questo testo l’intrepida testimonianza di una vita vissuta nell'amore per Dio e per gli uomini. E che, nell'anno della fede che ora la Chiesa sta vivendo, ognuno di noi possa essere incoraggiato e rafforzato nella fede anche grazie all'esempio di questa suora borromea. Queste lettere sono state di esortazione per molte persone in situazioni di vita non facili. Sono convinta che diventeranno un sostegno nella fede anche per i lettori di questo libro.

    Roma, 29 giugno 2013

    S. M. Remigie Anna Češìkovà SCB,

    postulatrice del processo di Madre Vojtěcha.


    [1] Nel contesto familiare e informale ceco sono di uso comune i vezzeggiativi dei nomi propri, come avremo modo di vedere ripetutamente nelle lettere e negli scritti di Madre Vojtěcha (si è preferito non tradurli: Maruška e Mařenka per Marie, Tynuška per Klementina, Fanynka per Františka, Anička per Anna, Vojtínek per Vojtěch, Simeonka per Simeona, Emilka per Emilie, Leonka per Leona e così via …) – n. d. t.

    [2] La polizia politica che nell'allora Cecoslovacchia teneva sotto controllo gli oppositori del regime o coloro che erano ritenuti tali (la sigla sta per St átní Bezpečnost, letteralmente Sicurezza di Stato) – n. d. t.

    «Sono nel palmo della mano di Dio». Lettere dal carcere

    «SONO NEL PALMO DELLA MANO DI DIO»

    LETTERE DAL CARCERE

    Prachatice

    PRACHATICE

    Il 30 aprile 1950 suor Vojtěcha fu scelta come superiora della comunità di Prachatice, nella casa natale di san Giovanni Nepomuk Neumann, e al tempo stesso divenne direttrice del reparto della Caritas di Prachatice preposto alla cura degli anziani.

    A Prachatice nel 1950 scrive una nota per la formazione di una giovane suora. In quest’anno è diventata sua superiora. Le dona un consiglio su come diventare santa.

    «Cara sorellina Doloris, ancora un piccolo consiglio da parte mia. Ognuno è quel che desidera essere! Vogliate esser santa! E lo sarete! Ma la santità ha un prezzo. Quanto più alto sarà per Voi il prezzo di questa santità, tanto più la raggiungerete. Già solo nello stare qui seduta senza provare dentro quella nostalgia, nello stare inginocchiata, per un tempo che Vi sembra forse lungo, nei piccoli problemi a tavola (...). Ovunque (...) in tutto, in ogni istante (...) che non apparteniate a Voi stessa, né a nessuno o nient’altro, solo al Signore» [1] .

    In seguito avrebbero vissuto insieme un lungo periodo di vita in prigione.

    Dall'aprile 1951, su richiesta della sua superiora generale, Madre Bohumila Langrová, diede rifugio a Prachatice al giovane francescano sfuggito alla soppressione dei monasteri maschili, Padre Remigius Janča, OFM. Qui questo sacerdote dava gli esercizi spirituali alle suore della congregazione che arrivavano a Prachatice per le vacanze. Madre Bohumila Langrová fu la prima delle suore a venire arrestata, il 20 gennaio 1952, e il 13 giugno 1952, a Brno, fu condannata a 20 anni di carcere per alto tradimento.


    [1] Archivio di Madre Vojtěcha, 27, Corrispondenza scritta da Madre Vojtěcha, D – 3a.

    Il Carcere

    IL CARCERE

    Negli anni Novanta abbiamo ricevuto dall'archivio carcerario di Č eské Budějovice le copie di diversi fascicoli in qualche modo collegati con il nome di suor Vojtěcha Antonie Hasmandová e con il suo soggiorno nel carcere. Questi documenti seguono in ordine cronologico lo svolgimento del suo caso dalla denuncia alla condanna e fino all'amnistia del 9 maggio 1960. Questo materiale è stato importante per ricostruire in parte il corso della sua detenzione e per collocare le sue lettere nella realtà dell’ambiente carcerario.

