Non abbiate paura della verità!: Giovanni Paolo II e la Veritatis Splendor
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Maksym Adam Kopiec, sacerdote polacco dell’Ordine dei Frati Minori francescani, nato in Polonia nel 1971. È docente alla Pontificia Università Antonianum a Roma. Tra le sue pubblicazioni: Il Logos della fede. Tra ragione, rivelazione e linguaggio (Roma 2014), Francescanesimo e contemporaneità (co-editore, Roma 2014), L’evangelizzazione nel recente magistero dei papi (Terni 2016), Cristianesimo e religioni. Verso un inclusivismo cristologico-trinitario (Roma 2016), In principio era il Verbo… Commento pastorale e spirituale – Anno “A” (Terni 2016), Umanesimi laici e Cristianesimo umanistico. La missione profetica, apologetica e dialogica della teologia (Roma 2017), E il Verbo era Dio… Commento pastorale e spirituale – Anno “B” (Terni 2017).
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Anteprima del libro
Non abbiate paura della verità! - Maksym Adam Kopiec
Bibliografia
Lettera del Cardinal Joseph Zen
Caro Padre Maksym Adam Kopiec,
Pace nello splendore del Risorto.
Egli ci dice, come allora agli Apostoli titubanti: non abbiate paura!
Sovente le tenebre della confusione tentano di offuscare lo splendore della verità, oggi come 25 anni or sono.
Voglia accettare le mie felicitazioni per la splendida idea di commemorare il 25° della immortale lettera del Santo Papa Giovanni Paolo II.
Allora insegnavo nel Seminario di Hong Kong. Ho dovuto, nel settimanale diocesano, discutere con un prete che parlava con disprezzo della lettera del Papa. Un laico poi mi ha scritto: grazie, Padre, per aver dissipato le tenebre che offuscavano lo splendore della preziosissima lettera
.
Caro Padre, chiedo scusa di non saper scrivere una Prefazione, poiché non ho potuto leggere tutto il libro. Ma da quel che ho potuto, vedo in Lei un professore coscienzioso, competente, amante della verità.
Mi fa ricordare il mio professore di morale sociale negli anni dei miei studi a Torino, Padre Giuseppe Mattei, andato in Cielo poco tempo fa a 97 anni di età. (Precedeva di pochi passi le Encicliche sociali di Papa Giov. XXIII. Non piaceva a certi cardinali, hanno chiesto ai nostri superiori di licenziarlo dall’Università Salesiana).
Non abbiate paura! Ci ripete il Risorto. Chi sta dalla parte della verità è sempre vincitore, come Giovanni Battista, come il vostro grande Cardinale Stephan Wyszyński!
Qualche volta la verità ha la stessa sorte del chicco di Grano.
Nella mia lotta in sostegno dei miei fratelli perseguitati in Cina mi sostiene una sentenza sovente ripetuta da Papa Benedetto: Per essere fedele, qualche volta bisogna accettare anche una totale sconfitta nel presente
.
Caro Padre, grazie di aver rimesso davanti ai nostri occhi la preziosa perla del Pontificato di Papa Giovanni Paolo II. Faccio augurio che molti tornino a contemplarla, a godere del suo splendore in mezzo alla confusione delle tenebre oggi nel mondo.
Come siamo felici di essere scelti dal Signore ad essere i figli della luce.
Viva Gesù!, Viva la verità! Viva il Papa!
Pace e Bene.
Suo fratello in Cristo
+ Joseph Zen
nell’Ottava di Pasqua
Totus tuus Maria
Grazie a Dio per il dono di
san Giovanni Paolo II nel 25° anniversario dell’enciclica Veritatis splendor
(1993-2018)
e nel 40° anniversario della Sua elezione a papa,
come Successore di san Pietro (1978-2018)
Introduzione
Ci sono momenti in cui si deve scendere verso il fondo della nostra miseria per comprendere la verità, come dobbiamo scendere fino al fondo di un pozzo per vedere le stelle in pieno giorno [i] .
Queste sono parole significative, scritte dall’attivista sociale e poi Presidente della Repubblica Ceca Václav Havel nel suo saggio "Il potere degli impotenti’, in cui al centro sta la chiamata a vivere nella verità contro una cultura basata sulla violenza, la manipolazione, l’ambiguità, la confusione, la menzogna, il caos e la morte morale dell’uomo. Havel ha finito questo testo nell’ottobre del 1978 poco prima di essere arrestato dagli organi del regime marxista. Lo stesso mese, proveniente da un altro paese del blocco comunista, il vescovo Karol Wojtyła è stato eletto papa, Giovanni Paolo II [ii].
