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La responsabilità storica e comunitaria del cristiano
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La responsabilità storica e comunitaria del cristiano
E-book65 pagine39 minuti

La responsabilità storica e comunitaria del cristiano

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Info su questo ebook

Nella nostra società può essere facile perdere le coordinate della responsabilità storica e comunitaria che ha sempre accompagnato i cristiani nel loro percorso su questa terra. L'intento di questo saggio breve è quindi quello di riscoprire questi valori attraverso un percorso biblico che possa essere chiaro e edificante per ogni lettore.
LinguaItaliano
Data di uscita9 lug 2020
ISBN9788831683661
La responsabilità storica e comunitaria del cristiano

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    La responsabilità storica e comunitaria del cristiano - Davide Galliani

    Me­lis­sa.

    Introduzione

    I

    L cam­po del­la ri­cer­ca bi­bli­ca e teo­lo­gi­ca è ne­ces­sa­rio, im­por­tan­te e in­si­dio­so. Ne­ces­sa­rio per­ché ri­spon­de all'ap­pel­lo del sen­sus di­vi­ni­ta­tis, os­sia la con­sa­pe­vo­lez­za in­na­ta per l'es­se­re uma­no dell'esi­sten­za di Dio, co­sì co­me de­scrit­ta dal teo­lo­go Gio­van­ni Cal­vi­no. Im­por­tan­te per­ché, di con­se­guen­za, ac­co­mu­na un'esi­gen­za dell'in­te­ra uma­ni­tà che, lad­do­ve non vuo­le per­cor­re­re la stra­da teo­lo­gi­ca, de­ve ob­bli­ga­to­ria­men­te spo­star­si su quel­la fi­lo­so­fi­ca, in un per­cor­so che re­sta tut­ta­via vi­ci­no e pa­ral­le­lo e per uno sco­po che sod­di­sfa il sen­so stes­so dell'esi­sten­za uma­na. In­si­dio­so per­ché, non es­sen­do una scien­za esat­ta, pur ba­san­do­si nel­la re­li­gio­ne cri­stia­na sul­la ri­ve­la­zio­ne di un li­bro ispi­ra­to – la Bib­bia – è su­scet­ti­bi­le di er­ro­ri nel­la com­pren­sio­ne di que­sti te­sti e, di con­se­guen­za, nel­le con­clu­sio­ni che ven­go­no rag­giun­te, co­me te­sti­mo­nia l'esi­sten­za di cen­ti­na­ia di di­ver­se con­fes­sio­ni di fe­de ba­sa­te sul­la me­de­si­ma Scrit­tu­ra.

    In ve­ri­tà, le in­si­die so­no mol­te­pli­ci e ogni cre­den­te e stu­den­te non può evi­ta­re di af­fron­tar­le man ma­no che avan­za nel pro­prio stu­dio e nel­la pro­pria cre­sci­ta spi­ri­tua­le e teo­lo­gi­ca. Al­cu­ni tra­nel­li so­no fa­cil­men­te su­pe­ra­bi­li e al­tri me­no, co­me del re­sto av­vie­ne nel­la vi­ta più in ge­ne­ra­le.

    In que­sti ul­ti­mi tem­pi, tut­ta­via, so­no di­ve­nu­to sem­pre più con­sa­pe­vo­le di una par­ti­co­la­re trap­po­la che rap­pre­sen­ta un pe­ri­co­lo con­cre­to so­prat­tut­to per chi de­ci­de di in­tra­pren­de­re i pro­pri stu­di teo­lo­gi­ci in via so­li­ta­ria, sia da un pun­to di vi­sta in­tel­let­tua­le che ec­cle­sia­le. Co­me ho evi­den­zia­to nel mio li­bro "Per il per­fe­zio­na­men­to dei san­ti", in­fat­ti, vo­len­do non so­lo stu­dia­re ma an­che vi­ve­re la teo­lo­gia cri­stia­na, è es­sen­zia­le po­ter­lo fa­re in co­mu­nio­ne con una Chie­sa, an­che e pro­prio per­ché lo sco­po fi­na­le di que­sta at­ti­vi­tà è la sua edi­fi­ca­zio­ne nell'amo­re¹. Ma per­si­no af­fron­tan­do que­sta di­sci­pli­na da un pun­to di vi­sta me­ra­men­te pro­fes­sio­na­le e pri­vo di fe­de, re­sta co­mun­que im­por­tan­te co­no­sce­re il con­sen­so ac­ca­de­mi­co per non pren­de­re ab­ba­gli ecla­tan­ti. Ec­co: il tra­nel­lo di cui sto par­lan­do è pro­prio quel­lo del­la de­ri­va sog­get­ti­va. Il pe­ri­co­lo che ho de­ci­so di met­te­re a fuo­co con que­sto li­bro è quel­lo dell'in­di­vi­dua­li­smo pri­vo di pun­ti di ri­fe­ri­men­to, sia sto­ri­ci che co­mu­ni­ta­ri. Per ogni na­vi­ga­zio­ne de­gna di que­sto no­me so­no ne­ces­sa­rie del­le coor­di­na­te e pro­prio dell'im­por­tan­za di que­ste coor­di­na­te in­ten­do trat­ta­re nel­la pre­sen­te pub­bli­ca­zio­ne.

    Nel di­cias­set­te­si­mo se­co­lo, il poe­ta e re­li­gio­so an­gli­ca­no John Don­ne scris­se all'in­ter­no di un suo ser­mo­ne² le se­guen­ti pa­ro­le:

    Nes­sun uo­mo è un’iso­la, com­ple­to in se stes­so; ogni uo­mo è un pez­zo del con­ti­nen­te, una par­te del tut­to. Se an­che so­lo una zol­la ve­nis­se la­va­ta via dal ma­re, l’Eu­ro­pa ne sa­reb­be di­mi­nui­ta, co­me se le man­cas­se un pro­mon­to­rio, co­me se ve­nis­se a man­ca­re una di­mo­ra di ami­ci tuoi, o la tua stes­sa ca­sa. La mor­te di qual­sia­si uo­mo mi smi­nui­sce, per­ché io so­no par­te dell’uma­ni­tà. E dun­que non chie­de­re mai per chi suo­na la cam­pa­na: suo­na per te.

    For­se il pe­rio­do sto­ri­co che stia­mo vi­ven­do è quel­lo più lon­ta­no da que­sto ti­po di sen­si­bi­li­tà, pa­ten­do una ri­cer­ca esa­spe­ra­ta del­la pro­pria in­di­vi­dua­li­tà a sca­pi­to del va­lo­re nel­la no­stra so­cie­tà. Ep­pu­re, a mio av­vi­so, que­ste pa­ro­le so­no per­fet­ta­men­te al­li­nea­te con l'in­se­gna­men­to bi­bli­co che af­fer­ma in re­la­zio­ne al­la Chie­sa³:

    "Poi­ché, co­me il cor­po è uno e ha mol­te mem­bra, e tut­te le mem­bra del cor­po, ben­ché sia­no mol­te, for­ma­no un so­lo cor­po, co­sì è an­che di Cri­sto. In­fat­ti noi tut­ti sia­mo sta­ti bat­tez­za­ti in un uni­co Spi­ri­to per for­ma­re un uni­co

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