    Il 5 aprile 1952 fu sporta una denuncia contro il direttore della Caritas diocesana di České Budějovice, il signor Fiala, per via delle sue visite a reparti della Caritas in zone dove le superiore sarebbero state di opinioni insurrezionaliste. «A Prachatice fa regolarmente visita alla direttrice del reparto, suor Vojtěcha Antonie Hasmandová, dove si incontra con altri membri del partito popolare…Tenete sotto osservazione le persone sunnominate con la massima attenzione. In caso di notizie importanti inviatele al nostro numero di corrispondenza: A-7900/2031-52.

    sottotenente Šlechta».

    Dall'archivio carcerario abbiamo ricevuto una nota del 16 aprile 1952 del Dipartimento regionale della StB di České Budějovice circa le indagini sulle tracce di Padre Rudolf Janča in atto dal 1950. Vi si scrive che si era nascosto a Praga presso le nostre suore di pod Petřínem [1] e che la superiora del convento lo aveva mandato a Prachatice. Per il viaggio gli aveva fornito 25.000 corone.

    Il 12 aprile 1952 il Dipartimento regionale diede ordine che i servizi informativi scoprissero se si nascondeva presso le suore di Prachatice.

    Il 10 luglio 1952 il direttore del secondo dipartimento del Consiglio generale di sicurezza di Stato scrisse alla sezione regionale della StB di České Budějovice una lettera in cui richiamava l’attenzione sulle visite ricevute da suor Vojtěcha e raccomandava: «Tenete sotto stretto controllo Hasmandová e le persone con le quali è in contatto, in caso di necessità procedete al suo arresto. Inviate le informazioni importanti al nostro numero di corrispondenza: A-16427/2031-52».

    Quindi il 16 luglio 1952 la sezione provinciale della StB di Prachatice precisò il nome della persona sospetta e dichiarò: «In merito alla suddetta non abbiamo altre informazioni e secondo i vostri ordini la stiamo tenendo sotto controllo a questo riguardo».

    La proposta di arrestare Madre Vojtěcha per il reato di aver dato rifugio al sacerdote Padre Remigius Janča OFM, e di perquisire la casa e dare inizio alle indagini, risale al 27 agosto 1952.

    Il 9 settembre 1952 la StB di České Budějovice ricevette l’ordine di arrestare Madre Vojtěcha, detenendola nel carcere di České Budějovice.

    Suor Vojtěcha, il sacerdote Padre Remigius Janča OFM e altre suore di Prachatice furono tratti in arresto e incarcerati il 10 settembre 1952. L’arresto e la perquisizione della casa avvennero in presenza del segretario per le questioni ecclesiastiche della ONV [2] . L’intero edificio fu posto sotto sorveglianza. La polizia ispezionò l’ufficio, l’abitazione della superiora e del prete. Fu trovato del materiale che confermava l’accusa di attività contro lo Stato.

    Dalla Procura regionale di České Budějovice, il 12 settembre 1952 fu inviato a Huštěnovice un messaggio indirizzato ad Augustin Hasmanda, fratello di suor Vojtěcha:

    «Le comunico che Sua sorella Hasmandová Antonie, nata il 25 marzo 1914, di ultima residenza a Prachatice, Horní 142, è stata col consenso del procuratore trattenuta nel carcere giudiziario in quanto sospettata di atti perseguibili.

    Il direttore: firma illeggibile».

    (foto: la detenuta Vojtěcha nel 1952, all'età di 38 anni).


    [1] Zona di Praga sotto il colle Petřín, dove si trovano la casa generalizia della congregazione e un ospedale gestito dalle sorelle – n. d. t.

    [2] Okresní Národní Výbor (consiglio della provincia); dal 1948, in Cecoslovacchia, lo Stato controllava e gestiva ogni questione concernente le chiese presenti sul territorio nazionale attraverso le figure dei segretari per le questioni ecclesiastiche – n. d. t.

    Nel carcere giudiziario a České Budějovice e a Písek

    NEL CARCERE GIUDIZIARIO A ČESKÉ BUDĚJOVICE E A PÍSEK

    Suor Vojtěcha fu portata nel carcere giudiziario di České Budějovice. Il 15 settembre 1952 fu emanata la risoluzione inappellabile di trattenerla in carcere da parte della direzione della StB. L’allora 38enne suor Vojtěcha ne firmò l’atto il 17 settembre 1952. Rimase nel carcere giudiziario fino al 5 novembre 1953.