Questo anno celebriamo il 25° anniversario della promulgazione dell’enciclica di san Giovanni Paolo II Veritatis splendor, uno dei doni più grandi e significativi di questo pontificato. L’enciclica tratta delle questioni fondamentali circa le verità morali della Chiesa ed è indirizzata principalmente ai vescovi. In tal modo subito, sin dall’inizio mette in evidenza, una sua certa atipicità [iii], la sua autorità formale e il suo peso dottrinale per tutta la Chiesa [iv]. Questo si rende particolarmente palese alla luce del testo della Costituzione dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II:
Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4). Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé
.
La rivelazione divina è testimoniata in modo affidabile, credibile e comprensibile nella Chiesa
attraverso la Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura. Infatti la Costituzione conciliare prosegue:
La sacra Tradizione (…) e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo un tutto e tendono allo stesso fine. Infatti la sacra Scrittura è parola di Dio in quanto consegnata per iscritto per ispirazione dello Spirito divino; quanto alla sacra Tradizione, essa trasmette integralmente la parola di Dio - affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli apostoli - ai loro successori, affinché, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano; ne risulta così che la Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura e che di conseguenza l’una e l’altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza
[v] .
In forza di questa affermazione si può perfino dire che La contemporaneità di Cristo all’uomo di ogni tempo si realizza nel suo corpo, che è la Chiesa
[vi].
Anche se principalmente rivolta ai vescovi, l’enciclica tramite il loro ufficio magisteriale viene indirizza a tutti i fedeli della Chiesa:
È nostro comune dovere, e prima ancora nostra grazia, insegnare ai fedeli come Pastori e Vescovi della Chiesa ciò che li conduce sulla via di Dio, così come fece un giorno il Signore Gesù con il giovane del Vangelo
[vii] .
Così il papa allarga l’orizzonte dei destinatari dell’insegnamento magisteriale, perché la Chiesa è chiamata ad intessere il dialogo sulla verità e sul bene con ogni uomo ed ogni popolo [viii]. Resta da evidenziare che affrontando alcuni temi fondamentale della morale cattolica, l’enciclica si pone nell’ambito del Magistero e non della teologia, che pure ha il diritto e il dovere di operare, secondo la competenza e il metodo propri, il discernimento tra la Parola di Dio e le diverse teologie [ix].
È un’enciclica sotto più aspetti particolare, ma innanzitutto perché in qualche modo costituisce la conclusione necessaria a tutta una serie di dichiarazioni magisteriali, da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, sulle problematiche morali particolarmente discusse, di cui alcune tuttora. Queste dichiarazioni richiedevano un chiarimento nella disposizione della morale fondamentale. Essa dunque si presenta come prima enciclica dottrinale sui fondamenti della morale cattolica.
L’intento del papa nello scrivere questa enciclica deriva chiaramente dall’urgenza di prendere in considerazione proprio quelle questioni che in quanto fondamentali appartengono al depositum fidei e costituiscono il contenuto della Rivelazione stessa comunicata da Dio. Inoltre, rivolgendosi ai vescovi sottolinea il loro carisma, il loro compito e la loro responsabilità davanti a tutto il popolo come autentici mediatori e interpreti della Parola di Dio:
L’ufficio poi d'interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio
[x].
Volendo dunque leggere l’enciclica alla luce delle affermazioni della DV, si rende immediatamente chiaro che essa esprime, da una parte, la preoccupazione per l’integrità del Credo cristiano in campo morale che sembra essere messo a repentaglio a causa del contesto storico–ideologico–culturale, e poi stimola fermamente i vescovi come maestri, guide e pastori nel loro compito di custodire, approfondire autenticamente e trasmettere fedelmente l’insegnamento di Cristo, l’unico ed universale rivelatore di Dio, affidato agli apostoli e ai loro successori.
Già ben 25 anni fa san Giovanni Paolo II era pienamente consapevole dei pericoli davanti a cui sta la Chiesa e di quanto attenti, irreprensibili e fedeli devono essere i vescovi, in quanto successori degli Apostoli nel compito a loro affidato. Oggi più che mai appare davanti ai nostri occhi quanto profetica sia stata questa enciclica. Viviamo non solo in un contesto particolare, sfavorevole al Vangelo e alla fede apostolica, ma viviamo i pericoli e le false tendenze all’interno della Chiesa, intendendo con essa non solo il popolo di Dio ma i suoi maestri e le sue guide (!) per cui afferma: nell'ambito delle discussioni teologiche postconciliari si sono sviluppate (…) alcune interpretazioni della morale cristiana che non sono compatibili con la «sana dottrina»
(2Tm 4,3)".
I nostri tempi dimostrano una penetrante e forte crisi di fede in doppio senso: la crisi dei fondamenti della fede legata al problema della Verità e i principi universali e non-negoziabili in genere; la confusione nell’insegnamento e nelle interpretazioni all’interno del Collegio dei vescovi con a capo il papa, ossia un profondo dissenso dentro il Magistero della Chiesa, in particolare; le interpretazioni che conducono a delle affermazioni e decisioni dottrinali e pastorali addirittura contrastanti. Evidente diventa la suddivisione e il pluralismo generico che subentrano al posto dell’unità della Chiesa. I fedeli rimangono disorientati e sbandati. Tutto questo avviene con la proclamazione del valore primario del decentramento nella Chiesa
, che finora, si dice, era troppo centralizzata a discapito della collegialità e della sinodalità promesse qualche anno fa. Problematico però è il fatto, di che cosa in realtà riguarda questo decentramento
. Dai fatti accaduti recentemente risulta che decentramento
si riferisce alla dottrina (contestazione della verità e quindi l’arrivo dell’agnosticismo); invece in campo della sinodalità appare sempre più la centralizzazione, come dicono i puri fatti.
Per questo motivo sembra di capitale importanza ridare a Cristo il primato in quanto Egli stesso è
la Verità il cui splendore illumina tutta la realtà, inclusa innanzitutto quella dell’uomo e della sua salvezza. Infatti, fuori di Lui non c’è nessuna salvezza, dice san Paolo negli Atti degli apostoli nel suo discorso ad Atene. Le attuali correnti diffusi tra i teologi e il popolo costituiscono un grave pericolo nell’ordine della salvezza, portando l’uomo fuori la Via, Verità e Vita, separandolo da Cristo e abbandonandolo a se stesso. Il supremo compito della Chiesa è quello di, insegnare, ricordare, accompagnare e condurre ogni uomo a Cristo che è Verità. Ogni altro tentativo di far svanire il concetto della verità, viene dal male.
Rispolverando dunque questa enciclica, che è una perla nella storia moderna della Chiesa. ma che da un paio d’anni è stata messa tra parentesi e considerata addirittura dai membri del Magistero ecclesiastico archiviata e superata, si vuole mostrare la sua continua novità e sovra-storica originalità. Essa continua ad essere una concreta e chiara risposta al post-modernismo da cui sembra essere permeato perfino l’attuale Magistero. A volte la Chiesa, nella sua dimensione istituzionale, visibile, amministrativa, pastorale e con le varie e strane ‘novità’ appare come una im-personificazione o incarnazione dello spirito postmoderno o trans-moderno. Per questo proprio oggi Veritatis splendor deve assumere e compiere il ruolo che le spetta e che è di capitale importanza; anzi diventa un faro indispensabile per il Magistero spaesato e sperduto, quello odierno [xi], per intraprendere una retta via e un giusto orientamento, se non si vuole smarrire e condurre tutta la Chiesa nella direzione dannosa. Da qui un appello a tutto il corpo dei vescovi cum et sub Petrum, di rileggere questo documento se si vuole rimanere nella verità di Cristo e portare le pecore affidate ai pastori al loro unico e vero Signore Gesù Cristo.