    Seguì una serie di interrogatori:

    Il 16 settembre 1952 ebbe luogo il primo interrogatorio sulla sua attività contro lo Stato – l’aver messo al corrente le suore confinate a Hejnice [1] del trasferimento forzato delle suore dalla casa generalizia e dall'ospedale di Praga.

    Il 23 settembre 1952: secondo interrogatorio, questa volta circa l’accusa di aver nascosto oggetti di valore nel convento di Prachatice (gioielli che erano stati donati al convento, realizzati per decorare gli oggetti liturgici).

    Il 26 settembre 1952: la terza parte degli interrogatori – su come conobbe il religioso Rudolf Remigius Janča OFM., circa il suo avergli dato rifugio e sugli esercizi spirituali da questo dati alle suore a Prachatice.

    L’11 ottobre 1952 fu interrogata circa: l’attività contro lo Stato di Madre Bohumila Langrová; i suoi contatti illegali con il Vaticano; il suo aver fatto pervenire una lettera a una suora di České Budějovice e al vescovo Hloucha; l’aver incoraggiato Madre Bohumila a indurre le suore a non obbedire agli organi statali qualora fossero state invitate ad abbandonare le comunità e a tornare alla vita civile e, nel caso di una soppressione dell’ordine, a conservare anche nella vita civile la propria vocazione di consacrate; l’aver diffuso questi messaggi in diverse comunità; l’aver diffuso stampa insurrezionalista (come Slovo o této době – di Oto Mádr [2] ) e le parole sovversive della stampa vaticana e di papa Pio XII.

    Il 21 ottobre 1952: un altro interrogatorio – sulle istruzioni segrete di Madre Bohumila per le suore per insediare un governo democratico popolare nella Repubblica Cecoslovacca.

    Il 9 novembre 1952: interrogatorio sulla visita di Padre Janča all’istituto di Hrabice.


    [1] Luogo dove furono internate molte consacrate, dopo che l’offensiva dello Stato, in un primo momento rivolta agli ordini maschili, aveva colpito anche i conventi femminili – n. d. t.

    [2] Una parola sull'epoca odierna, opera del teologo e dissidente politico ceco Oto Mádr (1917-2011) – n. d. t.

    Lettere dal carcere giudiziario

    LETTERE DAL CARCERE GIUDIZIARIO

    La prima lettera della detenuta suor Vojtěcha fu scritta dal carcere giudiziario di České Budějovice e, nella misura delle possibilità consentite, fu seguita da tante altre. Ella rimase nel carcere giudiziario di České Budějovice fino all'8 maggio 1953, da qui fu trasferita nel carcere di Písek, dove rimase fino al 21 settembre 1953. Il periodo di Písek è collegato con l’udienza principale del processo e con la sua condanna.

    České Budějovice , 18 novembre 1952 [1]

    Miei carissimi,

    mille e mille saluti a voi e a tutti i miei. Penso molto a voi ogni giorno, certamente lo sapete e lo sentite nei vostri cuori.

    Non datevi pensiero per me. Sto bene. A mia sorella Emilie [2] auguro un mare di benedizioni per il suo onomastico. Che possa sentire in cuor suo questi auguri che le faccio.

    Saluto tutti, tutti, vi penso, vi benedico.

    Vostra s. Vojtěcha

    České Budějovice, 19 dicembre 1952 [3]

    Miei carissimi,

    il mio augurio per voi in questo Natale: la pienezza della grazia, la benedizione divina, pace e serenità! Che l’Amore incarnato dia anche ai vostri cuori fervore e autenticità! E per l’anno nuovo: forza e assoluta fiducia nella volontà di Dio!

    Vi ringrazio immensamente per le vostre care righe. Quanta gioia e consolazione in esse! Così ho potuto essere con voi per un attimo. Grazie ad ognuno di voi singolarmente. E ai bambini: una carezza e una crocetta sulla fronte come sempre. Non mi dimentico di loro! Sempre sono nel mio cuore, di cui occupano la parte maggiore subito dopo Dio. Che siano buoni e rendano contenti i genitori!