L’importanza di trattare l’enciclica di Giovanni Paolo II assume ancora maggior rilievo nel contesto dei recentissimi eventi sviluppatisi in Vaticano alla luce degli avvenimenti scaturiti dalla famosa e clamorosa corrispondenza privata tra il papa emerito Benedetto XVI e mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede. A prescindere dai dettagli ormai diffusi in tutto il web del mondo [xii], la cosa essenziale, che sta in fondo a questa vicenda, risale alla storia dei rapporti tra Joseph Ratzinger come cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e il teologo tedesco P. Hünnermann. Quest’ultimo nei tempi dei due pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, era un accanito oppositore del magistero papale, uno dei protagonisti della nota Dichiarazione di Colonia del 1989 e critico riguardo all’insegnamento papale in materia di morale. La risposta a tale atteggiamento diffuso maggiormente tra i teologi di provenienza germanica arrivò con la Lettera Enciclica Veritatis splendor. Ora di fronte a un tale magistero quasi solenne
, cioè formulato in modo definitivo nelle questioni fondamentali e dottrinali riguardanti anche la morale cristiana, essa oggi potrebbe essere messa in dubbio da molti teologi ed anche dalle autorità ecclesiastiche? [xiii]
C’è ancora una cosa da avvertire; il lettore senza nessuna difficoltà si accorge delle allusioni, citazioni, confronti o polemiche con un altro autore, uno dei primi che aveva fatto un commento alla Veritatis splendor, M. Vidal. Durante la lettura di questo testo i riferimenti fatti al suo commento avranno diverse reazioni di consenso, di confronto, di polemica o addirittura di critica. Perché questa strategia in questo percorso teologico qui offerto? La prima ragione è che l’enciclica non è stata recepita del tutto positivamente e acriticamente da non pochi moralisti tra cui appare anche Vidal, come loro rappresentante
. Infatti egli riassume le osservazioni critiche dei vari teologi che esprimono un dissenso in certe questioni e ce ne offre una sintesi, senza che si debba studiare ogni singolo studioso moralista. La seconda, che sembra più emblematica, più pratica e più vitale è che nei tempi in cui era promulgata la Veritatis splendor, il teologo si poteva sentire più libero nella sua ricezione del documento e anche nell’esprimerla pubblicamente, in modo scritto o attraverso l’insegnamento. Uno che in qualche modo si opponeva o a tutta l’enciclica oppure solo ad alcuni argomenti, non era immediatamente preso da nemico, anti-papista
. Gli autori di quel periodo non si sentivano impediti o addirittura oppressi per paura di essere in uno o nell’altro modo penalizzati. Il Sismografo vaticano non era repressivo fino a cercare, individuare e identificare gli avversari o gli oppositori. Oggi, dopo un quarto di secolo, vivendo in una civiltà che dichiara di essere libera, moderna, anzi la chiesa vuole adeguarsi allo spirito della modernità, assistiamo a un fenomeno che ci fa tornare indietro di decenni interi. Si tratta di un dato di fatto di cui i mass media del cosiddetto mainstream non parlano, ma si prova e si sperimenta sulla propria pelle: atteggiamento o politica da parte degli organi vaticani, di fare da predatori su chi pensa diversamente. Il compito del Sismografo è quello di avere il controllo su ogni mossa, su ogni movimento, azione, discorsi, posizioni che non rispettano l’ordine delle cose stabilito dall’attuale establishment. Quindi chi vuole – soprattutto in qualche ambito dove si fanno frettolosamente le cosiddette riforme di vario tipo, dottrinali, morali, legislativi, pastorali, ecc., – fare la teologia nel modo indicato dalla Donum veritatis, allora deve assumere l’atteggiamento politically correct, senza esporsi o senza esprimersi. Infatti, attualmente, il dovuto atteggiamento istituito dalle supreme autorità ecclesiastiche, che da tempo è in vigore è il pieno se non assoluto assenso al magistero. Ogni altro caso prima o poi avrà rispettive conseguenze, poco auspicabili. Ovviamente tale situazione crea lo spazio per la corruzione, il carrierismo, la vanità e nei casi estremi anche per il potere e gli interessi economici. A differenza dell’attuale clima nel mondo cattolico, in questa modesta ricerca si tenta invece – nello spirito di obbedienza e di amore al Vangelo di Cristo fondato sulla Sacra Scrittura, Sacra Tradizione e su tutta la bimillenaria storia della Chiesa dei santi, animata e guidata dallo Spirito santo – di essere fedeli nell’esposizione dei contenuti della Veritatis splendor; di mostrare la sua continua attualità e novità per la teologia e particolarmente par la teologia morale; e di guardare e analizzare il presente alla luce profetica dell’enciclica che Dio ci aveva regalato mediante san Giovanni Paolo II, nell’anno in cui ricorrono pure 40 anni dalla sua elezione a papa.
Tra i temi principali che entrano nel corso di questo studio, ci sono innanzitutto i binomi costituiti da: coscienza-legge, verità-libertà; atti concreti-opzione fondamentale; autonomia-teonomia. Di conseguenza il nostro obiettivo sarà anche quello di riprendere e occuparci, in diverse parti della ricerca, del vero significato, conforme con i dati rivelatori, ai concetti come verità
, legge universale
, principi non-negoziabili
, coscienza
, discernimento
[xiv], libertà
, legge della gradualità e la gradualità della legge
. Tenteremo di ripristinare l’autentica connotazione di questi termini facendola apparire grazie alla riflessione svolta attraverso quattro tappe che costituiranno allo stesso tempo la struttura del nostro studio: la necessità della verità morale (1), le attuali correnti operanti dentro la vita della chiesa e dentro l’odierno magistero (2), il rapporto tra l’Amore e la Verità (3), le conseguenze pratiche (la conversione) dal punto di vista morale nella vita cristiana (4). Tale configurazione corrisponde in gran parte con tutto lo schema dell’enciclica.
[i] There are times when we must sink to the bottom of our misery to understand truth, just as we must descend to the bottom of a well to see the stars in broad daylight
(t.d.r.).
[ii] Cfr. Ch.J. Chaput, The Splendor of Truth in 2017
, in https://www.firstthings.com/article/2017/10/the-splendor-of-truth-in-2017.
[iii] " Veritatis splendor è apparsa fin dall’inizio come un’enciclica piuttosto atipica sotto diversi aspetti: per il suo contenuto (…); per l’attenzione prestata a teorie di natura a prima vista prettamente filosofiche, come quelle esposte nel secondo capitolo, non prossimamente ispirate da o aperte a sensibilità pastorali ed ecumeniche; per lo stesso sviluppo del testo, che si configura come un trattatello vero e proprio, con una sua organicità e compiutezza; per i suoi destinatari precisi (i vescovi), per il rigore dei giudizi di incompatibilità tra certe teorie metaetiche e la dottrina cristiana, ecc.": A. Bonandi, Dieci anni di teologia morale con 223-260, 5 (1996) 47-75. Cfr. anche R. Gallagher, The reception of Veritatis splendor within the theological Community
, in " Veritatis splendor. Aspetti della ricezione dell’enciclica", in La Scuola Cattolica 131 (2003) 7-39, 7.I numeri delle citazioni dell’enciclica non saranno messi all’interno del testo, ma come note a piè di pagina, con lo scopo di non distrarre il lettore durante la lettura. Solo nel caso in cui il lettore ritiene giusto sapere il numero della citazione inserita nel testo letto, potrà trovarlo a piè di pagina.
[iv] Cfr. G. Russo, "Il valore dottrinale ed ecclesiologico della « Veritatis splendor», in Veritatis splendor. Genesi, elaborazione, significato, a cura di G. Russo, Roma 1995 ², 55.
[v] Concilio Vaticano II, La Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum, 9, (d’ora in poi DV), http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html.
[vi] G. Russo, "Il valore dottrinale ed ecclesiologico della «Veritatis splendor», 47, in Veritatis splendor. Genesi, elaborazione, significato, a cura di G. Russo, Roma 1995 ², 55.
[vii] Giovanni Paolo II, Enciclica Veritatis splendor 114, (d’ora in poi VS), http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_06081993_veritatis-splendor.html.
[viii] Cfr. D. Tettamanzi, Introduzione
, in Lettera Enciclica di S.S. Papa Giovanni Paolo II, «Veritatis splendor». I fondamenti dell’insegnamento morale della Chiesa. Testo integrale con introduzione e guida alla lettura di S. E. Mons. Dionigi Tettamanzi, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, Casale Monferrato 1993, 12.
[ix] Cfr. D. Tettamanzi, Introduzione
, 9.
[x] DV 10.
[xi] Infatti, nell’arco dell’attuale pontificato, a nostro parere, i tre documenti finora apparsi non offrono le soluzioni, o le proposte di fronte alle attuali sfide. Inoltre in essi non di rado troviamo le ambiguità nelle questioni essenziali e fondamentali per la fede e la vita cristiana. Provocano le interpretazioni contrastanti ed opposte tra i teologi e i fedeli. Comunque non è qui il luogo per affrontare una ad una ogni questione che crea le dissonanze e le divisioni all’interno della Chiesa. Vogliamo soltanto esprimere il parere personale, ma che comunque trova una larga risonanza nel mondo cattolico.
[xii] Cfr. S. Magister, Dalle fake news alla fake church?
, https://anticattocomunismo.wordpress.com/2018/04/02/dalle-fake-news-alla-fake-church/.
[xiii] Cfr. A. Vitale, "L’enciclica Veritatis splendor oggetto della disputa nella Chiesa?", https://www.loccidentale.it/articoli/146598/lenciclica-veritatis-splendor-oggetto-della-disputa-nella-chiesa
[xiv] Anche