    Non datevi pensiero per me. Non mi manca niente di materiale. Sono tranquilla e serena. ( Una frase di otto parole cancellata). Sono in buona salute. Non ho bisogno di niente.

    Ho del denaro, Gusteček [4] , non mi mandare altro.

    Vi saluta tutti e vi bacia

    La vostra S. M. Vojtěcha

    České Budějovice , 29 gennaio 1953 [5]

    Miei carissimi,

    proprio ora sto leggendo le vostre così care parole e ho la possibilità di rispondervi subito. Vi saluto e ringrazio, penso a voi ogni giorno, intensamente, e vi benedico ad ogni ricordo. Che il Signore vi rafforzi, vi benedica e vi dia salute!

    Tutto è stato per me molto gradito e ho ricevuto tutte le vostre lettere, anche la tua, Emilka! Tu sai quanto mi abbia resa felice il fatto che tu mi abbia scritto di più. Di quella sottoveste non ho affatto bisogno, ho tutto a sufficienza.

    Per quello che riguarda la salute, non abbiate timore per me! Sono sotto controllo medico e subito dall’inizio ho ricevuto alcune iniezioni di calcio. Sto davvero piuttosto bene, nessuno si preoccupi quindi per la mia salute. Vi chiedo solo di pregare per me. Per il resto sono serena, ve lo assicuro.

    Alla cara sorellina Františka [6] per il suo onomastico faccio il piccolo dono di tanti ricordi e dei più begli auguri. Cara sorellina, sii felice e che Dio ti renda forte! Mi sforzerò affinché nello spirito tu possa percepire questo mio augurio per te.

    Sono felice che anche Lidka [7] si sia ricordata di me. La bacio e penso tanto, così tanto, a lei, a voi tutti e prego e vi benedico!

    Vostra Tonečka [8]


    [1] Lettere dal carcere, Archivio MV e SCB, 2/52.

    [2] Suor Emilie Hasmandová, la sorella carnale Anna.

    [3] Lettere dal carcere, Archivio MV e SCB, 3/52.

    [4] Così chiamavano in famiglia il fratello Augustin – n. d. t.

    [5] Lettere dal carcere, Archivio MV e SCB, 1/53.

    [6] Talvolta chiama la propria sorella carnale Františka con il suo nome di battesimo, altre volte con quello di consacrata, S. M. Simeona.

    [7] Lidka è il nome di battesimo della vicaria S. M. Theofora Kmoníčková, l’unica delle superiore che costituivano la direzione a non essere in carcere all'inizio degli anni Cinquanta, in altri passaggi la chiama Lili.

    [8] Vezzeggiativo di Antonie.

    L’interrogatorio sulla sua attività contro lo Stato

    L’INTERROGATORIO SULLA SUA ATTIVITÀ

    CONTRO LO STATO

    Il 28 aprile 1953 ebbe luogo l’interrogatorio sulla sua attività contro lo Stato.

    Quest’ultima consisteva nel suo essere stata al corrente dell’attività contro lo Stato della sua superiora Madre Bohumila Langrová, dei suoi contatti col Vaticano e del fatto che ella ricevesse il periodico L’Osservatore Romano. E ancora nell'aver distribuito stampa illegale nel contatto epistolare con il vescovo Hloucha, nell'aver dato rifugio nella propria casa, nascondendolo di fronte alle forze dell’ordine, a Padre Rudolf Janča, a cui aveva permesso di dare esercizi spirituali in segreto. Si menzionarono i materiali di stampa avversa allo Stato sequestrati nella sua stanza durante la perquisizione della casa. Sulla base di questi materiali, dal contenuto spirituale, formularono l’accusa che le suore avevano tentato di rovesciare il governo della Repubblica Cecoslovacca.

    (foto: la condannata suor Vojtěcha all'età di 39 anni).

    Le lettere dopo l’interrogatorio

    LE LETTERE DOPO L’INTERROGATORIO

    České Budějovice , 29 aprile 1953 [1]

    Miei carissimi,

    so che vi do delle preoccupazioni con il mio silenzio, ma non abbiate timore per me. Sono del tutto in buona salute e allegra come sempre.

    Ho ricevuto i vostri cari saluti di quaresima e Pasqua e vi assicuro che mi hanno regalato molta gioia. E gli auguri! I miei fiori!!! Penso a voi intensamente e spessissimo e sempre vi benedico. Anche a una tale distanza vi sento così vicini.

    Sono solo preoccupata per la salute di s. Simeona. Poverina. E voi altri siete tutti sani? Avrete molto lavoro, immagino, quanto volentieri vi aiuterei! Vi saluto tutti, penso a tutti voi. Non dimentico i vostri onomastici.

    Ringrazio per i saluti Lida [2] , quanto mi ha fatto piacere. Pensavo che fosse in collera con me. E saluto anche Vlastimila e la sua mamma. Ho dei ricordi così belli di loro. Ringrazio tutti per l’amore che mi date, soprattutto i bambini. Ogni giorno, molte volte, li benedico. Vi ringrazio per il denaro, l’ho ricevuto ogni volta.

    Vi affida alla protezione di Dio, vi benedice e bacia

    La vostra Vojtěcha


    [1] Lettere dal carcere, Archivio MV e SCB, 2/53.

    [2] Lída e Vlastimila, questi nomi significano: la vicaria e le consorelle.

    Trasferita dal luogo d’interrogatorio al carcere

    TRASFERITA DAL LUOGO D’INTERROGATORIO

    AL CARCERE

    Il 30 aprile 1953 fu scortata dalla stazione della StB al carcere ÚVV [1] di České Budějovice.

    České Budějovice, lettera senza data [2]

    Miei carissimi,

    assicuro a tutti voi che vi penso continuamente. Seguo con lo spirito i vostri lavori e fatiche e nella preghiera chiedo per tutti voi, in ogni cosa, la benedizione di Dio. Siete tutti in buona salute? E come stanno i bambini? Penso tanto, così tanto a loro. Di sicuro studiano bene e danno tante soddisfazioni ai genitori. Come stanno Liduška e Bolenka? [3] Ancora non si sono sposate?

    Per me non dovete avere alcun timore. Sto bene, anche i polmoni sono già a posto. Ho ricevuto ora il permesso di ricevere un pacchetto per il forno. Nessun altro alimento. Mandatemi per favore magari della pasta frolla o quello che volete o potete. Per il prossimo pacchetto chiederei a Mařenka, poi a Tynuška [4] e a Vojtěch.

    Ti ringrazio, Gusteček, per tutte le premure nei miei confronti. Ti sono davvero riconoscente e anche a te, cara Hanička! Solo, per favore, non ti stancare troppo! Sai che sei predisposta alla malattia della mamma e sono molto preoccupata per te. Una tua malattia mi distruggerebbe. È già guarita la nostra sorellina Simeona? Penso molto a lei e ad Emilka e a tutti. I saluti di Lida mi danno molta gioia. Saluto di cuore anche lo zio Vincek a Velehrad.

    Potete scrivermi. Vi porto costantemente nei miei pensieri, accarezzo e bacio i bambini, come ho sempre fatto. Grazie a tutti voi che pensate a me, aspetto con gioia le vostre lettere che tanto mi allietano. Perdonatemi se vi do tante preoccupazioni oltre a quelle che già avete!

    Vi bacia, con gratitudine, la vostra Antonie


    [1] Ú stř ední Vazební Vě znice (Carcere giudiziario centrale) – n. d. t.

    [2] Lettere dal carcere, Archivio MV e SCB, 1/52, scritto senza data, indirizzato al fratello Augustin a Huštěnovice. Vi è riportato l’indirizzo del mittente: Procura regionale, České Budějovice.

    [3] Le nipoti da parte della sorella maggiore Marie Vojtěšková.

    [4] Mařenka e Tynuška – le due sorelle carnali a Huštěnovice e il fratello Vojtěch, in seguito nella lettera saluta altri parenti e tra loro Lída, l’allora vicaria Theofora Kmoníčková.

    L’accusa

    L’ACCUSA

    Il 6 agosto 1953 giunse dalla procura regionale al tribunale regionale di České Budějovice l’accusa contro suor Vojtěcha, Padre Rudolf Janč a, le altre tre suore borromee – Marie Soukupová [1] , Terezie Bílková [2] , Marie Janáková [3] – e altri quattro sacerdoti della diocesi di České Budějovice.


    [1] S. M. Evarista Soukupová SCB.

    [2] S. M. Edigna Bílková SCB.

    [3] S. M. Doloris Janáková SCB.

    L’unica lettera da Písek

    L’UNICA LETTERA DA PÍSEK

    Suor Vojtěcha e tutto il gruppo dei presunti complici detenuti trascorsero una parte del periodo di indagini nel carcere di Písek, dall’8 maggio 1953 al 21 settembre 1953.

    Písek, 23 agosto 1953 [1]

    Miei carissimi,

    di nuovo vi visito almeno in questo modo, per provare la gioia della vostra vicinanza e soprattutto per ringraziarvi di tutto cuore per la vostra ultima lettera, quella del 3 luglio. Non avete idea di quanto la aspettassi. Non sono abituata a restare due mesi senza le vostre lettere e così già mi tormentavo immaginandomi morta almeno metà della famiglia. E poi una tale gioia! Per prima cosa ho controllato che i mittenti fossero quelli abituali e, grazie a Dio, siete tutti vivi. Non so chi ringraziare per primo tra Fanynka, per aver preso un foglio bello grande, Emilka, che mi ha estasiata scrivendo le righe più lunghe, Mařenka e Tynuška per le loro tenere attenzioni, Gusteček per la sua grande premura e Vojtěch per le notizie sulla scuola e per i versi. E così: grazie a tutti, tutti voi e anche alle care sorelle. Ho ricevuto anche i loro amabili saluti e mi hanno resa molto felice.

    Caro Gusteček, a te e alla tua Tonička il mio ringraziamento più grande! Tanti auguri per l’onomastico!! Non darti pensiero perché i pacchetti ti sono stati rimandati indietro, non fa niente. Perché il vostro grande amore che con quelli mi mandavate invece mi è arrivato tutto, lo sento ed è meraviglioso. Certamente sarebbe stato un caro saluto da casa da toccare con mano, ma il Signore ha deciso diversamente. Al momento l’invio di pacchi è stato soppresso. Ma credete che il Signore è così generoso, immensamente generoso, ed io sento che Lui sa come ripagare a modo suo. Dunque non siate tristi per questo, io sto bene, materialmente non mi manca nulla, sono serena, persino felice. Vi ringrazio per il denaro. È arrivato giusto a tempo perché avevo appena scoperto di non averne più per il dentifricio e i francobolli e mi farò una scorta di pane e zucchero. Ma non mi serve nient’altro, spendo solo 6 corone a settimana e spero che il processo inizi presto.

    Ringrazio anche le sorelline per il pacco, anche se è stato rimandato indietro. Sono lieta per il loro amore. Che godano di buona salute! Vi saluto tutti, tutti. Prego per voi, in spirito seguo le vostre preoccupazioni, il lavoro, le fatiche e gli sforzi. Più volte al giorno benedico tutti voi, bacio tutti e chiedo a tutti voi di pregare per me. Un saluto a don Praxl e a tutti i cari amici che gli sono accanto [2] .

    Con gratitudine, vostra Ant. Hasmandová


    [1] Lettere dal carcere, Archivio MV e SCB, 3/53, indirizzata al fratello Augustin Hasmanda.

    [2] Suor Vojtěcha nomina tutti i fratelli e anche le suore e il sacerdote, il quale ha avuto modo di aggiungere alla lettera dei parenti due righe per salutarla.

    Reato di alto tradimento

    REATO DI ALTO TRADIMENTO

    Dal 17 al 19 settembre 1953 ebbe luogo l’udienza principale presso il tribunale regionale di České Budějovice per il reato di alto tradimento.

    Al gruppo dei presunti complici furono aggiunte ancora altre persone, cinque suore di diverse comunità. Non si conoscevano neanche a vicenda, ma formavano il gruppo ideale per il processo-farsa che si voleva inscenare.

    Ne facevano parte cinque sacerdoti: Antonín Jarolímek OPraem, Václav Říha, Augustin Malý, Josef Šídlo, Rudolf Janča OFM e nove suore, prima tra tutte Vojtěcha Antonie Hasmandová.

    Dagli atti dell’udienza generale, che suor Vojtěcha fu

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